sabato 11 maggio 2013

Vai con la frutta: Buccia d’Arancia, Machaby

“Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo” cantava Gino Paoli: io, Riccardo Marco potevamo cantare “eravamo due amici da scazza (più uno a casa in attesa di news) che volevano salire Giordani e Vincent” ma letto sul sito delle funivie che queste avevano chiuso lo scorso weekend e che il gatto delle nevi portava solo a quota 2300, demoralizzati un sacco. E così che si fa che non si fa, non si fa nulla, ma Nicola risveglia assopiti istinti proponendo un’arrampicata ad Arnad: Corna di Machaby, via Buccia d'Arancia..
E così partiamo, ci aspettano lunghe ore di macchina, ma piuttosto che stare a casa.. preoccupati del meteo in quanto alcuni siti danno umido, altri sole. Arriveremo con un bel sole anche se la parete inizialmente sarà bagnata, e questo aumenterà il pepe della questione. Già, perché l’uscita dell’autostrada la sbagliamo e tiriamo dritto, passando quindi davanti alla parete “ma no, non può esser quella, è tutta bagnata”, ma dopo la colazione “sì è questa”. E dopo attimi di indecisione “andiamo in un altro posto” “aspettiamo un’oretta che si asciughi”, ci vestiamo, imbraghiamo, zainettiamo, e si va. D’altronde ci sono altre cordate che sono andate, sapranno il fatto loro..
Nicola e Davide sono più svelti a preparasi e vanno avanti, io e Riccardo rimaniamo indietro, e nell’euforia del “più salgo prima arrivo” ci incuneiamo in un canale che da risalire non sarebbe mica banale: “oh, ma se Nicola e Davide son saliti di qui son bravi!” e infatti abbiamo sbagliato noi sentiero, scendi giù un po’ e prendi la strada giusta. Eccoci all’attacco, dopo un avvicinamento su placche lisce e bagnate (Riccardo patatom, per terra). Su questa via solo noi, meno male. Per ora.
La frenesia sale, scarpette, nodo delle guide con frizione e via andare! Parto io, dopo aver visto Nicola sudarsela sono un po’ preoccupato. Ma il granito mi piace, mica quel calcare maledetto! E la suocera mi corregge, non è granito questo, è gneiss. Ci metto un po’ a leggere il traversino (umido) sotto il tettino, ma poi capisco e vado liscio come l’olio! Mi diverto già, è una bella arrampicata, atletica. Arrivo in sosta, pesto appena appena la corda del Nicola, e la suocera che è in lui torna fuori alla carica.
Riccardo è alla sua prima volta su granito, no, gneiss, e non vede l’ora. E visto quanto è bravo, sale svelto e compiaciuto. Per poi passare davanti a tirare la fessura del secondo tiro, mica banale, e da secondo e la godo senza cagarella in mano.
Più facile come grado, ma carico di esposizione, il traverso del terzo tiro su cengetta con sotto il verticale, è psicologicamente “corposo”. Quando poi mi ci metto a complicarmi la vita e salire per una linea più dura, do’ il meglio della mia scarsa lettura della roccia! Intanto una cordata ci insegue frenetica, altre sparse sulla parete, la Corna di Machaby brulica di formichine legate a una corda.
La temperatura, che stamattina era frizzante (io con maglietta maniche lunghe e una corta sopra, gli altri con la giacca, mah) adesso è allegra nel verso opposto, si sta piacevolmente in maniche corte, e con un vento vistoso che ci spazza e rinfresca. Cielo terso, la mente vola per un attimo ai 4mila, ma per due che non sanno sciare era improponibile questo weekend. Si rimanda l’incremento della lista.
Ricky parte a farsi lo spigolo successivo, siamo passati davanti a Nicola e Davide fin dal secondo tiro, ma cosa si inventerà Nicola per “ristabilire” l’ordine! E il tratto chiave sta per arrivare.. Un tiro a me, e poi quello dopo ben più cazzuto a Riccardo.
