sabato 5 dicembre 2015

Alpinismo di ricerca a Punta della Croce: Cinzia e Claudia

Unendo l'utile al dilettevole, riesco a combinare la serata alla quale Maurizio di Malga Sorgazza mi ha invitato ("50 sfumature di Ghiaccio") a un'arrampicata plaisir fuggendo dalla nebbia della Val Padana. Due piccioni con una fava, di nuovo a Rocca Pendice in compagnia di Stefania, dopo che il solito navigatore ci ha fatto visitare più posti del previsto. 
Quei pochi metri di avvicinamento su asfalto ci regalano già il primo gufo ben augurante: un operatore ecologico che sceso dalla sua cammionetta, intento a svuotare un cassonetto, ci guarda e dice "state attenti".
In mezzo a un bosco che pare poco frequentato, cerchiamo quale sia il sentiero di avvicinamento per la parete sulla quale corrono le vie che oggi vorremmo esplorare. Scendiamo troppo, si risale, ci buchiamo col biancospino, franiamo insieme alle pietre del "sentiero", e finalmente eccoci alla base di "Cinzia".
Parto io, e dopo una serie di gradoni sporchi, eccomi in vista del tratto più duro del tiro. Strapiombetto svaso, nel quale si concentrano tutti i chiodi del tiro (ma alcuni mica tanto belli): con una bella sudata e una certa resistenza (resto lì come un salame a tentare il passo più volte) riesco finalmente a passare, ma con la corda che fa ben attrito, grazie al nut messo laggiù leggermente fuori via.
Qualche altro passo delicato (ben piazzata una cordina per azzerare) e arrivo all'albero di sosta, che salto per brancare quello più sù che mi ispira di più. Il sole finalmente scalda un pochino, e la nebbia dalla quale si fuggiva e che invece anche qui ci ha inseguito, pian piano scema.
Arriva Stefania, che riparte alla ricerca del secondo tiro, dietro lo "spigolone" che mi nasconde la vista. La seconda sosta la raggiunge, e decide per arrivare alla terza, oltre la quale sta l'altro passaggio duro della via. Finalmente la sento che mi urla che è in sosta, anche se mi pare che di corda ne abbia presa troppa..
Vado io, salgo  inizialmente su roccia buona, poi sterpaglie degne del miglior Indiana Jones, rocce instabili e per fortuna che quest'albero è secco, se no era davvero insormontabile da saltare! Guardo giù e vedo un cordino che mi sa molto della vera terza sosta. Stefania che mi dice "oh si vede già la croce". non ci vuole Mr Holmes per capire che siamo fuori via!
Va beh dai, via alpinistica fino in fondo, vado io per arrivare in vetta (che vetta!), scoprendo una parete finale bellissima: non sono mai stato sul Dente del Gigante, ma me lo immagino così (beh, molto più lungo). Una parete non troppo verticale ma poco lavorata, non fosse per fessure diagonali un po distanti ma ben ammanigliate, e sopratutto invitanti per mettere giù dei nuts: la vendetta su Stefania.
Sosta sotto la croce e ci si gode un timido sole mentre recupero la mia amica. Guardiamo l'orologio, è tardissimo, siamo delle lumache! Un boccone, una bevuta, e scendiamo di corsa per tentare di avere il tempo di fare un'altra via.
Sono parecchio titubante che ce la faremo, il buio arriva presto e di frontale ne abbiamo solo una (accidenti, le mi sono pronte nello zaino per domani!). Una salamandra nel bosco decrementa il numero di animali che non ho mai visto dal vivo.
Alla base di Claudia, ci prepariamo in  fretta ma mantenendo una dose di sicurezza, parte Stefania che dopo pochi metri chiama applausi per il passo che ha superato. Prosegue, sullo spigolo, e poi non la vedo più. Aspetto, la corda scorre, scorre più del dovuto. Bis?
Calzo le scarpette e torno a pestare questa strana roccia, che sembra sempre umida, sempre spugnosa, sempre unta, e invece.. Fiducia stile Pietra di Bismantova, o forse di più! Il tiro è davvero bello, ammanigliato ed esposto, ecco la mia amica, chiaramente non sulla sosta ufficiale. "oh te l'hai vista? io no e son salita".
"ecco, mi hai pure rubato metà del secondo tiro, la più interessante! Adesso possiamo anche andare in conserva uffa!". Riparto con tutto il materiale addosso, ma senza esagerare con la punizione dei tanti nut di protezione perchè ormai il cielo diventa scuro ed è meglio almeno arrivare in vetta in tempo. Però dei passagini me li vado a cercare per ravvivarmi un po' la questione, fino a fermarmi nei pressi della seconda sosta della via precedente in quanto tirare su la corda è peggio che un tiro alla fune.
Con le braccia ghisate dal recupero, eccola finalmente, e per fortuna ha male ai piedi, così mi cede l'ultimo tiro che è poi la copia del precedente: ma quanto è bella la parete finale! Stavolta però niente nuts, o meglio meno: prima 5 in 8m, ora 1 (più lo spit). Di nuovo in vetta.
Altro boccone e poi giù, con le nuvole che salgono e ci avvolgono come nei migliori film dell'orrore. Arriviamo all'auto anche in tempo per non accendere nessun lumino. Belle viette, alpinistiche e da cercare, o da sbizzarsi.
Dritti a Lumignano per una bella serata organizzata da Maurizio di Malga Sorgazza, "50 sfumature di Ghiaccio", storie di cascate, di alpinismo, di alta quota, teatralizzate da intermezzi di Maurizio e Monia che si preparano virtualmente a salire una colata di ghiaccio. Il tutto a scopo anche del progetto Lola Back To The Top.

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