E andiamo a scoprire anche questo
angolo di Brenta! La Val d'Ambiez, un' unica valle stracolma di vie
d'arrampicata! Tantochè ci vuole una guida apposta solo per lei..
Riccardo ha ancora voglia di arrampicare, e per mia fortuna mi
propone una via che sembra fattibile. Anche se i gradi del Brenta van
presi con le molle, andiamo per un'altra di Armani!
Saliamo in taxi (jeep) però, io la
valle l'ho già fatta a piedi varie volte (qui e qui) e la ricordo lunga e noiosa: meglio concentrarsi sull'arrampicata va
la. Da qualche anno ci dicono che gli arrampicatori sono diventati
molto pochi, in jeep ce ne sono alcuni ma nessuno verrà sulla nostra
stessa via.
Arriviamo al Rifugio al Cacciatore e partiamo a tutta randa verso l'alto. Penso "saliamo
ora, il luogo lo guardi bene dopo, tanto oggi deve essere una
giornata bella e limpida", accidenti a me: dal secondo tiro
saremo immersi nelle nuvole e non si vedrà più una mazza. Passo
svelto e sudato, salita ripida, prati, ghiaie ed eccoci al Rifugio Agostini. C'è pure Tommaso!
Caffettino e saliamo verso il nostro
attacco. Ancora un po' di metri ci separano dal Diedro Armani, di
fianco al quale sta salendo una cordata. Con calma ci prepariamo: ho
già diviso i tiri, parto io così quelli duri toccano al mio amico,
ben più forte di me.
Parto dunque, al sole ancora per poco.
Dai che oggi facciamo una via solare, mi sono pure messo la crema da
sole sul coppetto.. Salita, traverso a cercare chiodi, sto troppo
alto, sto troppo basso, chissà. Entro nel diedro e bon. Dai anche
abbastanza liscio!
Ora viene il bello, il V per Ricky, che
con eleganza un po' spacca un po' no, ma tanto lui ne ha e riesce a
uscirne comunque dal passaggio duretto. Duretto ma bello, me lo godo
quasi pure io!
Vado verso il giallo, quello sperone
che una volta aggirato scoprirò essere del tutto staccato dalla
parete..che paura! Intanto per aggirarlo salgo troppo e mi complico
la vita. I metri di corda percorsi sono pochi, ma mi pare chiaro la
sosta sia questa. Mi pare pure chiaro che il resto della giornata
sarà nebbiosa. Gran via solare, tremo di freddo.
Il mio amico di nuovo sul frizzante.
Dovrebbe essere più facile di prima sulla carta, e invece io ci
faccio più fatica..strana la vita, strana l'arrampicata, nonostante
si cerchi di inquadrarla a numeri, resta ancora interpretativa e
personale..
Con un tiro di corda raggiungo la
cengia mediana, alla ricerca del diedrone successivo. Un po' dubbioso
data l'abbondanza di clessidre e cordoni in esse, ma direi sia
quello. Gran panorama intorno a me, grigio totale.
Parte Riccardo per questo tiro da 50m
che si rivelerà essere da 35. La scalata diventa bellissima,
elegante, tecnica, su roccia solida e appigliata dove serve. Il resto
si sale in spaccata, opposizione, una gioia. Entusiasta raggiungo il
mio amico e mi appresto a godermi un tiro simile da primo.
Ma che bello ma che bello! Si continua
ad arrampicare quasi danzano su ciò che la roccia offre, a leggerne
i passaggi nel modo migliore per non trovarsi mai impiccato.
L'atmosfera tetra rende l'ambiente ancora più severo, la solitudine
accentua il "mo' son cazzi tua", ma il non sentirmi mai al
limite mi fa provare davvero un gran piacere..
Riccardo prosegue a sinistra della
sosta, corretto, ma rientra a destra troppo tardi, finendo così su
rocce meno solide e con un po' di detrito. Non dista molto da me in
sosta, ma non riesco a vederlo: che "luce" strana.. Io
cerco di rientrare nel camino-diedro-canale prima, ma c'è da
recuperare un friends.
Ultimo tiro, passaggio strano per
saltare sulla parete, e via verso l'alto su divertentissime rocce
lavorate, e poi alla ricerca della sosta. Spunta la testa di uno,
bene così ci indicherà la discesa: mi chiede "sai da dove si
scende?", oh cazzo. Con la corda che tira come un bue, ignoro
una sosta e salgo in cima su una parete non tanto facile, amplificata
poi dal tiro alla fune che sto facendo.
Mentre recupero Ricky, la cordata trova
la discesa. Il mio amico però è sceso già anche ieri da qui,
perciò dovrebbe conoscerla: li vede troppo a destra (faccia a
valle), lui sicuro di esser stato più a sinistr. Questa discesa è
famosa per il rischio delle corde incastrate.. Ci si cambia in fretta
per tentare di seguirli un po', la nebbia non permette di vedere più
di 20-25m, sotto.
Meno male il mio amico l'ha già fatta!
Non ci si ritrova invece.. La seconda calata è troppo corta e tocca
disarrampicare verso la sosta. Recuperata la corda, si incastra e
Riccardo è obbligato a risalire per scastrarla. Due soste di calate
brutte, ma brutte, e dopo non so quante ancora ecco una bella con
anello: è l'ultima!
Ora non resta che scendere in modalità
dolomitica: facili disarrampicate, ghiaioni, cenge esposte. E una
scarpa che ci molla e non tornerà più come prima.. Anche la mano
resta vittima della ferocia del Brenta: scivolo appena appena,
appoggio la mano su una roccia, e lei mi gratta via un cm quadrato di
pelle: ruvida!
Corricchiando arriviamo al Rifugio Agostini, deserto: prima di gente se ne sentiva, ma il meteo deve
aver invogliato una discesa anticipata.. Corriamo giù verso il
Cacciatori, nella speranza di prendere la jeep il prima possibile,
superando chi scende per arrivare prima di loro. Piacevoli momenti di
scherno col mio vecchio compagno di cordata.
Giorgio (non il nostro amico, ma il
tassita) è dentro la jeep che aspetta clienti. Siamo scesi pure
troppo presto, siamo solo in due, ne aspetta altri a scendere. Finchè
dopo un po' di "questioni" e "tentativi" (non con
noi) riporta a valle solo noi due, tra mille chiacchiere su quante
persone egoiste e poco collaborative ci siano al mondo.
PS: come tassita meglio Giorgio che
Matteo..
Un'altra via in saccoccia, 3 vie in 3
giorni in un massiccio in cui non avevo mai piede.
Un'altra bella giornata in bella
compagnia.
Un'altra bella giornata di meteo non
bello e freddo..
Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida.
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