venerdì 18 agosto 2017

Mo' va che (ri)bello: Spigolo del Pollice alle Cinque Dita del Sassolungo

Ci sono quelle giornate in cui arrampicare non è il fine principale, ma nelle quali lo scopo è divertirsi in compagnia. Cioè, aspetta, non che ad arrampicare non ci si diverta. E insomma, non è che vado ad arrampicare con chiunque: meglio una brutta cima con una bella compagnia che viceversa. Ridere, scherzare, condividere, col proprio compagno di cordata è fondamentale per poter dire che un'ascensione è riuscita. 

Oggi con Flavio e Fabio, ci raggiungono Ermes, Cristina e Luca, amici del bergamasco dalla folta chioma. Cristina e Luca hanno questa punta verso la traversata delle cinque dita passando per lo Spigolo del Pollice, che ho già salito. Ma la ricordo una bella via, perciò la torno a ripetere volentieri: anche perchè è stata in assoluto la mia prima via in Dolomiti. 

Il caffè di Luca e Cristina ci da una mano a svegliarsi: per evitare il traffico su una delle vie più ripetute della zona, si parte a "orario bergamasco". Alle 5e30 in cammino. Fantastico, adoro queste cose, e adoro NON salire coi mezzi meccanici quando è possibile. Solo che..questi oltre che esser simpatici ne hanno di birra nelle gambe. Sarà che non è che sia rimasto sul divano i giorni scorsi, però..che passo. 

L'orario ci permette di gustarci l'alba. Fa un freddo cane, di nuovo. Mai che abbia arrampicato in maglietta tutto il giorno stando bene di temperatura! Va beh, lamentiamoci del brodo grasso..  La sorpresa del cursore uscito dalla cerniera, lasciandola chiusa, col suo tesoro dentro: burrocacao (preziosissimo questi giorni) e coltellino (ecco, questo speriamo non serva). 

Arriviamo al Rifugio Demetz, e sbirciando dentro vedo le tavole imbandite per la colazione, ma nessuno che la stia facendo: molto bene, dai che partiamo per primi, pochi patemi di gente alle spalle. Mi dirigo verso l'attacco per cambiarmi e apparecchiarmi lì, i ragazzi si sono fermati al rifugio ma vorrei sfruttare la maglietta asciutta a pieno. 

Di nuovo in cordata con Flavio e Fabio, seguono Ermes con Cristina e Luca. Si parte, con la nebbiolina che sale già da valle a far presagire che anche oggi il cielo limpido e il tepore ce lo sogniamo. Parte Flavio per noi, e dopo pochi metri già si "lamenta" delle mani fredde.. Annamo bene! Sia io che lui ci siamo tenuti le scarpe visto che il tiro successivo cono 100m di trasferimento verso li spigolo.. 

Inizio già a intuire che la traversata non la facciamo oggi: tra le nuvole in cielo che fanno capire che tanto tranquilli non saremo mai, le relazioni non dettagliattissime, e il fatto che due cordate da tre che si aspettano e parlottano non sono proprio il massimo della velocità.. Eh mi sà di no. Ma vediamo. 

Continua Flavio: anche in questo tiro ci intrecciamo le corde tra noi sei (ma almeno non c'è da passarci sotto sul verticale), e dopo poco dobbiamo seguirlo per una conserva protetta. Gli ultimi metri si riprende ad arrampicare, col sole che torna a farsi largo. Col Sassolungo che mostra tutto il suo labirinto di guglie e torri. Spettacolare.. 

Finalmente si inizia a salire di spigolo. A differenza di altre vie di "spigolo" che poi si svolgono su esso solo per un 10%, questa è davvero su questo affilato ma facile ed esposto crinale verticale. Goduria. E non solo mia, tutti quanti iniziano ad essere entusiasti dell'arrampicata, mentre la bidonvia ha portato orde di arrampicatori alla base della parete del Pollice. 

Flavio fa strada, noi le seguiamo e subito dietro Ermes, al quale lasciamo giù le protezioni per potersi assicurare più rapidamente: una delle orge di materiali più grandi della storia, peggio anche che ai corsi. Alla fine della discesa dovremmo occupare metri quadri di terreno per spartire correttamente ferraglia e cordame. 

Il nostro capocordata fa sosta troppo presto, inizio a temere che qui ci sorpasseranno altre cordate e sarà la fine. Invece, dopo averlo costretto a salire un diedro più duro di quello che doveva essere il tiro, noi sei riusciamo a essere ancora quelli davanti a tutti. Solo le nebbie ci raggiungono e superano. 

Sesto e ultimo tiro per Flavio, che come ieri..mi evita lo spigolo standosene un po' in parete. Suggerisco allora a Fabio di partire prima di me e togliere entrambe le corde dai rinvii, così posso andarmene a cavalcioni sul crinale inclinato! Sguardo a sinistra, giù per centinaia di metri. Sguardo a destra, giù per centinaia di metri. Sguardo in alto, sù verso i sogni. 

