sabato 23 marzo 2013

Sognando le Orobie, ravanando in Carega

“Yes, finalmente ho convinto gli altri bischeri ad andare in Orobie per l'ultima uscita del corso, così finalmente gli potrò far conoscere questo angolo delle Alpi poco di moda.” Così giovo due settimane fa, poi venne la neve a rimpinzare quella già presente, poi venne la meteo a ghigliottinare i buoni propositi annunciando da sabato pomeriggio brutto ovunque. Orobie, un'altra volta.
 Partiamo dunque, impossibile rinviare quest'uscita, l'ultima del corso, ma d'altronde sappiamo bene che stiamo giocando una mano a poker con un bel bluff in mano. Alle 00e45 ritrovo al parcheggio, chi ha dormito e chi no, ma siamo comunque abbastanza carichi, nonostante tre corsisti siano assenti. Forza, all'arrembaggio, nella speranza di!
Ore 3e30, undici bipedi in marcia verso il Passo della Madonnetta sul Sentiero delle Mole. Mole non ne vedremo nemmeno una, per fortuna invece ci sono le tracce di qualche scialpinista a guidarci. Ma è già abbastanza chiaro come finirà. La neve presente non regge, ci alterniamo davanti a battere una traccia faticosa. Fintantoché, cosa vedo, Nicola davanti?! Senza peste fatte?! Domani nevica, e infatti. Beh, d'altronde pochi minuti e “no no, mettiamo le ciaspole!”
Continuiamo al buio, spirito gioioso in mezzo al bosco. Avanzando la neve non migliora, anzi, ce ne è sempre di più, e quella dell'ultimo tratto è pesante davvero. Mi affianco a Nicola, “ma, mica saliremo vero?” “No no, con questa neve no di certo”. Al Passo della Madonetta sono le 5e30, ma la traccia da qui va verso il rifugio, non verso l'attacco del nostro Vajo delle Frane. Siccome oggi sono i corsisti a guidare la gita, “dove andiamo?”, e parte l'indecisione.
Dopo aver preso un po' di sano freddo, esser partiti nella direzione opposta a quella giusta, ci mettiamo a cercare il sentiero nella direzione giusta. Sali un po, scendi un po', tira dritto tagliando il pendio, niente tracce e niente segni, ma dov'è il sentiero?! Gianluca sprona chi “fa la vecchia” a passare un po' davanti a batter traccia, un po' per uno! Intanto il Carega inizia a mostrarsi con le prime luci dell'alba, ma lassù a 2000m c'è già un cappello lattiginoso che non promette nulla di buono. Tagliamo decisi in mezzo al bosco verso la direzione giusta, fino a giungere nei pressi di un pendio bello inclinato, che a me e Gianluca non piace. Dietrofront.
Ok, la testa ormai è già indirizzata a un lauto pranzo di polenta e cinghiale, con un sano litro di birra davanti. Tutto il resto è lasciar passare il tempo, altrimenti finiremo a chiedere queste pietanze mentre gli altri a fianco a noi fanno colazione. Intestarditi dalla ricerca del sentiero, saliamo e scendiamo, finché non mi tocca passare davanti perché il diretur vuole vedere cosa c'è lassù, e via a ciaspolare in salita a 50° con neve inconsistente. Ma al passaggio dell'undicesimo ominide, ci sarà una bella autostrada.
Giungiamo sulla nostra cima, che spettacolo. Mah. Certo, il sole basso, le nuvole che lo nascondono, la neve, carino, ma niente a che vedere con un'uscita al sole dopo 400m di canale al freddo! Prossima volta. L'importante è che il morale dei corsisti sia alto, tutti scherzano e ridono. Ormai tutti d'accordo per i piedi sotto il tavolo. Cazzegiamo un po' quassù e poi giù, dove sostiamo di nuovo per un'oretta di didattica su soste su fittoni e corpo morto, manovra di arresto, e sosta su piccozze col recupero delle stesse. Con io e Roberto che dopo aver cercato di fare una tana di volpe per scaldarci, finiamo a creare il crepaccio alle spalle di Nicola.
Poi basta, scendiamo col sole che a tratti illumina le cime, a più tratti invece è tutto coperto. Quanta neve, che spettacolo, se non arriva lo scirocco potente e il sole del Sahara, il parco giochi potrebbe essere aperto a lungo.. Gianluca ormai con le sue ciaspole ha acquisito un feeling che secondo me se le porta anche a letto stanotte. Stanotte, il solo pensiero di una doccia calda e una dormita fotonica mi riempiono il cuore. Ma solo dopo polenta e cinghiale e birra!
Non si vede nessuna valanga, nessun pendio che abbia scaricato. Non si vede nemmeno tanta gente in giro, ci sarà un perché.. Una tizia ci incrocia e ci chiede se partiamo ora, eh?! Incrociamo uno scialpinista che tiene l'artva sopra la maglia e appeso come una borsetta. Scendiamo scendiamo, c'è da arrivare alla tavola! E scendendo osserviamo il gruppo Zevola Tre Croci, sognando i suoi vaji il prossimo weekend.
E come annunciato, finiamo al Rifugio la Guardia, con un antipasto di polenta e formaggio con funghi, tris di primi e dolci, innaffiato da pinot nero e da un rosso che non ricordo, essendomi sfogato sul pinot. A volte, anche questo è alpinismo. È alpinismo anche uscire dal rifugio, vedere una roccia, e farci del boulder sopra. Parte Federico, Nicola lo segue, e io non resisto.
Sperando che ai corsisti sia piaciuto, abbiano imparato qualcosa, gli sia rimasta la voglia di andar per monti anche d'inverno, e sopratutto abbiano la foga di camminare sulle proprie gambe, finiamo così il primo corso AG1 del CAI di Carpi. Beh, in realtà manca la cena di fine corso..

Qui altre foto.
Qui le foto di Nicola.

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