sabato 12 luglio 2014

Pincelli classica in notturna

Ne parlavo da tanto, e avevo provato anche a fissare qualche data, ma purtroppo il meteo si metteva sempre di traverso. Ma stavolta pare reggere, la concomitanza con un weekend dove le montagne le vedrò solo da lontano per divertirmi al matrimonio della cugina, aumenta la voglia. Poi c’è la luna piena, Roberto che accetta la mezza pazzia, e allora vamos!

L’idea nasce per il voler provare ad arrampicare al buio, o meglio, a lume di frontale. E visto che sono scemo, ma non coglione, meglio andare su una via che almeno conosco, così non sto a rischiare più di tanto e noto meglio la differenza tra giorno e notte. Pincelli, via che conosco abbastanza bene, e che lunedi ho provato a salire per la sua classica interezza (di solito faccio la variante alta, ma a buio meglio stare bassi..). Roberto invece non l’ha mai salita, e capisco bene preferisca evitarsi la sorpresa del buio: la tiro io, nessun problema, anzi!

Mi riscaldo arrampicandomi con set da ferrata su un traliccio per rinnovare i sistemi di corde dello stendino di mia sorella, che abita al terzo piano. Poi ci si trova al distributore con Roberto destinazione parcheggio della Pietra, quasi deserto. Attacchiamo alle 22e37, con una luna piena spettacolare che illumina le pareti in modo magico. Porca vacca, sugli ultimi tiri della variante alta diretta c’è una cordata..

Quante lucciole. È impressionante, chi se l’aspettava in questo luogo dove la natura è stata così addomesticata di trovare un simile spettacolo. Anche sulla via ne avremo a farci compagnia, non a illuminarci gli spit..non esageriamo.

Arrampicare al buio (anche se la luna smorza di parecchio questo buio, ma non è il sole) fa strano. Ogni passo è dosato perché non capisci bene se sei appoggiato su un piede buono o inclinato. Cerchi gli spit ma devi cercare parecchio perché li vedi solo quando sono vicini (e per fortuna so dove sono molti!). Con la frontale illumini in basso, ma non riesci a scoprire tutti gli anfratti della roccia visto che la sorgente luminosa è qualche cm più alta degli occhi. Che trip.

Alla prima sosta optiamo per finire la via “alla svelta”: sarebbe da godersi la nottata, le stelle, la luna, le lucciole, il fresco, ma Roberto domani lavora, io ho un po’ di km di auto da fare, accontentiamoci, tanto è un’esperienza che si ripeterà! Quindi, si concatena secondo e terzo tiro, con gli ultimi dieci metri in cui devo issare la corda a forza per gli attriti che fa. Ma oggi non lesino protezioni, ogni passo ha un decimo della sicurezza che avrebbe a luce diurna.

Anche Roberto se la spassa, lui che la sale per la prima a volta e a buio, avrà da divertirsi a salirla la seconda volta con la luce del sole, sarà una bella scoperta! Uno sguardo alle forme dell’Appennino che si delineano verso il cielo, e proseguo per l’ultimo tiro, visto che concateno anche quarto e quinto. E vista la poca luce, anche il traverso da passeggio viene affrontato con calma e parsimonia. Poi c’è un venticello che si sta alzando che..quando arrampichi da sempre un po’ di brio all’equilibrio.

Il passaggio chiave forse lo supero meglio che lunedì, e dopo qualche altro metro, eccomi fuori. Che spettacolo. Che trip. Ho già voglia di rifarlo! Recupero Roberto, il tentennare di metallo mi fa capire che si trova nel bel mezzo della strettoria, poi ecco la sua frontale da mille milioni di lumen arrivare. Ci spostiamo lontano dalla sosta (col buio meglio non stare vicino al baratro..) per scattare qualche foto (che fatica!) con le magliette regalateci dai corsisti del corso A1 2014 del CAI di Carpi: grazie ancora!

Alla fine la via l’abbiamo salita in tempi diurni: poco più di 1h30! Roberto propone “facciamo la doppia dal Sirotti?”, tra me e me penso “ma sei fuori, già è da cardiopalma di giorno, vuoi farla di notte, col vento che ti sposterà chissà dove nel vuoto?”, e quindi rispondo “va bene”. Poi mi confessa che non l’ha mai fatta.. Ecco perché la proponi!

Attrezziamo tutto, mi preparo per scendere, poi mi chiede di andare prima lui. Va bene. Poi si vede che il baldo giovine ripensa a tutte le mie velate perplessità su questa doppia e mi dice “ma no vai tu”. Vado! Inizialmente con i piedi sulla parete, poi tac, sospeso nel vuoto a girare come una trottola! Le corde volate sugli alberi da recuperare, ma poi giù, temevo peggio. “Libera!”. E anche lui si rende conto dell’emozione del Sirotti.

Eccoci al parcheggio, un’auto con una coppietta, un’altra che arriva con tre ragazzi che vanno a dormire in cima, e noi, felici e contenti e con un bagaglio di esperienza in più che ci cambiamo e concludiamo l’avventura davanti alla naturale ending di ogni “impresa alpinistica”: una birra!

Qui altre foto: nessuna foto, macchina fotografica dimenticata a casa!
Qui report.

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