Parto super
carico il mercoledì finito lavoro, raggiungendo Riccardo e Lorenzo al Camping Soal. Mi smorzano subito sull'imprevedibilità
del meteo, e complice anche il fatto di arrampicare in tre, optiamo per una via
tranquilla e non lunga. Optiamo anche per salire in funivia, non mi oppongo,
anche se un po' di MdA c'è..
Il sole
spinge dietro le Coronelle, il cielo sereno, la funivia (sconto CAI) che sale
freschina con delle mucche sotto di noi che incredibilmente corrono, il Latemar
che man mano fa sfoggio di se: si parte bene! Scendiamo e ci avviamo a
costeggiare il Rifugio Fronza, qualche tratto di cavo e di roccia davvero consumata, e siamo sopra la
costola rocciosa dal quale appare la nostra parete.
Già, la
parete appare, ma l'attacco non è chiarissimo, e lo sbagliamo. Saliamo troppo
verso il Passo delle Coronelle, saliamo del I e II, fino a capire che siamo
troppo in alto e dovevamo stare più a sx. Disarrampichiamo e torniamo indietro
verso l'attacco che ci pare più corretto. Risaliamo (in pratica percorriamo il
primo tiro ufficiale), poi Riccardo è perentorio "parto io che se no voi
vi perdete", che autoritario oggi!
Autoritario,
e così si sceglie anche i due tiri (in realtà per la relazione sarebbero i
primi tre, ma noi il primo lo abbiamo parzialmente salito a piedi) più bruttini
e anonimi. Ma di certo ci salva dal labirinto.
E durante il secondo tiro notiamo le prime nuvole arrivare sopra il Latemar a contaminare il cielo. La seconda sosta è pittoresca, appena spostata rispetto alla verticale del diedro del tiro chiave, che tocca a Lorenzo.
E durante il secondo tiro notiamo le prime nuvole arrivare sopra il Latemar a contaminare il cielo. La seconda sosta è pittoresca, appena spostata rispetto alla verticale del diedro del tiro chiave, che tocca a Lorenzo.
Lorenzo
parte, lui il grado ce l'ha (beh, anche Riccardo ce l'ha, solo io non ce l'ho,
sigh) e sale abbastanza svelto su questo ostico diedro che presenta un paio di
passi mica banali. Poi gli appigli tornano e tutto si fa più semplice. Sosta
appena sopra il diedro, inutile complicarsi la vita a continuare.
Riccardo
parte in pose mica tanto plastiche, inizio a preoccuparmi, ma alla fine riesco
a superare con qualche sbuffo il passaggio e a soffermarmi alla vista del cuneo
di legno (che pare anche recente) nel diedro, ne quale se no servirebbero dei
friends grossini.. Uno sguardo al tiro appena salito.
Riparte
Lorenzo, per un bel tiro estetico su una rampetta verso il cielo che poi piega
su placche lavorate.
Ultimo tiro
per Lorenzo, bello continuo in piena parete a cercare lo zigzag più agevole.
Raggiungiamo il libro di via, ci scambiamo le corde (cordata a tre presenta
operazioni un po' più lunghe), e tocca a me, alè.
Salgo
allegro e spensierato, ho fatto rompere il ghiaccio agli altri due e ora mi
sento più "pronto" alla salita. Ma forse non abbastanza, alla ricerca
della via trovo quella che mi pare una sosta e la uso. Recupero gli altri con
un cielo sempre più minaccioso che inizia a incutermi una certa fretta.
Altro tiro, verticale
come prima ma ben lavorato, mi consente di esser svelto sotto le due gocce di
pioggia che mi scalfiscono, e alla vista della cengiona realizzo che
probabilmente prima ho fatto sosta troppa presto (ma temo che sulla relazione
sia errata la lunghezza del tiro..). Mentre recupero gli altri guardo su, per
capire se sia troppo duro o meno.
