sabato 21 maggio 2016

Coito interrotto con La Piccola Piramide

Oggi ci mettiamo alla prova. Andiamo a provare la via “La Piccola Piramide” alle Coste dell' Anglone: stavolta Giorgio decide la via. Una sbirciatina alla relazione mi mostra quella V seguita da una I: di solito è viceversa, prima la I poi la V. Ma va bene, proviamo, leggo anche V+ obbligatorio, picchiamoci il muso. 
Partenza presto, voglia di non trovare nessuno sulla via, o almeno non fare code all'attacco, e comunque le temperature rendono ormai arrampicabili le pareti anche all'alba. Mentre aspetto il mio amico al parcheggio, mi godo una bella luna piena che ormai ci saluta, pensando “cavolo, andava sfruttata questa palla luminosa, la prossima settimana sarà già a metà”.
Caffettino al barrettino che ce ne è bisogno, e solito parcheggio, che come logistica è comodo per la discesa: abbiamo già messo troppo le mani avanti. Zaino light per essere performanti, e via che si va, in mezzo agli olivi con pozzanghere non indifferenti. Ma rispetto a quando venni a tentare “Il Profondo rispetto dell' Indria", la parete non è un ruscello!
I segni sulle rocce, le scritte, ci conducono senza errori all'attacco, mentre poco fa abbiamo lasciato un trio di ragazzi che andava a “Le Scalette dell' Indria”. Alla base inizia il rito della vestizione e del “chi parte?”: tanto chiunque parta, le difficoltà sono poi quelle, non si scappa, è una via piuttosto costante. “dai Giorgio parti tu”, e lo dico senza aver fatto i conti che così facendo l'ultimo tiro (del quale abbiamo già letto che è sottogradato) tocca a me.
Primo tiro, quello che dovrebbe essere il più facile della via. Ma già si tentenna, mica troppo fluidi e già dei bei tratti di braccia. Teniamo alto il morale comunque, siamo solo all'inizio e con tante ore di luce davanti a noi: ci siamo detti che in qualche modo ne usciremo, è data V+ obbligatorio, azzereremo come se non ci fosse un domani se va male!
Parto per il secondo tiro, che dovrebbe già iniziare a croccare. Già guardando sopra di noi, sembra che l'ideatore delle placche abbia qui trovato una delle sue sculture migliori: porca vacca che lavagna! Ma si parte prima a destra, con buone prese, solo dopo si devia traversando verso sinistra con incroci di gambe (che farebbero impallidire Sharon Stone) sul niente. E poi lui, lo strapiombo senza piedi e con mani unte, di cui la prossima a casa di Dio. Prova e riprova, alla fine ci caccio la prima azzerata e buonanotte. Ok le ore di luce, ma teniamoci per gli ultimi tiri che sono quelli duri.
Riparte Giorgio, per due muretti niente male. Tra aderenza iniziale, lama intermedia e muro finale, questo tiro è davvero bello. Ma tutta la via è bella, varia, con la giusta dose di piedi e di braccia: da godersela! Se si ha il grado. Quando tocca a me, mi diverto davvero, certo con la corda dall'alto è più facile, ma mi stupisco di quanto riesca a salire quasi con classe. Dai che ce la facciamo.
Il quarto tiro è un sentiero di collegamento per giungere alla base del quinto tiro. "na caata" come si direbbe dai miei amici toscani, un guadagno di tempo sul resto della via. E anche un involontario trucco per modificare il proseguo della salita. Già perchè, giunto in sosta, Giorgio mi chiede "vuoi andare avanti tu visto che hai fatto questo tiro di passeggiata in parete?" ma no ma sì, alla fine riparto io: e così facendo, i tiri pari passano a Giorgio, tra cui..il 12imo, l'ultimo.
La partenza del quinto tiro è già problematica: "grazie mamma che mi hai fatto lungo" lo penserò spesso durante la giornata, ma ora vorrei 10cm in più. Un po' di unto, un bilanciamento non proprio facile, alla fine riesco con la mano ad arrivare lassù e salire. Poi di nuovo placca, dritta, mani a volte discrete, a volte bidito (e se non sei Tazio il Biondo, con due dita non stai su, da loro puoi chiedere solo equilibrio), a volte nulle. Si sale in leggero traverso sinistra: mi sto gasando, sudo e rantolo, ma sto superando tutto in libera. Vedo la sosta e tocco la sosta.
