sabato 24 febbraio 2018

Ravanate febbrili: Tristenbach

Siamo alla terza, ma forse la seconda. Terrordactyl ero convalescente, La Piccola ero proprio uno straccio, oggi..non parto certo bene e continuo peggio. Salire una cascata da malati (in senso fisico, non mentale) è proprio..da malati: ma che ci vuoi fare, ormai eravamo li..
Ma potevamo anche non esserci. Al parcheggio della nostra amata pianura, dopo aver caricato tutta l'auto, Tommaso in tutta la sua euforia ha un sussulto "Ho dimenticato gli scarponi a casa", casa che vuol dire 45min di macchina nella direzione opposta alla meta. Se Giorgio sentisse, gli verrebbe un infarto, visto che oggi fanno cordata insieme. Ma prima che il mio amico possa morire di crepacuore, trovo la soluzione "Tommy che numero porti?" "45" "Bene, andiamo a prendere l'altro mio paio di scarponi".
Dormo tutto il viaggio sperando di ribeccarmi, invano. Colazione con una sola misera pasta, non è da me. Ma giunti a Riva di Tures, di nuovo dopo lo scorso weekend, mi ringalluzisco: anche Federico è carico, oggi che è la sua prima cascata, la sua "giornata di terrore". Ci incamminiamo, e giunti alla separazione delle due coppie (io e Federico andiamo a fare Tristenbach,Giorgio e Tommaso vanno per Ursprung), nuovo sussulto di Tommaso "Azz, non ho preso la corda in macchina". Lo sguardo di Giorgio tradisce la disperazione..
Beh noi andiamo, e ben presto arriviamo in vista del nostro flusso, per poi tornare indietro qualche passo e risalire la sinistra orografica del ruscello, non la destra. Solo due scialpinisti davanti a noi, che devono aver sbagliato strada: davvero positivo essere i primi ad attaccare la cascata, e fino alla fine non aver nessuno sopra la testa!
Parto per il primo tiro, facile ma iperestetico. Già la sosta è in una location magica, riparata dal tiro, sotto quasi un grottino. Il tiro poi è quasi incassato tra le pareti scavate dal torrente. Il ghiaccio non è bellissimo, ma su queste pendenza non da problemi. La mia tosse invece..accidenti a lei
Giunto fuori dalle "difficoltà", mi pare troppo lontano il muro del secondo tiro per pensare di proseguire; considerando poi che Federico è alla sua prima esperienza..mi sembra stupido fargli fare già un tiro in conserva! Sosto sugli spit mentre studio dove passare sul tiro chiave: Fede mi raggiunge e lo lascio scorrere verso la base di L2.
Sosta su ghiaccio e via andare. Primi metri già al cardiopalma: sarà perchè il ghiaccio non è così buono, sarà per la crepa dove scorre l'acqua poco distante dai miei piedi, sarà per la mia salute, sarà perchè è la prima cascata della stagione, sarà perchè sono una schiappa..non mi pare così banale questa partenza!
Poi si addolcisce un po' la pendenza, e posso godermi la salita..fino al prossimo bruciore di gola. E fino a quella zona dalle conformazioni strane.. Sulla sinistra un tunnel nel ghiaccio dovuto allo scioglimento di una candela potrebbe portare alla sosta a spit a sinistra, ma ricordo due a destra. Continuo quindi a salire, trovandomi a fare strani passi per essere un 3+, abbracciare colonne, e toh, la sosta bella nettamente a dx! Non posso traversare su roccia, salgo e sosto su ghiaccio..con kevlar..brrr (la mia sosta dinamica è rimasta sotto!).
