Non sono uno
che legge molto, purtroppo. Non riesco a stare fermo. Non mi documento se non
ho già la meta su cui documentarmi. Ciò mi porta a frequentare sempre gli
stessi posti, o a interessarmi a una salita per "sentito dire", per
averla vista di persona, per averla letta su un forum. Ecco, diciamo che "di
mio" non cerco. E questo è un grosso limite, lo ammetto. Non conoscevo lo
Spigolo del Velo prima che me ne parlò..chi me ne parlò?
Però ne
parlava bene. Poi il fatto che interessasse anche a
Nicola mi faceva pensare che dovesse essere
proprio bello (Nicola non punta la sveglia per meno di un TD). Poi Nicola lo
salii un paio d'anni fa mentre io e Giorgio eravamo impegnati sulla
Castiglioni Detassis alla Paladel Rifugio, e quindi uno dei papabili compagni svanì.
Giorgio lo punta questo spigolo, ma..
Riccardo mercoledì mi
sveglia gli ormoni con un messaggio "Napulè, ho un idea per il
weekend".
Mi spiace andarci
senza Giorgio, su queste cose cerco di starci attento, ma penso che poi mi
capirà. D'altronde gli prometterò anche che quel giorno che vorrà andarci, io
lo ripeterò! Beh, dobbiamo poi ancora arrivarci in cima.. Inoltre, vista come si
è "complicata" la settimana, questa proposta di Ricky è da prendere
al volo. Prenoto quattro gomme dal gommista, si sa mai che un qualche Giorgino
me le buchi nei prossimi giorni..
Dopo lavoro
partiamo subito. Oddio subito, mica tanto: arriviamo a Bassano del Grappa che è
già buio, ci fermiamo a mangiare al sacco in mezzo agli ulivi e si riparte. Il
mio amico alla Cima della Madonna ha già fatto la Messner, quindi conosce la
discesa e conosce anche la strada per
Malga Civertaghe: speriamo con la discesa vada
meglio, perchè per la malga sbaglia strada e tira dritto fino a San Martino di
Castrozza..
Malga
chiusa, saliamo, parcheggiamo appena più su in mezzo a già altre 7-8 macchine e
una tenda. Cazzo quanta gente, che palle! Stendiamo i nostri tappetini, il
sacco a pelo, e sotto le stelle ce ne andiamo a letto che ormai è mezzanotte.
Tempo tre ore, e suona la sveglia. Colazione (ormai sto smaltendo la dispensa
invernale) e via che si va, qualche minuto prima delle 4 ci incamminiamo sul
sentiero.
Queste
salite è meglio farle al buio, se poi ti tocca pure scenderci: almeno
all'andata non vedi e al ritorno è più piacevole perchè "scopri". Ma
è un peccato in questo caso non vedere quel profilo affusolato verso il cielo,
lo Spigolo del Velo che una volta usciti dal bosco è già visibile nella sua
imponenza: un siluro verso il cielo. Al ritorno, esso ci apparirà, e la
soddisfazione per la salita sarà ancora maggiore.
Dopo una
lieve pendenza, essa aumenta. Sudata assicurata. Bosco caldo, poi tutto si
apre, e quella luce che già si vedeva dal parcheggio, man mano si
avvicina. Coi primi chiarori ci appare
la sagoma della nostra meta. Mi avevano già detto che la salita era
"veloce" in quanto bella ripida: sapere che lo stesso Nicola è salito
in meno di due ore me ne dava una relativa sicurezza. E in effetti, in 1h30min
siamo al
Rifugio del Velo, la luce che si vedeva da basso.
Sembra che
tutti ancora dormano, meno male, abbiamo del margine sulla
"concorrenza". Brutto termine, sembra di essere al lavoro, sembra si
tratti di una sfida con gli altri. La realtà è che è una "corsa"
contro gli altri. Ho davvero il voltastomaco a trovarmi su vie o su salite con
mille persone che ostacolano, intralciano, si comportano da maleducati, prepotenti,
e inoltre ti mettono in pericolo. Non ci si gode la salita. Per questo
piuttosto vado a cercare itinerari lontani e fuori moda.
Nascosti i
bastoncini, ci incamminiamo verso la
Ferrata del Velo. E già scorrere sotto la parete ovest mette
soggezione: che parete! Ben presto troviamo la ferrata, la seguiamo, ma le
spioventi rocce ci nascondono lo spigolo. Girato l'angolo ecco la parete nord,
ed ecco una cordata davanti a noi: ma che cazz! Non ci posso credere, il sole
deve ancora sorgere, e già c'è qualcuno davanti!