Passo in testa, famelico. Madonna che voglia di arrampicare che mi è venuta! Non che non lo stessi già facendo, ma da primo è un'altra cosa.. Il (nostro) settimo tiro presenta poi la possibilità di "passeggiare" su una passerella larga 30cm sospesa sul vuoto. Passeggiare o strisciare, o deviare in parete a destra, a seconda dei gusti. 

Sul prossimo tiro, mi faccio tentare. Spigolo è, spigolo sia! Un chiodo nuovo di zecca consente di andare dritto a superare quel naso, ma è pur vero che quel vecchio chiodo a destra suggerisce si possa passare senza aumentare le difficoltà.. E vabbeh, c'ho l'ormone alto, vado dritto! Speriamo non mi maledicano quelli dietro.. 

Pregusto la fine della via. Gusto, insomma, farei km così! Vado ancora qualche metro in spigolo, poi il terreno spiana, o meglio, l'affilato spigolo si accascia ma resta affilato. Si aggira un torrioncino, ed ecco dei cordini con maglia rapida. Dopo aver fatto tutto, mi accorgo che qualche metro più avanti mi attende un bell'anellone cementato: smonta e vai la! 

Mi raggiungono in vetta i miei compagni di cordata. Arrivano anche quelli dell'altra cordata. Un bouquet di moschettoni avvolge l'anello, non c'è più posto per nessuno. Avanzo timidamente un "ma..voi siete soddisfatti così? O volete fare la traversata.. no perchè..". Il buon senso suggerisce che meglio non impelagarsi su una via lunga, con tante doppie, sconosciuta: c'è a chi resta un po' lì, chi per tutta la discesa la "menerà" con un "però la traversata..", chi probabilmente tedierà suo marito per qualche giorno.. Sempre la stessa persona eh.. Ma scendiamo. 

Scendiamo pure, che anche la discesa non la ricordo una passeggiata. Una prima calata per andare a prendere una sosta molto spostata verso destra (faccia a monte), sfruttando la guida che ho visto dirigersi là. Lascio tutto apparecchiato per una doppia a rami indipendenti, ma nessuno ahime sfrutterà la cosa.. 

Confidando sul fatto che la guida con una sola corda da qui si è calata e sta già salendo l'anulare, molto tranquillo scendo. Ma passati i 20m mi sembra che non ci si arrivi fino giù.. Chiedo lumi alla guida che cortesemente mi risponde "c'è un ancoraggio più su ma ormai non ci arrivi. Quando arrivi alla fine delle corde bisogna che fai un saltino sullo spuntone, ci arrivi per un pelo". 

Mi mancava la doppia con sbalzo finale. Anche agli altri mancava, infatti me ne sto lì pronto ad arpionarli appena arrivano a tiro e trascinarli sullo spuntone. "Cri, non stare qua, vai al riparo la sotto dai sassi che arrivano da su" "ok", ma mi si ferma a metà strada. "Cri sei riparata lì?" "Certo" "Prova a guardare verso l'alto, vedi il cielo o della roccia?" "Il cielo!" "E allora vai sotto le rocce porca miseria che quel tetto ti fa da riparo!", rotolo dal ridere.. Questa me la devo segnare. 

E ora che sono tutti giù, e al riparo, ricordo bene che..c'è un traverso unto, esposto e di III. "Flavio, fammi sicura che mi lego e attrezzo quel tratto", ma non ce ne è bisogno, ci sono dei chiodi..cementati. Il ragazzo che in discesa ci ha superato si ferma a metà e aspetta che tiro la corda.. Ecco l'anellone, fisso la corda e i miei amici possono arrivare qui in relativa sicurezza. 

Bon, due doppie sul palmo, a fare il solletico a queste facili placche, ma facili in salita: lisce come l'olio, da scendere non devono essere piacevoli, e se cadi ti accendi come un cerino e fai la stella cometa a valle. Anche no grazie. 

Camminatone verso le ultime doppie, ed è fatta. Tanti e tanti ancoraggi a disposizione, attrezziamo calate parallele su soste indipendenti. Solo che io alla mia ci arrivo per un pelo. Ma che dico pelo, a momenti non ci arrivo proprio! corde troppo tese, meglio che da qui non si cali nessuno.. "ragazzi, passate su quella di Flavio va la!". 
Riusciamo a finire le doppie prima che l'orda di arrampicatori ci raggiunga. Anche perchè in troppi fanno calate da 60m, non va bene. Anche l'orobico ci ha provato a convincermi, ma in Dolomiti meglio evitare l calate lunghe quando si può! Qui ci sono poi mille soste cementate..

Eccoci alla base, a ridere e scherzare, e ad ammirare lo spigolone. A smistare l'orgia di materiale compiuta durante l'ascesa (peccato, nessun friends ha figliato..), ma sopratutto a bramare del cibo e del bere.. Giù di corsa verso l'auto, e poi verso la Malga Sella che non delude mai.. 

"Oh, però la traversata..", coraggio Luca.

Qui altre foto.
Qui report.
Qui e qui la guida.

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