sabato 19 luglio 2014

(Bella) Timbrata di cartellino: Breithorn Orientale

Nuovo weekend, ma solito meteo. Non fosse per lui, c’erano tutti i presupposti per poter farci una bella cresta, ma niente, va rimandata di nuovo. Occorre però salvare questo ennesimo, sbloccare questa situazione in cui non siamo ancora riusciti a salire un nuovo 4mila quest’anno. Solo sabato mattina il meteo sembra reggere, proposte da altri amici non ne arrivano, il fratello dell’Occidentale e del Centrale ci manca, perciò dai, facciamo questa tirata per il Breithorn Orientale.
Dormitina sotto le stelle al parcheggio degli impianti di Cervinia, e al nostro risveglio l’imponente Cervino che ci sovrasta. Con calma facciamo colazione con biscotti e the freddo (Riccardo, il thermos!) e ci vestiamo per la salita fino a 3480 in funivia. Non facciamo in tempo a cercare qualcuno per fargli questa proposta, che subito la fanno a noi “vi va se facciamo biglietto insieme così risparmiamo 9 euro?”, pronti! Sono in quattro loro, due faranno la Roccia Nera, e due il Castore: che gamba.
La gente è tanta, sciatori, scialpinisti, alpinisti, provetti ghiacciatori, si sa che sul Plateau Rosa c’è di tutto. Ma noi cerchiamo di esser svelti, ho paura dei tempi (poi ci avanzeranno quasi due ore), filiamo giù dalla funivia dritti sulle piste ancora deserte. Un paradiso brutalmente antropizzato, ma d’altronde senza impianti non credo che oggi avremmo potuto sfruttare questa finestra di meteo discreto.
Avanzando i 4mila aguzzi delle Alpi Pennine si scoprono, Weisshorn, Zinalrothorn, Obelgabelhorn, Dent Blanche, Cervino. La Dent d’Herens che credevamo fosse quella a fianco della Blanche, in realtà non è lei. Ma che spettacolo! Cielo sereno e cime bianche. E via dentro il tunnel, per poi risalire all’ombra (per fortuna, fa un caldo), e sbucare vista 4mila del Monte Rosa.
È comunque un’emozione tornare qui dopo la traversata del 2012 (qui, qui e qui), tre giorni intensi e appaganti. Il brulicare di formichine tenta di far svanire la maia di questi luoghi, ma il lato sognatore resiste, soprattutto perché puntiamo una cima snobbata rispetto ai suoi fratelli più vicini. E dire che di brulicamento ce ne è ancora molto poco rispetto a quello che verrà. Ma la vista delle due tettone dei Lyskamm fa deconcentrare su tutto il resto.
Lasciamo la traccia autostradale principale che sale verso il Breithorn Occidentale, noi girovaghiamo sul Ghiacciaio di Verra per portarci alle pendici del Breithorn Orientale. Lasciamo anche la traccia che scende verso il RifugioGuide Val d’Ayas, e ci spingiamo in alto seguendo due sci alpinisti, ma..è un vicolo cieco. O meglio, proseguire ci farebbe traversare su una debole traccia (con questa neve) pendente e con sopra la testa un po’ di roba. Torna indietro.
Scendiamo immaginando già le parole che diremo al ritorno, quando sarà risalita su neve marcia cotta dal sole. Tira un vento fresco, ma questo raffredda solo noi, non certo la neve. E girovagando in mezzo al ghiacciaio, ecco che compaiono i primi buconi, ma starsene alla larga è agevole, ecco anche il pendio che dobbiamo risalire per portarci alla selletta tra Orientale e Centrale.
Inizia il grande reportage al tratto chiave della Traversata dei Breithorn, la parte rocciosa che dopo esser scesi dall’Orientale, consente di salire sul Centrale. Tre bei muretti di roccia, non giudicabile la difficoltà da qui, ma fa il suo effetto.
