Venerdì partiamo da Vallesinella piuttosto tardi, alle 21e15. In meno di 1h45 arriviamo al Rifugio Brentei, ma sotto l'acqua.
Sapevamo che oggi sarebbe piovuto, ma evidentemente la perturbazione
è in ritardo. Piove tanto, continuerà a piovere, lavando via quella
che era la nostra meta programmata: il Campanile basso, bramato da
Giorgio, temuto da me, ma ormai mi ero convinto ad affrontarlo.
Altre cordate desistono, e prima di
andare a letto fotografo la fotocopia della relazione di Iacopelli
dello Spigolo Ovest al Campanile Alto, che mi ispira un tot: e poi è spigolo,
rispetto al diedro asciugherà molto prima. Vediamo domani..
Suona la sveglia, colazione, partiamo
carichi. Carichi ma a orecchie basse. Giorgio è davvero determinato,
alle 7 contempliamo il panorama fuori dal rifugio, il secco Canalone Neri, il freddo, il vento, le nuvole non del tutto sparite. vacca
boia se partiamo male!
Ci incamminiamo vero il Campanile
Basso, superiamo l'Alto, proseguiamo ma..i dubbi (sopratutto miei)
non lasciano scampo: il Basso non sa' da fare. Ho parecchia paura
della severità della via, del freddo, del bagnato. Anche una cordata
forte ha desistito, manco si è svegliata. Dai, andiamo a fare la via
Hartmann al Campanile Basso.
Ziocca che via!
Risaliamo faticosamente verso l'attacco,
con noi abbiamo relazioni un po' scarne. Lo schizzo del fantasioso
Iacopelli (che percorre varianti), le descrizioni della guida TCI
(ermetica come Quasimodo), un report recente su on-ice che fa ben sperare. Ho capito, tiriamo fuori chiodi e martello.
Troviamo la cengetta con l'ometto che
segna l'attacco della via, e parte Giorgio: squadra che vince non si
cambia. Bene, così facendo a me tocca su L2: la fessura in dulfer.
Fa un freddo cane, siamo vestiti ma le gambe tremano e le mani hanno
scarsa sensibilità. Timorosi dei gradi brentiani, ci mancavano pure
le condizioni meteo.
Vado, ci penso un pochetto, poi riesco
a superare il passaggio dopo qualche passo falso: resta da percorrere
una cengia detritica e arrivo in sosta facile. Beh dai, allora
andiamo bene! Non dire gatto che manca ancora L5.. Ammiriamo il
paesaggio intorno, ma meglio muoversi. L3 e L4 vengono superati bene,
e ancora trovando la via.
Il diedro di L5 è piuttosto evidente,
non si può sbagliare. Ed è pure piuttosto sostenuto: infatti ci
perdiamo parecchio tempo nel vincerlo.. Tocca al mio amico, che
impiega il suo tempo e supera con soddisfacente fatica i vari
passaggi che la montagna offre. Salta pure la vera sosta, e così
facendo (come mi aspettavo) iniziamo a interpretare la via a modo
nostro.
Passo anche io, cercando di scaldarmi
le mani col fiato. Riparto, e finalmente sbuchiamo al sole: godiamo,
ma davvero. Vacca boia che freddo! Siamo così sulla prima spalla,
probabilmente la cengia che ci raccontava il ragazzo incontrato in
avvicinamento. Libera interpretazione, vedo un ometto molto a destra
e ci vado (tiro con della conserva in mezzo).
Pare logico qui, e c'è pure un chiodo.
Integro e recupero il mio amico già partito da un po'. Sale lui ora,
ma mi pare stia troppo a destra, e quando vado io mi convinco sempre
più di ciò. Si potrebbe dire che siamo finiti fuori via, ma la
verità è che credo che ogni cordata che ripete questa via..la
faccia un po' a modo suo.
Giunto in sosta devo capire come
tornare sullo spigolo, molto più a sinistra di noi. E per farlo,
quale miglior soluzione che andare verso destra? Ahah! Ma dritto e a
sinistra sono rocce gialle, lascia stare va. Non che la nostra
variante sia all'acqua di rose, direi che del IV con iva lo abbiamo
salito: ma che roccia tagliante!
Tirando la corda come un ossesso
(Giorgio è già partito in conserva, gulp) raggiungo due chiodi che
direi mi indichino che andiamo bene. Intanto osserviamo delle cordate
che raggiungono la cima della Torre Prati: foto molto estetiche! Dai
cerchiamo di darci una mossa che la strada è ancora lunga.
Con un tiro di corda il mio amico
arriva sulla seconda spalla. Ma siamo sicuri sia la seconda spalla?
Non ci capiamo più una mazza, buttiamo via la relazione e andiamo a
caso che facciamo prima. Intanto devo sorbirmi un tiro su una cengia
verso sinistra, tornando all'ombra e dovendomi fermare trovata una
clessidra e un chiodo perchè la corda non viene. Bel tiro, già già.
Giorgio va a scalare la parete sopra di
noi, lo spigolo resta a destra. Via dello spigolo, non so se abbiamo
fatto nemmeno un metro di spigolo! Anche a lui la corda tira, si
incastra, e niente, gli tocca far sosta prima di quello che sperava.
Intanto le nuvole si fanno molto più presenti e iniziano a
minacciare. Doveva essere una bella giornata..
