It's long way to the top.. In
questa imprevedibile vacanza, chiudo le scorribande con un altro
trekking-trail, uno di quelli programmati da tempo ma che lascio sempre il
"se non ho altro da fare". Il meteo di ieri ha bagnato ovunque, oggi
è previsto un gran freddo, occorre partire presto per non morire in coda in
strada, perciò incastro bene il tutto.
Ieri sera
dopo aver lasciato Ilaria al suo meritato riposo e salutato Checca e Checco, mi
sposto rapido verso la Valsugana. Rapido insomma, la stanchezza e il sonno si
fanno sentire, una pausa per un pisolino è doverosa. Volevo fermarmi a salutare
Maurizio al suo nuovo Rifugio Erterle, ma ci arrivo troppo tardi ahime.. Il cielo è uno spettacolo, verso sud
imperversa un temporale luminosissimo. Arrivo a Malga Sorgazza, sistemo i materassi, e ciaone
mondo!
Suona la
sveglia, minchia che vento! Mi sa che (anche) oggi si prende del freddo: meglio
mettere i pantaloni lunghi e vestirsi in auto. Colazione fredda e via! Questa
zona la conosco poco, e ho l'occasione per esplorarla in lungo e in largo
percorrendo l'Alta Via del Granito. Solo qualche dubbio ce l'ho.. La gente normale la fa in tre
giorni. La gara di trail che fanno è data 31km per 2500m D+. Io punto a
metterci circa 7h. A volte non so se ci sono o se ci faccio.
Costeggio il
lago vicino al parcheggio e già pregusto il pediluvio che ci farò al ritorno:
bagnetto freddo che bramo da una settimana ma ancora non compiuto. Forestale
che sale, e che affronto con già buon ritmo: ma ben presto la stanchezza dei
giorni passati si farà sentire.
Questa
salita l'ho affrontata in una delle più belle salite invernali che abbia
compiuto, in ottima compagnia che poi mi ha maledetto: Cima d'Asta per il
Canale dei Bassanesi in invernale con..le ciaspole! I miei amici se la
ricordano ancora..
Un freddo
cane, il vento gelido, mi spingono a sudare per scaldarmi e non fermarmi per
non raffreddarmi. Ma qualche sosta per riposare le gambe non riesco ad
evitarla. Esco dal bosco, e tutte queste guglie rocciose provocano in me un unico
pensiero: voglio scalare. "Brutta" malattia questa passione..
Lassu vedo
chiazze bianche, sta a vedere che ha nevicato! E no, non è neve, è grandine! Il
temporale che ho visto a sud arrivando a Malga Sorgazza, nelle ore prima deve
aver fatto un bel trambusto dove sono io ora. Acqua ne scende da tutti i versanti,
ma è quella di stanotte, non certo di avanzo dall'inverno siccitoso..
Acquitrini da saltare nella speranza di non bagnare un piede che poi
diventerebbe ghiacciolo in fretta..
Bosco, erba,
e ora lastre di roccia scivolose e dove cercare buon grip. Primi scivoloni che
mi obbligano a settare la testa. Gironzolando per queste distese granitiche,
ecco il Lago di Cima d'Asta, e il sentiero che dovrei prendere per seguire
l'Alta via del Granito. Il Rifugio Brentari dista poco però, vado a farci un giro.
Arrivo, due
foto, riparto, che maledetto il freddo che non ne posso più! Vorrei i guanti da
tanto ho le dita intorpidite! La salita a Cima d'Asta avevo già deciso di non
compierla, farei tardi. Torno brevemente sui miei passi, preceduto da due tizi dall'outfitimprobabile.. Ma come di ce il saggio "a ogni caiun la sua pasiun"
(nei caiun mi ci metto anche io eh..).
Il sole è un
miraggio che si avvicina. Breve discesa danzando sulle rocce, e a Passo Socede
riesco a prendere qualche raggio tiepido, e delle folate gelide. La discesa è
tutt'altro che banale: tecnicissima, scivolosissima. Azzarderei a descriverla
"placche rocciose di I grado". Scivolo veh, mi spavento, risetta la
testa..
Sembra di
scendere tanto, mah. No invece va bene, quello che non va bene è essere sempre
all'ombra, questi sassi maledetti che mi tiro sui malleoli: per uno mi manca
addirittura il respiro tanto è il male. Setta la testa.. Forcella Magna segna
il passaggio tra ombra e sole. Il vento, sempre presente.
Altra
salita, poi incappo in questi tratti. Pietraie, sentieri in single treck,
esposti e panoramici, magari in leggere discesa. Mollo le briglie, libero i
cavalli, controllo comunque di quadricipiti per frenare e non sovraccaricare le
articolazioni. L'aria che mi accarezza le guance. Un senso di libertà mi
pervade, e allora la stanchezza non esiste più, solo gioia e felicità. Anche
piccole salite possono essere affrontate su questa scia di pensieri. Il
naufraga m'è dolce in questo single treck.
