Avvicinamento,
la salita della via, la risalita del catino, la cresta, la cima principale del
Catinaccio, la discesa da questa: da soli, liberi, tutto per noi, come se
avessimo riservato il migliore dei ristoranti per una cena speciale. E la
giornata lo è stata davvero.
Giù la prima
verso la sosta della normale, Giorgio recupera e tac, si incastra la corda.
Vacca boia che due coglioni! Tira tira ma nulla. Sono ormai rassegnato a
risalire, e finalmente viene giù. Partiamo male però! Ora invece che proseguire
sulla via della normale, si scende nell'angusto camino a destra (faccia a
monte), umido, bagnato, ma non tetro solo perchè la luce del tramonto lo
perfora in modo perpendicolare.
Questa via
come altre era oggetto di seghe montane da tempo e con un sacco di persone, ma
la sua logistica la rendeva di complicata attuazione. L'avevo ammirata varie
volte, tra le quali due le ricordo in particolare. Una l'estate scorsa quando un temporale ci colse quasi in pieno mentre scendevano da una cimetta minore: dai
catini scendevano vere e proprie cascate. Un'altra in una bellissima e assolata giornataprimaverile, con gli sci fino a Passo Principe, con delle valanghe che
scendevano dai catini. Insomma entrambi immagini di terrore.
Poteva essere l'occasione di salire questa
parete poche settimane fa, ma il meteo non consigliava permanenze in parete
prolungate. Rimase di traverso. Ma forse i tempi sono maturi.. Combinando una
serie di possibilità a livello di tempo e meteo, pare che il weekend giusto sia
arrivato. D'altronde la logistica è studiata da tempo.
Inizia il
giro di mail, un insuccesso con Nicola e Gianluca, ma Giorgio c'è. La mia
proposta anche, e la sua risposta "Per la via che ti devo dire? La Est del
Catinaccio la guardo, studio, ammiro, sogno da tanto tempo, Fantasia è forse
l'unica che potrei fare in quella parete insieme alla Dimai. ... Sicuro è sostenuta perchè quasi mai sotto il
IV/IV+ però più corta della Castiglioni Detassis. Spero che i tratti di V siano singoli
passaggi e se non chiodati, almeno proteggibili.".
Venerdì
finito lavoro si parte, ci si da il cambio alla guida in modo da permettere a
chi fa il passeggero di cenare: non c'è tempo da perdere. Passaggio ad hoc per il Gardeccia, al
quale arriviamo alle 21 abbondanti, presto che dobbiamo arrivare Rifugio Vajolet! La
luna è spettacolare e possente, la Est del Catinaccio che speravo di vedere
solo domani, è già lì a spaventarci con la sua imponenza.
Alla fine,
in meno di 40 minuti siamo su. Perfetto, si paga e si conferma la colazione
presto (che ce la lascino sul tavolo, ci arrangiamo noi), poi qualche foto
all'aperto è d'obbligo: un cielo, delle montagne, un buio luminoso
assolutamente incomparabili.
Sveglia,
colazione che ci lascia un po' amareggiati per la quantità: la giornata non
parte bene. Beh, giornata, ci incamminiamo che il sole è ben lungi dal sorgere
ancora. Si scende e si risale, con calma, senza affaticarci troppo, c'è tempo
per quello. I profili delle Pale di San Martino in lontananza fanno sognare già
altre salite, ma intanto pensiamo a questa.
Si costeggia
tutta la parete Est del Catinaccio. Credevo fosse meno dritta: speravo che come
spesso succede, da lontano sembri tutto più verticale.. e invece questa lo è davvero.
Con rispetto ci avviciniamo ai suoi piedi, ci siamo sotto. Siamo in ballo,
balliamo.
Il sole non
è ancora sorto che io attacco il primo tiro. Vogliamo garantirci le massime ore
di luce possibile per salire, perchè sappiamo che non sarà una passeggiata.
Spero nel Bernardi,
che sgrada completamente la via rispetto a Iacopelli e Bernard. Ma quest'ultimo
è l'apritore, e il suo quasi omonimo ha un po' il vizietto di sgradare.. E
infatti..
Dai che si
va. La temperatura è già ottimale, salgo fluido fino a quella che deve essere
la prima sosta della relazione di Bernardi, mi fermo o non mi fermo? No vado
avanti, non perdiamo tempo. E la paretina successiva è un bell'assaggio della
verticalità della parete. Alla ricerca di buoni appigli, intuisco che la sosta
deve essere lassù, e dopo della placcosità, eccola. Partiamo bene. E siamo al
sole.
