Un meteo non
ancora stabilizzato obbliga alla scelta di una via breve. Breve per breve, però
alziamo il grado, e mettiamo pure un avvicinamento più consistente. La si era
addocchiata già qualche giorno fa per quella sua particolarità (il tunnel),
oggi è la giornata giusta per provarla (anche perchè da casa non partirei
apposta per salire questa via).
Partiamo
presto, anche se alla fine l'avvicinamento ce lo mangiamo. Parcheggiato appena
prima del Passo di Costalunga (venendo da Vigo di Fassa) ci incamminiamo in buona salita (oggi
niente funivia) verso il Rifugio Roda di Vael, passando dal bosco alle radure, col panorama che
si apre su Latemar e Pale di San Martino.
Passiamo a
fianco di mucche che stanno davvero bene visto il posto, una baitina che pare
più la casa abbandonata di uno gnomo, e un'altra dove invece vendono latte e
formaggi, promettendoci al ritorno di fermarci (ma la pioggia ci farà scendere
in fretta). Parlando di auto nuove, camper, furgoni camperizzati, tende sul
tetto dell'auto, ci inerpichiamo sul sentiero e arriviamo a baita e rifugio.
La parete è
la, ma la sete e fame son qua. Sosta per bere e mangiare, a petto nudo che fa
gia caldo. Poi si riparte, cercando di capire quale sia la strada migliore per
arrivare alla base della parete, col suo inconfondibile buco, il Tunnel,
l'attrazione di oggi. Sognando la est della Roda di Vael.
In breve
all'attacco, finiamo i biscotti della colazione, poi parte Riccardo. La roccia
pare ottima già da basso, e infatti; escluso qualche scaglia..siamo mica in
falesia! Il primo tiro è una bella placca verticale ma con ancora discrete
mani. Insomma l'arrampicata che piace al mio amico, che invece odia diedri e
camini. D'altronde il tutto è stato calcolato in modo che il passaggio chiave
se lo becchi lui.
Passaggio
chiave sì, ma tiro chiave me lo ciuccio io. O me li ciuccio io, visto che anche
il quarto.. Ma pensiamo al secondo, che parte subito con un pezzo di diedro
strpiombante che mi fa pensare a come diavolo salire e poi traversare verso
sinistra, a spalmarmi su una bella placca maledetta (io no love placche).
Piazzo un friend che, mi dirà il mio amico una volta arrivato in sosta,
"si è staccato dopo che hai fatto 2m).
Chiodo sulla
placca e poi su, ma non è finita. Anche il diedro finale non è mica tanto
comodo: quest'anno con quella cavolo di Pietra di Bismantova di diedri tosti ne ho fatti
un po' (mah, forse in realtà quanto gli anni scorsi..), e passettino dopo
passettino vado, ma poi mi ritrovo di nuovo in placca a sbuffare. Bello il
cespuglio di stelle alpine in mezzo al diedro, ma meglio che salgo, e oppà,
sono in tosta.
Avanti col
terzo tiro, mentre le nuvole iniziano a popolare il cielo, classico, due palle.
Riccardo sale con spaccate da antonomasia: i diedri non gli piaceranno, ma se
la cava comunque bene (è ben più forte di me!).
Ed eccoci al
quarto tiro, io che pensavo al secondo di aver sudato il sudabile. Il traverso
iniziale è da sudori freddi, esposto come piace a me, con ditine giusto per
equilibrio e poche o nulle possibilità di proteggersi. Poi vai di nuovo di
placca e infine un bello spigolo (in mezzo alla parete) da salire fino a una
sosta scomoda e "opprimente" in una nicchia con sotto un diedro cavo
e sopra il passo chiave.
Arriva
Riccardo, "passaggio da capire" recita la relazione. Bernardi lo da
V+, Bernard VI. Mi pare abbia ragione il cognome più corto. Il mio amico sale,
liscio, arriva al passaggio, rinvia sul chiodo, studia un po' e al primo colpo
passa in modo atletico, alè. "Hai visto come mi sono mosso?" "sì
sì ricky, vai". Niente foto, era meglio fargli sicura, poi quando tocca a
me azzero di brutto, e anche azzerando si fa un tot di fatica! La mano buona è
molto su, in mezzo ad altre un po' instabili..
La sosta è
proprio all'imbocco del tunnel, dove Ricky si delizia con una serie di autoscatti..
Pensavamo il tunnel fosse anche qualcosa di più tetro, lungo e stretto, invece
è una vera caverna dentro la quale si passa in piedi!
Il mio
ultimo tiro, uscita dalla caverna (il libro di via non lo noto nemmeno..) e via
su a cercare anche di complicarmi la vita ora che sono galvanizzato dai tiri
precedenti. L'arrampicata però ora è meno "serena": il cielo si sta
annuvolando, la sud della Marmolada è bella al sole, ma il resto che gli sta
intorno no.
Settimo e
ultimo, tiro bello anche questo. Alla fine la via è davvero verticale, anche
senza gradi estremi, seppur il secondo tiro sia bello continuo.. Anche qui, da
secondo, cerco forse qualche passo più difficile (quando dico queste cose
sembra che faccia lo sborone, in realtà non sempre lo faccio apposta a cercare
il difficile nel facile!). E siamo fuori!
Una fame
della madonna e le prime gocce che scendono.. Si mangia mentre ci si cambia le
scarpe in tutta fretta, si prepara un cordino per la ferrata che non verrà
usato (quella del Masarè è ben più facile di quella quella delle Mesules!), ma il temporale incombe, meglio spicciarsi.
Percorriamo
la ferrata verso nord, incrociando qualche persona, e vabbeh. La cosa che
lascia perplesso sarà più avanti incrociare qualcuno che attacca a ferrata
quando è palese il rischio temporali e sopratutto che qualche goccia l'ha già
fatta e quindi la roccia è bagnata e scivolosa!
Scendiamo di
corsa, il cavo finisce, oh finalmente. Invece no, poi riprende, un camino più
stretto delle nostre spalle dove quasi ci incastriamo, poi giù ancora di corsa,
un altro falso di allarme di cavo che finisce, e finalmente il cavo finisce davvero.
Roccia bagnata da metà per una debole pioggia (altrove invece si vedono gran
scrosci!).
Indicazioni
serie a chi volesse ripetere la via:
- Il
passaggio chiave mi pare sottogradato, un VI ci sta. Anche azzerarlo non è mica
facile.
- Abbiamo
notato un bel crollo sulla parte alta del Croz di Santa Giuliana, e anche il
gestore della Baita Pederiva ci ha confermato che è venuto giu un pezzo di via.
Qui altre
foto.
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Vacanza Dolomitica 2015.
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