domenica 14 luglio 2019

Stizz on the Corse: GR20, che trip!


"Il trekking più difficile d'Europa" è in questo modo che su una guida viene introdotto il GR20, Grand Randonne: Grand. Però dai, magari la guida è fatta per escursionisti alle prime o seconde armi, mentre noi siamo abbastanza allenati e abbastanza alpinisticamente formati. Inoltre una coppia di amici, Alessia e Paolo, che lo hanno affrontato l'anno scorso ce lo hanno descritto positivamente su parecchi aspetti. Io anni fa mi sono sparato l'Alta Via delle Dolomiti 2 che penso che non abbia nulla da invidiare ad altri lunghi trekking tecnici. E poi dai, se è Stefania a propormi questo genere di vacanza (che brama da anni), il GR20 non può certo essere un disastro avventuriero!
E invece questa passeggiatina si è dimostrata piuttosto impegnativa. In senso globale, come la scala alpinistica che va da F ad ABO: non c'è solo la lunghezza, il dislivello, la tecnicità di alcuni passaggi (II di roccia). Noi ci siamo un po' complicati la missione dovendo accorciare le giornate a disposizione. Inoltre abbiamo subito un'ondata di caldo con pochi precedenti, alcune scelte logistiche infelici ma obbligate. La totale assenza di una vera accoglienza e conforto nei rifugi del pnrc, tra cui due sono stati davvero pessimi. Una notte quasi completamente insonne per il vento che soffiava e schiacciava la tenda sulle guance. Insomma, impegno a volte snervante non solo fisicamente ma anche psicologicamente: la forcella sempre un po' più in là, il rifugio sempre dietro la prossima curva, la bergerie nella prossima valle.
Però per chi ama la natura selvaggia (in certi tratti sì, ma in tanti altri e sopratutto nei posti tappa..un sacco di gente! E non voglio immaginare ad agosto..) non si può non ammettere che sia bello, avvincente, totale. Bellissimo. Ma impegnativo alla luce della nostra esperienza: quindi certo che lo consiglierei, ma con degli avvisi, mettendo in guardia le persone. Adesso come adesso col cavolo che ci ornerei a ripeterlo, ma tra qualche anno chissà..Magari in versione trail, ci potrei fare un pensierino. 
Lunga la "vacanza", lungo il post: ma non troppo. Complice anche il ritardo nel scriverlo (dopo più di un mese dal ritorno) non potrà esser così dettagliato e ricco di tutti quegli sketch o battute che tanto ci han fatto ridere o piangere nel durante, dimenticati o sostituiti da altri. Ma d'altronde, ci sarebbe da scrivere un libro se no, e se lo facessi in un post sarebbe tutto "troppo". Meglio che ognuno si viva la propria avventura, qui posso dare alcune indicazioni di massima e narrare alcuni ricordi personali che rileggendoli un domani ci strapperanno un sorriso.
Un immenso ringraziamento va a Stefania: viva il giorno in cui lei propose questa vacanza, lei e non io. Durante tutto il tempo, sopratutto nei momenti più duri, ho ringraziato il cielo, la terra, il fuoco, l'acqua, le cavallette, i ramarri e i piccioni, e ogni altra cosa animati, inanimata, reale, immaginaria, di non esser stato io a proporre una cosa del genere. Se no, quante me ne sarei sentite dire addosso.. Però grazie di avermi concesso questa "vacanza", nonostante i giorni appena prima di partire avessi da affrontare anche la LUT, e oltre a correre dovessi affrontare il viaggio di ritorno in fretta. "Almeno così sarai stanco per il GR20 e sarò io a dover aspettare te", diceva lei..

Prima di una breve descrizione tappa per tappa, cerco di ricapitolare gli aspetti principali o che comunque ci hanno colto un po' più di sorpresa, e che magari possono essere utile ad altri.
Le tappe sono 16, noi avevamo molti meno giorni a disposizione e quindi dovevamo cercare di concatenare delle tappe oppure di usare dei punti intermedi: cosa però non sempre possibile, o che obbliga a giornate lunghe. Non abbiamo mai prenotato in nessun luogo, ma giravamo con la nostra tenda: scelta assolutamente da consigliare per avere condizioni igieniche decenti. Siamo stati una volta costretti e un'altra fortemente consigliati a fare dei tagli. Dei rifugi in cui siamo passati o abbiamo passato la notte, abbiamo mediamente un pessimo ricordo. Le bergeries invece sono nettamente meglio. Le gites d'etape sono delle oasi in mezzo al deserto dei rifugi del Parco Nazionale di Corsica. Tutto costa tanto, soprattutto nei rifugi. In moltissimi posti c'è la possibilità di approvvigionarsi con formaggio biscotti e generi alimentari di prima necessità, ma non in tutti: quindi occorre sempre avere nello zaino una razione di scorta. Esistono tratti di decine di km senza possibilità di trovare acqua.

Dom 30/06/2019 + Lun 01/07/2019 GR20 0di12: da casa a Calenzana
Tempo: 25h
Ecco, già un "avvicinamento" del genere lascia da pensare.
Auto fino alla stazione vicino casa.
Treno per Genova.
Traghetto per Bastia, dalle 21 alle 7 più ritardo di 1h.
Treno per Calvi.
Bus per Calenzana.
Perchè non andare a Genova in auto? Per la paura di non trovare parcheggio o di trovarlo carissimo, e sopratutto per poter poi tornare passando da un'altra tratta portuale (il ritorno a Genova arriva alle 7 di mattina).
Caldo in treno, che arriva in ritardo ma abbiamo del margine. Al controllo portuale, visti come eravamo attrezzati, ci chiedono:
"Andate in campeggio?"
"Sì"
"Avete dei coltellini?"
"Certo"
"Dovete lasciarli qui"
Ma.. e come facciamo dopo? Tocca ricomprarli! E abbandonare il mio caro Opinel arancione mi spiace un casino: me lo spedisco a casa dentro una busta, sperando arrivi (arriverà!).
La birretta sul traghetto è un salasso a cui non rinunciamo, preludio degli analoghi prezzi in Corsica. Le poltrone per dormire non sono comode, e sopratutto quelle diavolo di luci accese nella stanza: cerco uno steward e gli chiedo come si possano spegnere "Non si possono spegnere, questioni di sicurezza", ma che cavolo, quasi quasi le smonto!
Traghetto che arriva con un'ora di ritardo perchè il luogo di attracco è impegnato da un'altra nave. Ma che è, chi primo arriva meglio alloggia?! Facciamo le gare nel Mar Ligure per arrivare prima?! Noi che abbiamo coincidenze da prendere!
Anche la colazione a Bastia va male. Appurato che c'è da aspettare qualche ora per il treno, chiedo un the al bar ma..mi danno un the caldo. Che rimarrà metà lì in quanto imbevibile. Saliamo sul treno, che sembra quasi un bus su rotaia: si ferma nel bel mezzo del nulla, ha fermate che sembrano coincidere con le case dei pastori, e vigliacchi se avessero scavato una galleria: si fa tutte le curve e anse della collina!
Pazientiamo e riposiamo..
Arrivo a Calvi alle 11, primo bus per Calenzana alle 14:30, arrivo alle 15, e la prima tappa sarebbe da 6h.. La vediamo dura.. Ma facciamo quel che si può, prendiamo scorte e al massimo ci accamperemo prima dove capita. Aspettiamo il bus proprio sotto un cartello di divieto di sosta..per pedoni.
Qui altre foto.