Beh, il
secondo tiro è ovvio dove prosegua, o meglio..camino di destra o di sinistra?
Pare consigliabile quello di sinistra, e Iacopelli ce lo conferma. Vai Giorgio,
che il tiro non è banale, qualche passo si rivela da pensarci, ma almeno sulla
direzione si va tranquilli. Il pinnacolo aereo deposita sulla sosta.
Eccalla, il
tiro chiave. Ci siamo. Almeno essendo all'inizio, fatto questo si va via un po'
più sereni. Salgo sul pinnacolo, e ora c'è da "saltare" sulla parete:
in realtà c'è solo da portarci delicatamente i piedi, ma se si chiama tiro
chiave un perchè ci sarà! Non sono singoli passi, tutta la via è piuttosto
sostenuta, e il tiro non molla. La "placca incredibile" di Bernardi
di rivela adeguata al supereroe "Spalman". Vacca se è dritta.
Arrivo a uno
spuntone pieno di cordini, ma traverso verso sinistra a vedere se ci sia la
sosta..Mah, scendo un po' e faccio sosta qui: scomodissima! Infatti ho
sbagliato, am quei cordini mi hanno ingannato: era meglio passare appena sotto
di lui e poi traversare e salire per arrivare a una sosta comoda: ci penserà
Giorgio.
Il mio amico
affronta il tiro, e all'improvviso sento che la corda si tende un tantino:
"eh ho fatto il fighino sulla roba piccola". Dai mo, fatti questo bel
traverso esposto e poi continua la via. Rampetta non difficile ma esposta, con passaggio
finale per arrivare in sosta di fiducia dei piedi.
In cielo non
c'è una nuvola. In via ci siamo solo noi. Il sole ci scalda ma senza bruciarci.
Il tempo passa ma non ce ne rendiamo conto. Siamo un tutt uno con la parete, ma
forse non lo sappiamo.
Ok, il tiro
chiave di Bernardi è fatto, ma Bernard menziona che anche al sesto c'è del V.
"Giorgio, se non te la senti, faccio io anche quello. Cmq dai, quando
arriviamo sotto ci pensiamo" "Beh ma sai che c'è, faccio io anche il
prossimo tiro così sotto la fessura ci arrivi già con la corda messa bene"
Ok, e io che ero partito coi tiri dispari, adesso il cedo a Giorgio.
Lui si
avvia, praticamente con questo tiro passiamo sull'altra riva di quello che dopo
diventerà o il camino della cotoletta o il camino obliquo sopra di noi. Una
serie di cordini sulla sinistra indica il proseguimento sulla via "Bianco
e Nero", ma noi si punta verso sinistra, qualche metro e poi le difficoltà
calano nettamente fino al masso incastrato che indica la fine del tiro.
Arrivo così
sotto la fessura. Sarà che come quando si va dal dentista i dolori si
dimenticano presto, ma a me il tiro della fessura mi pare più duro e continuo
del terzo. Anche perchè la fessura è appena accenata, quando ci entrano ci
vanno solo poche dita e per poco.. Comunque, è da salire. E sarà una
soddisfazione.
Parto,
armato fino ai denti ma inutilmente visto che è difficile proteggersi su questo
tiro, che però ha qualche chiodo. La verticalità c'è, più su ci sarà anche
qualcosa in più, e le foto che rivedo me ne danno la piena conferma, oltre al
fatto che qualche lolotte l'ho fatta. Ma questo tiro non molla mai. Ogni passo
credi sia l'ultimo, ma finchè non arrivi in sosta non lo è.
Un chiodo,
un altro in alto e uno li. Ma niente spit. Va beh, ma la sosta è questa. (lo
spit si vede che lo han cavato). Riparte Giorgio, io metto gli occhiali da sole
che non ce la faccio più con la vista. Intanto uccelli neri incuranti di noi
svolazzano sulla est verso mete indefinite. Si sale dritti e poi si obliqua
verso il muro giallo, che in realtà sono due muri separati da una cengia. E
nemmeno troppo gialli.
Bene dai,
non manca molto. Beh insomma. Ormai è chiaro che la Dall'Oglio non si fa, siamo
troppo lenti. Eppure non mi sembra che il tempo non passi mai, anzi, mi sembra
passi veloce! SI vede che ci stiamo troppo divertendo. Inizio a fare ipotesi di
orari, ma poi smetto: siamo partiti prestissimo apposta per non avere questo
fuoco al culo, quindi non mettiamocelo.