Questo
fatto, aumenta la frenesia della salita. C'è da pedalare se vogliamo
sbrogliarcela e non rimanere imbottigliati. Daje! Cominciamo a salire alla
ricerca della cengia d'attacco, superando però già qualche passo di III.
Puntiamo una cengetta che probabilmente fa da bivio tra le vie sulla nord e lo
Spigolo del Velo. È ora di imbragarsi.
Il sole
ancora latita, la valle è afosa e la visibilità mascherata da ciò. Siamo belli
sudati, cambio maglietta prima di partire: tra poco avremo pure un freddo
bestia! D'altronde il sole lo avremo addosso solo una volta fuori. Sentiamo le
voci di chi precede, ma non vediamo la parete, nascosta da un muro sopra di
noi: ci imbraghiamo, tiriamo fuori il materiale, le scarpette, il casco, ma le
corde le lasciamo sullo zaino.
Optiamo infatti
per salire i primi metri slegati, per guadagnare tempo. Scelta opinabile, di
certo non la consiglio: qualche passo di IV lo incontreremo. Ma ci sono diversi
fattori a farci optare per questa scelta: la fretta, il temuto traffico, i
temporali del pomeriggio, nessuno davanti a noi che tira giù pietre, e forse
anche un personale stato d'animo un po'..turbolento.
Giriamo
l'angolo, vediamo chi ci sta davanti che sale legato, gli passiamo vicino e poi
a sinistra, che sembra più logico. Parete divertentissima, ammanigliata, buchi,
buchetti, buconi, ogni tanto qualche passo verticale su appoggi scarsi..ma va
bene. Non vediamo più chi ci stava davanti e ora dietro, mentre invece puntiamo
verso l'alto tenendo leggermente la destra.
Il terreno
spiana, ma non sembra una cengia, ne una terrazza. Boh, andiamo avanti a naso,
la via dovrebbe essere comunque abbastanza logica. Ed ecco che il primo
pilastro comincia ad assumere una forme, una tridimensionalità per poter capire
che è staccato. Non si guarda giù, o almeno, lo sguardo si limita alla visuale
dei piedi, non oltre. Ma che bello..
Ancora
qualche metro frizzante, ed ecco un bel clessidrone con dentro dei cordini.
Guardo davanti a me, le difficoltà paiono crescere parecchio. quel vuoto
nascosto alla nostra destra mi lascia pensare che li ci sia il camino della via
originale: quindi siamo già alla prima sosta della variante Zagonel?! A guardar
giù di strada ne abbiam fatta..
Sosta,
corde, ci si lega, che i due ragazzi dietro sono svelti e ci stanno per
raggiungere. Qualche fugace occhiata alla relazione di IV grado, non più allo
schizzo di un altro sito, e pare proprio che siamo già a S5. Alla mia destra le
pareti gialle sono ad altezza occhi. Alla mia sinistra la Val Pradidali respira
e le cime sono ormai illuminate.
Parte
Riccardo. E chi se no, io? Ci aspetta il tiro più duro, e il più bravo è lui:
già io mi sono sbilanciato a dirgli che vorrei fare il tiro della spaccata..
Chiodi ce ne sono, e infatti da varie parti ho letto che si azzerra il tiro: il
mio amico ovviamente non azzera nulla, ma lo vedo che si muove tutto un po' di
qua, un po' di la, cerca, ravana, insomma non è proprio un'arrampicata
intuitiva!
Io intanto
mi sto prendendo una bella dose di freddo mannaggia. Quando tocca a me partire,
sono riuscito a mettermi la maglia, ma le dita sono ghiacciate. E infatti
arrivo sui pezzi più duri non molto in forma, con l'altra cordata alle calcagna
e ghisato dai primi metri: "te dovresti pensarsi meno e salire", eh
lo so. E niente, un chiodo lo tiro e buonanotte! Partiamo carichi!
Raggiungo il
mio amico in sosta: stiamo arrampicando seguendo lo schizzo di tuttoinlibera,
modificato da Nicola. Ma evidentemente han fatto un altra via loro.. Dopo il
tiro duro della Zagonel si è praticamente in cima al Primo Pilastro! La cosa
non ci piace molto, non sapere se stiamo salendo bene o male, ma lo spigolo..è
lo spigolo: si segue quello e viva Gesù.