Riccardo e
Lorenzo mi raggiungono uscendo su un avancorpo panoramico, ma sovrastato da un
bel nuvolone cupo. Si potrebbe "scappare" per il cengione di
sinistra, ma no, arrampichiamo, che così mi faccio un terzo tiro, e pure bello,
e vado pure a cercare di complicarmi la vita cercando non sempre il più facile:
c'ho voglia e fame. Raggiungo la cresta per terreno delicato, e
nell'indecisione su cosa sia meno marcio, sosto appena in cresta su uno spunto
un po' crepato..
Crestone
panoramico, che mi rivela come il Catinaccio che appare così massiccio sul suo
versante est, sia esile sul sud. Esile e col cappello al momento, mannaggia
alle previsioni, qui rischiamo l'acqua! Un'occhiata alla spelacchiata
Marmolada..
Foto di via,
beviamo e mangiamo qualcosa, e ristudiamo la discesa. Iacopelli sconsiglia
verso nord, anche Bernardi e Bernard fanno andare a est, proviamo, sembra tanto
scosceso.. Iniziamo subito complicandoci la vita, puntare alla cresta nord i
primi metri sarebbe stato meglio, poi iniziamo a traversare e scendere seguendo
deboli ometti, fino a scendere abbastanza per vedere che..scende parecchio.
Noto un
ometto ben più in alto, ma uno c'è anche qui, convinco gli altri due a
risalire. A mezza costa la presenza di ometti è più marcata, seguiamo loro, tra
cengette esposte e passi di II/II+ dove meglio tastare due volte a quale roccia
affidi la tua vita. Riccardo e Lorenzo sembrano muoversi sulle uova, li
capisco! Sol che traversa traversa, e scendi poco, inizio ad avere il dubbio
che possa essere l'uscita di un'altra via e che abbiamo sbagliato.
Faccio però
bene a fidarmi del mio istinto: la traversata finisce, siamo quasi sopra il
Passo delle Coronelle, ma troppo verticale per scendere a piedi. Esploro verso
est e trovo l'ancoraggio di una doppia, evvai, così si fa presto. Con 50m siamo
sul sentiero che porta al Passo delle Coronelle.
Per comodo
sentiero e poi per roccia consumata e cavetto, siamo al Rifugio Fronza dove la
sete si porta a una birra media e la fame a un dolce, che per me si rivelerà
troppo peso: Ricky finisci tu. Ormai giù all'auto, il cielo sopra le Coronelle
si fa davvero plumbeo..
La sera ci
raggiunge anche Giorgio (tra treno e bus fino al Passo Costalunga, dove lo aspettiamo con un bel
tramonto sulla Roda di Vael): l'idea era domani fare un vione, ma il meteo
capriccioso non lo consente, e ha ragione!
Indicazioni
serie a chi volesse ripetere la via:
- la funivia
fa lo sconto soci CAI
- abbiamo
attaccato più in alto, e per questo la nostra prima sosta sarebbe la seconda
ufficiale
- Il
penultimo tiro è più lungo del dichiarato, ecco perchè ho fatto sosta
intermedia.
- La discesa
da noi effettuata (seguendo degli ometti) è diversa da quella delle guide:
dalla sosta sulla cresta scendere 10m verso nord, poi girare a dx seguendo
degli ometti, inizialmente scendendo poi risalendo e in seguito rimanendo in
quota traversare tutto il versante con vari sali scendi (esposto, tratti di
II), fino a giungere quasi sopra il Passo delle Coronelle (non visibile ma
intuibile). Scendere verso il versante fassano fino a trovare una doppia su
chiodo e spuntone un po spostata a sinistra. Da questa o doppia da 50m o due da
25 (anche la seconda doppia attrezzata) fino al sentiero ben marcato che poi
risalendo in pochi minuti porta al Passo delle Coronelle.
Qui altre
foto.
Qui report.
Relazione su
"Arrampicare sul Catinaccio e dintorni" Mauro Bernardi.
Qui indice
Vacanza Dolomitica 2015.
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