sabato 16 novembre 2013

Galletti bianchi sul Brenta: Piz Galin

Finalmente ha nevicato! E oggi il meteo prevede una giornata di sole, quindi? La mente ha pure bisogno di svagarsi, dimenticare i problemi e ricaricare le batterie. L’amico c’è, l’uscita sa’ da fa’. Meglio però non esagerare, quanta neve ci sia non è dato sapere bene, anche se poi ne troveremo meno di quella che credevo.
Dopo una serata con amici e col fisico riposato da ben un’ora di sonno, Marco passa a prendermi e si va. Non me ne voglia se tutta l’A22 dormirò, ma a me l’auto quando non guido mette sonnolenza. Al mio risveglio a Paganella Est, sorpresa, poca neve in giro, solo in alto alto. Beh, dal punto di vista del rischio valanghe, meglio così. Cielo stellato, la luna è la a farci rimpiangere una notturna, next time.
Marco sul Piz Galin è già salito, perciò sarei forte della sua esperienza per evitare di sbagliare strada ora che la neve copre sentieri, segnavia, e non credo che ci saranno tracce di passaggio precedenti le nostre. E invece non sa una mazza, si sbaglia anche la strada del parcheggio.
Al parcheggio una spolverata di neve debole, non fa nemmeno troppo freddo, e questo mi consiglia i pantaloni leggeri: ottima scelta visto che a 2300m, in pausa pranzo, sarò a petto nudo. Ci inerpichiamo su per il bosco, seguendo la relazione di quello che sarebbe un itinerario sci alpinistico (di inverno, da questo attingiamo per fare un po’ di gamba), un po’ all’avventura puntando solo una direzione senza punti di orientamento. Finalmente vedo il mio piede affondare nella neve.
E con un po’ di rami negli occhi, arriviamo sulla forestale che ci porta a Le Fontanelle, strada dalla quale scorgiamo chiaramente la nostra meta. Chissà perché gli han dato questo nome.. Nessun essere vivente in giro, mentre il sole inizia a farsi sentire, e tra poco saremo in pasto ai suoi raggi: tiro fuori gli occhiali che mi serviranno parecchio oggi.
Risaliamo il vallone dove scorre il sentiero, il quale si intravede sotto questi pochi cm di neve. Pochi cm che combinati alla potenza del sole, al nostro rientro non ci saranno quasi più! Ma il seguire troppo il sentiero ci porta a sbagliare strada, seguiamo la curva che fa verso destra per portarci al Passo Gallino, ma avremmo dovuto tagliare su dritto prima. Pace e amen, torniamo indietro e traversiamo per riportarci sulla strada giusta.
Poca neve, ma infida. Bagnata, soffice e leggera, il piede affonda fino al terreno, sul quale scivola il più delle volte. E io mi sono settato coi pantaloni a ¾, parte del mio stinco resta esposta al bagnaticcio, ma troppo caldo fa. Cima Lasteri inizia ad apparire con tutta la sua imponenza, laggiù spuntano le inconfondibili TreCime del Bondone.
Risaliamo il vallone passando inizialmente sulla sinistra sotto pareti rocciose che pisciano, per poi una volta arrivati a una sorta di passo, deviare a destra verso la cima, su un pendio decisamente più ripido, ma della cui pendenza mi accorgerò solo a scendere. E man mano che saliamo e penetriamo nel cuore del Brenta, lui si mostra ai nostri occhi, con torrioni, pareti, cime, canali. Fame. Marco si guarda attorno come me, io estasiato, mi sento piccolo e insignificante, lui è più piccolo di me, perciò..
La quantità di neve si fa man mano più abbondante, il fondo resta infido (certi tratti sono pure ghiaiosi, quindi oltre che scivolare sulla neve, si scivola pure sulla ghiaia), ma siamo qui e inizio a pensare che dovremmo farcela ad arrivare in cima. Ho bisogno di libertà, di sentirmi parte di qualcosa più grande di me, di apprezzare ciò che la giornata mi offre, di rinvigorire fisico e mente. E questo è l’unico modo che conosco.
Risaliamo il pendio, le ciaspole le abbiamo lasciate in macchina, a ragion veduta, visto che anche se certi punti vado giù fino al ginocchio, le racchette poco potrebbero con questa consistenza. La presenza di vari massi e sassi affioranti dalla neve mi da l’idea di un tipo di pendio che dovrebbe tenere bene salda questa neve, e non rischiare valanghe. Mentre ci penso, mi torna un flash della Verte.
Sole e tanto sole, ma il vento quanto spazza è gelido, e ciò non ci farà godere la cima! Impronte sulla neve, sembra una lepre, ha girato un sacco quassù. Questo rende tutto più selvaggio, solo bianco e azzurro, e ogni tanto un po’ di grigio della roccia. Vedo la croce, c’è solo un pendio finale e un tratto di cresta, ma sembra nulla in tutto. Almeno un po’ di polpacci duri!
Via su, sbuco sulla cresta e mi godo l’apparizione di altre cime prima nascoste. Mi lancio verso la cima, la gamba affonda bene e inizio a sentire un po’ fresco, ma ormai.. Ecco la croce, che panorama! Marmolada, Cima d’Asta, la catena del Brenta giusto per citarne alcune. Scattiamo qualche foto, ma il vento gelido ci fa venir voglia di scendere rapidi al suo riparo per mangiare qualcosa. Lascio un autografo sul libro di vetta e si scende.
Daje de tacco, si scivola un casino, ma con l’appetito che ho sono rapido a prendere la pendenza. Mangiamo al sole, si sta da Dio, si potrebbe anche dormire un pochino qui, ma se lo facessimo non ci sveglieremmo..meglio scendere va la! Ci divertiamo un po’ a giocare con le ruote che la neve crea quando una pallina inizia la sua discesa verso la gravità.
Rientrando ci accorgiamo che la neve ha già subito la forza del sole. Peccato, ciò vuol dire che per canali e alpinismo invernale c’è ancora da aspettare. Aspetteremo, che vuoi fare? In questa passione siamo figli della natura e dei suoi voleri, non si può dominare certe forze.
La meritata birra ce la concediamo al sole anche lei. Oh ma quanto si sta bene, sarebbe da berne un’altra e poi lasciarsi abbandonare al tepore che il sole ci da’ davanti a questo bar.. meglio andare prima che la tentazione si trasformi in esecuzione! Tanto un po si dorme in macchina..anche se Marco mi frega!

Qui altre foto.
Qui report.

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