giovedì 4 luglio 2013

Non siamo montagnards, ma almeno possiamo dirlo

È facile raccontare delle imprese che finiscono bene. Bisogna avere il coraggio di non vergognarsi di quelle che vanno male. Questa è una di quelle. Andata in questo modo, speriamo l'ultima. Almeno siam tornati.
Partiamo super carichi, il progetto è ambizioso, cinque giorni di traversata sul massiccio del Monte Bianco, con qualche tappa per nulla banale e itinerari ricercati e poco frequentati. Nulla di estremo comunque.. Saranno sei mesi che ne discutiamo, che affiniamo i dettagli, spigoliamo le relazioni, definiamo il materiale. Con tutto quello che abbiamo letto, ormai è come esserci già stati.
Il meteo è quasi dalla nostra parte, in questa pazza estate è la settimana migliore che si sia mai vista, e per questioni di lavoro non possiamo più rimandare. Si parte. Sappiamo che il mercoledì il tempo non è buono, ma a noi basta salire al Grand Montets e bivaccare per acclimatarci: poi al mattino dovrebbe rischiarare e potremmo partire per il Couloir Couturier.
Ma una serie sfortunata di eventi inizia il suo percorso. Esplode la frittata nella mia borsa, per un disguido ci tocca rifare i biglietti del bus per passare il traforo. Per pochi minuti perdiamo il bus La Palud-Courmayeur e tocca prendere il taxi. Arriviamo finalmente alla funivia (piove) e ci dicono che per le salite ha appena chiuso perchè su c'è brutto. Alla stazione intermedia non il rifugio è chiuso, e non ci sono modi di bivaccare. Andiamo all'ostello, e il tizio sbaglia a darci il codice della porta d'ingresso. Partiamo davvero male.
Ma non possiamo abbatterci, pensiamo a come regolare i tempi per stare dentro al nostro programma e ci saltiamo fuori. Gran abbuffata a cena e si va a letto nella speranza che tutta l'acqua che sta cadendo dal cielo non sia neve lassù.
La sveglia suona, piove ancora, ma tanto vale salire, mal che vada bivaccheremo e perderemo un giorno, ma almeno la Verte vogliamo salirla. Saliti con la funivia, scopriamo che invece c'è un sole della madonna, un panorama mozzafiato, ci eccitiamo come adolescenti. Dai che si va!
Ci prepariamo e via. Nessun altro ci segue, due ci precedono ma attaccano qualcosa che sta prima. Il bacino di Argentiere è spettacolare. Di fronte a noi svetta l'Auguille d'Argentiere, che bella. Ma tralasciamo tutto ciò, che siamo emozionati è chiaro. Siamo anche determinati. Forse troppo. Arriviamo in un paio d'ore alla base del canale, una grossa slavina ai suoi piedi, bene, vuol dire che ha già scaricato, e neve fresca stanotte ne ha fatta forse un cm qui, ovvero nulla di preoccupante. Dai che ce la possiamo fare. Dai che il sogno si può realizzare.
Qualche scarica intorno a noi, ma nelle zone di roccia, dove il sole che scalda la pietra fa poi sciogliere la neve che cade. Non ci riguarda, noi siamo lontani dalle parti rocciose. Parte Nicola a superare il muro della terminale, tre-quattro metri verticali dentro una rigola che piscia frammenti di neve di continuo. Ometto i particolari di orari, condizioni, temperature, perchè col senno di poi è facile dire che stiamo facendo una cazzata. Per come è andata siamo stati degli imprudenti, ma se fossimo riusciti a salire, saremmo stati dei grandi. Sottile la linea tra i due, dove pende dipende solo dall'esito. Ma la la storia non si fa ne coi se ne coi ma.
Nicola è legato con me, lo segue Roberto legato a Gianluca. La corda finisce e Nicola allestisce la sosta. Anche Roberto sosta, ma parto prima io di Gianluca. Salgo, e nella rigola è tutto un bagno, porca miseria, sol che questa nord vada all'ombra. Lo raggiungo e parto subito, qui non c'è tempo da perdere, meglio salire in fretta.