Recupero Federico, che intanto parte con un bello scivolone, dopo di chè lo sento ben più chiacchierone del solito: con se stesso tra l'altro. Come si dice, "sta cagando la romella"! Ma non ci mette molto a raggiungermi in sosta e accorgersi quanto può esser scomoda una sosta su ghiaccio.
Riparto per un altro tiro facile ma estetico. Ghiaccio un po' esile, ma la spaccata a diedro è assicurata. Raggiungo ben presto la sosta con spit e catena da cui l'altravolta il capo Nikobeta impose le calate in corda doppia. Io oggi invece vorrei continuare  a vedere cosa c'è oltre, visto che qualcosa dovrebbe esserci. Qualcosa che a vedere la neve, nessuno ha tracciato però.
Tracce escono su misto facile a sinistra, io vado ad attraversare guardingo quella lastra di ghiaccio sotto la quale si vede l'acqua, per poi fiondarmi sul rampone nevoso..mezzo metro di farina. Parte la ravanata. Nuotando nella neve esco dal canyon e mi ritrovo a fluttuare su un tappeto bianco fino al caratteristico albero di traverso. Meglio far sosta.
Riparto, e altra nuotata nella neve, a tracciare tutto: prima in piano, poi in traverso per non cadere nel letto del torrente, che non si sa mai.. Ma porco cane se è dura star su. Quel muretto di ghiaccio però chiama, andiamo a vedere com'è. Raggiungerlo è arduo: la spiccozzata che scalfisce il ghiaccio (marcio) è un toccasana per dei piedi sul vuoto.
Impiegherò un tempo infinito per superare questi pochi metri di ghiaccio (brutto) intrisi di neve (brutta) e che terminano con un metro di farina a 80°. Io una ravanata così difficile e (perchè non dirlo) rischiosa, non la ricordo. Le picche che seppur scavano trincee di quasi un metro, non trovano nulla sotto a cui aggrapparsi. I piedi che devono salire di un metro per poi scendere di 90cm. Ma chi me l'ha fatto fare?! E giù tosse.
Fuori dalla parte ripida, per raggiungere un albero cui far una bella sosta devo ancora salire decine di metri. Tracciare decine di metri. Finalmente posso recuperare Federico, che ha vita ben più facile con le orme già presenti e la corda dall'alto.
Per raggiungere il sentiero tocca tracciare ancora un centinaio abbondante di passi: alle 10e30 eravamo alla terza sosta, dopo due ore siamo sul sentiero..per scalare 10m di ghiaccio..brutto. Ma adesso al sole, sudati, possiamo goderci panino e mars, e giornata. Ziocca sudati, io se non sono già malato, mi ammalo.
Ora di scendere, andiamo ad Angerer a trovare la Monia. Ma già scendendo ci rendiamo conto che fa un caldo assassino (e di vede che non sto bene, normalmente sarei già in topless con queste condizioni!): arrivati alla falesia ci accoglie il crollo di un lavandino. Da solo, senza che nessuno lo abbia sollecitato col suo peso.
Due chiacchiere con la Regina del Ghiaccio, e torniamo alla macchina ad aspettare i due sfortunati che scendano da Ursprung. Dai muovetevi.. Il sole tramonta presto e tocca rifugiarsi dentro a Saege. Un miraggio dalla finestra, arrivano! Cambiamoci, birra ad Angerer e a casa! E domani..a letto con la febbre!