Salgo,
dubbioso su dove sia la strada corretta per aggirare questo muro: la direzione
è facile, ma le possibili strade sono tante. Salgo, scendo. Dai andiamo di qui,
poi scorgo un invitante canalino un po' più diretto dell'aggiramento totale.
Accidenti a me e complicarmi la vita! Deve essere proprio qui che Iacopelli
mette del V, devo aver fatto la sua variante. Ma così facendo non trovo i
chiodi di sosta e salgo fino a egli spuntoni-massi appoggiati con la corda al
limite.
Arriva
Giorgio, che si rende ben conto che ho fatto una variante, hihi. Ora però non
essendo alla sosta giusta viene qualche dubbio sul proseguo. Ma dai che sarà
qui sopra! Sob, però poi qui sopra è aperta parete nera senza riferimenti..
Il mio amico
sale, non lo vedo più, poi lo rivedo. Le difficoltà dovrebbero essere
contenute, e salirebbe agile, non fosse per il fatto di cercare la via. Siamo
anche di fianco alla cotoletta, sogno proibito di un nostro caro amico. Lo
sento che mi dice che ha trovato una sosta, ma abbiamo fatto pochi metri. Sopra
di lei un diedro. Si trova chiaramente alla nona sosta di Bernard, ma siccome
Bernardi la chiama più alta in una nicchia, continua.
Era meglio
fermarsi li! Trova una buona sosta su spuntone, ma adesso la via dove sarà?
Calma e sangue freddo. Mi metto in moto. Vado puntando un po a sinistra, a naso
dovrebbe essere in quella zona la via giusta. Giusta è per me ora quella
dell'apritore (anche perchè chiama del V, che mi gusterebbe ripetere..). Un
chiodo! La a sinistra! Va beh, lo vado a mettere, ma non sono convinto.
E accidenti
a me, ma fidati del tuo istinto! Forse che fosse uno di Iacopelli, che ne so,
ritorno verso destra con traverso delicato, e dietro della roccia scorgo
quello corretto, e ancora piu' su a
destra un altro: se anche non trovo del V, questo IV con la corda che tira sarà
uguale.. E quasi per miracolo, trovo la sosta, per nulla evidente, due chiodi
piantati sul piano orizzontale.
Dai Giorgio,
ormai ci siamo, ultimo tiro a testa! L'orario chissene frega, siamo stati
lunghi ma va bene. Intanto i parapendii ci volano vicino facendoci ombra. Ma
ormai anche il sole è girato e non ci colpisce più direttamente (infatti ho
freddo..).
C'è da
puntare il camino obliquo alla nostra sinistra, su difficoltà contenute ma con
questa oppressione della restante parete sopra di noi (dove corre la Dall'Oglio
o meglio la Steger) che si fa sentire. Ma ormai galvanizzato dalla fine delle
fatiche (lo credi tu), Giorgio scivola (in senso buono) sulla roccia. In cielo
non è mai comparsa una nuvola: ora ne appare una, e dove? Proprio verso di noi,
nasce da dove non possiamo vederla arrivare. Eh no eh, stai ben calma e non
guastare la giornata!
Ultimo tiro!
Fiato alle trombe! No no, troppo presto per festeggiare, ci pensiamo poi in
cima. Anzi al rifugio. Parto con una placca con davvero poco, quella che prima
era una parete molto ammanigliata ora diventa misera. Occorre cercare. Una
volta sotto gli strapiombi, non fosse per la scarsità di protezioni e le ore
alle spalle, sarei invogliato di farci un po' di dulfer, ma lascia stare.
Arrivo sotto a una zona nera, ci metto il naso, ma mi pare troppo. Continuo
verso destra, scopro dei fossili e salgo alla sosta.
Arriva anche
Giorgio, ci godiamo il panorama. Oh però, son poi le 16e20. E siamo ancora
tutti soli.
Bene, e
adesso il poco piacevole catino! "Giorgio, io salirei li su e poi
traverserei verso sinistra, ci deve essere anche un chiodo in giro, poi quando
finisci la corda parto in conserva, perciò metti giù qualcosa", si avvia
così un bel traversone di almeno un 100io di metri, a tagliare tutta la base
del catino fin quasi sopra la cotoletta.
