domenica 23 aprile 2017

(Io mi faccio) Le Scalette (a te lascio il resto) dell'Indria: risate e dita tremolanti

Dopo la giornata e cena di ieri, una dormita ci voleva. Vacca boia che sonno! Accidenti, ma qui la colazione ce la danno tardi però.. Vabbeh, amen, almeno la via ormai l'abbiamo concordata: lasciati perdere i sogni di vie alpinistiche, si opta per Le Scalette dell'Indria, proposta dalla stessa Stefania. Colazione bella abbondante (non mi verrà fame durante la giornata, incredibile) e via che si va. Gara ciclistica e parcheggio iper imballato mi fanno temere.. 

Si scorre placidamente sotto gli olivi, fa già un bel caldo, noi che temevamo il ribasso termico dei giorni scorsi.. Tronchi dalle strane forme, sassaiole disposte con parsimonia, nessuna cordata sulla nostra vista, e ciò mi piace. Auto parcheggiata per dove sarà comoda per la discesa, sperando di finire la via: quei 12m di VI mi fan temere e non poco. 

All'attacco, a fianco de Il Profondo Rispetto per l'Indria, e di nuovo parte la mia amica per farsi almeno due tirelli tranquilli. Sul primo un po' di cincischiare su un paio di passaggi leggermente verticali, ma il Tom Tom de Arco non sbaglia un colpo e arriva in sosta. E io che ogni rumore temo di cordate che ci arrivino alle spalle. Non sarebbe un arrampicare tranquillo avere qualcuno dietro, e nemmeno davanti: è già scesa una sassaiola. 

Raggiungo Stefania al sole caldo della parete, sovrastati da paretoni gialli e possenti, tutti da evitare sulla sinistra. Una cordata davanti a noi ma molto su, altre che mi pare si stiano apprestando a partire sotto di noi, che palle. In men che non si dica, la mi amica mi recupera sotto al lamone del temibile tiro. 

Oh la peppa che lamone! E si capisce che non sia mica facile. Stefania "beviamo un goccio d'acqua prima" "No no, ora salgo che c'è già gente sotto e voglio arrampicare il più tranquillo possibile questa bestia". Parto, e già salire per andare a prendere la lama non è proprio banale: poi questa è davvero un dulfer puro, poche possibilità di trazionarsi con le mani. 

Son pure già cotto da ieri, che anche ieri di braccia se ne sono usate; dopo un paio di tentativi, con la vista di caschi che si avvicinano, ci scatta prima il resting, poi l'azzerata e non se ne parla più. A parte che anche così si fa una fatica bestia, poi ho quasi l'impressione che il passaggio più duro di questi metri non sia azzerabile.. Un bel traverso di lama per le mani e nulla per i piedi, e si conquista una sudata sosta! 

Recupero la mia amica con un po' di aiutino che è davvero molto fisico quel tratto, e riparto di nuovo io che anche il prossimo tiro non ha scalette. Fiduciosi del fatto che il peggio sia passato, che ormai di duro non ci sia nulla, ci illudiamo della partita quasi vinta. E sti ca invece anche i prossimi tiri! Già sul quarto una partenza facile fa poi trovare un bel tratto tosto sotto un diedro strapiombante inclinato: maledetta placca, poi viva lo strapiombo. 

Quinto tiro per di nuovo sentirmi dire "Come dicevi l'altro giorno? No no Stefi, non ti porto a fare traversi di V+. Poi ieri mi fai fare del VI- e oggi pure!". La cordata dietro ci segue al calcagno, ma almeno non ha fretta e non pretende di superare. Parto, e in effetti anche qui c'è del pepe nella roccia. Fidati dei piedi, ma quanto è ardua questa fiducia.. Meglio l'uscita di braccia, per la gioia della mia amica. 

Da relazione pare che il prossimo tiro sia una sorta di trasferimento "ok ok, vado io allora" dice lei, e ben presto mi porta in mezzo alla boscaglia a seguire tracce dei nostri predecessori. Solo che mi pare che il Tom Tom abbia sostato troppo presto. Mmmm, stai a vede' che.. Ma lei no, fiduciosa mi fa pure il dito mentre parto. 