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domenica 18 febbraio 2018

Spensierato weekend su ghiaccio: CarPiccozza 2018

Uno stage che concentra tutta l'attività pratica in soli due (ma intensi) giorni, condensati in un unico weekend, è sempre una grande incognita. Basta poco perchè diventi pessimo: meteo, affollamento, qualcuno non in forma, inghippi dell'ultimo minuto. Già un corso mi tiene sempre particolarmente teso, paranoico e perfezionista quale ahimè sono: mettici dentro anche le cose di prima.. Io incrocio le dita da mesi.

E invece, top. O almeno così mi pare, e se son tutti sinceri così è davvero.

La partenza ha un orario leggermente brusco, ma manco troppo: d'altronde occorre arrivare presto per assicurarsi di avere del posto a disposizione per mettere in pratica le nozioni viste mercoledì con Roberto, ramponando e spiccozzando pannelli di legno appoggiati a una scala. Grassa colazione da Lanz, e poi destinazione Riva di Tures. 

Meteo non sprezzante, ma tanto dobbiamo fare dei monotiri, e tra l'altro essendo Angerer esposta al sole, meglio che il sole sia nascosto dalle nubi. I baldi istruttori si fiondano sopra la parete a metter giù delle corde, mentre con calma sale il resto del gruppo. Si parte con un esercizio in traverso a piccozze già infisse, per prendere confidenza coi ramponi. 

Rispiegata la progressione base, è ora che di lanciare allieve e allievi sul ghiaccio a fargli provare queste scosse di adrenalina in preda alle ghisate di braccia: divertitevi! 

Tutto si svolge in una pacata atmosfera: niente caserma, lo scopo è divertirsi. C'è chi si diverte meno quando gli arriva sulla schiena la piccozza di un friulano che arrampica senza longe e perde un attrezzo: per fortuna è andata bene, o il friulano poteva non rivedere la sua terra natia. 

God bless Mattia, che ci delizia con due belle sbrisolone. Della serie "oggi mangio più di quello che consumo", diventa d'obbligo la corsetta stasera. Ma prima passiamo a far vedere la progressione a triangolo: madonna, mi viene quasi bene! E incredibile, pure noi istruttori riusciamo a salire qualche linea, cosa strana visto che di solito si da completa precedenza agli allievi: ma vuoi per loro stanchezza, vuoi per nostra frenesia, vuoi per un clima piuttosto cordiale, si sale tutti. 

Giornata ghiacciatoria finita, si scende alle auto, ma non si può non entrare alla Jausenstation Angerer a bersi una birra in compagnia: e nonostante sia immorale, mi tocca prenderla piccola, visto che dopo mi aspetta una mezzoretta di tranquilla corsa con Giorgio. Corsa fredda, scivolosa, poi sauna veloce (che a momenti svengo) e cena. Bello l'Alpenrast, ma come cena non c'è paragone rispetto a due anni fa

Prima che diventassi vegetariano, resta epica la serata in cui mi mangiai tre stinchi: ne uscii più che sazio, lontani ricordi.. Anche la bevuta, lontano ricordo: ben più sobria stavolta, forse anche grazie (per colpa?) di un errata scelta di vino, d'altronde manca il sommelier Bertolani. Talmente sobria, che a fine cena si riesce pure a fare qualche gioco. 

Sveglia, colazione a buffet di quelle dove mi devo limitare (ma vedo anche gli altri gradiscono), e visto che tanto alla domanda "volete tornare dove eravamo ieri o vedere un posto nuovo?" la risposta è scontata, "novità!"..preparatevi veloce che andiamo a vedere Milchtrinker. Vista e abbandonata, una secca, l'altra poco posto, si torna ad Angerer. 

Stesso gioco, istruttori via su a metter giù corde, ripasso e salite! Con in più una nuova linea più a destra, più dura sulla carta, dove stancare le nostre brave ragazze e bravi ragazzi. E pure oggi riescono ad arrampicare anche gli istruttori, sopratutto sulla linea dura, dove i nostri "galletti" devono far vedere chi ha la cresta più rossa e alta del pollaio.. Me compreso. 

Ghiaccio cariatissimo, martoriato dalle ripetizioni e oggi pure dal sole. Un caldo esagerato, tanto che ben presto mi spoglio fino all'intimo, e poi..non resisto, topless! Che dura due minuti, poi arriva un gruppo di local che non voglio inorridire con questa visione: mi copro. Niente picche che volano oggi, e meno sbrisolona. 

Sole sole e ancora sole, arrampicare in maniche corte non mi era ancora capitato. Sempre con corda dall'alto, perchè qui delle viti non credo terrebbero molto: ne posiziono una al sole, e dopo un'ora viene fuori con poco sforzo.. 

