domenica 23 giugno 2019

Il ritorno: Spigolo Solda al Monte Cornetto

Giornata senza troppe pretese, se non quella di passare del bel tempo all'aria aperta tornando a far uscire il mio amico Giorgio, che a causa di un infortunio è fermo da un po'. E poveretto è in astinenza come un drogato, ma da quelle droghe che non fanno male (circa).
Le Piccole Dolomiti fanno bene al caso nostro: non troppi chilometri da percorrere, vie da 6-7 tiri, un buon rifugio con la birra, e magari neanche troppa gente. Beh quello insomma: ci sarebbe piaciuto andare a fare lo spigolo Bellavista ma ci arrivano voci che ci sono 10 cordate al giorno, un po' troppo per noi.
Tra le varie proposte sul tavolo, optiamo per lo Spigolo Solda a Monte Cornetto, che io ho già scalato con Stefania ma non mi faccio nessun problema a ripercorrere due o più volte le stesse vie, soprattutto se son belle. Bello anche il treccking per avvicinamento e rientro. Partiamo infatti da un Passo Campogrosso già bello affollato, ma ben presto ci troviamo da soli sul versante Ovest del Sengio Alto. Boschi e praterie, e ben presto ben visibile la nostra via, che si lascia sudare un po' sulla rampa di avvicinamento finale. Meno male che Giorgio si è preso con sé la frontale grazie alla quale riusciamo a non inciampare dentro le grotte buie.
Giunti all'attacco siamo ben lieti di constatare che ci siamo soltanto noi qui. A dire la verità mentre ci prepariamo arriva un'altra cordata che però poi cambio via, e quando saremo a metà ci saranno altre due cordate sotto di noi. Da buona tradizione parte Giorgio, sul camino iniziale che sulla carta non presenta difficoltà estreme ma che con lo zaino diventa ostico.
Secondo tiro a me. Ero stato ben contento che Giorgio si fosse proposto di partire lui, perché questo voleva dire che gli toccava il passaggio chiave del terzo tiro. Peccato che invece mi fossi dimenticato che il tiro chiave fosse il secondo per continuità Accidenti che verticalità questo spigolo! Con una sosta che ci devi sbattere il naso per trovarla altrimenti sei perso a destra o sinistra dello spigolo.
Riparte il mio amico, sale senza troppe difficoltà e supera agilmente lo strapiombino del passaggio chiave. A detta sua, difficoltà compatibili con quelle del tiro precedente, ma lui sgrada. Ci metto un po' più tempo a trovare la sosta, seppur la trovi sbagliata su una radice di un grosso mugo ma molto secco, mentre invece poco più su sulla parete c'erano i chiodi cementati. Ma manco io me lo ricordavo, di certo avrei fatto sosta come lui.
Tirello di trasferimento sulla punta con sosta scomodissima dove recupero Giorgio con mezzo Barcaiolo per poterlo calare immediatamente: non vedo l'ora di allontanarmi da questo sosta scomoda. Con un po' di manovre di corda, lega slega cala fa sicura, mi ritrovo in sosta alla base del quinto tiro che quindi poi affronta da primo Giorgio, complicandosi la vita passando a destra dei massi invece che camminando a sinistra. Anche questo bel tiro.
E adesso a me non resta altro che issare la corda fino in cima, in mezzo a ghiaie sulle quali salire con passi di gatto, piattoni da toccare dolcemente, nonché corda da tirare come un forsennato per i giri che fa. Ma la sosta sulla croce di vetta non me la voglio negare.
Tutta la via percorsa in solitudine, con solo un paio di cordate nella via a fianco (tra le quali c'è una nostra vecchia conoscenza, Fabio, che ritroveremo in cima per farci due chiacchiere) e adesso invece ritrovarsi sulla croce di vetta con almeno un'altra dozzina di trekker. L'affollamento della montagna mi sta sempre più stretto e mentre recupero Giorgio mi viene pure chiesto di comparire in un video dedicato a due ragazzi che si stanno per sposarsi "Ciao puoi dire che hai scalato il monte cornetto per i nostri amici che si sposano?", certo dai, sembra una cosa simpatica.
Ed ecco che arriva anche Giorgio, la stretta di mano di congratulazioni per la salita compiuta un po' mi mancava. La foto di vetta, il Mars mezzo sciolto scartato ma divorato da buona usanza. E a far da ambiente le solite belle dispettose Piccole Dolomiti: versante Ovest al sole e versante est con le nebbie di Avalon
Per completare il giro, un bel trekking: scendiamo per il sentiero dell'arroccamento, quello che percorre la parte alta del gruppo del Sengio Alto. Pizzico di adrenalina quando passando tra due grotte una scarica di sassi attraversa il mio spazio d'aria senza per fortuna colpirmi: uno scatto degno di Usain Bolt per entrare al coperto della grotta successiva.
E tra una chiacchiera e l'altra rieccoci così al Passo di Campogrosso, ancora più affollato, tempestato di bici elettriche (guidate da ragazzi giovani, non da anziani sovrappeso ai quali capirei che necessitino di un aiutino) un panino è una buona birra in ottima compagnia sono a degna chiusura di una giornata corta ma dal sapore del ritorno.

Qui altre foto.
Qui relazione.
Qui report.

Nessun commento:

Posta un commento