Interpretazione personale, salgo dritto
che almeno cerchiamo di capire a che altezza dello schizzo siamo
finiti. Faccio sosta, e finalmente qualcosa ci capiamo: siamo sulla
terza spalla, tocca fare la calata pure, mi sa che la dietro c'è il
profondo intaglio e davanti a me sull'altra sponda c'è il cengione
che però può farci scappare verso le Bocchette in anticipo.
Arriva Giorgio, va avanti qualche
metro, in effetti c'è la calata: alleluja sappiamo dove siamo! Cala
me in moulinette, faccio sosta del ghiacciato intaglio (c'è la neve
di stanotte), lo calo anche lui, e gli pavento la via di fuga della
cengia sopra.
Parte per il nostro L13, incappa in un
cuneo spolto e ben presto esce mentre cade qualche goccia. ma noi
siamo tranquilli perchè lasciamo qui la via. In fondo Iacopelli la
lascia qui: zommo la foto e si vede chiaramente una frecciona sul suo
schizzo verso dx sulla cengia!
Pisciatina, e con calma parto a
camminare sulla cengia. Si scorre per un decine di metri, vacca boia
che camino pauroso, ma andiamo avanti verso la salvezza, verso la
discesa! Verso sto cazzo. La cengia finisce cieca. Riguardo la foto
dello schizzo, zoomo, mi sposo a dx e vedo che la freccia era di
trasferimento: Altri 4 tiri per arrivare all'intaglio di discesa e
altri per la cima. Il Campanile Alto non ci vuole abbandonare.
Recupero Giorgio e gli do la notizia.
Lasciamo stare la guida TCI, seguiamo Iacopelli che va su più
facile: di nuovo andiamo a sentimento personale. Torna indietro,
passa il camino pauroso, sosta, spacca l'imbraco col martello che si
incastra in una roccia: ma porca vacca!
Parto per fare un tirone, e infatti mi
proteggo poco, ma voglio concludere presto questa avventura. Vado
finchè la corda non è quasi finita, dove riesco a fare una sosta
con un buon spirito di fantasia. Recupero Giorgio e lo faccio partire
presto. Siamo un po' demoralizzati per via della via di fuga cannata.
In più, mi sta venendo il dubbio che invece quella fosse davvero la
discesa: questa parla di un camino gigante.. Ma ormai siamo qui,
amico sali all'intaglio e vediamo.
Va per rocce non troppo solide,
tanto detrito, ma con un tiro unico arriva all'intaglio. Lo
raggiungo, rileggiamo la relazione e no, la discesa è dall'altro
versante: meno male! Mangia qualcosa in fretta, sono le 18! Nessuna
idea di salire in cima (altri 4 tiri?!), già volevamo ritirarci
prima.. Cambio scarpe, e di nuovo il Campanile Alto non vuole
lasciarci andare: a Giorgio cade la macchina fotografica nel canale
risalito. Calalo a recuperarla, e ora scendiamo!
Qualche passo di disarrampicata
esposta, e poi ecco una calata nel caminone gigante. A questo punto
non ricordo se abbiamo fatto 2,3,4 doppie, ne quanto lunghe:
probabilmente una con mezza corda e poi due con entrambe.. Fatto sta
che ne abbiamo fatte finchè si poteva, giungendo fino alla Bocchetta
degli Sfulmini, tra accidenti al vento che mi spostava le corde
quando le lanciavo giù..
Arrivare alla bocchetta, vedere il cavo
d'acciaio del percorso ferrato delle Bocchette Centrali..sollievo. Nebbie che salgono dalle valli, si infilano in
mezzo alle guglie, il silenzio, le ombre, le luci: paesaggio
suggestivo e che ora che ci sentiamo relativamente al sicuro possiamo
apprezzare. Ma che avventura!
Percorrendo gli untissimi metri di una
delle ferrate più famose al mondo (e si vede), giungiamo sotto al
Campanile Basso, lo aggiriamo, ci spostiamo sotto la Brenta Alta e
possiamo ammirare la vertigionosa parete del siluro che doveva essere
la nostra prima scelta di oggi. Cavolo che impressione che fa questa
parete..
Abbeveratici alla fonte Detassis,
arriviamo nei pressi della Bocca di Brenta che il sole illumina
ancora tutta questa magnificenza: beh dai siamo fortunati, alla fine
coi nostri tempi siamo riusciti a fare pure la discesa senza
traffico, senza intoppi, senza schiamazzi. Una sosta per avvisare i
nostri cari che stiamo bene (uno scherzoso "Campanile Basso is
for boys, Campanile Alto is for Man" al maestro Nicola),
e poi via verso il Rifugio Brentei, affamati come lupi!
Ripassiamo sotto il Campanile Alto, ne
osserviamo il profilo, cerchiamo di districarne la via percorsa, di
capire se e dove abbiamo sbagliato. Sbagliato? Che brutto termine.
"Capire dove abbiamo personalizzato" suona molto meglio!
Arriviamo al Rifugio Brentei alle 21e15, giornata lunga, e mentre tutti sono dietro a sbevazzare
il post cena, noi birra, minestrone e formaggio come se non ci fosse
un domani.
Che facciamo domani? Beh dopo oggi
vediamo qualcosa di più tranquillo. Il mio amico va a letto, me ne
esco a cercare qualche stella cadente, che ho bisogno di una mano dal
cielo per districare certi pensieri. Ripenso anche alla via di oggi:
come battesimo in Brenta, niente male..
Qui altre foto.
Qui report.
Nessun commento:
Posta un commento