Parto anche
io, passi delicati ed esposti, ma facili. Uno sguardo all'insù ogni tanto a
cercare tracce della Dall'Oglio, poi davanti a me a cercare Giorgio che
scompare ogni tanto dietro la roccia. Oh ma quanto si traversa? Va beh,
d'altronde sopra non i pare camminabile..
Si è
fermato, lo raggiungo, ci sleghiamo, si mangia e beve: non che finora non
l'abbiamo fatto, saremmo morti se no, ma questa pausa ha il sapore del "ce
l'abbiamo fatta", anche se è ancora presto. Su le corde e lui si cambia
scarpe, io no, tanto le mie Mythos sono delle ciabatte. E adesso? Non si vedono
tracce, ometti, segni di passaggio, vernice, nulla. Va bene, avventura! Non
solo la via è da cercare, anche l'uscita! Vado avanti, è tutto I/II ma c'è da
stare attenti alla qualità della roccia. Volendo si trova anche del III se si
vuole..
Da basso non
è facile capire dove sia meglio andare. Le pareti di destra vanno evitate, ma
quanto andare a sinistra? Non possiamo nemmeno troppo, finiamo troppo a sud. Si
passerà in mezzo a quelle guglie? Ma poi salire in groppa alla cresta sud,
troviamo sentierino o qualche metro verticale? Il fiuto non ci manca e troviamo
il varco, fino a giungere sulla cresta, con gli ultimi metri in cui la qualità
del terreno cala drasticamente.
La croce è
laggiù, ma ancora bella distante. La cresta sembra corta ma non lo è. Il
Rifugio Santner si intravede sotto di noi tra uno squarcio della cresta. Passi
facili, ma da cercare nonostante sia una cresta, tantochè mi complico la vita
due volte. La prima nemmeno tanto: cercando di scendere a una forcellina
esposta, tento il passaggio rimanendo in cresta invece che traversare.
La seconda
viceversa, mi regalo un traverso di III esposto: a Giorgio consiglio di passare
sopra. Ora si salta sulla costola che scende dalla cima e un piano inclinato
verso quella roba di ferro chiamata croce: lo si percorre quasi di corsa, con
anche le mani, famelici della vetta.
E lo
spettacolo è assicurato. Dopo 2h (altro che i 40min di Bernardi) di salita
rispetto alla fine dei tiri di corda (conserva compresa), siamo in vetta al
Catinaccio, per la parete Est. "un sogno che si realizza" per
Giorgio.
Ce la
vogliamo polleggiare. Il cielo è limpido, ancora due ore di luce le abbiamo,
abbiamo le frontali e il Rifugio Re Alberto I ci può aspettare. Oggi la cima è da godere. Quante ore che siamo
in giro? 13?! Non le sento per nulla. Quando ti diverti, la mente fa
dimenticare ai muscoli la fatica.
Ci si
appolaia sotto la croce, si mangia ancora, si beve ancora, e si magerebbe e
berrebbe ancora di più se ce ne fosse! Accendiamo il telefono per avvisare
amici e morose/mogli: quel gufo di Nicola col suo "state attenti" e in seguito con
"dai muovetevi a scendere che le doppie non sono facili da trovare!",
ma mi chiedo lui che ne sa?
Firmiamo il
libro, un sacco di foto, siamo ancora del tutto da soli, fenomenale, mentre
sotto di noi un brulichio di turisti in all star saliva e scendeva dal
Gardeccia al Vajolet. Ve bene dai, è ora di scendere, per la normale, tutta,
tanto non c'è nessuno.
Si va per
cresta quindi, con una luce che si affievolisce, l'ombra delle Torri del
Vajolet che si corica sul versante della Cima delle Pope (o giù di li), e noi
che soddisfatti e affamati e stanchi non vediamo l'ora di metterci a sedere
davanti a una bella birra.
Una prima
doppia ci evita qualche tratto di disarrampicata, poi si prosegue di nuovo per
cresta, mai difficile ma col perenne dubbio del "quell'appoggio terrà il
mio perso?". Si giunge a una forcella, sarà questa quella della normale?
Dopo un po' di ricerca noto un anello cementato, direi sia questa.. Si
preparano le doppie, con una corda sola per evitare spiacevoli incastri, che
vista l'ora non ci terrei troppo.
Non mi fermo
alla prima serie di cordini ma proseguo notando che alla seconda ci si arriva.
Scomodi ci godiamo il sole che scompare all'orizzonte. Altre tre doppie ci
aspettano, col penultimo ancoraggio da cercare molto a sinistra. Poi finalmente
alla base, con le ultime luci.