Siamo sotto il diedro, il "diedro bello", che però a guardalo da qui mi sa che si sale in parete, non in diedro. Parte Giorgio, e in effetti a vedere dove stanno le protezioni di spaccate se ne fanno poche, mentre di avambracci..se ne fanno di ghisa! Ci mette il suo tempo, provo a dargli qualche consiglio ("da sotto siamo tutti commissari tecnici"), e infine il mitico "molla tutto!".
Che bello, al momento siamo soli in parete, sta a vedere che quel rompiscatole di Nicola c'ha ragione "eh andate sulle vie di VI invece che a fare del IV, troverete mica traffico!". Tocca a me, e anche questo tiro me lo godo proprio, spacco il più possibile, movimenti atletici cercando di usare i piedi il più possibile. Colori della roccia fantastici, non il solito grigio calcare.
Mo vacca, eccoci al tiro strano, il camino obliquo. Che a vederlo da basso sembra già strano, a starci dentro sarà un mix tra una barzelletta e un incubo. Altra partenza boulderosa (oh ma tutte a me?!), sto cavolo di sperone non potevano aggirarlo in altro modo? Un laccio da scarpe in una clessidra, un cordone messo col nodo che fa nut, e finalmente di la. Ora passi delicati in placca liscia, un bel passettone per arrivare di là, e..e ora per dove cavolo si sale?
Si sale? No, non si sale, tocca fare il nut umano, un camino che più che obliquo pare orizzontale. Sotto di te lo strapiombo, sopra la pietra che Obelix ha abbandonato per prendere quella più piccola. cerca le mani ma la fessura è svasa, vai di schiena e gambe piegate. Tic tac, passettino passettino, arrivo al cordone, lo prendo o non lo prendo, dai forse, non prenderlo! Reggerà la lama? Chissene, ho solo quella, tira e prosegui, dai che l'uscita è vicina. Ma anche l'uscita, porca vacca. provo e riprovo ma non trovo la mano giusta, il piede destro come lo faccio salire? Sento che le braccia ci stanno mollando, l'ultima protezione è quel cordone su lama incastrata.. taac, altro azzero, e ora con calma mi giro e..ecco il terrazzino per il piede destro, douh! Poi è ormai fatta, sosta.
Un tiro di trasferimento per uno, non fa male a nessuno. Va il mio amico, che rispetto al mio di trasferimento, c'ha anche un po' di roccia da toccare almeno.
E ritocca a me, non c'è da scambiarsi. Un bel nut incastrato dopo pochi metri, non è un bel presagio: se quello di prima era un camino obliquo, anche questo potrebbe essere un dietro obliquo, ma troppo obliquo per pensare di farlo in diedro. Troppo obliquo per pensare di farlo in dulfer. Pace, saliamo, proviamo, ditine nella esile fessura e piedi in aderenza su lievi avvallamenti della parete, un po' consumati.
Il friend è esploso. Più su un chiodo con maglia rapida. Oh però, ha mietuto vittime questa fessura! E siccome non ho voglia di essere una nuova croce in questo cimitero, dopo prova e riprova, ma non trovo piedi, qualche resting, ma poi spengo la testa e inizio a mungere, e non so se così faccio più fatica che se l'avessi fatto pulito, ma tant'è. Anche perchè uno schizzo tratto da un libro parla di VI per il camino dopo. Invece è semplice, e nonostante un altro friend incastrato, arrivo agevole in sosta.
Inizio a illudermi che ne usciremo. I tiri duri sono iniziati, ma si dovrebbe poterli azzerare, il V+ lo abbiamo superato pulito, il VI..un'altra volta dai. Riparte Giorgio, che mi dice che abbiamo una cordata dietro, uffa. Parte, un bel passo di forza, e poi elegante traverso su placca a gocce (stile "Desiderio Sofferto", stile mi fan male i piedi), canne per le mani e roccia fantastica. Poi lo vedo affannarsi su quello che deve essere il passo di VI, e infine..piedino sul chiodo. Poi si sale agili fino in sosta.
Ultimo mio tiro, poi Giorgio..portami fuori te! Un traversone espostissimo, un'altra partenza di boulder che non capisco come diavolo affrontare, una volta che poi a sinistra non ci sono mani se non delle formazioni che paiono corallo, tanto aguzze quanto friabili. Sono troppo stanco, e se cado non torno più su, aiutino dal rinvio e poi mi faccio fare qualche foto su questo bel terrazzo esposto. Un fungo di roccia, unica possibilità per le mani, ma visto da qui sembra saldato alla roccia per un soffio, visto dalla prossima sosta è invece meglio di quello che pare.