Giù un fittone, salita delicata e atletica nella rigola, ma poi esco da questa perchè non mi piace stare molto in questo imbuto. Giù un altro fittone, Ginaluca sotto di me sale anche lui, avrò 25m di corda dalla sosta. Poi mi sento urlare qualcosa del tipo “occhio!” guardo su, scarica di neve, veloce passo a sinistra per evitare la sua strada, mi rannicchio, sento qualcosa passarmi sopra ma poco, il grosso mi pare scenda a destra di me, penso “l'ho schivata, speriamo la schivino anche giù” e poi tutto finisce, mi sento strappare dal basso con una forza a cui le mie picche e ramponi non possono opporsi.
Rotola giù, vengo mescolato come un mazzo di carte, ho il tempo di pensare “è finita” ma ne ho davvero tanto di tempo. Non mi passa la mia vita davanti, penso solo “cazzo, è finita” e poi in un momento di lucidità “sì però un colpo secco, morire asfissiato o assiderato è lungo e sofferente”. Sento che la velocità cala “dai che ne esco cazzo”, ma poi riprendo a scendere, non ci capisco più niente, sapere quanto sono sotto, come son messo, chissà. Capisco che mi sto fermando, capisco che sono ribaltato a testa in giù, tiro in alto verso il cielo una gamba (l'altra è bloccata, non so il perchè).
Una maschera di neve in faccia bloccata da casco e occhiali non mi permette di vedere e aprire gli occhi, neve nelle orecchie, non so se son sotto o fuori. So solo che sono messo da cazzo, in una posizione scomodissima. (adesso ometto i particolari, perchè riguardano le altre persone) Sento Gianluca vicino a me parlare, Roberto sotto di noi, entrambi non mi danno buone notizie sulle loro condizioni, ma almeno parlano. Dov'è Nicola?! Non si sente, cazzo mi cago a dosso. Riesco a liberarmi del casco, adesso vedo, son messo malissimo, gamba sinistra piegata con piede ingrovigliato dalle corde di Ginaluca e Roberto, mano destra ingrovigliata dalle corde sempre loro e dalla dragonne delle mie picche, lo zaino che mi impossibilità a muovermi. Che brutti momenti. La faccio breve. Riesco a liberare il braccio sinistro dallo zaino, prendo il coltellino, taglio le corde che mi bloccano, ma non riesco ad alzarmi, Ginaluca è libero ora, scende da Roberto che sta chiamando i soccorsi, ancora nessuna notizia di Nicola, che probabilmente è rimasto su, le mi corde mi tirano verso l'alto, impedendomi di rialzarmi. Ce la faccio, ma non riesco a far nulla comunque per capire come stia Nicola.
Gianluca scende a recuperare lo zaino, Roberto sta fermo che è meglio, Nicola mi tira le corde, arriva l'elicottero.
Tralasciamo le dinamiche successive. Siamo vivi, siamo felici di ciò. Roberto verrà operato il giorno dopo al malleolo, costole rotte, guancia tumefatta e varie botte. Gianluca una gran botta al collo, graffi e botte. Nicola 4 punti al polpaccio per ramponata, bruciature alle mani e collo per la corda, botte varie, dito insaccato. Io due punti al braccio per ramponate, botta alla chiappa con sensazione di formicolio alla coscia da giorni, collo e botte varie. Chi di noi tre ha saltato “volando” la terminale, ha un bel trauma da impatto di atterraggio. Ma siamo vivi, e per questo siamo contenti.
Il resto della storia sarebbe noioso ai lettori, ma resterà vivido nei nostri ricordi. Così come tutti i particolari omessi nel racconto di cui sopra, alcuni perchè personali, altri perchè tecnici, altri perchè la cosa importante è poter esser qui a raccontare.
Speriamo rimetterci tutti in sesto, e tornare presto a solcare le alte quote.

