sabato 27 luglio 2013

Facciamo due passi: da Passo del Cerreto a Passo del Lagastrello, 00 e GEA

Necessito di svagare la mente, di liberarla dai problemi e sfogarmi un po’. Forse non è questione di trovare risposta a certe domande, è piuttosto di non porsele per qualche ora. E allora via in Appennino.
L’anno scorso la grande traversata Appennino Modenese e Reggiano (73km, 5000m di dislivello o piu in 24h effettive) finì al Passo del Cerreto: non volevo rischiare di terminare in una zona che non conoscevo dopo tante ore di marcia: ero un po’ annebbiato. È ora di terminare ciò che ho iniziato.
Alla ricerca del fresco, me ne salgo sul al Passo del Cerreto la sera prima, dormendo così nel sacco a pelo (leggero eh), con una luna accecante. Al mio risveglio, paura! Un mostro alato verso il cielo, come non averlo notato quando sono arrivato?! Saranno brutti da vedersi, ma meglio loro che una centrale a carbone. Lascio il parcheggio che ormai un po’ di luce c’è, sarei voluto partire a buio, ma nel sacco a pelo si stava di un bene..
La prima parte del tracciato la conosco già, salita qualche anno fa con Riccardo fino al Monte Alto, e poi da li salito all’Alpe di Succiso, e la ricordo una bella rampetta e in seguito una bella cresta. Ma prima è il momento di godersi l’alba, il sole salire pian piano, illuminare le montagne intorno, vedere le rocce della salita al Monte Alto illuminarsi di rosso..
E corro il primo grosso e unico rischio della giornata. Un maremmano libero che mi viene ad abbaiare e ringhiare contro, facendomi sentire l’umidità del suo muso sul mio polpaccio. Non lo guardo, so che lo interpreterebbe come segno di sfida e sarebbe male, i bastoncini sono pure nello zaino.. Per fortuna mi lascia passare senza farmi sentire i denti. Se al ritorno becco il pastore gliene canto quattro..
Salita tosta che rompe il fiato, a valle l’afa annebbia tutto, meno male sono qui, dove c’è un po’ più fresco e tira vento. Ci sarà più fresco, ma la sudorazione mi porterà ad assumere 10l di liquidi in tutta la giornata..non male. Eccomi in cresta, e da adesso partirà la frenetica attesa dell’inverno, che riempirà di neve e ghiaccio i canali che osservo dall’alto scendere verso il versante toscano.. Acquolina in bocca!
Ricordavo tratti più esposti, ma occorre comunque stare vigili per non mettere il piede in fallo. Ed eccomi in cima al monte Alto. La luce è diventata strana, sembra il sole sia potente, ma il resto molto buio. Bevo e mangio qualcosa, poi via di corsa verso l’ignoto! Tipico crinale appenninico, con un cervo che scappa via verso i Ghiaccioni.
Arrivo in cima al Monte Buffanaro in tempo per godermi uno spettacolo inaspettato. Dalla toscana sale vapore, che si addensa vicino al crinale, crea una sorta di cappello esile esile sulle cime, che sta li, non si muove. Di fianco a me, lato est, però si muove questo cappello, e forma come una mano protesa verso il basso verso l’Emilia, mano dalle dita che si disfano pian piano, ma si riformano. A ovest, la mi ombra galleggia nel vuota, sospesa sulle nuvole, con un’aurea di arcobaleno intorno. Faccio almeno 20 foto, è troppo suggestivo. (filmato)
Poi la discesa dal Buffanaro, per nulla banale anche d’estate, figurati d’inverno! In seguito i tratti attrezzati sono brevi e per nulla difficili, un po’ esposti si, ma coma d’altronde tutta la cresta finora percorsa: d’inverno deve essere bella affilata, oppure piena di cornici! In lontananza scorgo due orecchie: è una cerva che se ne sta appollaiata su un balcone di terra. Meglio non disturbarla e passarle oltre.
Ecco un lago, non può che essere quello del Rifugio Citta di Sarzana, quindi ormai ci sono. Meglio dare un occhio alla cartina, che non si sa mai. Ok, ci sono, prossimi bivi sempre a destra, e così scenderò fino alla Diga del lago paduli, per poi tornare indietro per la pare “bassa”. Sì, oggi di km ne faccio, ma di dislivello mica tanto. No beh, aspetta, non avevo considerato che nel tornare indietro devo tornare fino ad almeno 1773 del Passo di Pietratagliata. Vedrò se salire anche all’Alpe di Succiso, ma non credo.
Incontro il primo essere umano, un pastore, ma continuo per la mia strada osservando l’Appennino Parmense, anche lui ancora sconosciuto. Rientro nel bosco, il sentiero prende direzioni strane, sarà corretto? Un po’ di titubanza, ma alla fine è giusto così. Un ruscello non segnato mi fa sbagliare un po’, ma mi ritrovo.
Alla diga cerco e trovo la fonte, meno male, una bella acqua fresca, ah ci voleva. Son le 9e30, 4h che sono in giro, non male. Ma c’è da rientrare.. Uffa, col caldo.. Ho voluto la bici, e mo pedalo. Il rientro è sempre una palla.. Almeno cerco di fare un anello.
Al Rifugio Citta di Sarzana scambio due chiacchiere con un ragazzo che lavora li che mi ha visto stamattina passare sul crinale. Mi cambio la maglietta e riparto, inizio a essere un po’ stanco. Ci sta. Proseguo nel bosco, un po’ di vento arriva anche qui, ma quanti Sali scendi sto facendo?! Dai che mi alleno.. Da lontano osservo la cresta sud dell’Alpe di Succiso, mii se è lunga! Mi sa che non ci salgo, meglio riposare al parcheggio, e poi andare a casa.
Dai Ghiaccioni mi aspetta l’ultima salita importante fino al passo di Pietratagliata. Osservo tre figure sul crinale che calcavo stamattina: allora non sono l’unico a percorrere lo 00. Ed eccomi al Passo, il cartello indica due ore alla cima dell’Alpe Succiso: ok che io ce ne metterei una, ma resta il fatto che questa deviazione mi ruberebbe almeno 1,5h alla giornata. No no, chiudo gli occhi 5 minuti e scendo, ammirando una bella goulotte sopra le sorgenti del Secchia.. C’è da esplorare!
Alle 13 sono di nuovo alla macchina, 32km percorsi in 7,5h, 1500m circa di dislivello, ma soprattutto, gran scorci appenninici, uno spettacolo di nubi che giocano con vento e cime, e qualche ora di relax. E dopo l’Appennino fast, domani l’Appennino slow, molto slow.

Qui altre foto.
Qui report.
Qui filmato del gioco di nubi.

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