venerdì 2 novembre 2012

Orobicando, finalmente: Monte Madonnino

Unico giorno in cui il meteo dovrebbe concedere di ammirare la neve caduta nei giorni scorsi, e che facciamo, non ne approfittiamo?! Convinti senza nessuna fatica Marco e Riccardo (anche le loro picche e i loro ramponi dopo il Rosa avrebbero voglia di tornare a mordere) partiamo alla volta di Carona: Marco già veterano orobico ma ignorante della conca del Calvi, Riccardo verginello delle montagne di sassi che vengono giù con uno starnuto (cit. Marco M.).
Dopo qualche difficoltà a trovare la strada, alle 6e30 dopo 2h30 di auto ci fermiamo poco prima di Carona per un caffe macchiato, “le paste sono in forno, se volete aspettare 15 minuti”, cazzo se aspettiamo, fuori addirittura piove! Uffa, che il meteo abbia toppato così?! Speriamo migliori.. ma ormai siam qui, dopo una pausa più lunga del previsto giungiamo al parcheggio e ci incamminiamo.
Si ma che palle: giornata uggiosa, tutto nuvolo, la macchina fotografica che (quando non mi da “errore obiettivo”) fa tutte le foto con effetto nebbia: per forza, siamo nella nebbia! Non posso bruciarmi così Riccardo così, al quale ho narrato della magia di questi monti, che definisco come l'Appennino con sopra impiantato il Monte Bianco. Se continua così, son fregato. Ma non ci scoraggiamo, che raccontandoci due minchiate saliamo: ad esempio dei miei 5 paia di guanti che ho con me, “non si sa mai, una scorta..” “adesso capisco come mai hai sempre lo zaino pieno, hai anche gli scarponi di scorta?!”
Ma per fortuna la Lago del Prato qualcosa sembra aprirsi, vedo il sole, “la fine del mondo” come la ribattezza Riccardo per il contrasto di chiaro scuro laggiù. Dai spingi, partorisci questa palla infuocata cazzo! E intanto sfava..sfava il raccontarsi tante cazzate, tirare fuori tante massime sul momento, e poi non ricordarsele quando sono qui a scrivere..
La neve inizia a essere più uniforme, pensavo ne avremmo trovata di più, “se ci hai fatto prendere le ciaspole per niente..” mi viene detto.. Poi sbuca il gigante, il Grabiasca, il Poris, e dietro il Diavolo di Tenda. Se finora c'era la tristezza di un Appennino uggioso, bagnato, nuvoloso, adesso sembra di essere catapultati in mezzo a giganti di roccia..coperti di bianco. Mi sento sollevato, forse Riccardo e Marco vorranno tornarci di nuovo in Orobie!
Oh ma che bello. Oh ma che voglia. Eccoci alla diga del Lago Fregabolgia, lassù il canale del Cabianca. Dopo un 1 novembre passato (in un posto non proprio piacevole, per motivi ancora meno) a spulciare una guida del Bianco, la voglia di ramponare delle pendenze è tanta, ma oggi c'è da tenersi a freno, non ci sono le condizioni e probabilmente è anche pericoloso. Keep calm!
“oh, ma c'ho 'na fame” “si dai, tanto manca poco al rifugio” e quando ci arriviamo scatta il momento nudità: si sta troppo bene al sole per non togliersi la maglietta e farsi graffiare dal sole! Ci smangiamo qualcosa, esploro il locale invernale per un'ipotetica uscita del corso AG1 del CAI di Carpi, qualche foto scema a sfruttare l'onda di neve che cade dal tetto del rifugio, e poi ci incamminiamo di nuovo. Sì, ma dove?!
Siamo in un parco giochi, cime, canali, creste, c'è di tutto, ma non oggi. C'è anche il sole e il cielo, che si sono aperti nei loro colori più piacevoli. Oggi ci si “accontenta” di esplorare, di fare il giro dei laghi e rientrare quindi a Carona dall'altra parte. Ma sembra così incontaminata questa neve..sarà tutto da tracciare?! Beh, intanto arriviamo al passo, poi vedremo. Ci conforta vedere che non siamo i soli a prendere quella strada. E così lo spirito di squadra inizia a insinuarsi tra persone fino a quel momento sconosciute.
