sabato 11 febbraio 2017

Scanaldo al Monte Giovo con gli AdL

Partire temendo di fare una ciaspolata e finire a tarallucci e vino, e invece spararsi ben 4 canali (2 in salita e 2 in discesa). Queste sono le magie dell'Appennino Modenese in veste invernale, magie rese possibili da chi conosce questi luoghi come le proprie tasche, che anche col whiteout più totale sa dove scendere: gli Alpinisti del Lambrusco.
L'occasione è l'evento che hanno organizzato, Scanalando, per mettere in pratica la teoria della loro guida Appennino di Neve e Ghiaccio Vol 2 (ricordo la serata di presentazione al Cai di Carpi). Con Giorgio arriviamo al parcheggio e siamo i primi: le condizioni meteo e l'incognita qualità neve devono aver mietuto vittime ed entusiasmo.

Insieme agli AdL ci fermiamo a colazione dal buon Tex al Rifugio Vittoria, campo base di questa due giorni (per noi un giorno solo). Col prime luci dell'alba, mettiamo il naso fuori, sotto un cielo cupo, un freddo che non c'è, e ci dirigiamo verso la Borra dei Porci. Chissà.

Tutto parte con un buon ravan ciaspolamento, di quelli che mi mancavano in questo "inverno" avaro di neve. I polpacci in fiamme dopo appena 50 passi su pendenze accentuate con padelle ai piedi che scivolano, ma un cielo che si fa chiaro, azzurro, quasi limpido, oddio! Sta a vedere che..
Il bosco si apre sull anfiteatro sotto la croce, pieno sole, pienamente accaldati dalla salita breve ma intensa, e noi estasiati dal parco giochi che ci apre dinnanzi. La Roccia Rossa è ben visibile, ma i primi dubbi iniziano a farsi largo: tutta al sole, fa già caldo, rigelo pare assente, e si sente un rumore continuo di "sassolini" che scendono dalle pareti.
Cambio, si va verso lo Sperone della Borra dei Porci. Un bel traverso ciaspole ai piedi, per concludere degnamente il ravanage, e una volta alla base di questa via ci si arma di tutto puntino con la ferraglia. Oddio, io e il mio amico non sapendo bene come sarebbe andata a finire, siamo come al solito armati come se si andasse a fare una big wall.
Mentre tutti fanno le persone "normali", Marco si inventa varianti piccanti ma estetiche. Noi siamo diretti nel Canale Sinistro, lo Sperone lo temiamo un po' troppo duro per noi. La roccia è incrostata di neve e ghiaccio, degli sputi di pittori autorevoli, una piccola Scozia vicino (beh, insomma) casa. La neve per di più regge bene, e l'entusiasmo inizia a farsi largo.

Io e Giorgio risaliamo il canale, i ragazzi armeggiano alla base della partenza della loro via, ma ben presto ce li vediamo ripiegare dentro la nostra stessa salita: comincia (continua) così una bellissima giornata in compagnia di persone fino a ieri "viste" solo sui social. Questo era anche uno degli obiettivi di questa uscita, stringere la mano non pi solo in modo virtuale.

Le persone si intrecciano, l'ambiente è da favola, le foto si sprecano e tutte le facce sono ampiamente sorridenti: e chi ci credeva?! Io no di certo. dentro la strettoia, chi mi sta davanti armeggia alla ricerca di una fessura dove dovrebbero trovarsi due chiodi per fa sosta: lo guardo e "ma perchè non usi il cordone che c' qui?", giusto a fianco della fessura, un candelotto di ghiaccio imprigiona cordone e maglia rapida. Scottish.

Ci leghiamo, e ne nasce così un bel marasma di corde in questo piccolo angolo del canale sinistro: alla fine faremo due cordate da 3 per minimizzare tempi e casino. Lascio il tiro a Giorgio per bontà divina, e con noi si lega Giampa: ma partono prima gli altri ragazzi, facendo sì che me ne resto per ultimo. Posso così godermi e assaporare i prossimi 55m di salita un po' più "da solo".

Il canale si presenta davvero in buone condizioni, la neve tiene piuttosto bene (cercando quella buona): finalmente un Appennino Invernale come si deve. "Mi ride anche il culo" per usare un eufemismo. Peccato solo che le previsioni previste si sono avverate: nuvoloso, e lassù è whiteout.

Con qualche passo di misto erba e terra (normale per la nostra catena montuosa) vedo ormai il mio amico in sosta, e lo raggiungo coi guanti bagnati e freddi. Mah, e gli altri dove sono? Qua io, Giorgio e Giampa, gli altri tre che sono subito scesi a vedere il Fantasma, che si conferma essere un fantasma: insalibile per chi conserva un po' di senno.

Si scende rapidi per il canale Alpha99, appena a fianco (fondamentale essere qui con i ragazzi, io non sapevo si potesse scendere da qui), fino a incrociare altri merenderos dell'evento che però si sono dati agli sci. Sfoderò così il Mars di via da dividere con un nuovo compagno di cordata oggi, e la torta ricotta e cioccolato della mitica sorellina, che ci ricarica di energie pronti per il prossimo..