PS: se qualche lettore dovesse affrontare il canale in questione, potrebbe ritrovare un po' di materiale. Una piccozza, vari chiodi da ghiaccio, una macchina fotografica, una corda nuova di zecca tirata dalla sosta fin sotto la terminale, varie ed eventuali. Se ce la volesse ridare, gliene saremmo grati.
Coulori Couturier, tentativo, siamo vivi

Qui altre foto.
Qui relazione sul forum.

7 commenti:

  1. Urca che avventura, un racconto da brivido solo a leggere..; figuriamoci a vivere quei momenti.
    Comunque è andata bene, questo conta davvero.
    Non sono uno da tali ingaggi in pareti Nord e pendenze in ghiaccio da fare tiri, siccome si legge molto condizioni super dappertutto sarei indotto anche io a partire per simile avventura circondato da tanto ottimismo...

    Forse il timing mah... ho visto certi report con salite praticamente in notturna (e lì non so dov'è la bellezza...) ma su salite lunghe cosa fai bivacchi di giorno..? Mah.. bene bene dai alè, in bocca lupo e buona rapida guarigione!
    Andrea (tiramisù in on-ice).

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  2. Degli incoscenti, ecco cosa siete stati.Ma da quando si affronta una salita del genere in pieno giorno e non partendo di notte con rigelo?
    E se anche foste arrivati sopra la Verte incoscenti sareste rimasti. Vi è andata di lusso.

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  3. L'idea era di affrontare il famigerato scaricatutto Whymper di notte e salire il Couturier si di giorno, ma nelle ore in cui sarebbe andato in ombra. Peccato ci siamo resi conto che più che essere una N è una E !
    Incoscienti no, errata valutazione e determinazione al limite della ottusità lo accetto.

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  4. Per certi versi non me la sento di darti tutti i torti. Quello che potrei obiettare è che col senno di poi sono tutti bravi a dire cosa si doveva fare. Mi piacerebbe sapere, in tutta onestà, quante volte ti sei preso dei rischi e ti è andata bene, e non perché sei stato bravo, ma perché sei stato fortunato. Perchè se sei disposto a partire solamente in condizioni ideali, finisce che stai sempre a casa. Se frequenti la montagna sai che il rischio non è mai azzerabile, e il successo o la rovina spesso dipendono in ultima analisi da fattori al di fuori dal nostro controllo. Con questo non voglio dire che non abbiamo fatto la cazzata. Bisognava non salire, e questo lo abbiamo capito perfettamente. Faremo tesoro dell’esperienza per le prossime volte.
    Gianluca

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  5. certo è che temperatura e irraggiamento aumentano esponenzialmente i pericoli oggettivi ; altrettanto certo è che nel maggio 2011 con -4°C e in ombra nel canale centrale del Pizzo Stella una grossa e velocissima pietra mi ha "fatto il pelo"....... cmq vedendo la slavina basale forse anch'io avrei attaccato.
    Sinceri auguri di pronta guarigione. gio2

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  6. ciao
    sapevo che in quei giorni eravate impegnati sull'Verte, un progetto ambizioso e vi ho pensato, leggere il report mi ha coinvolto emotivamente quasi fossi dei vostri...sicuramente i pericoli non sono azzerabili in montagna, io credo che a parte l'orario probabilmente non ideale, abbia giocato un grosso ruolo il maltempo del giorno precedente e l'aria ancora molto umida della notte e della mattinata che ha appesantito la neve,...avere alle spalle una notte serena con aria secca è sempre una manna dal cielo...
    in bocca al lupo di pronta guarigione a tutti e speriamo presto di tornare a leggere le vostre "andreate"

    ciao

    un alpinistadellambrusco

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  7. Ti abbiamo trovato noi parte della tua roba...picca Cassin,macchina Nikon...Non sapendo come rintracciarvi li abbiamo lasciati a Chamonix alla gerdarmerie che vi è venuta a prendere.Questa la mia mail:fabbrialessandro.01@gmail.com

    Allo

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