Tutti i rinvii messi in catena a massimizzare la sicurezza della moulinette devono essere recuperati: sulla linea più a destra, questo compito spetta ad Andrea, che stoico arrampica coi ramponi classici e le quark, ma stanco non ce la fa più a pochi metri dalla catena. pochi metri, ma verticali e infidi. 

Non c'è problema! In tre ci mettiamo a dare man forte a Fabio per issare il povero ragazzo fino alla catena. Tommaso ne fa nascere un bellissimo "meme del climber sfigato": nella foto si notano le facce dell'altro gruppo, tra lo sbigottito e il divertito. Mi riecheggiano ancora nella testa le risate che udivo arrivare da quella zona.. Prossimo giro, pagate il biglietto dello show! Video "oh issa".

Foto di gruppo, e si scende a ristorarci alla Jausenstation Angerer, dove le birre medie ci attendono, e noi attendiamo loro. Un bel brindisi sigla la conclusione di un bel weekend su ghiaccio: non freddo, ma didattico. E sopratutto divertente e appagante per tutti.

Qui altre foto.
Video "oh issa".

domenica 11 febbraio 2018

Weekend di gelidi ripieghi: Sabina

Quei weekend che iniziano male: tante aspettative, e poi la telefonata a poche ore dalla partenza "non ci sono le condizioni, si rimanda". Rimedio il sabato con un "giretto" in bici da corsa, prendendo un freddo bestia. Arriva così la domenica plaisir, su roccia, si spera al calduccio. Invece fa freddo, e la testa per altre preoccupazioni non c'è.
Ho lasciato tutto nelle mani di Stefania e Francesca (oddio, quasi come qui): visto il sabato che mi doveva aspettare, era giusto gli accordi fossero questi. Destinazione Arco, Cado Inverno. Breve storia triste: metto il primo rinvio, e poi mi calo. Eh niente, partenza nel bosco, fredda, duretta pure, non mi fido, la testa non va. Bastoni sui denti e sul morale.
Slittiamo verso Sabina, che io e Stefania abbiamo già salito in momenti diversi, ma Francesca no, ed è a due passi. Cambio della cordata, parte la Ste: arrampicata meno sportiva, ma più plaisir, e con un sole che inizia a scaldare. Va beh, il morale non proprio altissimo, ma si sale.
Sul secondo tiro la capocordata ha qualche tentennamento: con 10-15cm in più non avrebbe problemi ad arrivare alla manetta e passerebbe senza colpo ferire. Il suo titubare mi risconforta, poi passa, sale agile fino alla seconda sosta. Si torna a ridere e scherzare (in realtà non si è mai smesso del tutto).
Tocca a Francesca ora, così in sosta posso starmene più tranquillo senza il Boeing B-52 Stratofortress a bombardarmi di domande sul perchè la malga si chiama malga o cose simili. Pace, serenità, silenzio, e le cazziate di Stefania. Via originale ovviamente, niente varianti di VI.
Dal freddo cengione ombreggiato, si riparte ma tenendo al sinistra dove la roccia sembra ben più sana: e così la nostra piccola amica scompare presto alla nostra vista per poi riapparire lassù e dopo poco l'invitante e confortante "molla tutto!". E ancora non ha cacciato il nuovo friend in qualche fessura..
Ultimi due tiri, e tocca a me. Vediamo il bastone della partenza di Caldo Inverno se si è messo un po' a posto o se invece mi farà penare e dubitare della mia carriera arrampicatoria. Una bela placconata varia, da leggere, ma nemmeno tanto visto che qua e la dei cordini ci sono già (speriamo ancora buoni, perchè alcuni non sono assolutamente integrabili). Un bel traversone su roccia colorata ma debole, e l'anello di sosta è servito.
Bon, siamo al passo chiave, la partenza con lo strapiombo: ora si vede se un po' di testa è tornata sul collo o se è ancora tra le nuvole. Cerca di qua, prova di la, daimo la manetta giusta è questa, c'è solo da fare un passo un po' boulderoso..eccomi fuori: gioie. Meno gioie e più caga la distanza della prossima protezione, un po' lunghetta (ma non critico, cacchi miei se non metto giù altro). Ultimi metri verticali ma ben ammanigliati, divertenti, e l'arrivo sulla cengia rossa.
All'ombra, di nuovo, ziocca che freddo. Tra ieri e oggi mica tanto bello: osservo il tiro aggiuntivo sulla sinistra, non ci penso nemmeno a provarci, freddo come deve essere tutto in ombra. Arrivano le mie compagne, tampinate da un'altra cordata.
Messe le scarpe, si corre verso destra (faccia a monte) su un'esposta cengia, ancora legati per l'occasione, io trascinato come un sacco di patate da chi sta avanti ed evidentemente è già comodo, comoda, comode. Discesa alpinistica, ripida, ben attrezzata dove serve ma..che placche scivolose!
E ora che tutto sembra essersi risollevato, il messaggio che mi aspettavo ma al quale non sarei comunque stato preparato. Triste conclusione di un weekend non troppo allegro.