Lun 01/07/2019 GR20 1di12: da Calenzana a Bocca a Bazzichellu
Tempo: 5:44:14
Distanza: 10,31 km
D+: 1.381 m
Sono le 15 in punto. Chi con noi ha condiviso il bus da Calvi a Calenzana se na va alla Gites d'Etapes rimandando a domani la partenza per il GR20. Noi invece, nel pieno delle ore più calde del mese più caldo degli ultimi secoli, ci incamminiamo a sbattere l grugno sulla dura realtà. Con calma ma non troppa se vogliamo arrivare al Rifugio Ortu di u Piobbu, bruciato un paio di mesi fa e che chissà quali servizi potrà offrire. Una landa desolata davanti a noi, vegetazione bassa che invece che fare ombra fa afa. Ci si addentra nell'entroterra senza capire bene dove si proseguirà, tra rocce e terreno desertico, alberi bruciati, nuvolaglie lontane ma minacciose. Caldo, sole e solo noi in giro. Incrociamo una coppia, e il tizio mi dice sogghignando qualcosa del tipo "ah siete ancora lontani", str***o.
Girato un angolo, un altro, salitone verso una forcella, e penso che dai, non andiamo così male se quella è la forcella prima del rifugio. Bosco bruciato l'anno scorso, ma alla base dei tronchetti bruciati, nuova vita nasce e prospera. Dopo quasi 4h arrivo alla forcella, Stefania è rimasta un po' indietro, fortemente accaldata (lei lo patisce molto il caldo) e..non è la forcella prima del rifugio, è quella ancora prima: Bocca u Saltu.
Breve pausa e si riparte, che c'è da darsi una mossa per arrivare al rifugio. Al quale non arriveremo. Le gambe reggono bene nonostante gli sforzi dei giorni scorsi, ma il terreno si fa via via più tecnico: c'è da saltare sulle rocce, nelle rocce, arrampicarsi. Il sentiero non è più un solco per terra da seguire, ma il gioco di unire i vari segni che si trovano qua e la, come sulla settimana enigmistica. La mia compagna di viaggio soffre, la stanchezza si fa sentire, il sole si nasconde.. Che cacchio, qua non si riesce nemmeno a bivaccare!
Arrivati alla Bocca a Bazzichellu alle 20:30 abbondanti la decisione è semplice: qui c'è del piano, si riesce a piantare la tenda, abbiamo da mangiare e bere, stiamo qua. In men che non si dica tutto è montato, una passata con le salviette per darsi una rinfrescata, camembert e pane, e via a letto. Sperando nessuna bestia selvatica venga a farci visita..
Oh però, oggi è stato un bel bastone!
Qui altre foto.

Mar 02/07/2019 GR20 2di12: da Bocca a Bazzichellu a Refuge de Carrozzu
Tempo: 7:20:37
Distanza: 12,99 km
D+: 991 m
La notte è passata bene, d'altronde non avevo dubbi che data la stanchezza avremmo dormito bene. Speriamo solo oggi vada un po' meglio, ma direi che visti i tempi e la meta, dovremmo giocarcela bene. Mentre facciamo su le nostre cose, sbucano dal sentiero percorso ieri due inglesi che effettivamente ieri stavano dietro di noi, e devono aver passato la notte in mezzo alle rocce: orcocan. Visto il tempo che ci vuole per arrivare al Refuge di u Piobbu e il terreno che non avrebbe consentito di piantare la tenda, capiamo che l'essersi fermati alla Bocca u Bazzichellu è stata azzeccata. Colazione ristoratrice (ci si adatta) e si riparte. Siamo carichi, ottimisti, e il primo tratto non è malaccio: un po' d'ombra, discesa, salitina, e altra gente sparsa che ci fa sentire meno soli. Tanta roccia sulla nostra sinistra che mi fa venire voglia di scalare. Poi inizia la salita verso Bocca di Pisciaghja, in mezzo a arbustelli, roccioni, al sole ahimè ma con qualche fontanella dove abbeverarsi o almeno bagnarsi la testa. O tentare anche di bagnarsi i vestiti.. Sketch comico: Stefania cerca di bagnarsi (dopo fascia e maglietta) pure i pantaloni ma..sono idrorepellenti! E l'acqua scivola via!
Alla forcella facciamo una buona pausa, sono poco più delle 11 ma l'autonomia di Stefania contro il caldo si sta già esaurendo, cavolo. Di nuovo in salita, arida e brulla, con paesaggi magnifici e lontani a farci da contorno. Lontani ma che probabilmente dovremo varcare e non tra molto tempo.
Ed inizia così uno dei tratti più ardui del GR20 (beh, quello di ieri finale non era da meno poi), dove c'è da usare le mani, avere piedi saldi e scegliere bene le rocce su cui appoggiarsi o appigliarsi: e infatti una la sbaglio in discesa, scivolo, e do una culata che non fa per nulla ridere visto che se l'avessi presa un po' più forte probabilmente mi facevo del male serio a uno degli apparati ossei più bastardi e nel bel mezzo del nulla. Si rampega dunque, mi diverto io, lei un po' meno. Lei che inizia a chiedersi dove siano i prati, i laghi, le mucche, che ha visto in foto. Unisci i puntini con le linee, congiungi due segnavia coi tuoi passi, ma la forcella è sempre la prossima. Alla Bocca di l'Innominata c'arriviamo però, con fatica e calura. Altra pausa, poi non resta che da scendere. Stefania impara bene che la discesa è più faticosa della salita: questa è fatta di gradoni, a volte scivolosi, un toccasana per ginocchia e caviglie (Oki santo subito). Ci manca solo il temporale che incombe, quelle gocce prese appena prima di arrivare al rifugio ma che per fortuna ci fanno giusto il solletico.
E adesso, vorresti solo una bella accoglienza, trovare un posto comodo per piantare la tenda, un po' isolato per startene per i fatti tuoi, una doccia calda. E invece il Refuge de Carrozzu è al secondo posto tra i posti più brutti che abbiamo trovato. Cortesi come se gli avessi trombato la fidanzata, posti tenda quasi tutti presi o occupati dalle tende del rifugio, formiche ovunque, rocce, ghiaia, terreno impervio. Provo a mettere la tenda giù qui, sono assalito dalle formiche ma è comunque il posto migliore che si possa trovare (ho cercato): c'era quello vicino ai pattumi, meno roccioso, ma temo con più formiche e puzza. "Sto arrivando al limite" esclamo a Stefania, lei che già c'è al limite. Andiamo a mangiare un omelette e prenotare la cena. Torniamo indietro, do un'occhiata al posto dai pattumi, e la convinco che sia meglio metter la tenda qui. La sposto, e faccio bene: zero formiche e zero puzza. Spazio per stendere i vestiti che laveremo. Doccia ghiacciata. Due chiacchiere con due bergamaschi confinanti. Che posto di merda: era la ciliegina sulla torta che ci voleva in questa lunga giornata distruttiva.
Ah no, manca la cena ancora.. Leccornie. Ma questo c'è, ed è meglio mangiarlo: chiudo gli occhi e mando giù, sotto lo sguardo esterrefatto dei bergamaschi e di Stefania. Pure le due inglesi alla mia terza ciotola di brodaglia sgranano gli occhi. Coi bergamaschi si ride e scherza in abbondanza, loro che dopo due tappe "Ma noi domani ce ne torniamo a Calvi, aria condizionata, ostriche, prosecco e mare! Meglio le Orobie che queste montagna e rifugi!"
Qui altre foto.

