sabato 24 maggio 2014

Aspettative negate: Guglia GEI via diretta

Tre piccioni con una fava: prova delle possibile vie per la prossima uscita Corso A1 2014 del CAI diCarpi, aggiornamento istruttori sezionali della Scuola Montanari, giornata formativa per AiSA 2014. In cammino verso Campogrosso! Ma dopo una lauta colazione al bar, che Nicola consiglia (Nicola=viamichelin dei bar). 
La giornata è soleggiata ma freschina, oggi passeremo tutti gli stati di termoregolazione. Soleggiata verso la Guglia GEI, perché chi va verso il Baffelan invece avrà la compagnia di nuvolaglia per un po’: ci dividiamo in tre gruppi.
Ci si incammina sul 157, in breve troviamo qualche rimasuglio di neve.. Inverno nevoso questo, infatti nello zaino i ramponi me li sono presi, la picca l’ho lasciata in auto, gli scarponi ho optato per non prenderli perché averli a penzoloni dietro al culo sarebbe stato scomodo. Vedremo, la difficoltà per noi può essere la discesa, a nord e dentro un camino colatoio.
Il paesaggio è suggestivo, la neve bianca non vuole abbandonare la base delle rocce grigie, ma il verde inizia a fare da contrasto la dove non ci sono ghiaioni. Noi guardiamo e saliamo, nella speranza di patire poco questo contrasto. La Guglia GEI è visibile fin da subito, era visibile anche dalla salita in auto: un complesso di guglie propaggini nordiste del Gruppo del Fumante.
Una sosta mi obbliga ad abbandonare il gruppo, che prosegue. Finisco e mi rimetto in cammino, cercando di salire veloce per non perdere tempo. Finisco il bosco, le sterpaglie, sono in vista della base della guglia, ma non vedo ne il mio compagno di cordata Alfredo, ne l’altra cordata Ivan e Olivetta. Urla e urla, ma nulla. Mah. Esploro il Milite intanto, poi ecco finalmente che mi pare udire una risposta ai miei richiami e dopo un vederli arrivare.
Già pestiamo un po’ di neve, e ci portiamo alla base della Guglia GEI. Finalmente, intorno alle 10, attacchiamo la Via Diretta. Parto io, e mi ritrovo un po’ spaesato su questo III che mi pare tendente al IV. Abbastanza verticale, bei gradini sì, ma per le mani bisogna stare attenti a cosa afferri, queste montagne sono famose per non essere troppo solide. E infatti mentre salgo si ode una bella frana da est..lontana da noi comunque!
Più che altro, accidenti a me che uso tutti i chiodi che trovo, mi creano degli angoli che ben presto mi ritrovo a issare a fatica la corda che arriva dal basso! Uff! Mi sembra duri un’eternità questo tiro, non vedo l’ora di trovare la sosta. Eccola! E arriva ben presto anche Ivan, che cerca di sistemarsi alla bene e meglio, ma su questo terrazzino ci sono troppi detriti.
Arrivano i nostri compagni, e dopo una breve valutazione partono per il secondo tiro, facile che serve poi a un trasferimento sotto il terzo tiro. Anche se chissà che non si possa salire su dritti..mmm, prossima volta magari ci guardo dai. Noi arrampichiamo, e altri stanno ancora sciando.
Terzo tiro, meno ricco di chiodi ma qualche clessidra la si trova. Indecisioni se sia meglio proseguire dritti, leggermente di qua, di la, ma è abbastanza chiaro ci sia da salire verso quel balcone dove sembra finire tutto, con sotto quel camino stretto. La prendiamo a destra del camino, e quel balcone pittoresco è un po’ scomodo come sosta! Ma pittoresco, una forcellina aggettante verso nord e con una strettoia verso sud.
Sale Olivetta, che si vede tremare davanti un armadietto quando lo abbraccia.. Momenti di emozioni forti, poi ci raggiunge salendo nel camino. Occhio Alfredo, li giù non toccare quel pezzo.. Per il quarto tiro ci si infila tra la porta di roccia e si prosegue nascondendosi verso lo spigolo che non riesco a vedere. Tiro carino e suggestivo!
Eccoci all’ultimo, arrivo che Ivan sta già provando a salire dritto sulla variante di V, ma gli vedo i piedi scivolare come sul marmo. Ripiega verso sinistra, chi me lo fa fare di provare a salire dritto? Andiamo a sinistra; che tanto ricordo che Roberto mi ha riferito che non è solo III, qualcosa deve essere venuto giù e ha complicato il tutto. C’è una freccia anche verso destra, ma pare ardua.
Traverso esposto, e poi..sì sì, qui qualcosa deve essere franato. Non trovo piedi, mi tiro su di braccia con un piede alto alto, ma ce la si fa dai, la vetta è vicina, Ivan aspetta un attimo a recuperare o mi seghi un braccio sul passo chiave! Eccoci in cima a questa gulgia, un golfaro conficcato a mo di spada nella roccia in un masso di un metro cubo che pare solo appoggiato, a fare da sosta..
