sabato 16 marzo 2013

All'insegna della rivincita: Vajo Battisti

Nessuna pretesa oggi. È dal weekend scorso, passato senza monti causa meteo (poi migliore del previsto..), che aspetto una giornata di solitudine (di me e i miei compagni) in mezzo alla potenza della natura. Ma, lunedì mattina febbre a 38, la sera a 39, e così fino a giovedì sera, osservando le previsioni che continuano a dare per sabato una giornata eccezionale. E venerdì, il caos, bruciore all'esofago che mi rende di cattivo umore perché non riesco a mangiare. No, niente cascata con Nicola and company, troppo rischioso riprendere la febbre e per di più chissà in che stato di forma pietosa sono. Ma la voglia è tanta, e come dicono? Sanità di spirito per avere sanità di corpo. Marco mi salva, si torna in Carega.
Partiamo con calma, solo alle 4e30, assonnati entrambi come maratoneti dopo un'ultra trail, entrambi abbiam dormito si e no due ore. Sarebbe ordinaria amministrazione, ma nel mio stato.. Io avrei anche sognato di salire il Vajo Stretto di San Paolo, ma non posso rischiare di morirci a metà li dentro, perciò optiamo per il Vajo Battisti, già tentato l'anno scorso, ma finito con troppe rischiose varianti. Stavolta invece la neve c'è, e speriamo tenga!
E partiamo male se non riesco a mangiare nemmeno una banana per il bruciore all'esofago. Finirà che non mangerò nulla tutto il giorno, e ieri sera solo mezza pizza. Uh uh, son pieno di energie! Almeno bevo..ma poco, perché oggi brucia anche quella. Ma partiamo, col sole già alto. Lasciando le ciaspole in macchina, inabitudine da parte mia, ma oggi è un giorno strano.
Con calma, ma non troppa arriviamo al Rifugio Battisti, dopo aver osservato invidioso tutti gli altri vaji ben più cazzuti presenti in lontananza. Ma oggi devo stare calmo. E sopratutto sperare di riuscire a salire già questo. Si vede una bella scaricata di neve nella parte iniziale, speriamo bene. La cosa che mi spaventa è la consistenza, sopratutto in alto dove è tutto al sole. Oggi fa freddo, ma il sole è alto.
Siamo veramente a passo rallentato per i nostri standard, ce ne rendiamo conto entrambi, ma l'importante è esserci. E di tempo davanti ne abbiamo. Ma come nostro standard, siamo soli nel vajo. Ormai non ci poniamo più nemmeno la domanda “ma come mai nessun altro viene a farlo?” e in questo caso “e nemmeno venuto a farlo?”, perché non si sono tracce..
Si sale, e entrati all'ombra del torrione che sovrasta il lato sinistro del vajo (Dente del Mago), tutto il freddo si fa sentire ora che non c'è più il sole a mitigarlo. E la neve è peggio di quello che si credeva essendo cono di valanga, ma saliamo bene, sempre meglio che due settimane fa. E tornati al sole riprendiamo anche temperatura.
Scorgiamo ora molto bene la variante presa l'altra volta, quando il budellino era scarico di neve e scaricava sassolini di continuo. Se ci ripenso mi viene un attimo la pelle d'oca a pensare di tornare su quelle roccette marce in CCCC. Oggi proprio no! Più o meno, visto che anche se siamo imbracati e la corda è nello zaino, li resterà. Ma è un PD+, che sarà mai..
E invece sto budellino.. Cerco (ora sono passato avanti, mi sento un po' ringalluzzito, anche se non meglio) di passare a sinistra nella parte centrale del budello, ma servono le pinne. Marco prova a destra, più duro anche se si capisce più delicato visto il marrone visibile sotto il bianco, ma li si va, e seguo. Ma già questa decina di metri è un po' più di grado, e c'è da stare all'occhio. Poi c'è da traversare per tornare nella parte centrale, e anche qui.. Ma siamo al limite. Poi il tratto più divertente, un muretto ghiacciato a 60°, dieci metri di salita..ma con una picca sola!