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domenica 4 febbraio 2018

Chi la studia la vince: Canalone ovest alla Grigna Settentrionale

Le abbondanti e generali nevicate hanno strozzato i sogni di ieri, portandomi a correre come un bambino felice in mezzo a 40cm di neve fresca ai Sassi di Roccamalatina. E a farmi mordere da un cane.. ma oggi si spererebbe riuscire a fare qualcosa, ma cosa?! Neve, pericolo valanghe, affollamento, che fare? Andiamo a ovest!
Zona che ci resta un po' lontana ma che vorrei esplorare abbondantemente. Oddio qualche uscita c'è stata: la mia prima arrampicata post corso con Riccardo (grandinata epica in parete, a tremare di freddo a luglio), traversata alta e bassa in autunno, un paio (qui e qui) di salite per la via normale invernale da Balisio, però quanta roba ci sarebbe ancora da scoprire..
Levataccia, fortunatamente troviamo un bar a Esino-Lario dove rifocillarci e..perder tempo. Ci incamminiamo quando ormai le frontali non servono più. Frescotto! Bene, così non c'è da salire col patema delle temperature in aumento che peggiorano le condizioni e rendono più pericolosa l'ascensione. Da subito su neve, verso il parcheggio estivo e poi sul sentiero.
La brigata è allegra: ieri Stefania alla mia proposta di "Andiamo in Grigne" sfogliando la guida m'aveva indicato il canalone ovest. proposta fatta a Federico e Tommaso che accettano. Beh, uomo avvisato mezzo salvato, uomo studiato salvato per l'altra metà. Ma perchè ci credo al fatto che hanno studiato questi tre?!
Il paesaggio è brullo e selvaggio: poco bianco, e questo è un bene, visto che siamo fuggiti dai nostri parchi giochi di casa per pericolo slavine. Si scorre in traverso ascendente sul costone di un vallone al ritorno ci obbligherà ad ampio giro: tanti km a piedi per farne pochi in linea d aria. Ma se lo sò, lo sapranno anche loro che han studiato..
Altre persone con circa la nostra stessa meta mi fanno capire che come orario non siamo lunghi, abbiamo valutato bene. Dalla Bocca di Prada si passa in un'altra valle: sognando la Cresta Piancaformia, noto i miei compagni sbigottiti sul "ma quante valli c'è da attraversare per l'attacco?" "ma non avete studiato?". E ancora ce ne è da camminare!
Traversone sul fianco del cicicone Grignone, l'inconfondibile Porta Prada, e poi pure pezzi in discesa che lasciano un po' spaesato l'animo "ma non dovremmo salire?". Tanti angoli, tante svolte, dai la dietr4o ci sarà il rifugio, "oh ecco la parete!" "ma non credo, non assomiglia alle foto, ce ne è ancora da fare.." "Ziocca, ma i tuoi non sono avvicinamenti, sono allontanamenti!", e anche oggi prendo la mia dose di offese.
Peccato però Stefania non sia in formissima: quando mia madre mi diceva "ingordo, mangi con gli occhi!", santa donna! Stamane, al bar qualcuno ha mangiato con gli occhi.. "Daimo, tieni duro, mangia qualcosa se non ti senti energie, bevi!" ma lei nulla, testona. Va beh, vediamo, torniamo poi indietro se non se la sente.
Gira e briga, ecco laggiù il Rifugio Bietti. Iper testona, complice anche una ripresa, fa pure la brillante "ma andiamo su di la, sembra bello!", no no, non mi avventuro quando non mi sento a casa.. Arriviamo al rifugio e prendiamo il pistone che ancora per poco scorre in traverso. Poi a un tratto, in mezzo ai mughi, boom, si sale!