Eggià, e che famo ora? Un altro canale! Andiamo verso il Canale Centrale, che ho già salito in una delle più belle giornate alpinistiche che io abbia passato in Appennino. Quella di oggi poteva essere una delle peggiori, e invece si sta rivelando una piacevole sorpresa. Nuovo traverso ripassando sotto l'attacco del canale sinistro, e nuove peste che stamane non c'erano allora la montagna si è popolata!

Partiamo tutti d'accordo, tutti dentro il centrale, che si presenterà bello carico di neve e quindi addomesticato. Canale meno incassato del sinistro, ma anche lui con un fascino tutto patagonico o scozzese, o semplicemente Appenninico. E affollato, raggiungiamo alla sosta i ragazzi di Parma, capitanati da the red climber e da montagnatore.

Più spazioso e con già della gente che occorre aspettare, si opta per tre cordate da due stavolta, e finalmente posso partire io a tirare da primo: una mucca al pascolo, con tutta questa ferraglia che tintinna. Neve goduriosa, pare ci sia pure del ghiaccio, anche se mi pare più una super crosta che un qualcosa di continuo. Ma godimento puro resta. Uno sguardo giù a osservare le nuvole che salgono, la visibilità che ci abbandona, e le condizioni che si fanno ancora più severe.

Nessuna protezione in tutto il tiro, salito in velocità sia per evitare di stare sotto le (deboli) scariche di chi ci precede, ma sia perchè par d'essere al primo rapporto sessuale nella pubertà: fretta di..provar piacere! Paragoni questi che non vogliono esser "da maniaco", ma di certo sono i più chiari e che tutti, alpinisti o no, possono capire.

Arriva Giorgio, tocca a lui, maledetto anche oggi ti fai un tiro più di me. Mentre sale arrivano i ragazzi AdL, e uno di loro osserva famelico la placca ghiacciata (pochi cm, se non mm) sopra di noi: l'avevo già adocchiata, e sarebbe bello salirla da secondo.. Quasi quasi..

Ma la corda finisce, non capisco se il mio amico ha fatto sosta o meno, e non posso certo rischiare. E vabbeh, prossimo giro a fare gli asini, oggi meglio di no. Parto per navigare nella nebbia più totale, piantando picche come se non ci fosse un domani, stando attento ai tratti deboli, scorgendo il mio amico lassu, come un marinaio nei porti dei film horror, che si mescola al cielo.

I ragazzi di Parma sono spiaggiati all'uscita, si dirigono verso la cima. Gli AdL ci raggiungono, due chiacchiere, il da farsi, scendono ragazzi di Bologna tra cui un'amicizia comune con Stefania (mai mollare!), insomma un ritrovo coi fiocchi!

Via verso la cima, anche perchè dovrebbe essere ben tracciata: lo spero visto che non si vede a 5m. Incrociamo altre persone, e infine la croce, ingrassata a furia di incollarsi ghiaccio e neve grazie al vento. Verrebbe voglia di scalarla, ma non mi pare igenico: se scivolo non si sa dove mi ritrovano.

Proseguiamo verso la cresta est, impossibile effettuare la traversata Giovo-Rondinaio, degna conclusione della giornata. I ragazzi proseguono, esplorano, noi li seguiamo, affascinati dalla conoscenza che hanno di ogni angolo di queste montagne. Arriviamo nei pressi dell'uscita di Ciliegina Gully, e Marco non lo tiene più nessuno.

Indietro un po' di passi, e scendiamo dal canale sinistro del triangolo. Oddio, qua io e Giorgio ci mettiamo una bella dose di fiducia nei nostri nuovi compagni: stiamo scendendo su un pendio uniforme, uguale, che si confonde col cielo. nemmeno tanto appoggiato. Un branco di gamberi che scendono faccia a monte e che finalmente trovano davvero il canale cercato.

Parecchi metri gamberando, poi loro decidono che "anche Ciliegina Gully è da farsi", ma noi un po' titubanti pensiamo sia meglio accontentarci e scendere. Sì dai, non tiriamo troppo la corda oggi, che già  andata di lusso, siamo entrambi assonnati e dobbiamo tornare a casa.

Si scende sognando già altri canali, pensando a "sabato prossimo come sei messo?" "ma io devo essere a Carpi alle 16" "beh magari qualcosa riusciamo a fare lo stesso": siamo in eterna pubertà.

Fiduciosi della tenuta del ghiaccio, che a dire di Giorgio due settimane fa era molto ma molto di più, attraversiamo il Lago Baccio, che alla fine cerca di catturarmi un piede, maledetto. Pochi metri e potremmo finalmente svaccarci al tavolo del Rifugio Vittoria, mangiare, bere, scherzare coi vicini di tavolo, e rimembrare col Tex la prima volta che ci siamo conosciuti, che entrambi ci ricordiamo benissimo!






La giornata è stata di certo ottima dal punto di vista alpinistico, non certo buona dal punto di vista meteo, ma di quelle che umanamente ti lasciano il segno. Conoscere e ritrovare tante persone conosciute solo virtualmente, sorrisi e risate come se ci si conoscesse da anni, vedere facce di trentenni (e più) gioire come quelle dei bambini davanti ai loro primi e agoniati giochi: Andrea, Edoardo, Giampaolo, Giorgio, Marco, Niccolò. Anche questa è montagna. La mia montagna.

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