I profili
delle cime di Brenta, Adamello, Presanella, Cevedale, Ortles, fanno da cornice
al tramonto.
Non resta
che camminare verso il rifugio che vediamo, verso le Torri del Vajolet. Ci
arriveremo che la luna avrà già preso il posto del sole a illuminare tutto
questo ben di Dio di roccia e passione e amore. Ma adesso, pensiamo al ben di
Dio della tavola. Adesso possiamo dire che è fatta! Adesso pensiamo anche a
cosa fare domani..
Indicazioni
per ripetizioni:
- la
relazione di Bernard è la più veritiera. Bernardi sembra quasi fare dispetto
all'apritore: gli sgrada la via e spesso va a fare sosta in altri posti, su
spuntoni di dubbia individuazione, inoltre nella parte alta segue un'altra
strada, insomma fa un altra via. Indizio chiaro del fatto che sia un dispetto è
che..segna comunque le coppie di chiodi di sosta come se fossero fuori via.
Mah. Iacopelli parte diverso e finisce diverso, ma è comunque più fedele. E
Iacopelli è un visionario: lui vede gli alieni e i cani dentro i razzi
aereospaziali.. Nel proseguo mi riferisco a Bernard
- terzo
tiro, non fermarsi come ho fatto io allo spuntone pieno di cordini, traversare
e salire e c'è la sosta
- sesto
tiro, occhio che un bel blocco instabile c'è
- ottava
sosta non l'ho trovata, e l'ho fatta su blocchi di roccia, arrivando a pelo con
le corde da 60m.
- la nona sosta, seppur ci siamo passati,
l'abbiam fatta più in alto, ma non è opportuno
- nel decimo
tiro occhio, un chiodo nuovo invita ad andare nettamente a sinistra. Fatelo,
poi vi tocca tornare a destra e salire con un attrito boia delle corde, come al
sottoscritto
- dodicesima
sosta su chiodo e clessidra.
- via da
cercare, alcune soste sono anche belle nascoste
- DISCESA: dalla
dodicesima sosta, alzarsi un po e iniziare un lungo traverso esposto (tratti di
II/II+) su cengetta verso sinistra (faccia a monte). Noi ci siamo portati quasi
sopra la cotoletta, da li poi abbiamo iniziato una risalita del catino. Si sale
circa dritta, puntando in mezzo a due torrioni (se si guarda le possibilità più
a destra, è chiaro che siano delle pareti con almeno del III di parecchi
metri!). Si sbuca sulla cresta districandosi alla bene e meglio (in caso di
scarsa visibilità, auguri, non ci sono ometti o segni o tracce, oppure noi non
li abbiamo visti). Poi si prende la cresta cercando il facile, cosa che non è
sempre automatica, e infatti di certo in qualche punto ci siamo complicati la
vita. Infine in vetta. Da questa la normale è chiara, sempre cresta, con una
doppia dopo pochi minuti dove è sufficiente una mezza corda, poi ancora cresta
facile, fino alla forcella. Da qui la serie di doppie per portarsi alla base
della parete. Per evitare incastri, facciamo con una sola mezza. Ancoraggio
della prima doppia non visibilissimo, comunque è la prima forcella. La prima
doppia coincide con il tiro della normale, e anche l' ancoraggio della seconda
doppia è una sosta. Doppia che ci si incastra e ci fa temere, poi viene giu
quando ormai sono pronto a risalire sul tiro della normale. Poi giù per il
camino (non per la salita della normale), dove si svolge la seconda e terza
doppia. NON fermarsi al primo ancoraggio, ma scendere a un altro. (se ci si
ferma al primo gruppo di cordini, poi non basta solo una mezza e occorre
fermarsi anche al successivo). Quindi dentro il camino la seconda e terza doppia,
e l'ancoraggio successivo da cercarsi nettamente a sinistra (una sosta della
normale. Altre due doppie sulla normale e si è alla base.
Relazione
sul Bernard la migliore e la "vera".
Wow che salitona ragazzi. Peccato non essere stato dei vostri. Complimenti non è una via per tutti.
RispondiEliminaL'ho salita quasi 25 anni fa e tuttora ne serbo un ricordo bellissimo, una via entusiasmante in mezzo a questa incredibile parete. Più pericolosa la cresta sommitale del resto della via. Ma che bella esperienza...
RispondiEliminaSì, appagante, anche perchè finita la via c'è da cercare come arrivare in vetta!
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