Riparto per L7, traversando su sentiero pochi metri per poi doverle dire "e va bene, avevi ragione, hai fatto sosta corretta, non era qui". Mi aspetta una bella parete articolata su cui muoversi con grazia ora che non ci sono patemi. Va beh, grazia, vorrei vedere qualche filmato per verificare! Tiretto lungo che termina su comoda cengia, in compagnia del rettile. 

Già, il rettile. Poco distante dalla sosta, mentre recupero la mi amica, sento frusciare nel fogliame, ed ecco che vedo la sagoma di un serpente. Probabilmente troppo scuro per essere una vipera, ma in questo luogo non può di certo essere una biscia! Batto piedi e mani sulla roccia, va via. Dopo pochi minuti rispunta, più vicino di prima, sulla linea della corda! Altro casino e va via. Sol che non torni.. 

Presto ne arriva un'altra di vipera.. Ma no che vipera, però la battuta ci stava dritta e lineare! è un agnellino lei! Tra poco sarà un gatto..  Stefania mi raggiunge le dico sincero "guarda, una relazione da il prossimo tiro un IV+, ma un'aierltra lo da V: che vuoi fare?" "ti ringrazio per l'onestà, vai pure tu, e muoviti che ho sete". Mah, questo V io non lo vedo, e anche lei si pentirà di avermi lasciato strada. 

Dai che ormai ci siamo, manca poco. Solo tre tiri, ma con delle difficoltà non come i precedenti. Ambiente spettacolare, quella placca malefica in alto molto a destra che ci annienta: vattene!  In realtà anche L9 scorre abbastanza bene. Vedo ora tante cordate sotto di noi: per fortuna i tre ragazzi che ci seguono fanno un po' da tappo e possiamo salire senza "mescolarci". 

Bene, recupero la mia amica mentre osservo il prossimo tiro, il penultimo, il prossimo duretto. Tanti bei cordoni a indicare possibili azzeramenti, ma anche dei tratti belli scoperti. Questo grande diedro purtroppo non si presta in toto all'arrampicata classica su queste conformazioni rocciose. Mi ritrovo pure con un piede destro tutto aperto e alla stessa altezza della mano sinistra: roba da boulder, roba sbagliata. 

Tento un paio di volte quei due passi duri, ma nulla, troppa caga, un po' stanchetto, i piedi che dolgono la roccia sotto, e due cordate in sosta con la mia amica: altro azzero e buonanotte. Arrivo in sosta, molto comoda! Già finché sei da solo, potresti pure sederti sul tronco della pianta. Recupero la mia amica mentre osservo i tre ragazzi sotto di lei che le fanno un bel servizio fotografico al suo lato B. Rotolo dal ridere, il perché glielo dirò all'uscita! 

Ultimo tiro, rullo di tamburi! Che bella lama staccata anche qui, ma per fortuna rimontarla è piuttosto facile spaccando tra le pareti: un po' meno abbandonarla una volta in cima al pilastro. Una serie di scalini a destra, ma lo spit è a sinistra: dai che si va di qua! Gli addominali non reggono più, passaggio fisico che sbandiero ma per fortuna mi ribecco presto. Il resto è plaisir. 

Su verso l'uscita, una comoda pianta e un comodo terrazzino dove sedermi per recuperare Stefania, che arriva con la risata facile, l'isteria è passata, la soddisfazione è compiuta. Mi confessa che sulla placca dopo la lama si è vista un po' come Gatto Silvestro: le mani su, e i piedi giù che scivolavano di continuo senza fare presa su nulla. I fotografi che la incitavano. Gioie che mi sono perso.. 

Si ride e si scherza ora: beh oddio, prima mica eravamo seri, anzi! Nonostante le difficoltà ("Pelle, questa è di certo la via più dura che io abbia mai salito, e l'ho salita con le unghie e con i denti, usando tutto") la serietà non ha mai regnato sulla salita, anzi tutti belli ilari e a contagiare anche le altre cordate! Un'altra bella giornata in ottima compagnia e in piacevole arrampicata. 

Come dice Nicola "omani vi avventurate sul VI e in qualche modo ne uscite": anche oggi questo mantra ci ha accompagnato, e la mia amica ora con le mani che tremano, consumate e rovinate dall'arrampicata, desidera tre cose: cibo, birra e..nivea per le manine di fata che oggi paiono di strega!

Qui altre foto.
Qui report.
Relazioni su web e guide.

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