Mer 03/07/2019 GR20 3di12: da Refuge de Carrozzu a Haut Asco
Tempo: 1:31:18
Distanza: 10,62 km
D+: 1.169 m
Il Refuge de Carrozzu mi era già parso ieri come un accampamento disordinato di profughi. Col chiasso di stamane ne ho la conferma: nessun rispetto per chi dorme ancora o vorrebbe. E il rifugio stesso si mostra di nuovo becero: dal pavimento è scollata una lastra di metallo sulla quale ci si inciampa di continuo, rischiando di farsi male e dei tagli. Ma che cacchio, ripararla no? Ma d'altronde, i gestori manco si svegliano per farti la colazione (alle 6, mica alle 4) e ti devi scaldare l'acqua da solo. Ma Stefania sogna già l'alberghetto citato dai bergamaschi.. A dirla tutta, siamo un po' demoralizzati. Le prime due tappe sono state un bello schiaffo, oggi speriamo davvero di viverla meglio, di arrivare presto, e magari trovare una soluzione per dormire più confortevole. 
Ben presto arriviamo alla passerella sospesa, dove tra l'altro non si può salire in più di due alla volta. Mah. Una delle due inglesi scende per grippi a recuperare il bastoncino: non le vedo bene queste due, e infatti potrebbero essere quelle che recuperano domani in elicottero. L'ambiente è superlativo: incastonato in mezzo a erte pareti rocciose dalle strane geometrie e fisionomie, dove la mente di un arrampicatore vaga come quella di un bambino a Disneyland. Tratti attrezzati, catene, staffe, placche lisce che se fossero bagnate ci sarebbe da cacarsi sotto. Manine utili, un paio di camini. E le gambe che reggono bene. Solo troppa gente, tra cui alcuni che ti lasciano passare senza problemi, altri che ti si sbarrano davanti come alle gare di F1, altri ancora che accelerano. La legione straniera che si allena percorrendo il GR20 tutta armata e carica (e credo in pochi giorni). Il lago de la Muvrella una gran delusione, tanto che pensiamo solo a salire erti verso la Bocca omonima. Oggi tutto fila più liscio. Vediamo un pezzo del percorso di ieri alle nostre spalle.
Si scende e si risale verso la Bocca di Stagnu, tratti scoscesi e tecnici che mettono in crisi i trekker della domenica. Siamo già alla forcella, vediamo il probabile tratto di domani e il paese di Haut Asco. "Probabile" perchè la pulzella ieri sera non era molto convinta a proseguire. La discesa è sempre ripida e sconnessa, l'autonomia di Stefania di stanchezza, dolori articolari e sofferenza del caldo si sta esaurendo quando entriamo nella macchia afosa di abeti. Intanto si fantastica di "Allora, dormiamo all'alberghetto se costa meno di 80€ a testa" "No m che 80, facciamo i seri. 55." Meno male costa pure meno (Gites d'Etape). Meno male perchè questa isoletta felice era quello che ci voleva per risollevarsi il morale e riacquistare fiducia per il proseguo. Ci accomodiamo in stanza, e ci mangiamo qualcosa. La faccia sorridente della mia compagna quando le si vede recapitare un inaspettato bouquet di patate fritte come contorno al suo omelette è la miglior ricompensa delle fatiche psicologiche per averle fatto da supporto nei momenti bui. E quelli che verranno.. (tesoro!). Bella rossa, con braccia e dita gonfie, il caldo proprio non lo regge, dobbiamo regolarci di conseguenza. Intanto, si magna, poi lavatrice e asciugatrice, e si studia per domani. Con una birra. Un bel temporale si scatena 10 minuti dopo che tre runner son partiti.
Cena spaziale, altro che ieri. Ma la maleducazione della gente è sempre tanta: stanze da 4, senza porte, e quindi se non parli sottovoce o bisbigli..rompi le scatole a tutti!
Qui altre foto.

Gio 04/07/2019 GR20 4di12: da Haut Asco a Bergeries d'u Vallone
Tempo: 6:37:58
Distanza: 11,78 km
D+: 1.265 m
Se il buongiorno si vede dal mattino, con questa colazione non può andare male oggi! Abbondante e succulente, e pure a un orario abbastanza presto da poter partire all'alba. Fuck Carrozzu. La tappa di oggi è quella che ci porta nel punto più alto di tutta la traversata, quello in cui si possono maggiormente temere i temporali. Andrà benissimo, sia come meteo che come tempi, in netto anticipo su quelli della guida: un altro toccasana per il nostro morale e l'ottimismo nel potercela fare a finire tutto il percorso.
Tutta la prima parte all'ombra, spettacolo. Bosco che lascia ben presto spazio alla nuda e cruda roccia, spesso ghiaia ma a volte massi e placche. Di nuovo tratti attrezzati con catene talmente massicce che vedo Stefania in difficoltà nel sollevarle. Gente capace ma anche gente incapace, a cui do qualche suggerimento nella speranza che possano viversi meglio questa avventura: non ho certo la verità in tasca, ma qualche trucchetto da suggerire posso averlo. L'ambiente è sempre superbo e aspro, ma addomesticato a sufficienza per sentirsi tranquilli: certo, finché il meteo è amico.
Ben presto alla Bocca Borba e ora al sole per l'ultimo tratto di salita verso la Pointe des Eboulis. Sgattaiolo bene su questi terreni nonostante lo zaino menhir, i litri e litri di acqua che mi porto appresso anche per scaricare di questo fardello la mia consorte. Mi diverto, dunque vado. Vado in cima, non mi fermo al passo: sono solo 100m di differenza (non di dislivello!), ma mi sento comunque dire "Maledetto, lo sapevo saresti andato in vetta!". Una bella pausa a godersi il panorama ci sta tutta. Panini a profusione per alleggerire lo zaino, e Stefania che ha imparato che se non mangia ora..finisco tutto io.
Tratti esposti per raggiungere la Bocca Crucetta, e poi non resta che scendere verso il Refuge de Tighjettu, che tanto non lo si vede fino alla fine, nascosto da una schiena d'asino di roccia. Ed ecco come trovare motivazione alla mia compagna: sorpassare un gruppetto di snob che già ieri ci si sbarrava davanti per non lasciarci il passaggio. Avevamo già in programma di non fermarci al rifugio: meno male, perchè scendendo prendiamo la traccia più bassa e manco ci passiamo, forse per la gioia di quelli che mi hanno preso come apripista dopo avermi fatto passare.
Alla Bergerie du Vallone metto giù la tenda ma mi dicono che li non si può perchè deve passare il trail: wow, il trail! La sposto più su, in un posto pure più bello. Adesso omelette, doccia, lavaggio vestiti, stenditoio, e finalmente bagnetto nel ruscello a rinfrescarsi!
Qui altre foto.

