sabato 7 giugno 2014

Very hot day: Tessari, corso A1

Ci sono quei giorni in cui sai che non dovresti arrampicare. Può essere perché hai qualche dolore muscolare non ancora scomparso del tutto, perché la via che ti sei fissato di salire potrebbe essere troppo lunga, perché fa freddo, o..perchè fa caldo. Ma devi. 
Oggi è uno di quei giorni, anticiclone africano arrivato, ma corso A1 2014 del CAI di Carpi fissato, con meta Tessari fissata: una bella parete di calcare bianco (riflesso), esposta a est (al sole da subito), a poche decine di metri sul livello del mare. La sudata è assicurata, le corde non saranno bagnate di acqua, ma di altro.
Cerchiamo di partire il prima possibile, per trovare più ore di relativo fresco possibile e per evitare del traffico in parete. Ma oggi saremo solo noi, solo questa manica di eroi dell’arrampicata alla brace. Alle 8 al parcheggio, dopo poco all’attacco.
Compagni di cordata di oggi sono Stefano e Fiorella, sulla mia stessa via corrono Gianluca con Anna e Alessandro: sarà come arrampicare in sei, con noi due primi sempre con una corsa testa testa per arrivare per primi in sosta.
Partiamo col cappuccio del Fungo, non ho delle gran velleità arrampicatorie oggi, e poi siamo qui per insegnare, non per arrampicare. Al nostro fianco scorrono le altre cordate, tutti dei nostri, assediamo la parete oggi.
Fa gia caldo, ma la salita scorre bene, cerchiamo di mettere giù un sacco di protezioni in modo da mostrare come si faccia. Concateniamo a più non posso senza nemmeno rendercene conto, d’altronde qui è pieno di clessidre, e quindi dove far sosta non è obbligato.
Alla terza sosta, che fortunatamente è all’ombra, parte l’interrogativo se quella approntata sia corretta o meno. Ma questi sono svegli, capiscono subito dove può stare l’inghippo, e ci poniamo rimedio. Sono le 10e45 e siamo già fuori dalla prima via. Con calma mangiamo, beviamo, ci prepariamo e facciamo due parole, poi siamo pronti per la prossima.
Si opta per la Via del Porce, che qualche metro più a sinistra della partenza ha un bel nido di vespe attaccato alla roccia: altro che vipere! Stiamoci lontano.. Sono circa le 11e30 quando attacchiamo la via che parte subito con un paio di metri mica banali, con della roccia friabile a sinistra, che sarebbe la più comoda: ma meglio non metterci piedi o mani, andrebbe a finire addosso a chi sta sotto!
Fa troppo caldo però, e la decisione è presa: topless. Anche se si rischia di gratuggiarsi, di abbronzarsi in modo strano, pazienza, almeno si ha la parvenza di respirare un po’ di più! Gianluca alla nostra prima sosta decide che per complicarci la vita, possiamo mischiare le nostre matasse di corda che recuperiamo: sono uguali le nostre coppie di corde! Ma incredibilmente sgusceranno con pochissimi e brevi inghippi.
Il secondo tiro è piuttosto semplice, e lo saliamo più lungo possibile. Trovo Gianluca che sosta, ma visto che c’è ancora corda, salgo un paio di metri per fare sosta all’ombra: Fiorella e Stefano ringraziano. Ed eccoci alla placchetta finale, ma io sono lungo abbastanza per riuscire a sfruttare qualche dito nelle fessure, e via, siamo fuori.
Gli altri sotto ci metteranno un pochino a salire, mentre io e Gianluca bramiamo una birra fresca. Si fantastica di andare a comprare una cassa mentre le altre cordate finiscono la via, buttarla nel canale d’Adige a raffreddarsi, e poi scolare mentre gli altri scendono.
Ma al parcheggio troviamo già altre cordate, altre arrivano, solo un paio arrivano dopo un’ora, con Davide che ha già iniziato ad affettare la mortazza e altri che sono andati alle case a elemosinare acqua. Finalmente gran doppia birra al bar di Caprino e doppio gelato!
Viene sera, la sconfitta dell’alpinismo ci porta in hotel a Pieve di Ledro, dove almeno ci si regala una cena all’insegna di improbabili insegnamenti da sommelier. Ma i tempi stanno venendo maturi per combinarne un’altra delle mie..

Qui altre foto.

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