Parto io, e
infatti sbaglio. Intuitivo salire, ma dopo pochi metri capisco che sto finendo
sulla cima del primo pilastro, dalla quale poi tocca calarsi per proseguire
dalla forcella tra primo e secondo: appurato ciò (ci arrivo in cima),
disarrampica. Argh.
Torna giù e
traversa a destra: a casa scoprirò che a sinistra era nettamente più facile, e
vabbeh. Passaggi belli esposti, solo un friend messo verso la fine, e chiappe
strette. Giunto alla forcella un sospiro di sollievo ma..ora c'è da salire. E
saliamo! Le Pale sono adorabili quando vogliono: buone mani quando servono e
roccia ottima, si sale su gradi non bassi ma sempre bene.
Recupero il
mio amico, ho sostato su tre chiodi quando il nostro schizzo dava una
clessidra, che solo ora vedo essere a sx. Bon, mettiamo via lo schizzo e
andiamo a naso: tra l'altro sono in sosta proprio sullo spigolo e bello
esposto. Madonna quanta gente che sta salendo, muoversi! Intanto diamo qualche
dritta a i due ragazzi vicentini che ci seguono: anche loro sono saliti sulla
cima del primo pialstrino..
Riparte Riccardo,
l'arrampicata si fa "ovvia": nessuna ricerca spasmodica dell'itinerario,
si sale e basta. Si è liberi di seguire il proprio fiuto, le proprie voglie,
convinti che tanto è giusto, è corretto, che qualcosa si troverà. È un piacere salire
così.
Raggiungo il
mio amico, ora le temperature sono più piacevoli, ma rimaniamo vestiti. Nuvole
continuano a salire dalla Val Pradidali: sappiamo del rischio temporali, non li
vogliamo, perciò pedaliamo. Uno strapiombetto iniziale per nulla banale (tanto
il mio amico quando mi raggiungerà mi dirà "a sinistra era più
facile"), poi man mano il terreno si fa più facile, più facile, tanto che
smetto di metter giù protezioni per arrivare più svelto alla sosta. Quella
sosta.
Mentre
recupero Ricky è finalmente giunta l'ora di annientare la barretta di Milka
all'Oreo, che mi porto dietro da un mesetto e che ormai è passata dallo stato
solido a quello liquido e viceversa non si sa quante volte. C'è la spaccata.
Riccardo me
la lascia anche se toccherebbe a lui, anche perchè come quando fece la Messner
tempo fa "io quella minchiata non la faccio, scendo alla forcella e
risalgo". Benissimo vado: gente dietro non ne abbiamo, posso salire
tranquillo. Arrivo lì e..oh però, che esposizione. Come nei migliori cartoni
animati, resto ancorato con le mani alla mia parete cercando di portare il
piedino sull'altra..
Che ridere.
Invoco le energie e gli insegnamenti dei miei maestri yoga:
Mirko, e
Sabine principalmente. Diciamo
che il palo che ero non è molto cambiato. Ma diciamo pure che questa
spaccata..è una spaccata se sei alto 150cm. Con un po' di manovre, di piede
messo così, messo colà, la mano che va di la, mi allungo sulla presa buona,
sento l'anca destra gemere (ma mica ho le gambe a 180°, forse a 150°), è ora di
andare, via dall'altra parte!
Merda,
chiudi, spalla, cerca altra presa buona, piede in aderenza, che cazz, mi sto
ghisando, coraggio, fiuu, fatto. Eh fatto, mica finito! Ancora qualche metro
sostenuto, poi il V diventa un IV con qualche posizione di riposo, e la vita ti
sorride.
Mi sorride
meno la vista: salgo ma non trovo la sosta, continuo a salire (le endorfine..),
troppo. Sinistra, poi destra, mah i metri non tornano, ma oggi saliamo come ci
sentiamo. Entro nel camino appoggiato (che sarebbe del tiro dopo..), le corde
tirano come dei carri di buoi antagonisti, forza. Ma la sosta? Trovo un chiodo,
ma da solo, ne cerco due..
Salgo ancora
un po', oh issa, ecco di la, sullo spigolo un chiodo: dai che ce ne sarà un
altro insieme. Traverso e corda che tira ancora di più e sorpresa: il chiodo è
da solo! Ma la corda quasi finita, devo inventarmi qualcosa. Friend del 3, clessidrina
e ci siamo. Sperom..