13e15, anche gli altri due ci raggiungono, io aspetterei alle strette di mano, c’è da trovare le doppie e sperare che la neve sia poca! Già stabilire la prima doppia non sarà facile. Impossibile che sia questo golfaro, concede di scendere solo a est o ovest, mentre noi dobbiamo andare alla forcella con la guglia che ci sta a sud. Ho ancora le scarpette, con una veloce sicura cerco e cerco, scendo alla ricerca del terrazzino col golfaro. Dopo parecchi minuti, eccolo. Mica evidente come discesa.
Attrezza la doppia e via giù alla forcella bella innevata, meglio fare un cambio pneumatici ora.. E mentre gli altri scendono tutti, cerchiamo la prossima calata: esploro sulla Guglia GEI con dei traversi tra roccia e neve (la neve, ancora abbondante, è staccata dalla roccia, e ci si appoggia quasi la schiena, a volte, ma se scivoli..è effetto crepaccio!). Trovo un cordino marcio tranciato, ma niente golfari.
Cerca guarda, la sotto sulla parete della Guglia Negrin un cordone con maglia rapida, c’è da andare la, ma per andarci c’è da scendere un pendio di neve dura. Torna alla forcella, spostati sulla Negrin col solito traverso roccia neve crepaccio, cerca qualcosa per attrezzare un’altra doppia, ecco una clessidra! Cordone e maglia rapida, e scendo alla sosta che vedevo, e sotto il golfaro. Ma a giudicare da quanto sono in alto ancora, mi sa che ce ne sarà un altro.
Mah, proviamo a scendere, e infatti eccone un altro, mentre osservo creste di neve dura al mio fianco che gocciolano inesorabili, ma che non vogliono mollare. Giù un’altra corda (le doppie per evitare spiacevoli incastri di nodi di giunzione, le facciamo con una mezza doppiata, portata giù dal secondo che si cala, per velocizzare), ma finisce nel “crepaccio” senza possibilità prima di finirci dentro di saltare sulla neve.
Vado giù, cerco come fare, tocca traversare stando sulla parete della Negrin, meglio non scivolare. Cerco un punto per poter andare sulla neve e quindi finalmente scendere, ma non è comodo. Finchè non arriva Alfredo che trova un’altra clessidra e propone, sono d’accordissimo, di abbandonare ancora qualcosa e fare un’altra doppia. Sarà tardi di sicuro, ma perché rischiare.
L’ultima doppia ci porta sulla neve, evitando anche il tratto più ripido, e depositandoci quasi su un’isola di ghiaia, la cui lingua scende quasi fino al sentiero consentendoci una discesa non più imbiancata (o poco). Si sono fatte quasi le 16 quando ci ricompattiamo tutti, che fame e che sete, e ci sono due cordate che stanno salendo l’ultimo tiro della via che abbiamo appena salito noi!
SMS a Nicola che si starà preoccupando e via giù, è tardissimo! Invece al Rifugio Campogrosso mancano ancora quattro all’appello. Intanto ci sediamo a fare due chiacchiere, due bevute e risate. Finalmente arrivano anche gli ultimi quattro, peripezie anche per loro. Un taglio di torta (compleanno di Nicola), una birra per i ritardatari e poi meglio andare verso casa che l’ora avanza!
Giornata istruttiva, la testa deve risettarsi ad arrampicare in ambiente, non sugli spit: anche se mi paiono un po’ sotto gradate come vie. Rocambolesca ma appassionante discesa, spero che i quattro che finivano la salita mentre noi finivamo la discesa abbaino apprezzato le due soste supplementari che gli abbiamo lasciato!

Qui altre foto.
Qui report.

3 commenti:

  1. Ciao Andrea,
    grazie per il report e anche per il materiale lasciato. Domenica pomeriggio era da solo sulla via, e vedere in discesa qualche traccia di passaggio mi ha in parte confortato. Anche le tracce fanno compagnia quando si gira da soli e soprattutto quando si cercano le doppie :-)
    Buone avventure, e non si sa mai che non ci si incontri prima o poi su qualche cima.

    Sergio

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    1. Ciao Sergio,
      ben contento che il nostro materiale abbandonato abbia fatto compagnia ad altri! è una sorta di ammortamento sulla spesa :-P

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    2. :-) :-) Grande! Imparerai poi con il tempo che l'ammortamento nella ripetizione di vie è un valore condiviso tra la comunità, per fortuna.

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