sabato 8 dicembre 2012

Non ci avrei scommesso un cent: Macchu Picchu

Non ci avrei scommesso un centesimo. Venerdì sera alle 17 inizia a nevicare, in giro non si vedono report di qualcuno che l’abbia salita, dovrebbe fare bello freddo. Secondo e finisce che torniamo con le pive nel sacco, o con le picche asciutte. Però ok, sento che “ne hai bisogno” e in ogni modo ci spero anche io. Andiamo.
E così, senza nessuna aspettativa, dopo aver dormito 3 ore (e mangiato a bestia), ci si trova per la partenza verso la Val Daone. La chiamata alle 4e30 di Nicola conferma che ci si può provare, e scopro che c’è anche  Gianluca (bella sorpresa, in tre ci si può divertire di più e sentirsi meno scemi nell’andare con così poche certezze sulla riuscita: si ammortizzano le colpe!). E partiamo bene, guida delicata su questa neve ghiacciata e schiacciata e insipida.
Il viaggio rivela già che in ogni caso sarà un successo, il racconto di come Gianluca ha scoperto che sarebbe potuto venire è esilarante. Meno esilarante è dormicchiare ascoltando la soave voce di Pino Daniele e essere svegliati da una sua canzone sparata a 100 dB. Bella musica che ascolti Nicola. Sosta dal Placido per veloce colazione (colazione, parliamone, un panino speck e formaggio col caffelatte, partiamo male), cambio abiti nel suo locale che almeno si sta al caldo, e poi si parte in avan scoperta.
Arrivati al Lago di Malga Boazzo la natura ci ammalia e avvolge, un piccolo paradiso, non si resiste dal fermarsi e fare qualche foto, ora poi che ho il mezzo.. Io e Nicola ci lasciamo andare a qualche foto artistica a una panchina in granito li sul lago, per sentirsi poi dire da Gianluca “però, deve proprio esser bella quella panchina”.
Basta minchiate, è ora di agire! Ci armiamo fino ai denti e ci incamminiamo sulla strada verso l’attacco. Passiamo davanti a un po’ di macchine parcheggiate, allora non siamo soli.. Arriviamo all’attacco con almeno due cordate davanti a noi (ma ben avanti) e se non fosse per l’incasso della goulotte, non sarebbe troppo riconoscibile vista la sua magrezza. Ma si va bene, siamo qui, proviamo! Lascio le ciaspole alla base, ben nascoste, inutile portarsele su. Poi durante l’ascensione mi sentirò dire “pensa se te le rubano le ciaspole, le ciaspole che hanno fatto il giro del mondo appese allo zaino!”. Mi vesto abbestia, ricordo il freddo patito l’altra volta in sosta..
Parte Nicola, e chi se no, è il più esperto, o meglio, è l’unico esperto. Gianluca fa sicura, perciò io posso fare un po’ di foto. Esce anche il sole, ma sull’altro versante, ed è meglio così visto che ne scorre già a sufficienza di acqua sulla cascata ghiacciata. Le picche fremono, bisogna che impari anche questa disciplina,e oggi è perfetta come giornata didattica: cascata facile, tempo a disposizione, soste attrezzate, nessuna aspettativa di riuscita.
Pari o dispari per chi parte, vinco io parto io. Me lo ricordavo più stancante come attività (oddio, finora ho poi sol fatto una cascatina di due tiri da 25m..), qui invece mi sento bene: oh, non è nemmeno troppo verticale come cosa, quindi.. Ma ci si diverte, picca di qui, rampona di la. Tiro un po’ incassato, e l’incasso è sempre positivamente avvolgente!
In sosta arrivo con le mani ghiacciate, sfiorando il pianto quando la circolazione si riattiva: speriamo non sia così ogni sosta! Il secondo tiro se lo fa Gianluca, il minatore. “ecco vedi, la sosta è ben a sinistra in modo da essere al riparo dal ghiaccio che può far cadere chi sale” dice Nicola. E invece parte una pioggia di sassolini e sassi di ghiaccio.. Qualcosa grosso come un melone mi colpisce alla spalla sinistra, azzo che male! Per fortuna la muovo ancora, solo mi preoccupa il fatto che faccio un po’ fatica ad alzare il braccio, e per spiccozzare serve proprio questo movimento!
Arrivato Gianluca in sosta, ci raggiunge un'altra cordata, appena scesa da un’altra cascata e che avendo ancora voglia vuole farsi i primi due tiri di Macchu Picchu. Sono due ragazzi del forum, ragazzi, son due gatti, salgono come schegge impazzite, tantoché fanno in tempo a passarci davanti senza troppa difficoltà e senza farci aspettare. Ci si riconosce dai nickname, adesso ci si conosce anche di persona.
