sabato 16 agosto 2014

Vacanza dolomitica, day 10: Col dei Bos, via Ada

Prologo e Epilogo.

E oggi ce la faremo? No perché visto l’andazzo anche di ieri.. Però oggi le previsioni dovrebbero essere anche migliori, la coppia di polacchi che per colazione si prepara e mangia panini con formaggio, pomodoro e cipolla ce lo conferma.
Optiamo per una via con della sostanza, un po’ per le premesse migliori di ieri e un po’ perché oggi è l’ultimo giorno di una vacanza dove avremmo dovuto salire grandi cose, e invece ci siamo ritrovati a fare attività che non ci aspettavamo: non che non ci siamo divertiti, però.. L’altro ieri un po’ abbiamo esplorato, ma tra la Torre Piccola di Falzarego e il Col dei Bos, optiamo per quest’ultimo, che ha vie più lunghe. Vada per la Ada, che le altre sono più dure.
Alle 8 siamo già in cammino, sveglia presto per sfruttare al meglio il mattino. Il cielo è strano, verso la Marmolada bello grigio a far da contrasto alla neve fresca caduta ieri, sopra di noi si vede dell’azzurro tra il grigio, ma non sembra male tutto sommato. Poi però il vantaggio accumulato per la sveglia, lo perdiamo tirando troppo dritto alla base della parete, e giungendo fino alla Alverà. Dietrofront.
E così arriviamo alla zona di attacco con un paio di cordate di teutonici che salgono la via classica, e una che si appresta a partire sulla variante più difficile, cosa che faremo anche noi, lasciandoci dietro una cordata che poi non rivedremo più (direi che si sia ritirata).
Attacca Ricky, un bel diedro incassato e mica banale, continuo, a lui che i diedri non piacciono deve parre una goduria. Tanto goduria che man mano che la corda scorre mi chiedo cosa stia facendo, secondo la relazione dovrebbe essere già in sosta, invece prosegue. Salendo a mia volta troverò verso metà tiro degli anelli cementati che indicano probabilmente la prima vera sosta, oltre che la fine dei monotiri che stanno alla sinistra dell attacco.
Ora tocca a me, sono carico a molla, oggi ho proprio voglia di fare una bella salita in tranquillità. Il mio tiro è ben più facile, e infatti vado a cercare di complicarmi la vita con qualche passo ricercato, insomma voglio arrampicare anche io! Poi sbuco su parete più aperta, dove la sosta (le soste, ce ne è più di una) è il punto di ricongiungimento con le cordate che hanno salito la partenza classica, più facile. Quanti sono.
Riccardo prova a partire, ma presto deve fermarsi alla base del tratto un po’ più difficile perché i secondi di altre cordate sono diventati troppo alle calcagne. E con che biacchi arrampicano: uno con una singola del 12 gonfia, uno avrà almeno una corda del 15, sempre gonfia! Lo vedo poi che armeggia in quell’abbondante fessura, poi si sposta a destra invece che a sinistra come tutti, scoprirò poi per affollamento della sosta. Anche questo bel tirello.
Oh che bello un po’ di spigolo, anche se prima di arrivare allo spigolo devo vedermela con un pezzettino di placca per riportarmi verso sinistra. L’ambiente è spettacolare, ampio per adesso,anche se l’affollamento rende la montagna meno selvaggia. Ma d’altronde osservando ciò che succede sulle Torri di Falzarego..la sembra di essere in piazza.
Intanto che recupero Ricky faccio due chiacchiere con una cordata di tre ragazzi, uno di loro ha già fatto questa via ed è li al telefono che dice che probabilmente non riuscirà a finirla perché il meteo si mette male. Già, in effetti quel poco azzurro che trapelava dal grigio è ormai un lontano ricordo. Se guardo verso il Pelmo mi viene paura, tutto nero e con un chiaro muro d’acqua. Stai lontano da noi..
Arriva Riccardo, pronto per godersi un tiro con una bella placca con scarse e piccole mani, insomma uno spasso per lui, e anche io me la godrò notevolmente. Siamo rimasti quasi soli, si sente qualche voce dall’alto ma nulla più. Si sente anche qualche goccia leggera leggera, si può continuare.
E adesso il mega traversone, condanna a una ritirata impossibile (eh no, invece mi sa che hanno previsto doppie fuori via lontano da qui!), esposto anche se facile, insomma sempre qualcosa di emozionante, visto che mentre guardi dove prosegue la via, è inevitabile vedere il vuoto che le sta sotto. E uno dei passaggini finali mi fa sudare un po’, ovviamente l’avrò letto male.