Ven 05/07/2019 GR20 5di12: da Bergeries d'u Vallone a Bergeries de Vaccaghja
Tempo: 12:00:34
Distanza: 30,38 km
D+: 1.441 m
E venne il giorno..più lungo. Forse non più duro (come detto, oltre alla lugnhezza, c'è il meteo, il fattore tecnico, l'accoglienza) ma di certo quello che ci ha tenuto sulle spine più a lungo. Dobbiamo concatenare alcune tappe avendo a disposizione solo 12 giorni e non 16, e quale migliore idea di concatenare la più lunga di tutta? Eccoci, i geni.
Partiamo prestissimo dalla Bergerie d'u Vallone, d'altronde abbiamo dormito con la colazione già pronta in tenda (dei thermos, non dell'acqua fredda da riscaldarci da soli come al Carrozzu!), per evitare l caldo che tanto prenderemo comunque visto che arriveremo alla Bergeries de Vaccaghja alle 19:30. Si parte molto tranquilli in discesa, lasciando spazio ai trail runner che ci superano, ma l'ultimo tratto (diciamo la seconda metà) per la Bocca Foggiale non è per nulla un E, c'è ancora da usare le mani e danzare sulle rocce. Cosa che non mi dispiace per nulla, e ormai non ci facciamo più caso ne affidamento alla guida: quel che viene, viene. un bel venticello ci raffredda, la pausa diventa corta e fuggiamo verso il Refuge de Ciottulu di i Mori per farci la seconda colazione. Se abbiamo imparato una cosa finora, è quella di non lesinare sul cibo: quando puoi, mangia!
E fin qui, grande pacchia.
Anche l'oretta dopo scorre abbastanza bene, prima su cresta facile e panoramica, poi su discesa non impegnativa che si addentra man mano nella valle, costeggia torrenti dove vorresti tuffarti e morire magari sorseggiando Mojto o birra. Vengono i roccioni, la valle che si restringe, si passa dall'altra parte, questa maledetta Bergeries d'E Radule che non arriva mai. Ma castel de Vergio.. Stramaledetto Castel de Vergio. Caldo, bosco, afa, e sto paese che non arriva mai. 1h dice la guida. A memoria, ci vuole il doppio del tempo. A contornare tutte le anse, curve, insenature, impluvi della montagna, salite e discese, ombra che non contrasta l'afa. Arriviamo alla zona abitata alle 13, ci buttiamo a mangiare e bere qualcosa e decidere il da farsi, io pronto a tutto, lei "Qui non mi piace, andiamo avanti. Prendiamo provviste e al massimo piantiamo la tenda dove arriviamo".
Ripartiamo con calma, un'oretta all'ombra dove cerchiamo di raccontarci aneddoti dell'infanzia per passarci il tempo: questo finché lei è ancora lucida, nei momenti di maggiore crisi dovrò mettermi a cantare i Gemboy, altri gruppi demenziali, o storpiare canzoni famose adattandole al nostro contesto. Il tempo scorre inesorabile. Saliamo alla Bocca San Petru, notoriamente ventosa, e oggi non si smentisce: i caratteristici alberi che crescono solo sottovento, ma noi dobbiamo andare che di strada ce ne ancora tanta sai sì lo sò. Le ore sono tante, ma pure le foto sono poche, come a voler dimenticare questo lungo tempo. Lungo tempo ma anche tanti panorami: "dietro" di noi possiamo distinguere il Monte Cinto e annessi abbandonati nei giorni scorsi. Davanti a noi possiamo vedere le prossime mete, se ci arriviamo. intanto sacra diventa la cochina comprata a Castel de Vergio, la benzina per Stefania. Che però oggi se la vede davvero dura. C' è ancora da salire, poi scendere, con le ginocchia che fan male. Alla Bocca a Reta ecco che le appare il paesaggio che tanto aveva sognato, col quale aveva immaginato questo GR20: mucche e prati, mucche sui prati, e magari qualche lago (il Lac de Nino è poco più avanti). Ma ancora non è fatta..
Questi luoghi incantati ce li godiamo poco, stanchi e spossati come siamo. La testa deve reggere uno sforzo non banale dopo tutte queste ore di cammino, di sole, di vento, e senza sapere per quanto ancora. Scruto le cartine, siamo alla terza pagina di mappa della tappa della guida, dai non dovrebbe esserci molto ancora, sembra che siamo qui. E invece c'è ancora molto, oppure è solo che 10 minuti durano come un'ora? Bosco di nuovo, roccia, scoscesità blande ma sufficienti per i dolori della mia compagna. E sono le 18. E sono le 18:30. E sono le 19:00. E finalmente, odore di camino, si gira un angolo roccioso, e a pochi metri il paradiso: Bergeries de Vaccaghja.
Sono le 19:30, chiedo se facciamo in tempo a fermarci e mangiare, l'aiutante del pastore dice di sì, mentre il pastore se ne sta fermo sulla usa seggiola a fissare l'infinito. Gli dico che siamo vegetariani, l'aiutante si gira allarmato verso il pastore che con un cenno fa capire che non c'è problema. Mando Stefania a fare la doccia, io monto la tenda, poi faccio la doccia al volo e ci prepariamo per la cena.
Madò che tappone oggi! Però forse con la fatica di oggi, per il dolore alle ginocchia e le vesciche di lei (ormai 4-5 su ogni piede), non so se finiremo il GR20. ANzi, son convinto di no. Amen, ci siamo comunque divertiti (eh!) e riso. Intanto ci gustiamo una cena che apriti cielo: piattone di verdure fresche, poi mezzo chilo di pasta al pesto con Parmigiano Reggiano in busta. E formaggio a profusione come dolce. Vi lovvo, un'altra birra prego. Questa si chiama ospitalità.
Qui altre foto.

Sab 06/07/2019 GR20 6di12: da Bergeries de Vaccaghja a Refuge de Petra Piana
Tempo: 8:22:55
Distanza: 12,79 km
D+: 912 m
A colazione due chiacchiere con l'aiutante del pastore, che ci racconta di serate epiche alla bergeries a cantare e suonare coi clienti fino a mezzanotte. Conversazione piacevole preludio a un'altra giornata cupa, quella al termine della quale me ne andrò a letto consapevole che il GR20 non lo finiremo.
Si parte bene, tranquilli, in un ambiente accogliente e spazioso: prati verdi, rocce lontane, temperature miti. Nell'avvicinarsi al Refuge de Manganu il terreno si fa più disconesso, e la salita alla Bocca alle porte si fa man mano più ripida. Si parte dolci, all'ombra, con un po' di vegetazione che rinfresca lo spirito se non proprio il corro. Alcune mucche sbarrano la strada sul sentiero: viene più che altro da chiedersi che diavolo facciano qua, come abbiano fatto a salire, perchè, e come scenderanno. A noi intanto basta che ci lascino passare, questi pachidermi delle stalle. Le balise del trail sono sempre presenti, ma questo è un altro trail non è quello di ieri: deve essere un bel trail, con questo salitone della madonna a saltare e danzare su questi massoni verso la Bocca alle Porte, dove li attendono tifosi che devono essersi fatti un bel trekking per venire fin qui e a quest'ora.
Io aspetto Stefania, che sale incitata dai tifosi (eh, l'esser una ragazza a cosa serve!), breve pausa a mangiare dove vengo redarguito di non aver comprato la caciottina del berger de Vaccaghja. E poi, l'inizio del dramma. Il tappone di ieri ha usurato le gambe della mia compagna che già alla prima discesa soffre. Il mezzo Oki dura poco, ma questo è ancora niente. Peccato perchè il paesaggio è di nuovo splendido, con quei due laghi laggiu (Capitellu e Melo) dove si vede pure gente che nuota, e a destra spazi infiniti di montagne.
Piccola e incattivita arriva alla Bocca a Soglia che non parla più: meno male lo ha scelto lei questo trekking! Però spiace, era più bello quando si rideva, scherzava, ci si canzonava. Per arrivare a Col Rinoso c'è poi da affrontare dei nuovi tratti su pietroni: io adoro questi pezzi, mi ricordano la Translagorai, obbligano a passi lunghi e decisi. Lei no, li odia, e arriva al punto de "io mi fermo qui e sto qui". Bon, GR20 finito, deciso, ma almeno arriviamo a sto cacchio di rifugio per stanotte! Calma e pazienza valla a pescare, mostrale dove passare. Si calma, recupera un po' la testa, ma tra fatica fisica e psicologica, il caldo (ziobo, continua ad avere braccia e dita gonfie da mezzogiorno in poi..) l'è dura. Dura per me, figuriamoci per lei. Piccola, incattivita, ma testarda, avanza, parla, sotto ricatto beve, e arriviamo alla Bocca Muzzella sotto un sole cocente.
Ultimi sforzi dai, traversone sotto Punta Muzzella e poi discesone al Refuge de Petra Piana, il peggiore di quelli trovati. ultimi ma tosti, discesa da passi lunghi e non si confanno per niente con le ginocchia e caviglie della poveretta. Poche ricghe e parole per dei tempi piuttosto lunghi.
Oh, ma adesso siamo al rifugio, staremo bene, ci rifocilleremo, e domani ripartiremo riposati. Ciupa!
Vado alla "recepetion" e già leggo "non facciamo colazione".. Entro e chiedo le solite cose, ma..
"Leggo fuori che non fate colazione"
"Esatto, ti diamo uno scatolone con dentro un po di roba, il caffe o il the o quello che vuoi te lo scaldi da solo al bivacco che ci sono pentole e gas e tutto (e la gente che dorme)"
"Ah. Per la cena, siamo vegetariani"
"Ma noi abbiamo solo due fuochi qui come vedi e un unico pentolone con dentro la pasta con la carne mischiata insieme"
"Ok, non puoi farmi un pentolino a parte prima o dopo?"
"No, ti compri la pasta, il sugo, quello che vuoi, vai al bivacco e ti arrangi"
Allora, se il tutto fosse stato condito da facce di dispiacere, da un "purtroppo non possiamo, abbiamo molto da fare e non possiamo gestire due cene" "ci dispiace" ecc ecc, avrei almeno percepito che questi sono rifugisti, e non arrivisti arroganti. (NB: la guida parlava di marito e moglie come gestori, noi abbiamo trovato due ragazzi e in seguito un uomo di una certa età). Invece mi han proprio fatto incazzare. Dopo una giornata dura esser presi a pesci in faccia e con arroganza non fa certo piacere.
Dopo summit con Stefania, prendiamo la colazione e del pane e formaggio, più del sugo al basilico per far scendere meglio il formaggio buono ma tamugno. Doccia, lavati e stesi i vestiti, ci prendiamo una birra e riflettiamo sul da farsi: l'ipotesi abbandono è sempre più marcata, e lo capisco bene. Lei soffre troppo caldo e ginocchia.
Cena solitaria mentre gli altri banchettano festanti allo stesso tavolone e a letto. Ma il peggio deve ancora venire: poco dopo esser entrati nei sacchi a pelo, si alza il vento. Ma un vento simile alla burrasca che presi una volta in Appennino con Riccardo, quando avevo la tenda che mi schiacciava su una guancia. Non si dorme, troppo casino. E chissà i vestiti stesi. provo a dormire, prova anche lei, ma lei si gira e rigira, la sento, ci innervosiamo in due. A mezzanotte lei se ne esce a fare due passi. Smetterà sto vento! No, fino alle 6 di mattina dura. Una notte praticamente insonne.
Il nostro GR20 è finito.
Qui altre foto.