Già, perché un altro bello aspetto della montagna, quella vera, è una sincera solidarietà, un aiutarsi l'uno con l'altro, non come nella vita quotidiana. E così alternandosi li davanti, saliamo. La neve è bella ravanatoria, le peste vanno giù anche fino al ginocchio, e la fatica non è certo equamente ripartita tra quelli che sono davanti e quelli che sono dietro. Chi ci precede si ferma e ci lascia passare “oh meno male, se no ci toccava offrirvi una birra!”, e via su.
Ci chiedono “ma perché non mettete le ciaspole, potreste andare meglio”, siamo i soli ad averle, ma le teniamo sullo zaino “no, ma lo facciamo per solidarietà, e poi tanto ce le portiamo sempre dietro solo per appesantire lo zaino”. Poi quasi al passo Riccardo decide di provare, ed è come se avesse messo su le gomme da neve, tantochè decide di non seguire la pista che sto facendo ma di andare su di fianco.
Che spasso, ben tornato inverno. Quando poi vuoi farti sentire veramente..noi siam pronti.
Dal Passo Portula iniziamo a pensare che forse il giro dei Laghi è un po' troppo, poi onestamente se nessuno l'ha tracciato ci perderemo di sicuro. Quelli che son li con noi parlano di salire il Monte Madonnino. Si armano di piccozza e ramponi. E noi? Sapevo che sarebbe finita così. Partiamo da casa col “giro tranquillo” ma appena possiamo cerchiamo di mettere un po' di pepe! Che poi in Orobie, questo è un giro tranquillo.
Così della decina salita dal Calvi al Portula, in sei iniziamo l'ascesa al Monte Madonnino. Un assaggio di alpinismo, e noi ne siamo affamati. Davanti a noi un ragazzo, gli altri due restano defilati, e da metà salita chi sta davanti, giustamente, chiede il cambio. Mo' tocca a me! Ah che goduria, la fatica del cercare la via in mezzo a questi accumuli intervallati da neve gradinabile. Senza volerlo (più o meno) salgo per una variante delicata (non starnutire!) e dall'alto poi vedo che “Marco, passa di la, è più facile” mentre Riccardo invece si gusta il tratto “mi piace, c'è da pensare qui”.
Crestone finale che conduce in cima e ci siamo, balcone panoramico sulla zona. Non tira più nemmeno vento, ci si può godere la cima senza dover scappare verso posti più caldi e riparati. Ci si stringe la mano tra tutti e ci si chiede di scattare le foto di vetta. Bello bello, ma adesso giù che così al rifugio ci rimpinziamo la pancia di nuovo.
Al Passo Portula cambio treno di gomme, dai ramponi alle ciaspole, ma forse per scendere sarebbe stato meglio non metterle. Marco ognuno dei primi tre passi lo finisce cadendo. Ma anche noi, che cerchiamo la neve vergine in discesa, dobbiamo tenerci su, perché appena la punta della ciaspola affonda e si pianta, occorre frenare il passo di avanzamento per evitare il capitombolo!
Ma che bella questa neve che sinuosa copre dolcemente le discontinuità aspre dei sassi.
Al Calvi altro topless doveroso, accompagnato da una sana birra, che nei primi km di discesa farà il suo effetto facendomi sentire leggero leggero. Si potrebbe stare qui a dormire al sole, ma scendiamo perché sappiamo che sarà una lenta agonia la discesa, come quasi sempre. Almeno ci godiamo meglio i colori autunnali che stamani la nebbia ci nascondeva.
E la giornata finisce con un gioioso ritorno in auto, alla ricerca di una fontana prima per riempire la mia cassa d'acqua (per una settimana potrò bene acqua orobica a casa), poi trasformati in maranzi ad ascoltare il cd live dei Daft Punk, in seguito incastrati nella coda di san Pellegrino Terme, finalmente convinti a fare il pieno nella macchina, successivamente a scolarci una birra approfittando dell'aperitivo di un bar (“ma secondo me quando entriamo che puzziamo da far schifo, non vedono l'ora che ce ne andiamo”).
Le Orobie sempre più una certezza, spero Riccardo se ne sia innamorato anche lui, marco già lo era, prossimamente si spera di contagiare qualcun altro!

Qui altre foto.
Qui i tempi.

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