Superiamo il tratto da cardiopalma belli carichi (lo eravamo meno nel durante) ma adesso sappiamo che possiamo farcela, neve permettendo. In fondo il catino di uscita è lassù. E dopo pochi passi di salita, oltre che tornare al sole, salutiamo anche l'uscita della variante dello sperone MAG, che oggi sembra anche più tosta essendo più nevosa, ma non ci interessa indagare, ci interessa uscire. Il sole sta scaldando un casino il pendio e la neve che lo ricopre, non vorrei ravanare fino alla fine dei miei giorni.
Forza su, vado avanti io, convinto del traverso da fare (se ne convince anche Marco dopo aver letto la guida): qui meglio non scivolare, perché o ti fermi in tempo, o arrivi alla base del vajo tramite una scorciatoia che implica un salto nel vuoto di qualche centinaio di metri. Adesso sono determinato, sento una voglia di rivincita che mi assale, da come andò il vajo l'altra volta (che comunque, finché puoi raccontarlo in salute, va sempre bene), dalla settimana chiuso in casa, dalla fame che mi attanaglia e che non posso sfogare, dal piacere del cibo che mi devo far mancare, dal noioso (non parlo, non rido) che devo essere oggi, nervoso sul mio stato di salute non ancora ok.
La neve fa scendere la caviglia sotto il bianco, ma si va. Zoccoli come ferri da stiro sotto il rampone fanno paura, perché scivolano da matti, e per toglierli c'è da stare in equilibrio su una gamba sola. Ma la cima è vicina, se ne sente l'odore. Potrei andare a cercare la cresta oppure salire dritto verso quei mughi affioranti. Vai verso la cresta, e dopo poco, vai su dritto sui mughi. Fortuna la neve tiene anche qui, nonostante sotto ci saranno metri cubi di aria in mezzo a rami e rametti. E infatti verso la fine quando la pendenza si accentua per lasciare piano piano spazio alla rotondità della cima, sbam, giù fino all'anca con la sinistra, e la destra tutta a galla.
Ci siamo, sono in cima. Cazzo se son contento. Non è nulla in tutto, ma con le mie condizioni fisiche e mentali è tanto oggi. Marco arriva, mi vede con le braccia alzate a pugni chiusi verso il cielo, mi fa una foto che sarebbe per me l'emblema della giornata, ma foto che riceverò forse tra due settimane.
Spettacolo, ci siamo divertiti, per il passaggio centrale forse anche un AD ci stava tutto, siam contenti di non aver dovuto ravanare troppo, e di essere usciti tutto sommato in tempi decenti, 3h15 dal parcheggio. Qualche foto dalla Cima Tre Croci, e un pensiero a Roberto che con sua moglie dovrebbe esser dentro al Vajo dell'Acqua. Ma meglio andare giù al Passo Tre Croci, che qui c'è un po' di aria e Marco muore dalla voglia di tornare a casa per andare a letto e essere in uno stato decente per la serata.
È fantastico, la neve al sole è quella trasformata meglio, e anche a quest'ora ha una buona tenuta. Sarebbe da approfittarne, peccato domani nevichi e cambi tutte le carte in tavola. La stanchezza e la mancanza di forma si fanno sentire anche in discesa. I muscoli avrebbero voglia di lavorare, ma ho un malessere generale che frena tutto.
Al parcheggio troviamo un gruppetto che ha salito il Vajo Fratta Piccola e ci dice che il Vajo Stretto di San Paolo deve esser messo bene, peccato non esser messo bene io! Mi toccherà pure soffrire guardando marco bersi la birra, e io il mio bicchiere di acqua che fa male anche lui quando scende.. Ma tutto sommato, è andata bene!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida di Bellò, dalla quale attingere.

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