martedì 21 agosto 2012

Facendosi una Pera di Roda di Vael

Io per queste vacanze ho avuto (mi sono preso) il compito di studiare la traversata del Rosa (qui, qui e qui): adesso in Val di Fassa sta a Riccardo sciorinare gli itinerari che auspica da tempo. Oggi quindi si sale la Roda di Vael, partendo da Pera di Fassa.
L’anno scorso durante la nostra vacanza in dolomiti, in una settimana girammo un sacco, calcolando oltre 9mila di dislivello complessivi, un sacco di cime di 3000m (Civetta, Pelmo, ..) e partendo sempre a buio. Quest’anno “tola dolsa”. Più o meno..
Alla partenza non vediamo la nostra meta, e meno male, rischieremmo di accorgerci che è tremendamente lontana.. Si parcheggi di fianco al cimitero: brutto auspicio, ma almeno c’è la fontana! E nel bosco si sta abbastanza freschi..finché non si inizia a sudare! È dal gran Paradiso che non camminiamo più, non mi dispiace riprendere: la voglia di scoprire è tanta, la voglia di mondi “lontani” cresce.
Ma che succede?! Arriviamo a un bivio: il giro del Ciampedie. Ma sei volessi arrivarci diretto senza girare come una trottola?! E invece no, il sentiero diretto non si trova più, e tocca percorrere un semicerchio..grr. Ma quando arriviamo ai primi rifugi (già fin troppo popolati), il Catinaccio si apre davanti a noi..la dolomia.. Incontriamo due suore, vietato comportarsi male..finché siamo sotto la loro vista.
Dai dai, non c’è tempo da perdere! Il sentiero prosegue bellino, un bosco piacevole, roccia qua e la. Giungiamo sotto strane conformazioni rocciose che assomigliano alla Pietra di Bismantova ancora spigolosa. Poi si aprono i pratoni sotto la est della Roda di Vael. Ma che sete! Arriviamo al Rifugio Roda di Vael, e al gestore del Pederiva chiedo se ci siano fontane: “no, ma se vuoi riempire le borracce vai pure in bagno che è potabile”, davvero gentile. Mangiamo qualcosa e siamo pronti a ripartire.
La cartina da una ferrata per salire e scendere dalla Roda di Vael, ma Riccardo mi ha detto che è una ferrata facile, perciò per essere più leggeri e agili (e dare posto alle borracce) non abbiamo l’attrezzatura per la ferrata. Ma tanto ultimamente le facciamo molto in slego, perché con le distanze che percorriamo la velocità è importante. Quindi mentre tutti quelli davanti a noi si vestono e imbracano, noi tiriamo dritto. La prima parte ci obbliga a un passaggio stretto in camino con scala, poi evitiamo di prenderla larga per tutta la cresta del Masarè e puntiamo alla cima. Ma qui ci aspettano una ventina di metri belli esposti e faticosi su roccia verticale: figata!
Poi si corre verso la cima, scoprendo sempre più panorami e gruppi dolomitici: il Latemar coi suoi Campanili (e Riccardo “anche li mi piacerebbe andare, ma c’è un giro lungo”), il Catinaccio, la Marmolada, le Pale di San Martino, il lungo Lagorai, la cicciona Cima d’Asta. Ma soprattutto, la delusione Lago di Carezza: io che pensavo che fosse disperso nei boschi! E invece a lato della strada..dddd.
Dall’alto Riccardo si rende conto che forse il giro che ha pensato è un po’ lungo: scendere di la, passare da quella parte, rimontare di qui e passare di la.. Accorciamo un po’. Vorremmo scrivere due cose sul libro di vetta, ma non è rimasta una sola pagina vuota o un buco libero in quelle piene: mai visto un libro di vetta finito.
Via giù dalla cresta nord, anche lei attrezzata ma senza passaggi di forza o verticali. In molti ci chiedono se si scenda anche dall’altra parte e come sia: ma avere una cartina e o una guida no?! Un signore sulla 60ina coi suoi amici ci pone le stesse domande e ci fermiamo a rispondere, quando a un tratto ci dice “beh, ma mentre parliamo attaccatevi coi moschettoni al cavo..ma non ce li avete! Scellerati, non dirò niente alle vostre madri, ma andate giù, ciao”. Gente che inizia la ferrata a mezzogiorno, sotto il sole con questo caldo: pazzi.
Scorgiamo pareti in ogni angolo: dopo la prima via dolomitica di ieri, che voglia di salire e arrampicare ancora! Invece ci accontentiamo di una bella camminata oggi (ravvivata dalla ferrata), che prosegue prima al cospetto della est della Roda di Vael, e poi tagliando sotto le guglie e rocce che ci separano dalla valle del Gardeccia. Poca gente lungo questi sentieri, possiamo sbizzarirci a fare gli asini! Ma, cosa vedo..una marmotta gignate! Bianca! Pietrificata! Sarà di certo una marmotta gargoyle..
Temiamo i nuvoloni e i temporali, e per questo fino ai primi rifugi di stamattina non ci fermiamo a mangiare il secondo panino. A questi rifugi è il festival dei trekker della domenica. E io che concepisco la montagna come un momento di pace e silenzio..va beh! Però almeno l’ambiente offre panorami aggiuntivi che stamattina non abbiamo visto..
Scendiamo, e ci ritroviamo immischiati in questo maledetto giro del Ciampedie! Ma memori di stamattina, tagliamo per una pista da sci, e evitiamo di girare come dei pirla in cerchio. E così scopriamo un lato del gruppo del Catinaccio che l’anno scorso abbiamo sfiorato, e saliamo una cima che a una proiezione organizzata dal Cai di Carpi anni fa mi mostrò per la prima volta un filmato di arrampicata su dolomia. Bene così!

Qui altre foto
Qui relazione coi tempi.

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