Passiamo la crepaccia terminale su un ponte dal dubbio spessore, dopodiché è solo un pendio un po’ pendente che ci porta a 4mila metri. Eccoci! E i 4mila aguzzi ricompaiono, e appaiono i giganti di Sass Fee. Ormai è fatta! E invece no.. Le relazioni parlano di un F+, ma quella protuberanza rocciosa che sarebbe la cima non sembra facile. Nemmeno difficile magari, ma certo non un F+.
E difatti per arrivare in cima risalgo prima un canalino ghiacciato che in realtà porta solo a un ancoraggio da doppia (che immagino sia per scendere) e dal quale devo fare poi il gambero e tornare giù. Passa allora davanti Riccardo, altro canalino con un po’ di ghiaccio, un po’ di roccia, e poi un traverso su neve marciotta a 55° verso est. Mah, per essere un F+.. Finita? Quasi, risalita in spazio aperto e meno ripido e infine cima, un metro quadrato scarso dove imperversa il vento.
Il vento è davvero importante, ma il panorama non possiamo ignorarlo. Un video. Avremmo voluto goderci la cima, il tempo l’avremmo (siamo saliti in 3h), la fame anche, ma non ci si stà nonostante il sole. Ma quanti cime inviolate (da noi) che si lasciano ammaliare.. Come Ulisse con le sirene, ma anche senza legarci a un palo, fuggiamo dal loro richiamo.
Per dove scendiamo? A ritroso il percorso di andata no. Verso ovest ci sono le doppie. Proviamo verso est, facciamo una mini traversata. Eccoci, due tratti delicati, uno su roccia e uno su neve ma con sotto l’abisso della nord, e torniamo in zona tranquilla (ma non troppo) al cospetto del Gemello.
Via giù prima che il sole cuocia tutto! Troppo tardi, questo pendio ha ben due crepacce terminali, e in quella più alta il mio piede destro sfonda il ponte di neve finendo giù senza toccare nulla..che strizza! Delicato mi rimetto in piedi e fuggo da questa bocca aperta! Poi tocca a Riccardo,non ci finisce dentro, ma che sollievo una volta superata!
Poi ecco l’altra, ma lei è più solida. E sotto alla cima, tornati ben sotto quota 4mila, un meritato ristoro! Panini, e Twix di vetta a metà a festeggiare la cima. Solo ora ricordo la maglietta ufficiale del corso A1 2014 del CAI di Carpi, e meno male, tanto in cima non sarei riuscito a metterla. Tac, foto.
Il gioco è finito, e il cielo già si sta caricando. Penosa camminata su neve dove il mio peso di libellula affonda un passo si e un passo si, finchè non riguadagniamo la traccia principale, che inizia si con una risalita, ma vista la differenza di consistenza, meglio lei che il pianoro sfondato prima! Ma stiamo tornando all’affollato parco giochi, dopo una cima solitaria. Amen.
Con un vento sferzante e un sole sempre più assente, scorgiamo un Cervino fumante e la fame la sete ci spingono a camminare svelti verso la funivia. Grotte di ghiaccio sul bordo pista, piste ormai deserte, e alle 13e30 eccoci sul pavimento di ingresso alle cabine. This is the end.
Scendendo noto un ruscello, ci infilerò i piedi dentro per una sana rinfrescata (che frio!) prima di spararci a valle alla ricerca di birra e cibo per saziare le nostre voglie! Ma scendiamo troppo, anche perché su non troviamo nulla che ci ispiri, e il Conad a valle ci permette di trovare due birre fresche,formaggio e schiacciatine (si vede che non c'è Nicola, lo chef), per un rinfresco alla base della Corna di Machaby, osservando il temporale che avanza, ma che non ci toccherà più di tanto. Un sonnellino in macchina prima di ripartire.
Timbrata di cartellino oggi, una salita forse forzata, ma d’altronde oggi non si poteva fare di più.

Qui altre foto.
Qui il video di vetta.
Qui il report.

Nessun commento:

Posta un commento