mercoledì 8 febbraio 2017

Ghiaccio con le vampate: Bullaccia

Un'infrasettimanale da sfruttare per una bella cascata dall'avvicinamento breve e facile, rinomata, frequentata, di quelle salite che sogni sempre ma che non vai a fare perch trovarsi con mille cordata sulla testa o dietro al culo non  piacevole. Doveva esser così, e invece viste le condizioni in giro, andiamo in un posto poco frequentato, con avvicinamento medio e ostico. Un grado che doveva esser "facile", e invece...

Già trovare il punto da dove partire non  facile: l'autista di uno scuolabus che ci dice "boh, io non sono di qua", e poi per fortuna un albergatore che dice "di la! Parcheggiate pure qua!". Sonnellino perch  pure troppo presto, colazione al sacco, preparazione e ci si incammina, finendo dopo poco a pestare 15cm di neve fresca: alleluja! Ma sotto, di vecchia non ce ne è..

Fa cado, vabbeh, speriamo sia bella grassa la cascata, anche se sappiamo essere esposta al sole. Proseguiamo verso l'alto chiacchierando ma a passo volutamente frenato per non sudare come pazzi: cerca di capire quando ci sarà da abbandonare la strada, sembra ci allontaniamo molto da dove dovrebbe essere il flusso. Ma ecco il ponte di legno che tutto chiarisce.

Fortunatamente abbiamo anche la relazione di gulliver, abbastanza chiara sull'avvicinamento: un ravanoso avvicinamento. Ovviamente dall'ultima nevicata nessuno è passato: attraversato un ruscello che sembra di camminare sulle acque, risalita erta e decisa di un pendio che sotto la poca neve presenta ghiaia grssa instabile. Se pendo che poi dobbiamo scendere da qui..

Almeno la giornata che meteorologicamente doveva esser bruttina, si sta riprendendo: all'inizio debole nevicata, ora velature alte, poi diventerà pure limpido! Ma noi guardiamo in basso o poco sopra di noi, ci si infila tra gli alberi e finalmente ecco il capanno dei cacciatori (non fosse per il come ci si arriva, sarebbe ottimo posto per portare una ragazza per cenetta romantica).

E laggiù scorgiamo ghiaccio: di strada ce ne è ancora, di insidie pure: da evitare in caso di scarsa visibilità, non si saprebbe dove andare! E tocca andare in mezzo a una sassaia di grossee dimensione, leggermente coperta di neve: in pratica una distesa di tagliole per le nostre povere caviglie, che ne usciranno intatte per potere di tutte le divinità elencate durante la marcia.

E poi, eccoci sotto di lei. Bella, possente, e al sole.

Ho, abbiamo, sempre sognato di arrampicare su ghiaccio al sole. Di solito è un'attività fredda, sofferente, inconcepibile dai più: oggi magari invece.. Beh certo, con tutti i rischi di scioglimento e bagnato che ciò comporta! Infatti non sono carichissimo: non sembra in buone condizioni, e sopratutto non sembra un 3+! Non sembra nemmeno 140m, molti meno, ma questa  una sopresa cautelativa.

Pronti via, come di abitudine parte Giorgio. Sinistra bagnata, destra secca e sottile, prova circa in mezzo, appena a sinistra di una nicchia di roccia in alto. Ma si vede che non  un 3+: lo vedo faticare parecchio, 4 viti in nemmeno 10m, partiamo male. Talmente male che "Andre, io non ce la faccio, calami e vai tu". Urca.

Va bene, andiamo. In fondo non sembra così dura dal basso: delicata sì, ma agganci e diedri accennati non sembrano mancare. Poi dopo i metri fatti da Giorgio, altri due e le difficoltà calano. E un paio di maroni! Vacca boia che tiro duro! Almeno per me che sono scarso. Mai fatta tanta fatica a scalare acqua solida!

Mille momenti di riposo (riposo, insomma), nessun resting ma un tempo interminabile per finire un tiro interminabile. Ghiaccio bello dritto, e quando non è dritto lo si trova coperto da un bello strato di neve che sotto lo ha cotto e su cui non sai se le propaggini metalliche terranno. Una sudata terribile tra stringimento di chiappe e sole che batte addosso.

