Tutta colpa di Nicola:
mercoledì sera a farmela annusare, a mettermela davanti, senza ritegno, senza
pudore. E detta così sarebbe un brutto inizio trattandosi di un “Nicola” e non
di una “Nicole”: ma parlo della Nord della Presanella,
agognata dall'estate scorsa con Marco e Riccardo. Il giovedì mattina son già lì cerco di
incastrare tutto, ma la telefonata di Marco al rifugista e il fatto che i due
soci lavorano sabato mattina, smonta tutto. Ma son tutto ingrifato, devo
sfogarmi.
Venerdì sera ottima cena con Ferra, Luca, Jessica, Fillo,
Natasha, Sne, Elena, al Porto del Lupo
(ottimo posto, lo consiglio), mangiato come se non ci fosse un domani, ma col
lambrusco mi tocca contenermi. Già, perché finita la cena, è ora di partire per
le Orobie!La meta è il Diavolo di Tenda, 2915, elegante montagna a piramide, per la via più facile, una cresta di II grado: son da solo, ma è fattibilissima, c'è solo un discreto avvicinamento.. Poco male, ho i miei nuovi Hanwag da provare, e una crestina di roccia fa proprio al caso mio!
Lungo la strada mi fermo a dormire 4-5 volte, sono abbastanza assonnato e la cena mi ha appesantito un sacco. Volevo essere al parcheggio per le 4, in modo da arrivare al Calvi per l'alba (ipotizzavo tre ore di marcia), e invece mi incammino verso le 6e20, con le primissime luci.
Come dice un post che ho letto, si parte con “7 km di rottura di palle orobica”, una carrozzabile fino al Calvi (che il mio gps conta 8,15km, non 7).. Ma va bene dai, ci metterò 2 ore per arrivare al rifugio, non male, ma già da poco prima del rifugio scorgo il Diavolo: cazzo quanto è lontano!
Più che altro noto che c'è ancora neve intorno a me, sopratutto sui versanti nord ma non solo, pensavo che il caldo anomalo avesse sciolto tutto, e invece in salita incontro uno che va a provare il canale del Cabianca. E infatti questo bergamasco che parte per il canale mi stuzzica, avrei voglia (per ghiaccio, sempre!) ma oggi voglio provare questa cresta rocciosa.
E il bergamasco quando gli dico la mia meta, “però, è
lunga”. Al Rifugio mangiucchio qualcosa (la cena di ieri sera la sto ancora
digerendo) e altri due mi dicono “beh fino la?”. Bando alle ciance, si riparte.
Non incontrerò nessun’altra persona fino al ritorno al Calvi.
Il paesaggio orobico è severo, penso che assomigli un po'
al nostro Appennino, fino a 2000, poi dai 2000 in su è più simile al monte
Bianco. E la meta di oggi è una tra le più facili della catena..
Alla Marmolada, a luglio 2011, ci chiedono
“Ma voi dove avete dormito?” e io, Marco e Ivan in coro “noi non abbiamo
dormito”.
Sul sentiero Dibona a fine luglio, prima giornata della
vacanza dolomitica: “ma perché avete fatto il giro così? Avete allungato un
casino!” e Riccardo prontamente risponde “perché noi non siamo mica normali”.
Lo scialpinista che salendo a Punta Oberettes chiede a me e Riccardo “Ma voi con
cosa scendete?”
Rido da solo.
Se sulla Marmolada mi sentivo solo, qui sono da solo. Che
silenzio, che pace. Sole, niente vento, montagne, neve, pura e sana fatica, ma
per un appagamento interiore senza possibilità di essere descritto.
Superate le cascate del Brembo giungo sulla neve: mii quanta
ce ne è! Rispetto a quella che mi aspettavo, si intende: rispetto a quella che
dovrebbe esserci, scarseggia un tot! Davanti a me un solitario tenta il canale
del Grabisca: bel canale, segna. Altri tre nel canale del Poris: segna.
Prossimo inverno tre giorni con base al Calvi: segna.
La neve è infima, tiene a stento, qualche sprofondata non me
la toglie nessuno, ma almeno non si ravana (per ora! Il ritorno sarà altra
cosa). Il Diavolo si avvicina, è davvero una bella piramide, infinite
possibilità di salita, ma la cresta che voglio percorrere..mi accorgo sempre
più avvicinandomi che è bella bianchiccia!
Ma va bene, mi allenerò su un po’ di misto! Gli ultimi metri
per giungere alla bocchetta di Podavit sono davvero lunghi. Son stanco: sarà la
cena pesante di ieri sera (in tutta la giornata mangerò solo 2 banane, 5x3 cm
di cioccolato e un sacchetto di albicocche secche), sarà che ho dormito quasi
niente, sarà che sono 2000m di dislivello, sarà che sono 15km andata e 15km ritorno, saran le scarpe
nuove, sarà sarà, ma resta che le pause sono numerose. Ma non mi dispiace,
apprezzo il paesaggio, la calma e la quiete nonostante l’imponenza di questi
monti.