Il panorama
è stupendo, il Lagorai lì a guardarmi. Grande guerra presente in ogni angolo della montagna: un luogo
che reputo di pace e serenità, sporcato da sangue e deprecabili faide. Prosegui
va la, che la strada è lunga e sconosciuta..
Discesa per
prati, sentieri ripidi, persone che escono dai bivacchi dopo una notte
riposante (anche la mia, ma ben più breve), gente che gira in modo classico per
sentieri. Io non rompo le balle. Chi incrocio in discesa lo vorrei far passare
perchè "precedenza a chi sale": ma tanti prendono paura già quando
sono a 20m di distanza e vedono questo bufalo correre in discesa. Chi
"raggiungo" lo supero quando posso, oppure aspetto sia lui a notare
che qualcuno gli sta col fiato sul collo. Rispetto innanzi tutto.
Eccolo il Rifugio Caldenave! Altra
sosta per bere, mangiare, e guardare la cartina. E di nuovo prendere un po' di
sole. La situazione si sta scaldando, avrei quasi in mente di mettere i
pantaloncini corti ma..meglio aspettare.
Un gregge di
pecore sbarra il sentiero per 150m, tornante compreso. Sentiero che taglia un
costone ripido, cerco di essere il Mosè del Mar Bianco di lana, educato, calmo,
senza spaventare le bestie, ma che due coioni! Minuti per superare 150m di
terra. Poi pietraia ripida a sentimento e ghiaione scomposto dai temporali fino
a Forcella Ravetta.
E guarda un
po, cielo carico: sta a vedere che oggi prendo l'acqua. Giornata limpida,
ventosa e fresca: ma dove? Mamma cara, come non vorrei fare il meteorologo di
questi tempi: mai il termine "previsioni" è stato tanto azzeccato!
Di nuovo,
traversone sul pendio, corricchio dopo aver mangiato la mia barretta milka:
infatti, troppo ingordo, mi sento pesante. Cammino, risalgo verso il Forcellone
di Cimon Rava. Zone frequentate ma che hanno sapore selvaggio per me che non le
conosco: che poi, frequentate, nelle parti alte non è che stia trovando tanta
gente..
La cima è a due
passi..perchè non andarci? Altri metri di placca di I e poi breve paretina per giungere
in vetta (dove ovviamente non prendo la via più facile..). Gran panorami e la
voglia di esplorare ancora di più: veh chre crinali, che sentieri, che creste,
chissà la dietro cosa c'è.
Dietro il
mio angolo c'è la sete di birra e la voglia di arrivare presto all'auto. Quindi
torna giù, riprendi i bastoncini e scendi. Corsetta a saltare sui massi, ad
accorciare o allungare i passi a seconda della sconnessione del sentiero. Un
agnello solitario che ha perso il gregge: momento tristezza. Ma che posso fare
io? Nulla. La natura è cinicamente sincera. Il cinismo sincero lo reputo un
pregio. Il pastore tornerà a prenderlo.
Il sentiero
compie ampi raggi che disorientano: meglio, minor pendenza vuol dire maggior
possibilità di correre senza frenare troppo. Spit sulle pareti e voglia di
arrampicare.. Il Lago di costa Brunella: acque limpide, blu, io caldo, gambe
stanche, piedi gonfi. Voglia di fare il bagno.. Scendi pirla.
Alla diga
trovo due persone e zero cartelli. Estraggo la cartina mentre mi chiedono
indicazioni: "sì sì, si scende di la sotto la diga". Anche loro
stanno percorrendo l'Alta Via del granito, questo è il loro ultimo giorno..di
tre. Corri giù dai, che fai in tempo a fare tutto e esser a casa per cena dagli
amici.
Ultimo
tratto di discesa, pratoni con erba alta e poi bosco sconnesso. Ginocchia che
iniziano a cantare canzoni metal, mi fermo a prendere fiato e forze. La parte
finale della discesa coincide con l'ice arena: le cascate di Malga Sorgazza. Ogni anno una puntatina
la faccio, ma ora che non c'è più Maurizio e la sua accoglienza..non so.
Ecco la
malga, ecco il maraspa: parcheggio imballato di auto, schiamazzi. Quanto stavo
meglio lassu. Alla fine ci ho messo 7h30 (pause comprese), contentisismo! Ora
però.. piedi a bagno nel lago, mars, birra. Contemplazione, soddisfazione dei
giorni passati e..rituffiamoci nella solita routine, nelle preoccupazioni e nei
pensieri della pianura.
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