Dom 07/07/2019 GR20 7di12: da Refuge de Petra Piana a Vizzavona (per Canaglia)
Tempo: 6:45:26
Distanza: 20,41 km
D+: 190 m
Pessima colazione, svogliati e incattiviti dalla notte insonne. Siamo consci che non finiremo il GR20, ma amen: bello eh, ma abbiamo patito un po' troppo, accumulando anche una serie di sfortune che non giovano all'animo. Scendiamo senza fretta, sotto un cielo non limpido e col vento che si è placato da poco, maledetto. Scendiamo nella costante speranza di trovare un posto dove fare una colazione migliore.
il morale non è a terra, è semplicemente consapevolmente rassegnato ad abbandonare, o comunque a continuare con l'obiettivo di "fa quel che si può, in fondo non si arriva". Per fortuna torniamo a ridere e scherzare, almeno quello non ce lo potrà togliere niente e nessuno. La giornata è piatta, il paesaggio lo guardiamo poco, anche perchè ben presto si entra nel bosco. Ecco una bergerie! Ma è chiusa: la sfortuna ci perseguita.. Va beh, da qualche parte arriveremo.
Ed ecco che dal bosco appare la confusionaria Bergerie de Tolla, ricca di pastori e di local che sorseggiano il Ricard alle 10 di mattina, che parlano in quel misto francese italiano che è il corso. Eccoci alla svolta. Appoggiamo la nostra roba a un tavolo e ci rechiamo al bancone, ordiniamo ciò che vogliamo e nel mentre il signore ci chiede da dove veniamo e dove andiamo, finche è quasi dal nulla (forse intuendo le nostre espressioni e pensieri) ci dice "il GR20 deve essere un piacere, se no che gusto c'è? Invece che salire al refuge de L'Onda e poi scendere a Vizzavona, potete prendere il sentiero arancione e poi il giallo, arrivando a Vizzavona facendo solo discesa o sentiero piatto". Stefania sgrana gli occhi, mi guarda senza che io possa dire bau o fiatare, "Ma certo!". In realtà anche a me pare la scelta più saggia, inutile cuocersi e uccidersi, o prendere i temporali annunciati nel pomeriggio o fermarsi a un rifugio notoriamente brutto. "Ok Ste, te lo concedo, però poi lo finiamo il GR20". La svolta.
Dopo la pausa scendiamo, al bivio tra GR20 e Mare a Mare prendiamo il mare a Mare. Costeggiando il ruscello mi confermo che io qui sono già stato anni fa quando venni in vacanza in Corsica: feci il bagno in questo ruscello e mangiai alla Bergerie de Tolla. Ora mi manca solo rifare il bagno, e infatti trovato il posticino solo per noi..splash!
Ringalluzziti dal taglio, rinvigoriti dall'acqua fredda, continuiamo la discesa, il piano, calda e afosa ma non faticosa. Noiosa, m pace, è un investimento. A Canaglia però la faccenda inizia a farsi dura, prendiamo il sentiero giallo ma Stefania inizia ad aver terminato la sua autonomia. Il sentiero diventa una forestale ma Vizzavona non arriva maledetta. In effetti anche oggi di km ne facciamo parecchi, l'entusiasmo cala un po'. Ma il ristoro de Le Refuge ci rimette in sesto.
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Lun 08/07/2019 GR20 8di12: da Vizzavona a Bocca di Verde
Tempo: 10:14:33
Distanza: 29,33 km
D+: 1.466 m
Anche oggi si parte presto, la colazione ce l'hanno lasciata pronta in una sportina davanti alla camera e..l'omone che dormiva in stanza con noi ha lasciato la sua: io me la magno, che devo fa? Ste, siamo nella seconda parte del GR20, dai che la rocciosità nemica è finita, arrivano i prati e i sentieri comodi.
E così è, per adesso. Una comoda forestale che diventa poi un comodo sentierino, che sale ma senza salti, senza rocce, solo boschetto dolce. Ripido, ma dolce. Iniziamo a incontrare, superare e esser superati, un po' di persone che vedremo nei giorni avvenire, tra cui un bisbetico signore col quale avrò presto da ridere. Traversi dolci a tagliare le montagne, poi si zigzaga di nuovo per guadagnare quota. Usciamo dal bosco per salire verso Bocca Palmente, dove tira un vento che poco invita a rimanere tanto tempo. Superiamo una coppia che non ha retto bene lo stress come noi: lei piange, lui metri avanti col grugno. Per una coppia è una bella sfida questo trekking!
Speriamo di trovare una bergerie aperta dove fare uno spuntino (l'appetito non manca mai qua), ma troviamo solo bosco, qualche punto panoramico, alberi caduti e lontananza. Alla fine improvvisiamo noi uno spuntino con un po' di roba che abbiamo nello zaino, nell'attesa di qualcosa di più sostanzioso al Refuge d E Capannelle. tra l'alto, siamo decisi ad andare oltre, concatenare tappa o almeno fermarsi alla Bocca di Verde. Il Refuge d E Capannelle sembra vicino ma non lo è, sembra lì dietro, ma lì dietro c'è ancora discesa assolata e risalita altrettanto calda. Non molla. Arriviamo infine alle 11:15, ci sediamo, resto sbigottito dalla mia compagna che mi dice di orinarle "Una caprese", ma resto ancor più sbigottito quando dopo aver preso le mie ordinazioni la tizia mi risponde "ok, ma dopo le 12": e va a caga. va beh, dormiamo sulle panche intanto.
Mangiati, si riparte. Eh, sarebbe bello are la variante per il Monte Rinoso, ma anche no: puntiamo al base. Diventa più semplice il percorso, ma anche più noioso. Boschi, tagli di versante, ma alberoni secolari e versanti di rado bosco che fanno guardare all'insù invogliando a..andare avanti che ce ne è abbastanza. Più lungamente di quel che si credeva, arriviamo al Plateau du Ghjalgone, regno incontrastato delle vacche, intese come mucche, dove una pure ci si mette a inseguirci per un km. Non cattiva, ma come un cane che si è perso. E..l'autonomia di Stefania è finita: si trascina e si chiede quanto diavolo manca. Mi tocca così far fondo la mio repertorio di canzoni demenziali, e combinare la storia della mucca e cantare Federica dei Gemboy (io che son vegetariano..). Mi tocca anche maledire gli incendi, che anche qui hanno devastato il territorio. Più in la invece tanto verde..ma dove sarà Bocca di Verde?! C'è ancora da sudare, da guadagnarsela, con la ricomparsa di sentieri meno comodi e ginocchia doloranti. L'incontro con famigliole di bambini mi fa ben pensare di esser prossimi alla meta, ma non è proprio così. prendo un po' il largo, ora sì che deve mancare poco. Aspetto Stefania ma..concorrenti ai posti letto a Bocca di verde arrivano minacciosi e riparto. Ma la mia compagna li supera, e allora spetto lei per arrivare alla reception e..svaccarci.
E anche oggi si fa la tappina domani. Cena ottima, accoglienza che i refugi del PNRC se la sognano, bastardi. E stessi prezzi! Intanto riflettiamo che..domani prevedono temporali. Domani c'è da fare un bel po' di cresta. Domani se concatenassimo, poi siamo a posto e ci calmiamo. Domani concordiamo che ci svegliamo alle 4:30. Inutilmente.
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Mar 09/07/2019 GR20 9di12: da Bocca di Verde a Refuge de Prati
Tempo: 1:25:32
Distanza: 5,47 km
D+: 599 m
Sveglia presto per anticipare i temporali e vedere se si riesce a concatenare.. Si sale bene, tranquilli, ma ben presto, quando il bosco si dirada e la vista spazia lontano, si nota come verso valle già piova. Continuiamo per la nostra strada, mal che vada ci fermiamo al Refuge de Prati e amen. Girato l'angolo siamo completamente esposti al vento, e dopo poco le prime gocce di pioggia.. Vai di copri zaino e di impermeabile, ma io provo a mettere il poncho e non ci riesco col vento che me lo porta via. Una scena tragicomica, la lotta per la soravvivenza contro questo vento e col poncho per coprirmi. Alla fine mi vola via pure il copri zaino, mentre il folletto rosa sale verso la Bocca d'Oru. La raggiungo dopo essermi messo l'impermeabile e amen, ma il vento è davvero forte. Si fatica a stare in piedi alla bocca, e verso il refuge de Prati certe raffiche che ti ribaltano per terra. Toh, il mio copri zaino laggiu! Smollo lo zaino e corro a prenderlo, con falcate raddoppiate dal vento.
Lottando col vento che ci scaraventa sabbia negli occhi si arriva al refuge Prati, dove sono tutti fermi in attesa del vento che si plachi. Prendiamo un the e dei biscotti: io una roba così non l'ho mai vista. Il rifugio è diviso in tre: stanzone dove si dorme, stanzone dove si mangia e reparto del guardiano. Dove si mangia è in mezzo, con la porta d'ingresso. Dove si dorme è a lato collegato a dove si mangia da una porta. Il guardiano dialoga col dove si mangia attraverso un pertugio di mezzo metro per mezzo metro. Guardiano per davvero, come se fosse un secondino coi carcerati. Cordiale come una cipolla, informa che il vento sarà così per due giorni. Vorremmo dormire un po' su un letto, ma incazzoso ci dice che alle 9 deve pulire la stanza (sono le 8). Va beh, scendiamo come gli altri. La cresta con questo vento è troppo pericolosa, a detta di tutti (compreso il simpaticone del gestore).
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Mar 09/07/2019 GR20 9,5di12: da Refuge de Prati a Bocca di Verde a Cozzano
Tempo: 52:40
Distanza: 5,01 km
D+: 72 m
Bah, mi sembra di aver già visto questa tappa, ma al contrario. Infatti si scende, si fugge dal vento, si fugge dai temporali. Come hanno fatto tutti gli altri (tranne una guida) si torna a Bocca di Verde per poi prendere una navette che porti giù in paese, e poi da lì risalire sul GR20 evitando vento e temporali di oggi. Ma anche domani danno uguale..
Non andrà tutto liscio.
Ad aspettare la navetta siamo in 15, poi 20, poi 25, poi 30. Ma è da 8 posti, e ci mette 45 minuti andata ritorno. Al sole, al caldo, senza poter far nulla, normale che gli animi si scaldino. Sopratutto quando scopri che la navette è stata chiamata da un padre di famiglia che ha fatto la "coda" al rifugio, ma qui c'è un'altra coda, e varie persone salgono sulla navette prima del padre e famiglia. nessuno lo sa. E il vecchio di ieri si mette a rompere le palle anche prima, finchè non lo zittisco con una frase semplice su come andranno le cose, confortata dal commento sottovoce di uno di quattro belgi che dice "quel vecchio se rompa ancora il cazzo mi sente". Dura la faccenda, più di tr ore di attesa e tensione sull'ordine di salita sulla navetta. Una scozzese che a momenti si prende uno schiaffo da Stefania, un norvegese che poi mi interroga su cosa poter fare in Italia: questo qui ha 4 settimane di ferie, si fa il GR20, poi Roma, poi vorrebbe un giretto in Dolomiti e infine Croazia. Quanti casi umani e storie che si possono conoscere.. 
Scendiamo schifati dalla navetta, con solo la voglia di starcene per i fatti nostri che tutta sta gente è troppa. E alla fermata ritroviamo il vecchio scorbutico (che tra l'altro ha abbandonato i suoi amici a Bocca di verde). Filiamo alla nostra Gite d'Etape Bellavista che avevo prenotato preventivamente nel dubbio. Stefania crolla più per la tensione che per la fatica (ma anche la sveglia..). Mi sembra però di aver fatto una cagata a fermarmi qui e non nel paese ancora più giù come pensava fare la scozzese stronza: da qui o risali al Refuge d'Usciolu (ma non è una buona idea, dopo c'è ancora cresta e domani da ancora vento) o ti fai un sacco di km di asfalto per arrivare a Zicavo (potevamo andare lì!) e poi risalire a Tignosellu dove riprendere il GR20 fuori dalla cresta. Va beh, amen.
E invece il gestore della gite ci da buone nuove: abbiam fatto bene a fermarci qui, da qui si prende la Mare a Mare Centre e ci si ritrova su quella che sale da Zicavo. Solo che il buon signore corso dopo il mio "Ma guardi che può parlare francese, lo capisco bene e lo parlo" "No no, io con gli italiani non posso parlare francese".
Ce ne andiamo in paese a cazzeggiare, a vedere il sentiero per domani, a bere una birra, a leggere il giornale, ad aspettare cena, a cenare, a informare i belgi sul sentiero da prendere domani per non scendere fino a Zicavo.
Qui altre foto.