 Anello e spit ci sono, ma sono davvero già in sosta? Proseguo? Quasi quasi.. Fammi dare un'occhiata, ma la relazione..no, mi fermo. Oddio che sosta scomoda, già si sta male da solo, figurati in due, e abbiamo due cordate alle calcagna che non mi rendono tranquillo. Ad aumentare l'ansia..sotto di me un bel tettone, i piedi su un mattone di roccia saldato alla parete ma crepato alla saldatura. Che caga.
Ecco Giorgio, con difficoltà mi passa dietro e si appresta a partire, già abbiamo detto agli altri che se possono aspettare sarebbe meglio, qui non ci si sta in tre. Giorgio parte, e azzera subito anche lui, troppo duro, stavolta anche il mio amico si becca partenza boulderosa, tie! Siamo cotti ormai. Faticando per arrivare all'altro anello, resting su resting, meno male sono passato al mezzo barcaiolo! Quarta protezione in longe, ma la quinta è troppo alta. Prova, riprova, tenta la staffa, ma non ci salta fuori.
Mi sa che siamo spacciati: Giorgio non riesce a salire, nemmeno in A0, nemmeno in un flebile A1. Io inutile che provo, inoltre l'ultima protezione è un laccio da scarpe in una clessidra trapanata, non si può nemmeno fare sosta lì e pensare di adottare la tecnica delle piramide umana per superare il passaggio (i 2m..). Non resta che riunirci in sosta e calarci.
Calo il mio amico, nella concitazione non pensiamo nemmeno che invece che il mio rinvio, lassù potevamo lasciarci una maglia rapida! Chiediamo agli altri se vogliono venire, che noi ci caliamo, ma dicono che aspettano che liberiamo la sosta. E in effetti fan bene. Gli chiediamo scusa per il tempo che li abbiamo fatto aspettare, ma penso faccia parte del gioco..
Ci caliamo a pochi metri dalla fine, decisione sofferta ma dovuta, non c'è altro da fare. Non si può volare su quel laccio da scarpe e nemmeno farci sosta. C'abbiam provato, ci siamo divertiti, ci siamo messi alla prova e comunque superato limiti che pensavamo di avere. A posteriori scopriremo che amici nostri hanno gradato "rognosetto" "placca in piedi" "VI+" quei 2m. Alla faccia del V+ obbl, arghh.
Anche le doppie non me le aspetto facili con tutti i traversi fatti. Da S11 ci caliamo a metà traverso di L10 (con entrambe le mezze), e da li, su anello, alla S9. Altra calata per tornare a S8 alla base della fessura di L9, poi disarrampicata verso S7. Vedo in alto il tedesco che supera il passaggio di L12, meglio per lui. Giù nel vuoto (mamma cara che strapiombo il camino!) a S6: esclusa la prima, le altre doppie sono state con solo una corda per evitare incastri, ma ora tocca riunirle per scendere il diedro.
Pendolo un po per arrivare a S5, pensando a come affrontare L5 che è parecchio traverso. Noto che questa calata è sui 23m, si potrebbe fare con una mezza sola, ma pace. Arriva Giorgio, tentiamo di recuperare le corde, e il nodo si incastra nella V lassù. Sudore freddo. Al quinto tentativo il nodo passa.
La sesta doppia la facciamo breve fino al primo anello che possiamo trovare su L5 (primo nel verso di discesa), che si raggiunge a fatica spostandosi su placca liscia e verticale: sosta scomoda e l'imbraco mi uccide. Altra doppia e camminata sul sentiero per tornare a S3, dalla quale con un unica doppia lunga si arriva a S1 e infine alla base.
Dopo 2h di discesa, 9 doppie, un tirello (L8) e una passeggiata (L4), di nuovo alla base per la foto di via..ma rifatta all'attacco! Beh pazienza, quel che potevamo fare l'abbiamo fatto, quel muro finale ci ha spiazzato ed evidentemente è sottogrdato, oppure è venuta via qualche buona mano, chissà. Siamo comunque belli soddisfatti!

Qui altre foto.
Qui e qui report.
Varie relazioni in rete: sassbaloss, ariadimontagna, ecc
Libri: Arco Pareti (il camino di L9 non è VI, sarà IV) Arrampicata NoBig, ArcoPlaisir.

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