Ogni tot sembra finita, e invece non finisce: intanto osservo gli alberi sopra di me, vicini, non certo a 140m da terra. Dai che forse  molto pi corta di quello che c'è scritto, e non  un male visto che  molto più dura di quello che doveva essere. Ultimi dossi di neve e ghiaccio, i cambi pendenza terribili, e alla base di quel bubbone di ghiaccio faccio sosta, che cazzo.
I sospiri meditativi durante il tiro diventano un sospirone di soddisfazione quando il barcaiolo si stringe al moschettone al vertice della sosta. Invito il mio amico a salire, mi godo il panorama su Sella, Sassopiatto, Sassolungo, in una giornata che è diventata limpida, con un sole che mi scalda.
E meno male che c'è il sole, perchè lo zaino è giù e io ho solo intimo e maglia leggera: quando il sole si nasconderà dietro gli alberi, implorerò Giorgio di arrivare presto da me. Lui che sta salendo senza longe alle picche perchè il sottoscritto si è dimenticato la sua a casa: e quante me ne tirerà quando mi raggiungerà, io che lo accoglierò più affettuoso che sua moglie!

Eccolo che arriva, mi vesto finalmente! Cambio longe, cambio picche, e riparte: gli esprimo le mie perplessità circa la lunghezza del tiro e della cascata nel suo complesso. Le stesse perplessità me le dirà il ragazzo della cordata dietro di noi, col quale confrontandomi sulle difficoltà del primo tiro mi risponderà "ho fatto dei 4 che ero più sereno".

E dopo un muretto di ghiaccio, Giorgio sfila la corda come se stesse caminnando. Finisce, fa sosta e mi recupera: e che è, poche decine di metri di ghiaccio, e poi neve sul ruscello gelato: mi sa che chi ha scritto la relazione si è un po' confuso.. Candela di 5 strapiombante, dov'è? Vado avanti a esplorare, ma qui è il pascolo estivo delle mucche. Ohi, che poi ci sta che con 1000 cascate recensite, qualche errore ci sia!

Torno alla sosta, ci sleghiamo dalla corda viola per andare a cercare l'ancoraggio di doppia che avevo visto a circa metà della seconda lunghezza, che raggiungo con qualche passaggino facile, ma espostissimo. Arriva anche il mio amico, un bellissimo punto panoramico questo.

Facciamo due conti e siamo convinti che con una corda sola dovremmo arrivare all'altro ancoraggio all'albero che ho visto salendo. E invece: Giorgio si cala e "non arrivo alla sosta per qualche metro!", porcavacca. In verità  che l'albero è molto a destra (faccia a monte) rispetto alla linea di calata. Dopo un po' di tempo sento però che "ho trovato un'altra sosta, libera!".

Una sosta. Già. Qualcun altro di recente ha fatto come noi, e non ha trovato nulla di meglio che due alberelli che quando vedo quanto si squassano mentre il mio amico si cala, mi vengono i brividi. Rinforzo in itinere con una radice, poi tocca a me e "se ha tenuto lui, terrà anche me". La doppia più psyco della mia storia. Per ora.

Uff, di nuovo alla base, con una fame che ci vediamo doppio, una sete da finire tutta l'acqua che abbiamo e un "oh cavolo, ma c'è da ripetere tutto il ravanamento dell andata!". La cascata da sotto è ancor più bella ora che l'abbiamo salita: breve, ma intensa, tanto.

Il rientro è invece meno problematico di quello che si temeva, a parte tanta neve nel coppino che mi gela tutto e un cielo che è tornato a farsi lattiginoso nascondendo le cime alla nostra vista, alla nostra ammirazione. Il ravanage  meno intenso e pericoloso, anche se..che ripido da quassù il pendio che riporta al ruscello e poi alla strada!

Mi soffermo ad ammirare la pace e la quite del bosco, coperto di neve (poca eh, ricordiamolo!). La mia idea di tranquillità, silenzio, contemplazione. Il tempo si ferma. Noi però abbiamo sete e fame e non ci fermiamo: birra!!!

Qui altre foto.
Qui report con un tocco di relazione.

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