Mer 10/07/2019 GR20 10di12: da Cozzano a Bergeries I Croci (via Tignosellu)
Tempo: 5:27:34
Distanza: 15,82 km
D+: 1.071 m
Però non partiamo benissimo.. temporalone mentre facciamo colazione. Va beh, s'aspetta. S'aspetta parecchio, ma d'altronde che voi fa? tanto direi che salvo sorprese abbiamo il tempo e i giorni per finire il GR20 senza tirarci il corro: salvo nuove sorprese, che ne abbiamo sempre trovate, perciò..
Ci incamminiamo nell'umidità cittadina, che poi diventa umidità boschiva, con rami e erba bagnata che ci fan la doccia. Seguiamo i segni arancioni, e un po' di peste di chi ha preceduto, probabilmente i belgi e i loro amici francesi. Paura e sgomento quando ci ritroviamo nel branco di cochon che non sembrano aver paura di noi, e allora racconto alla mia compagna di come i mafiosi facessero ( o fanno) sparire i copri delle persone.. e si corre!
Dopo la pioggia, torna il sole, e il bosco sembra rinascere. Non che fosse morto, ma tutto questo nutrimento dato dall'acqua, ora che appare il sole diventa l'apogeo della possibilità di crescita dei vegetali. E che vegetali, erba alta, arbusti, piante fitte. nebbioline che si alzano, tronchi che respirano. Si sale, ma senza smania. Troviamo i francesi, che superiamo cercando dove vada il sentiero che qui non è molto chiaro, facendo strada a anche a loro. Poi un sali e scendi nel bosco stile Jurassik Park, ed eccoci Belgi che come T-Rex emergono dalle felci. Ecco il bivio, si cambia sentiero e si segue il colore giallo.
Grazie a questo taglio forzato dalle condizioni climatiche del vento, scopriamo un bosco ricco di castagni giganti, alcuni messi maluccio altri benissimo, ma tutti con rami vivi e vegeti (ahah). Salamandre a indicare il buono stato del luogo, nonostante Stefania fugga spaventata da questi innocui anfibi. Si sale, si esce dal bosco, compare un po' di roccia, forse quella è la cresta, non dobbiamo esser lontani. ma il GR20 necessita di pazienza. Quando finalmente torniamo sul nostro percorso originario, siamo sollevati: ora si va finchè si può, sperando di arrivare alla Bergerie I Croci, e così chissà che con altri due giorni non finiamo..shhhhh.
Me ne sto zitto sulla possibilità di taglio, voglio passare per la Bergerie de la Bassetta, visto che con me ho una bassetta- Una bassetta che quasi scompare in mezzo alle alte felci di questi campi che tanto mi ricordano i paesi baschi e i pascoli di mio nonno e dei miei zii.. Una rifocillata e quasi contro voglia (si sta bene alla Bassetta) ci si rimette in marcia, si supera presto la Cappella di San Petru e a seguire il Refuge de Matalza, che schifiamo perchè abbiamo imparato che i refuge fan cagare, le bergeries sono molto meglio. Peccato che 200-300m dopo scoppia il temporale che si udiva intorno già da un po', goccioloni e via di corsa indietro al riparo del rifugio.
Un the caldo, una coca, e si legge il giornale aspettando smetta, mentre alcuni "boy scout" montano imperterriti la tenda mentre piove..
Una volta smesso, ultime fatiche ma su comodi pratoni, dolci paesaggi e tempo che scorre sereno e senza ansie. Breve risalita ed eccoci alla bergeries, dove vado subito a cercare il posto migliore per la tenda, che se scoppiasse un temporale non voglio ne volare via ne avere "l'acqua in casa". Doccia, riposino, e poi si va verso il locale aspettando la cena, tracannando vino e noccioline. La cena è uno spettacolo: il gestore ricorda il Tex del Lago Santo come modo di fare e anche fisionomia (beh, questo è un po' più smilzo) e come piatto principale serve delle lasagne ()ma allora i Belgi non scherzavano! alte cinque dita, porzioni di una spanna per una spanna prese da teglie di un metro quadro. Per noi, un omelette a testa che ci saranno dentro 8 uova. Il senso della misura. ma si mangia tutto!
Qui altre foto.