Il paretone ovest del Grignone è sopra di noi, con tutti quegli affioramenti rocciosi che non rendono facile la vita a chi cerca la via. E infatti.. Estasiati da questa vista (o almeno io) saliamo fiduciosi, anche se già mi pare che quelli lassù è strano siano passati quaggiù così a destra.. Mah, sarà.
E inizia a nevicare: debole, ma siccome nel pomeriggio han previsto peggioramento, e non siamo proprio nelle tempistiche che speravo, inizio a preoccuparmi. Il posto è magnifico, le linee che lassù invogliano sono tante, ma tornare a casa è sempre la conquista migliore.
Ancora verso destra, mmm, mi puzza sta cosa. E infatti, girato l'angolo, scorgo un caminetto stretto in cui sta salendo una cordata davanti a noi, seguita da un'altra e un'altra ancora che si sta legando. Eh ma mica un AD quello! E non li vedo proprio disinvolti quelli dentro. E nevica bene adesso, anche se il cielo non è plumbeo. "Va beh ragass, ho qualche dubbio", e dopo poche discussioni, torniamo sui nostri passi.
Con ormai la speranza persa, dopo poche decine di metri dei passi che invece che scendere (tornare sui nostri passi) tagliano verso destra (nel senso di marcia di adesso), proviamo a prenderli, vediamo come va. E va bene, in parecchi devono aver fatto come noi, altri invece saliti per la parte bassa della Magic Line, quella della quale siamo arrivati all'attacco prima.
Molto labirintico lo zoccolo della parete, speriamo non ci riservi sorprese! Seguo delle tracce, e un altro vicolo cieco, dieci passi indietro, e si sale. Beh, nonostante la classicità dell'itinerario scelto, per noi è bella avventura! Ma Stefania ha riavuto un down, accidenti.
Sol che ormai siamo in mezzo alla parete, abbiamo pure salito qualche tratto dalla discreta pendenza: scendere potrebbe essere più lunga che continuare a salire, sopratutto psicologicamente. E pure più difficile. "mangia qualcosa, bevi", testona. "ma quanto è lungo questo giro?!" "ma non avete studiato?".
Salire puntando verso destra, il canalone deve esser la dentro, dove d'altronde vanno tutte le tracce che stiamo seguendo. Sante tracce, santi gradini, se no con questa neve c'era da sudarsela tutta: mica come la neve al viagra dell'Appennino dei weekend scorsi!
Il primo tratto di misto mi sconforta. Facile eh, ma non per chi sta male: me ne sto dietro a dare supporto e se serve, spinte.. Ma non servono! Che roccia! Un'occhiata giù, e la parete appare piuttosto vertigionosa: un paretone questo, vario, solcato da diverse irregolarità che lo rendono parecchio variabile. Ma ora vediamo di cavarcela e uscire.
Qualche altro passo, e diventa ben visibile l'uscita: con dei bei cornicioni sulla testa la salita diventa scenografica, purchè i cornicioni stiano lassù. Entrati dentro il (quasi) rettilineo finale, tutto diventa più estetico: in mezzo a torrioni di roccia e con in alto il canale che si apre per sbucare sulla cresta. Sotto di noi una distesa di neve che sfida la gravità. Un altro tratto di misto, tanto per gradire.
Comincia a esserci traffico: una cordata che è partita sulla Magic Line ci segue, altri arrivano a spron battuto e ci superano ben presto. Noi d'altronde mica abbiamo fretta, e sopratutto meglio salire con calma senza forzare eventuali malesseri.
