venerdì 8 agosto 2014

Vacanza dolomitica, day 2: Campanile Gardeccia, via Hendrina

Prologo e Epilogo.

Al nostro risveglio il Sella è tra le nuvole, e quel poco che si intravede sembra umidiccio, la scelta ricade automatica sul tornare in zona Gardeccia, ci sono ancora Campanile Gardeccia e Guglia del Rifugio che possono darci qualcosa. In realtà di roccia e vie ce ne sono molte di più, ma oltre al fatto che bisogna conoscerle, occorre trovarne esposte al sole (asciuga la pioggia della notte e scalda il corpo), con vie di fuga (temporali), e brevi, sia per avvicinamento che discesa che via (per il meteo).
Pochi giorni fa io e Giorgio rinunciammo alla Via Hendrina appena giunti all’attacco: oggi si potrebbe tentare.. Ho pensato a come mai l’altra volta no e oggi sì: di certo essere con Riccardo, che reputo essere molto più bravo di me e Giorgio (quest’ultimo non me ne voglia) , mi da la supponenza di poterne uscire anche se avessi problemi. Ma in realtà so che questa è solo una supponenza, in realtà ho alle spalle due arrampicate in zona, e mi sento quindi più tranquillo delle mie capacità! Poi ovvio, faccio partire prima Ricky..
La giornata pare buona ancora, il sole illumina le pareti, e l’avvicinamento lo conosco bene, almeno su questo aspetto non perderemo tempo. Saliamo però senza correre come matti, non c’è caldo ma il movimento fa sudare, e in poco più di mezzora siamo all’attacco. Anche oggi, come ieri, saremo soli in parete, segno che il meteo scoraggio molti. Ma su questo è un lato positivo!
All’attacco la via intimorisce, non si vedono chiodi sul tratto di partenza, la roccia ha un bellissimo colore che sfuma tra il rosso, il grigio e il nero, sembra buona, bella compatta, e la parete è vertiginosa. Siam già carichi. Ricky, tocca a te! Ma il tiro non è per nulla banale, e il mio amico ci pensa un po’ sui movimenti da fare e dove e come muoversi, visto che nella parte mediana di possibilità se ne aprono parecchie.
Poi salgo io e capisco le difficoltà trovate. Non che sul secondo tiro mi aspetti qualcosa di molto più facile, anzi, gli sbuffi non saranno pochi, e la soddisfazione tanta nel superare quei tratti in lieve strapiombo senza mani eccellenti. Ci resto un pochino a pensare a come muovermi e dove piazzare le mie Mythos. Ma l’arrampicata è davvero divertente e varia, equilibrio e passi atletici, diedro, fessure, placca. What else?
Riccardo va per il terzo tiro, le difficoltà non mollano, ma il tratto chiave del primo tiro lo abbiamo superato, perciò non dovremmo temere. Intanto l’azzurro del cielo sta lasciando posto al grigio e bianco delle nuvole. Ma siamo ancora tranquilli, da qui puoi ancora calarti in doppia e fuggire.
Ci ricongiungiamo, è il mio turno, l’asprezza della parete sta per abbandonarci. Momentaneamente però, la mia scalata inizia su roccia, poi intervallata da qualche alberello su cui piazzare un bel cordino, fino a uscire su una forcella comoda dalla quale osservare il panorama attorno senza essere appeso come un salame. Al nostro fianco osservo una cordata sul Becco d’Aquila.
Bene, siamo a metà, proseguiamo, ma questo poi obbliga a finire. Già, perché ora Riccardo sale qualche metro, ma poi taglia decisamente a sinistra alla ricerca dello spuntone di sosta. Facile traverso.

Ora invece sono per me cazzi! Traverso verso sinistra su robaccia marcia, improteggibile, non vedo l’ora di salire e finire l’aggiramento di questo gendarme friabile, alla ricerca dei due chiodi nascosti nella roccia. Ma prima, dopo aver tirato un sospiro di sollievo con qualche friend e un cordino su spuntone, aver risalito un canale facile ma di roccia scarsa, mannaggia, tocca scendere una crestina infida! Su cui anche il mio amico proseguirà con una calma guardinga.
Prime gocce, eccoci, cazzo, tocca sbrigarsi. Dai chiodi non si sale dritto, dopo averci pensato un po’ capiamo che bisogna prima traversare ancora qualche metro a sinistra, e poi rampa. Vai Riccardo, che se troviamo la roccia bagnata sono dolori, e da qui in doppia non si scende, e mi viene il terrore a pensare di tornare indietro su quei due traversi.
Anche oggi l’ultimo tiro è mio, ma le gocce d’acqua che cadono sempre più insistentemente e le nubi pesanti che vediamo intorno non ci fanno godere gli ultimi due tiri, che saliamo a velocità sostenuta, peccato. Poi come per magia, arrivati in cima rischiara. Ma le fatiche non sono finite, perché la corda anche oggi gira in modo tale che faccio più fatica di ieri a recuperare. E dire che di protezioni ne ho messe pure poche! Niente foto di via, per ora, il meteo incombe.

Rischiara ma poco, il Larsech fuma grigio, e anche il Catinaccio non scherza, sbrighiamo a cercare la discesa che visto quanto è lunga in formato testuale, non deve essere mica semplice nella realtà! Riccardo parte in conserva lunga a risalire la crestina erbosa, che ghiaia infida, si trova una sosta, ma dalla descrizione sembra ci sia da continuare. Vado io, salgo su una cimetta, ma non è qui, mi sa che mi sono fatto un “tiro” per nulla: disarrampica su ghiaia.
Torno indietro e scegliamo la sosta più in alto per calarci fino al masso incastrato che si vede fin da valle. Ma all’atto del recuperare la corda (una sola, sono 20m di calata) nell’uscire dalla maglia rapida cade e si annoda tra sassi. Mentre attrezzo l’altra doppia, Riccardo recupera, tira, e bam! Un bambino di roccia vola verso di noi, si frantuma, Riccardo (io son girato) in qualche modo scansa il pezzettone che mi centra in pieno sul casco (invece che su una spalla magari).
Oh che botta, un po rintronato, parecchio spaventato, e col casco che presenta un bell’avvallamento sulla sommità. Via di corsa da qui, che riprende pure a piovere. Ma con calma cazzo! Niente corde incastrate! Via nel canalone.
Ormai all’altezza dell’attacco siamo tranquilli, scendiamo ai 200 all’ora sulla ghiaia, ricordando la discesa dal canalone del Cristallo: anche oggi dobbiamo spesso fermarci a togliere i sassolini dalle scarpe. Alle 18 foto di via nei pressi del parcheggio, ora che l’attrezzatura è salva dal bagnato del cielo!
Veramente soddisfatto per la bella e sostenuta via, andiamo a far spesa, stasera al Camping Soal cena un po’ meno porca, i panini di Riccardo di due giorni (anche oggi dimenticati in macchina, ma per fortuna io qualcosa ce l’ho sempre da mangiare, “Grazie Pelle che mi sfami”), pomodori e birra, lei non manca mai.

Qui altre foto.
Qui report.

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