Gio 11/07/2019 GR20 11di12: da Bergeries I Croci a Col de Bavella
Tempo: 7:59:32
Distanza: 20,34 km
D+: 993 m
Siamo carichi ed euforici: se arriviamo a Col Bavella oggi, domani potremmo finire tutto, con un giorno di anticipo. E fino a qualche giorno fa non credevamo manco di arrivarci.
Si parte dolcemente, forestale, prati, ma nonostante tutto siamo sempre nel punto più alto della zona e ciò ci permette di spaziare ovunque con lo sguardo. tranne che nella direzione dove stiamo andando. Persone sparse un po' ovunque che affrontano la loro giornata, figlia di settimane di marcia: ci fanno tenerezza quelli che incrociamo e che hanno appena iniziato (vanno verso nord). Mucche al pascolo, urlatrici, trail runner pure, si lanciano in discesa per scapicolli giungendo dove volevano sulle loro zampe senza rotolare. Noi parlottiamo, cantiamo, e intanto vediamo il paesaggio inasprirsi e trnare roccioso, segno che la Bocca Stazzunara è vicina.
Da qui si vedono le ammalianti Aiguilles de bavella, che per molti vogliono dire solo paesaggio, per noi vogliono dire scalata. La mia compagna mi concede di salire su Monte Incudine, "io intanto scendo, te vai". Mi tolgo lo zaino: non l'ho mai pesato, nemmeno tornato a casa, ma era un bel masso. A volte portavo anche 6l di acqua, più tutto il resto. Ora che me lo sono tolto, mi sembra di volare: in cima ci arrivo correndo, scatto qualche foto, mi godo il panorama e mi godo la discesa a tutta birra, leggero, saltando di sasso potendo ammortizzare a mio piacimento l'atterraggio.
Inizio a scendere da Bozza Stazzunara, sono stato veloce a salire e scendere e immagino trovare presto Stefania..ma no. Mi preoccupo, finchè eccola che appare e mi dice "Beh, mi sono sbagliata e sono scesa a destra, mi sono ritrovata per scapicolli e per fortuna che sono riuscita a tornare sul sentiero corretto!". Il sentiero è ripido e a gradoni, quanto è contenta Stefania? Zero, ma ha una voglia di arrivare e di arrivare a casa che non la si tiene. Al Refuge d'Asinau prendiamo solo un caffè (Dio quanto mi manca il caffè italiano, la moka!) e una coca cola, poi giù di nuovo, che secondo la guida abbiamo 5h20min. Secondo un cartello che vedremo tra poco solo 3h, ma ha ragione la guida.
Sentiero che "degrada" lentamente, dalla bella foresta, alla steppa arida con cespugli, alla roccia strabiliante della Bavella. Continui sali scendi all'inizio, la ricerca di un posticino dove fare un nuovo spuntino e riposarsi un po': oggi con calma, o meglio, senza troppa fretta. Poi la foresta lascia spazio a arbusti di taglia sempre più piccola, secchi, aridi come il terreno. iniziamo il gioco della conta delle lucertole per passarci il tempo, ipotizzando quale sarà il numero da raggiungere per arrivare a meta. Quando le guglie della Bavella appaiono, la mente vola a immaginarsi quali vie di scalata possano esserci lassu. Poi continuando, dopo un breve intervallo umido dove incrociamo malaugurate famiglie con bambini piccoli e nonni che si lanciano sul GR20 verso nord, ecco che la roccia inizia farla da padrone anche dove camminiamo. buon segno, siamo vicini, ma non così tanto. C'è da stringere i denti ancora un po', mentre io mi guardo intorno col mal di testa per tutto questo ben di Dio che mi ruota attorno. Vorrei solo poter usare la mani, i piedi, senza zaino eh, e salire, salire, salire. Senza cadere. ma siccome non sono Honnold, e ho una ragazza da seguire o che mi segue, lascio stare questi voli pindarici e cerco di farle coraggio alla salita finale verso la nostra meta. Lei questa roccia rossa lavorata, gripposa, manco la considera, ci penso io a renderle merito.
Infine eccoci al colle, la prima locanda che troviamo ci va bene, chiediamo info, le traduco a Stefania che acconsente: la donna del monte ha detto sì. Al tizio chiedo se lasciare un nome o qualcosa ma mi dice "mi basta la faccia". A dir la verità, mai nessuno che ci abbia chiesto un documento o un estremo di riconoscimento.. non è bello. Metti che capiti qualcosa, come fanno a sapere che sei lì? Preparo il saccone dei vestiti da lasciare alla signora per lavare e asciugare, intanto mi prodigo per stendere la tenda in camera che ne ha bisogno, anche se a questo punto probabilmente non la useremo più se domani arriviamo a Conca..
Mentre lei dorme, io mi giro il paese e mangio qualcosa, rientro ed usciamo a berci una birra aspettando cena. cena che non riusciamo a finire tanto è abbondante. Ricordando il Refuge Petra Piana..alziamo il dito medio. 
Qui altre foto.