Un altro piccolo tratto di misto, e l'uscita si avvicina. E come sempre, questo è al tempo stesso un sollievo e uno sconforto: sollievo perchè le fatiche stanno per finire, l'esposizione ai pericoli per cessare; sconforto perchè le fatiche stanno per finire, la parte bella per cessare. Vabbeh, domani è un altro giorno, domani un altro canale (domani, circa).
Ed eccoci fuori: ha smesso di nevicare già da quando eravamo a metà parete, ma di gran sole mica l'ombra. Peccato non poter vedere tutto il panorama sulle Alpi, da ovest a nord a est: toccherà tornarci! Intanto Stefania si è svaccata sul pendio a tirare mille sospiri di sollievo, "Ora però bevi e mangi o ti imbocco stile anatra da fois gras!"
Rifugio Brioschi affollato: un'apparecchiata di picche e ramponi da far invidia al miglior negozio di articoli sportivi. Noi però intanto ci rifocilliamo che c'abbiam una fame.. Un'occhiata ala croce di vetta ci permette di dare un'occhiata alla via di discesa, poi si va sulle panchine a mangiare, bere, cazzeggiare. Finchè non viene un freddo porco, andiamo giù che ancora un pochetto ce ne è.
Una relazione dice che in 1h30 saremo all'auto: follia, nemmeno correndo. Ma i miei compagni un po' provati devo confortarli in qualche modo. "Oh Pelle, fanculo a te e le tue salite!", sempre bello vedere che la gente studia gli itinerari che li propongo.
La via della Ganda consente una continua vista della Cresta di Piancaformia, che spero riuscire a fare presto. Inoltre attraversa questo vallone ricco di cune, conche, buconi: un misto di tranquillità e terrore, la candida dama bianca che smussa asperità ma nasconde pericoli.
E scendendo, con una Stefania che ormai si è ripresa, in grande spolvero tiriamo avanti una decina di minuti abbondanti di battibecco sul "devi mangiare" "ma che vuoi" "te meno" "prossima volta ti costringo" "non ci sarà una prossima volta!". Federico e Tommaso esterrefatti, non san che fare: Sandra e Raimondo ci fanno un baffo.
Quando si trova un bel pendio di neve fresca che taglia verso il traccione più basso, non ho dubbio: mi ci lancio. Gran bel posto, pace, serenità, un bianco che inebria ma non ubriaca (manca il sole, quello sì che darebbe alla testa!), peccato solo che lo stiamo per lasciare..
Finalmente arriviamo al Rifugio Bogani, e finalmente la Ste esordisce con un "Ho fame". Aspetto un attimo prima di segnalare ai miei compagni dove dobbiamo andare e che giro dobbiamo fare: me ne ero già accorto dal mattino che sarebbe stata lunghetta la discesa, ma mica potevo dirlo. Che poi, lo sapranno, avranno studiato! La discesa è sempre lunga, perchè non è divertente.
Lasciamo la Ste avanti, costringendola a farci strada al suo passo, se no ne approfitterebbe per sgusciare nelle retrovie e non scendere più. Una bella discesa fa presagire che ci vorrà della risalita per tornare alla Bocca di Prada, e così è. E così si entra in trans, con le gambe che vanno avanti, la bocca muta, la testa vuota.
Tento qualche accenno di micro discorso, ma la ragazza davanti non reagisce. O se reagisce, non abbastanza da sentirla. Va beh, non svegliare can che dorme. Però dai, che giornatina! La vista dell'auto è confortante, presagio di due cose: mangerò i panini, si avvinca la birra da bere!
Gran bella trottata aggirando e salendo il Grignone, e..quante altre vie da salire!

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