Vai, si sale noi adesso, come temperatura sto decisamente meglio, e posso godermi l’attività. Ah il nostro sport, passare da un freddo cane a un caldo assassino, noi si che lo facciamo vivere il nostro organismo e il suo spirito di adattamento!
Bene, ora toccherebbe a me provare a tirare da primo, anche se l’ingarbugliamento delle corde in sosta non è dei migliori auspici. Risolto quello, parto più sereno. Oh ma che bello, devo piantare il mio primo chiodo da ghiaccio, il primo almeno che ha una valenza di darmi sicurezza, non solo una prova fatta coi piedi saldamente a terra. I primi tre vanno anche bene, poi gli altri.. Prova qui, prova la, non si pianta. Sali ancora, prova qui, prova la, niente. Vaffanculo, allora salgo e amen. La cazziata del maestro è assicurata. Mmm, poco invitante vedere l’acqua scorrere sotto il ghiaccio che rampono e spiccozzo!
Sosta, però vedo un chiodo e uno spit, e basta, niente anello cementato. Boh va beh. Mi assicuro poi cosa vedo sotto quel muretto incassato? Un cordino, andiamo a vedere che non sia quella la sosta! Ma li c’è solo un chiodo, torna indietro. Poi mentre salgono gli altri due vedo dove sia la vera sosta: due metri sopra di me, ovvero livello del ghiaccio più basso di due metri del normale..
Riparte Nicola, vai vai, e finisce la corda, ops.. ci sganciamo per arrivare al cordino, così magari quei 6m in più gli permettono di arrivare alla sosta (che strano però, dovrebbero essere tutte a circa 50m una dall'altra e abbiamo corde da 60). Invece lui si è già attrezzato per una sosta con due chiodi da ghiaccio e buonanotte. Si riparte anche noi, faccio qualche bella foto a Gianluca dove sembra quasi un’alpinista serio.
Titubante data l’inesperienza, non vedo l’ora di abbandonare questa sosta: Nicola per provarmi che tiene, ci si appende e ci salta sopra, ok mi fido, stai fermo però! Riparto io, coi soliti problemi col piantare il chiodo, sarà meglio che mi alleni a casa. Ma capisco che mi diverto dal fatto che canticchio, lasciando il canticchiare a voce bassa e passando al cantare a voce grossa! Sosto su un albero dove le tracce dei nostri predecessori conducono e recupero gli altri due. È fatta, Macchu Picchu nel sacco! E non ci avrei scommesso un centesimo.
Saggiamente Nicola decide che non è ancora l’ora di stringersi la mano, aspettiamo di scendere e tornare sulla strada. Foto di via, book fotografico ai monti che vediamo laggiù risplendere alle ultime luci del sole, con colonne di neve che si alzano per il vento, e che a casa scoprirò essere (molto probabilmente) l’Avolo, il Foppa e il Grevo, non il Care Alto.
Arrivati giù, congratulations e spartizione materiale. Osserviamo una fettuccia di un rinvio irrigidita dal freddo: non si piega e non si spezza. È ora di recuperare le mie ciaspole, ma non ci sono più. Maledetti ladri, ma dimmi te! Fa rabbia e delusione, perché oggi qui c’erano solo alpinisti, quindi il ladro deve essere uno “come me”. Pazienza, le ordinerò appena arrivo a casa, per domani me le presterà Nicola. Cazzo, c’era anche il mio nome scritto sopra, ben visibile, con le iniziale solcate nella plastica con un chiodo caldo.
Poi in discesa raggiungiamo due tizi che da lontano pare proprio abbiano due cisapole appese, rosse. Sono li li per raggiungerli con Nicola, che mi affianca e mi chiede “come sarà l’approccio” “cerco di stare calmo”. “ciao, ma..quelle ciaspole dove le avete trovate?” “ah ma son tue? Pensa che abbiamo un amico che si chiama proprio come te, eravamo già qui che pensavamo di farci offrire una birra da lui per il recuperò!”, mm, saran sinceri? Va beh, l’importante è che le ciaspole che hanno girato il mondo sullo zaino tornino a casa.
Arriviamo all'auto che fa buio, ci cambiamo e mettiamo un po’ a posto, colonizzo l’auto di Nicola apparecchiandola con la mia roba. “Andrea, posso andare a sedermi sulla mia macchina mentre te finisci” “se vuoi, però non so se ti siedi, ci sono le mie scarpe sul tuo sedile”. E terminiamo la giornata con una media bionda, che fa sempre bene.
Gran giornata, chi l’avrebbe detto che saremo riusciti?! Anche a trovare le condizioni.. Io no di certo. Forza, andiamo a casa che c’è da prepararsi per domani.

Qui altre foto.
Qui report.
Qui relazione.

Nessun commento:

Posta un commento