Ven 12/07/2019 GR20 12di12: da Col de Bavella a Conca
Tempo: 7:41:47
Distanza: 18,58 km
D+: 638 m 
Siamo carichi?! Sì! Ormai da ieri sogniamo solo di arrivare a Conca, e poi di arrivare a casa, con un giorno di anticipo cos' facciamo pure le nostre cose con calma. Oggi tra l'altro dovrebbe essere tutto in discesa, ma..sarà lunga e calda. Inebriati per metà del tappone da tutte le rocce, da queste sculture naturali che climber come noi guardano in modo diverso dagli altri. Noi bramiamo la sommità dopo averne accarezzato i fianchi, solleticato le fessure, stretto le sue canne. E di roccia ne vediamo e fotografiamo tanta, ma tanta. Al passare delle tappe, le foto sono diventate più numerose, segno di una distensione maggiore.
Si parte con comoda forestale, poi sentiero dove temo aver perso la mia compagna (non la si può lasciare un attimo da sola, come abbiamo visto). Si sale poi verso Foce Finosa, piccolo valico, un misto di roccia e vegetazione dalla quale ci illudiamo di vedere la nostra meta, che invece se ne sta bella nascosta tra anse e insenature. Si scende da essa e si trova un'altra coppia in crisi, stesse modalità della precedente.. Il sentiero scende con tornanti, terreno non dolce ma nemmeno impervio, fino a giungere al Rifugio I Paliri dove il gestore ricorda Mirko, il mio primo maestro yoga. Rifugio spartano, ci troviamo pure il padre di famiglia col quale c'era stato da discutere a Col de Verde (discutere, in realtà ho fatto da pacere). Per fortuna arriviamo presto, perchè non sono nemmeno le 9 e il rifugista se ne va nelle sue stanza con un cartello "torno alle 11, forse". Guai a toccare la sua sedia, piazzata su una roccia a vedere il panorama.
E da qui, tanta pazienza. In mezzo a grandi alberi si zigzaga con la percezione di essere dentro un gioco, un labirinto. poi al sole, caldo, in mezzo alle rocce basse che fanno effetto forno e zero ombra. paesaggi fantastici ma quanto sudore. Risalita ardua a Bocca o Sordu, per poi cercarsi uno spiazzo dove mangiare e fare pausa: non resisto e zompetto sulle placche appoggiate che fan da mosaico a questo terreno. Si irparte, sempre a ondeggiare in mezzo a dossi e massi, fino a scendere verso un ruscello che mi fa capire che manca ancora tanto. Si scende, si risale di nuovo, forse per l'ultima volta. Ma dietro questa nuova forcella c'è il traversone a mezza costa verso la vera e unica ultima forcella. traversone dove l'autonomia di Stefania finisce e le sue ginocchia urlano "casa!". lungo e senza apparente meta visto che Conca è dall altra parte del crinale. ma la Bocca d'Usciolu è inconfondibile, e ci segnala che ora sì che manca poco. Poco ma impervio e scomodo per la mia compagna, ma all'ultimo km non si può mollare. E non posso non contare o fare lo scemo per tenerla su. I cartelli pubblicitari delle soluzioni per dormire, mangiare, spostarsi (già visti all'inizio a Col de Bavella), sono il preludio all'asfalto. Fine sentiero. Ma di asfalto c'è qualche km, finchè ecco che appare il bar col cartello "Arrivee du GR20. Vous voici au terme de votre odysee. Vousa avez parcoru environ 180km. Bravo!""
Ce l'abbiam fatta!
Foto, birra, e poi andiamo a cercarci dove dormire e mangiare, e dove avere il passaggio domattina per la fermata del bus che ci riporti a Bastia!
Qui altre foto.


Sab 13/07/2019 GR20 13di12: il ritorno a casa
Tempo: 14h
Pensavamo fosse finita..
Ore 8 navetta dalla Gites alla fermata del bus per bastia. Nove posti, e c'è pure la famiglia di Bocca di Verde..sol che non ci siano problemi! Non ci sono, lisci fino alla fermata, si sale sul bus che in 3h ci porta a Bastia. Tutto liscio.
Avevo comprato i biglietti per il traghetto di domenica, tratta Bastia-Livorno alle 13:30. Bus in ritardo, corriamo a cercare un'agenzia dove cambiare biglietto, sicuro del fatto che tutti i giorni ci saranno gli stessi traghetti, e che quindi possiamo agilmente cambiare..e no. Quello lì c'è solo alla domenica. E adesso? Stessa compagnia e tra i primi c'è quello per Savona: piglia quello. Di corsa, mala consigliera. Usciamo e..aspetta che guardo i treni da Savona per casa dopo che arriviamo col traghetto..e non ce ne sono ziocantate! Torna all'agenzia, senti cosa c'è, e alla fine ci tocca fare un biglietto nuovo con un'altra compagnia e per Livorno, con la speranza di arrivare in tempo per poi prendere il treno!
E manco troviamo da mangiare, con Stefania che si stizzisce della situazione, lei che (come me) ha sol voglia di tornare a casa.. Nella sala d'attesa del traghetto leggo un cartello che non si possono portare bevande a bordo, butta giù le birre comprate. Ma il cartello lo avevo letto male, si riferiva ad altro. Zero controlli sui coltellini stavolta.
Ci imbarchiamo in ritardo, partiamo, speriamo solo di arrivare in tempo per il treno, se no è dura. Arriviamo in ritardo, che palle! Corriamo giù di corsa dal traghetto senza ben sapere come arrivare in stazione, abbiamo poche decine di minuti. Un taxi appena lì, con già due persone su, ma posto ne ha..chiedo se va in stazione dei treni "Sì" "possiamo salire?" e via che si va.
Le due tizie hanno il treno ancora più a pelo di noi, il tassista lo sa.. Lo guardo e gli dico "non vogliamo metterti ansia eh", ed eccolo che vola per le vie di Livorno, passa con un arancione scurissimo ma ci porta in stazione in tempo!
Treno in ritardo. Ce la faremo con le coincidenze? A pelo.
Ci sarà ancora la macchina in stazione?
C'è.
Poco prima di mezzanotte riusciamo ad andare a letto.
Un'avventura fino all'ultimo minuto.
E anche domani, quando dal mio zaino, durante il suo sbudellamento per mettere a posto o sterilizzare le cose, uscirà uno scarafaggio.
Qui altre foto.

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