domenica 19 aprile 2015

Una boccata d'ambiente: Vaio dell Acqua e Cresta Zevola Tre Croci

Sapere che sta arrivando il momento di abbandonare i ramponi per calzare le scarpette, mi fa venire ancora più voglia di neve e ghiaccio. La consapevolezza che il sabato sarà “alpinisticamente perso” per dare il mio contributo al corso A1 del CAI di Carpi e che la domenica il meteo sarà soleggiato, mi fa salire ancora di più la voglia. La possibilità di combinare sia la voglia di andare verso l’alto che quella di passare del tempo in basso in compagnia in pianura, mi fa balzare l’idea. L’”invito” di Fiorella mi rende tutto chiaro.
Litigando bonariamente per la levataccia, infine ci mettiamo in viaggio. Le chiacchiere che si sviluppano lungo il tragitto mi fanno dimenticare la pausa colazione in autogrill, errore che costerebbe la pena di morte con Nicola o Gianluca, invece l’amica di oggi è clemente. Qualche biscotto comunque l’avevo preso con me.
Riusciamo addirittura a parcheggiare a poche centinaia di metri dal Rifugio Battisti: normalmente non porterei la macchina così su, che mi toglie dislivello in salita, ma visto il timing di oggi guadagnare 45 minuti non mi spiace. Così, dopo che Fiorella tenta inutilmente di scroccare un caffe dalle auto limitrofe, alle 5e30 ci mettiamo in cammino, e in breve siamo anche all’attacco del Vajo dell’Acqua.
Il nome corretto sarebbe Vajo Bianco (diverso da quello che di dirama dal Colori), quello dell’Acqua sarebbe in realtà il Battisti mi spiega su Facebook un local, ma ormai tutti lo chiamano così. Vajo dell’Acqua dunque, facile, ma perché lui? Troppi i fattori che mi fanno optare per qualcosa di facile oggi, tra cui di certo le condizioni: gli altri Vaji mi sa che hanno l’uscita secca, la nevicata di ieri chissà quanto è stata copiosa. La scelta si rivelerà a ragion veduta viste le condizioni.
Armati e preparati, iniziamo la vera salita alle 6, su una neve non portante: infatti i pochi cm di ieri non hanno permesso il rigelo notturno. Tutta la salita sarà vissuta nell’auspicio che salendo migliori, ma solo gli ultimi 20-30 passi saranno da polpacci in fiamme. L’ambiente però bellissimo: le nuvole oggi si sposteranno in maniera ottimale per rendere suggestivo il tutto.
Un camoscio ci osserva da un costone di roccia sulla nostra destra, mentre uno skialper inizia a salire dietro di noi: si rivelerà una persona molto gentile! Arriviamo presto alla strettoia, bella innevata ma non di qualità: me la ricordo questa, volevo rifare questo Vajo in quanto lo salii per la mia formazione di Istruttore Sezionale, e in questa strettoia gli esperti Nicola e Mirko presero la lingua di ghiaccio che oggi non c’è.
Al posto del ghiaccio, un po’ di roccia, che Fiorella va subito a cercare per complicarsi la vita: una serie di passi in spaccata che metteranno a prova le mie lezioni di yoga. Il sole illumina ormai la roccia lassù, ma da sotto iniziano a salire delle nuvole. La neve non migliora, anzi, si affonda fino a metà avangamba. Avangamba come avambraccio, esiste?
Onestamente me lo ricordavo e lo credevo più ripido questo Vajo, ma va bene, pazienza. Il sole offuscato dalla nebbia che sale da sotto ma illumina tutta la parte alta, la neve fresca che imbriglia un alberello sperduto sulle creste rocciose e i mughi sui fianchi, prosa di montagna, poesia per lo spirito.
Sotto di noi sembra inverno, sopra sembra primavera. Lo skialper ci raggiunge e ringrazia per le peste “ma coi grazie non ci si disseta” si scherza noi. La neve se possibile peggiora, non si vedono più le vecchie tracce che almeno evitavano di scendere fino quasi al ginocchio e limitandosi fino a sopra la fine dello scarpone.
Le rocce della parte alta sono in stile scozzese, incrostate di neve, e finalmente verso la fine del Vajo diventa bella dura, una goduria! Ed eccoci fuori, pieno sole, croce dello Zevola Bassa incrostato anche lui di ghiaccio, e tappeto di nuvole sotto di noi, ma che panorama! 7:40
Come tempi ci siamo, possiamo gustarci la cima e i panini gentilmente offerti dalla macchina del pane di Fiorella prima di ripartire per la Cresta verso Monte Tre Croci, naturale prosecuzione e discesa per il rientro, cresta che ormai percorro ogni volta che vengo qui, anche poche settimane fa.
Panorami mozzafiato e alpini grazie al mare di nuvole, cresta ben più scoperta e mugosa dell’ultima volta: i buchi sono infidi, i ponti di neve sugli aghi dei sempreverdi mi catturano e imbrigliano spesso e volentieri, ma riusciremo nel nostro intento! E infatti ben presto siamo su Cima Tre Croci, dove mi meraviglio di non vedere le frontali che stamani salivano il Vajo Battisti, ma vabbeh.
Scendiamo alla ricerca del varco per scollinare sul versante che da verso il Passo della Lora, di solito ben tracciato, ma non oggi, e oggi per di più tutta la cresta ha i mughi scoperti: scendiamo troppo, e siamo obbligati a un tarverso sui mughi, nei mughi, coi mughi. La mungitura del mugo per uscire dal Vajo è ormai nel repertorio, ma mungitura in traverso in discesa mi mancava.
Siamo sulla parete e osserviamo il silenzio che domina questo posto, con ormai le nuvole che si alzano e coprono la cima, creando strani effetti di luce dei raggi solari. Scendendo in mezzo alla nebbia avrò quasi l’istinto di lamentarmi di essere in mezzo a lei, ma se quello sarà lo scotto da pagare per il mare di nuvole di quando eravamo in alto, ben venga!
La discesa dal Passo della Lora sarà un’agonia, neve bagnata con zoccolo continuo e cospicuo, scivolate, cadute, ecc ecc. Qualche risata in più. Oggi il Vajo Nord non si vede, ma mi sa che ormai è tardi per salirlo, la stagione dei Vaji è finita.
Eccoci al rifugio, ed ecco che ci aspettano lo skialper che ha condiviso la salita con noi, che ci offre una birra che dopo qualche remora accettiamo. Si contraccambia con un po’ di limoncino home marchigiano made, panino torta caffe, e si torna verso la bassa. Perfetto, giusto in tempo per un bel pranzo con la mia dolce metà!

Qui altre foto.
Qui report.

3 commenti:

  1. Bell'articolo Andre! Complimenti!
    Anche se non ho capito perchè il mio "invito" l'hai messo tra virgolette...
    E poi sei stato un po' vago su quante volte sei caduto in discesa; un altro po' e rotolavi giù stile valanga!! :D :D :D

    Fiore

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  2. ALcune cose devono veleggiare in un alone di mistero e di incertezza

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    1. Allora, sempre in un alone di mistero e incertezza, la prossima volta ti darò il tormento per dirmelo ;)

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