Ma partiamo col mio diedro, spalmato sulle facce opposte della parete, tutto bello atletico, a rinviare col cuore in gola. Che bello il granito, no, lo gneiss. E si vede che è gneiss, perché certi pezzi sono levigati bene! Un elicottero gira a recuperare un rocciatore.
Fiu, tirando la corda come se ci fosse attaccato un treno, arrivo alla mia sosta, è fatta. Ora son cazzi. Riccardo parte sul levigato sesto tiro, il chiave della via, e quando lo vedo che azzera sul rinvio mi dico “bene, ho già capito”. D’ altronde una caduta da qui vorrebbe dire caviglia a puttane, nessuno vuole correre questo rischio. E quindi tutti e quattro, chi più chi meno, si va di mungitura. E Si sbaglia la via.
Già, perché noi fare le cose facili, o lisce, no. La relazione che abbiamo in mano parla di girare a sinistra, e così Riccardo fa. Davide lo segue, anche se li vediamo entrambi titubanti lassù, a cercare e guardare in giro. Ma di spit han visto solo quelli. Quando salirò io invece, noterò sulla destra del terreno all’apparenza più facile, con degli spit in lontananza, ma ormai siamo qui e seguiamo la linea disegnata dai nostri compagni. E da sotto ci informano che “no, era a destra”.
Proseguiamo o torniamo giù? Ci si cala con mezzo barcaiolo sulla cengia sotto con le betulle, e si riparte. Confortati dal fatto che ormai il grado dovrebbe scemare verso il facile, ci godiamo il sole che ci brucia le parti di corpo esposte ai suoi raggi. Bramiamo la birra fresca già da un po’, e la consapevolezza di aver perso tempo sulla sosta errata accresce la voglia di tagliar corto e arrivare in cima, e quindi all'auto e quindi al bar, in men che non si dica. Intanto una guida porta su il suo cliente. La guida che mette giù un rinvio ogni 15m, ma sale come una libellula, chapeaux.
Concateno gli ultimi due tiri, dove sull'ultimo quasi si corre, e ci siamo, via finita. Meritata pausa panino e acqua, una sete della madonna, e che ore sono? Tardissimo! Ma ne è valsa la pena dai. Spiace solo l’azzeramento collettivo del sesto tiro, ma rischiare una caviglia per una placca unta, anche no. Alla ricerca del sentiero per scendere, leggiamo che ci sono due possibilità, sentiero agli attacchi o strada, ma al paesello troviamo solo le indicazioni per il sentierino tortuoso e quello prendiamo.
Dopo una passeggiata in mezzo a un prato di fiori alti mezzo metro, con un sostenuto ronzio di fondo delle api che ciucciano il nettare, ci aspetta una discesa fangosa e sdrucciolevole mica male! Ma non ci abbatterà nemmeno questa! Arriviamo alla macchina che sono quasi le 17.. Urca! Cambiamoci di corsa, birra e poi autostrada! Ma Davide, che resta un po’ indietro sul sentiero, si perde, e al suo non arrivo iniziamo a preoccuparci e chiamare, e chiede aiuto. Sarà mica finito nel canale che io e Riccardo stavamo per salire stamani?! Via su di corsa, ma falso allarme per fortuna.
Il resto è la solita storia della birra fresca tra amici, a raccontare la bella giornata passata, e a sognare la prossima dove sarà!

Qui altre foto.
Qui la relazione usata (che però al sesto tiro è diversa).
Qui una relazione più simile alla via che ci hanno indicato e che poi abbiamo seguito.
Qui le foto di Nicola.
Qui il report.

1 commento:

  1. A seguito di una riorganizzazione del sito, il link corretto per la relazione pubblicata sul sito della Scuola Guido Della Torre è ora: http://www.scuolaguidodellatorre.it/relazioni/getRelazione.php?id=Machaby-viaBucceArancia

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