E col tiro dopo la faccenda si complica, si fa croccante. Si fa complicata anche la situazione meteo, sempre più tetro intorno a noi. Riccardo supera i due tratti più ostici del tiro, cero di memorizzare i suoi movimenti per poi imitarli. Quando ci arrivo provo a farlo, una volta, due, poi però mi impongo di azzerare e amen: la via è ancora lunga, il meteo può diventare infernale da un momento all’altro, e vie di fuga non ne vedo. L’imperativo è esser svelti adesso. E infatti anche Ricky concatena i due tiri, vedendo che la cordata dei tre ragazzi davanti a noi ha fatto lo stesso.
Gocce più grosse, qualche fiocco di neve, chicchi di ghiaccio, ah che bella l’estate dolomitica! Arrivo in sosta e con Riccardo dico che parto, se riesco concateno anche io per fare più alla svelta. E nel primo tratto trovo un bell’anello cementato da doppia, mi sa che in questo canale che sembra finire nel nulla ci si può calare. Si si, ma andiamo va la che questa paretina, lama eccetera è divertente. Che inferno verso il Pelmo. Sta la.
Arrivato sotto il fittone non me la sento di proseguire, mi sa che non avrei abbastanza corda per arrivare in sosta, e mettersi a fare il V+ con la corda che tira non mi pare igenico. Certo che comunque su questa via ormai si potrebbe sostare in più punti. Ci sono bolli a indicare la via, numerosi anelli cementati. Ormai da metà via non integriamo più di tanto le protezioni, anche per esser più svelti. 8m non protetti sono ormai un’abitudine.
Dal fittone, su cui sosto, il panorama sarebbe fantastico, che non fosse coperto. Forza Ricky, annientami questo strapiombo. Ma fa un po’ di fatica, anche perché vedo che uscire dal passaggio non è comodo. Quando toccherà a me, scoprirò la quantità d’acqua nella quale affoga la presa buona, e dopo un paio di tentativi vincerà la regola di prima: l’imperativo è esser svelti adesso. Non siamo ancora fuori e il meteo è sempre peggio, e siamo soli. Al Passo di Falzarego sembra piovere, insomma siamo ancora sotto una buona stella. Azzero dopo qualche tentativo, ma mi sa che anche azzerando non diminuisci la fatica..
Dalla nostra nona sosta, che sarebbe l’undicesima secondo il Bernardi, naso all’insu, bella lama, bella rampa, bel camino, bel tiro anche per me! E poi amico mio, io provo a concatenare per uscire! Parto deciso e voglioso, anche perché se riesco a uscire mi faccio un bel po’ di metri, e soprattutto siamo poi fuori. Una volta fuori può anche scendere il diluvio universale, tanto domani non faremo nulla, c’è da tornare a casa che la Turchia mi aspetta.
Alla base del camino di uscita bagnato, continuo o meno..dai tiro dritto! Forse leggo male e mi incastro come un nuts umano, ma poi con estrema gioia trovo l’anello cementato di sosta all’uscita, è fatta! Fanculo ai muri d’acqua che si vedono all’orizzonte, alle previsioni rocambolesche, repentine, promesse infrante e sogni distrutti!
Arriva anche Ricky, poco prima delle 15 siamo sui pianori sommitali entrambi, si distendono i nervi, si calmano gli animi, pericoli temporali o pioggia o neve in via superati. Anche se un po’ di amarezza già c’è, finita la vacanza attiva. Sigh..
Dalla fretta abbiamo bevuto e mangiato poco, o nulla forse, ora ci rifocilliamo con anche l’ausilio del mitico TWIX di vetta (“grazie Pelle che mi sfami), mentre dal cielo iniziano a cadere palline bianche.. Per un pelo, ci prendiamo la falistrata di neve e grandine fine quando siamo a sedere, a osservare una Tofana di Rozes sempre nelle nuvole, la cui cima non si è mai concessa al nostro occhio (tra un po’ lo farà, ma questione di 3 secondi!).
Iniziamo la comoda discesa, con un cielo plumbeo ovunque, da soli anche adesso, solo una marmotta esce dalla tana a dimostrare che c’è vita quassù. Intanto la pioggia va a e viene, poi viene bene e ci costringe a coprirci: divento un arlecchino tra giacca, ombrello e copri zaino.
Alle 16 siamo all’auto, ovviamente, piove. Ovviamente domani, giornata in cui ci mettiamo in macchina per tornare verso la piana, ci sarà il sole. Ohm.

Qui altre foto.
Qui report.

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