Come temperatura si sta bene, ottima la mia scelta di
calzare i pantaloni da trekking estivi! Ma ora che sono alla bocchetta di
Podavit, tocca pure ai ramponi. Tracce poche, e non seguono la cresta, mentre
io sì. Ricordando la relazione che la dava PD, sono partito a cuor leggero, ma
poco dopo devo ricredermi. La neve è buona, i ramponi mordono bene, ma la
pendenza non è certo un 40°! E oggi il CCCC è obbligatorio, non si scappa. A
scendere non ci sarà da scherzare.
L’adrenalina entra presto in circolo, la concentrazione è
massima, il divertimento è un po’ soffocato da una sana paura (ma come dicono i
saggi, la paura è fondamentale), non me ne accorgo, o forse sì, ma la salita si
impenna man mano. Uno sguardo giù, oh la peppa! Ma ormai son qui, c’è da
salire. Vedo la fine della cresta, che ormai non seguo più ma me ne sto più
defilato sul pendio, davanti ai miei occhi non c’è più solo neve o roccia, ma
il cielo, spettacolare.
Toh, il Redorta, la prima escursione orobica con Marco, che
weekend anche quello! Ma..non sono in cima, la cima è là, dopo..una cresta
affilata! Alla faccia del PD, la neve qui complica tutto. A destra neve dura, a
sinistra neve ventata, da entrambi i lati uno scivolo senza fine. L’adrenalina
ripompa!
L’affilata cresta finale la passo un po’ sulla destra in
traversi (alcune volta appoggiandomi sulla roccia), un po’ proprio sulla
cresta, alcuni tratti come se fossi a cavallo. In corrispondenza di una bella
cornice (più estetica che pericolosa) compio l’ultimo traverso e vedo che peste
che salgono da basso: bene, son più tranquillo, dopo scendo da qui, mi pare
migliore.
Ed ecco la croce, missione compiuta! Nemmeno le 12, direi
che come tempi sono andato bene, temevo peggio quando vedevo il Diavolo così
lontano, e quando sulla neve mi sentivo così stanco. Direi che in discesa dovrei avere il tempo di
fermarmi al Calvi e in mutande fare una bella dormita e prendere il sole:
relax!
Spettacolo, Bernina, Disgrazia, Redorta, laggiù tutte le
cime del Monte Rosa (sarebbe bello saperle tutte e capire quella cuspide chi
è..). Non tira vento, non ci sono nubi, appena qualche velatura, cosa si può
volere di più?! Qualche foto, poi giù, che non sarà banale scendere, e chissà
la neve baciata dal sole in che stato sarà!
Dalla cornice scendo per dove altri prima di me devono
essere saliti (si vedono deboli tracce, oltre a scariche di valanghine..), e
dopo un 70m penso “cazzo, non ho fatto il filmato di vetta!”, per oggi
pazienza.. Giù giù, con un bel tratto faccia a monte, neve in alcuni punti
davvero ghiacciata, ma le scarpe si comportano bene. Torno sulla via di salita
per gli ultimi metri, e alla bocchetta cambio ramponi-ciaspole!
Prima di ripartire fisso il Diavolo: bella montagna, devo
tornarci per la traversata Diavolino-Diavolo e per la Baroni-Pellegrini (non
posso non salirla!). E inizia l’agonia.. Anche con le ciaspole si affonda,
quando non si affonda se ti trovi sul ripido una patina di pappuccia molle ti
fa scendere come se avessi gli scii. Tratti di ciaspolate sull’erba e sassi,
toglie le ciaspole, rimetti le ciaspole, arrivo così al Lago Rotondo, dove
incontro un ragazzo, Marco, con cui scambio due chiacchiere: per lui gli ultimi
metri per il Calvi saranno davvero duri senza ciaspole!
Ed è ora della sdraiata sull’erba, in mutande no, resto coi
pantaloni che accorcio prontamente. Poi non dormo per nulla, mi godo il
panorama, scambio altre chiacchiere con Marco e poi giù. Una delle discese più
lunghe della mia vita, coi piedi doloranti (scoprirò all’auto ben tre vesciche,
di cui una davvero brutta) ma alle 17 arrivo all’auto.
Che dire, giornata piena, vari paesaggi, vari terreni, vari
attrezzi, varie difficoltà. Le Orobie sono davvero un bel mondo, peccato averle
scoperte tardi, ma si recupererà! Le scarpe: a parte le vesciche bene, ma
avendole martoriate per 30km, 2000 di dislivello, 10h abbondanti di marcia, ci
può stare. E sull'A22, un bel tramonto infiamma una nube alta.