Il mio amico
vuol della corda per scendere alla forcella, poi eccolo che arriva: gli dico di
cercare la sosta vera, ma anche lui non la trova. Quando arriverà il ragazzo di
Vicenza, con nonchalance mi dirà "ma è qui", 10m sotto di me.
Guardiamo le relazioni, probabilmente sono troppo a dx, ma anche nella parte
finale, come nell'iniziale, si sale un po' dappertutto.
Sale Ricky
sopra di me, diedro strano, poi non lo vedo più. Oh, ma sta a vedere che
abbiamo già finito: ma le relazioni parlano di 13, 16 tiri, ma dove?!
Parto io, mi
cerco un po' di pepe in qualche passaggio, poi il sole inizia a scaldarmi, a
cuocermi, e vedo San Riccardo da Rovereto, a petto nudo in sosta a fine via. E
te credo, ma che caldo fa?! Ma che ore sono? 10e30: minchia, siam perfetti!
Il panorama
purtroppo non è limpidissimo, ma possiamo notare la mole del Sass Maor, e se si
volesse scoprire anche la Pala del Rifugio.. Non vuole. Fatto su il materiale
ci portiamo verso la cima per sostare un attimino. Ino, non esageriamo che le
doppie meglio farle con nessuno sulla testa.
La salita è
letteralmente volata via. Bella arrampicata, possibilità di proteggersi
tantissimo a cordini (accarezzando e non grattando la montagna). Da basso
quando rivedrò che razza di siluro è sta cicciona, sarà ancora più di
soddisfazione.
Dai su, ora
di scendere che ancora non c'è nessuno. Pochi metri ed ecco il temuto intaglio,
esposto, umido, con freccia sbiadita, che con traverso di disarrampicata porta
all'anello bovino della prima calata. Ma che cazzo, c'è uno spuntone con
cordini sù a sinistra, noi andiamo li!
Una doppia
bella lunga che ci permette di vedere ancora meglio la follia (io proprio non
capisco perchè dover scendere li) del primo ancoraggio di doppia, poi si passa
il secondo e si arriva su una cengetta). Fatte su le corde, un po' di discesa dolomitica
e un nuovo anello bovino per un altra lunga calata che porta comodamente in
basso.
Siamo più
rilassati ora, nessuno ancora scende, ma dove son finiti? Veloci noi? Mmmm,
strano. Si sale alla forcella, ci si sente estranei a solleticare le montagne
che ci stanno ospitando. Giù per il canalone detritico a cercare altre 3 doppie
per arrivare al sentiero: nulla di che questo pezzo, il canalone dell'
Odla da Cisles era più
franoso e metteva più soggezione. Oltre ad avere passi di disarrampicata..
Sbattiamo
rovinosamente nelle pareti di un diedro troppo aperto su D2, dove lasciamo
anche un nostro cordino, e con calma continuiamo a scendere ridendo e
scherzando. Il sentiero è li giù, e ben presto sarà nostro. Presto mica tanto,
evidentemente la discesa ce la siamo presa con calma, così come ora ci fermiamo
mille volte ad osservare la parete, un colatoio, chissà se..
Eccoci al
Rifugio del Velo, alle
13, perfetti. Vado a cercare i bastoncini che ci sono. Altra mangiatina e poi
un po' di relax al sole, in mezzo agli escursionisti, a dormire una mezzoretta.
Tanto il cielo è tranquillo. Poi però dai, ora di scendere, se no qua
m'addormento sul serio.
E meno male
siamo saliti al buio. Nonostante duri un'oretta, la discesa pare infinita.. Un
paio di sguardi ad osservare lo spigolo: ma che bello, che slancio, che
possenza. Ma che caldo che fa, e pensare che poche ore fa invece avevo freddo e
le dita gelate.. Bella la montagna! E le pecore che ti tirano sassi poi.. La
voglia di birra avanza, si entra nel bosco, addio brezza dolce e benvenuto
bagno turco dei pini.
Alle 14e30
siamo già all'auto, alla fontana. Acqua fredda che sollazza, la solita
apparecchiata da scappati di casa per terra, e intanto già preparo lo zaino per
nuove avventure..speriamo.. Una birra alla
Malga Civertaghe, accompagnata da un
panino con dentro una stecca di formaggio di plutonio, e di nuovo, sdraiamoci
al sole a dormire. Dormire peso. Anche da qui lo spigolo..che slancio!
Qui altre
foto (pure le soste, che di solito non metto, ma stavolta possono esser utili a
qualcuno).
Qui e
qui report
con relazione.
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