giovedì 23 ottobre 2014

Cercando l'Autunno, trovando il vento: Appennino Reggiano

Dopo la scorpacciata solitaria di km e paesaggi della Translagorai, in questo periodo di ferie da smaltire avrei apprezzato e di molto arrampicare un po', ma accidenti a tutti, adesso tutti lavorano e nessuno ha tempo in infrasettimanale.. Siccome mi è rimasta un po' li la giornata con Marco nella quale per la fretta non abbiamo potuto fare dislivello, torno nella mia palestra.
Parto forse troppo tardi per fare quello che vorrei, ovvero un giro circa già collaudato, un periplo dell'Appennino Reggiano, alla ricerca dei colori dell'autunno che quando venni con Marco non erano ancora esplosi, mentre oggi sono già passati, ahimè.
Parto quindi da Case di Civago, risalgo il 607, lungo e dissestato verso l'incrocio con la forestale che porta alla “sbarra”. Lo ricordo un sentiero a tratti ripido, in mezzo al bosco, un perfetto luogo autunnale, e così è. Solo che le piogge dell'estate e i metri di foglie secche, rendono la salita spesso ostica.
Uscendo dal bosco sento poi la botta, il vento. Nei giorni passati sferzava bene anche in pianura, speravo che oggi si fosse acquietato: non certo passato, in Appennino c'è sempre vento, ma oggi sarà fastidioso e mi farà desistere da un pezzo di tracciato. Soffia e soffia, e raffredda un tot. Già non c'è caldo, ma c'è il sole, il vento provoca un effetto wind chill notevole.
Sulla cresta del Ravino il panorama è ampio, l'Abetina Reale ha solo due colori: verde abete e marrone faggio. Niente giallo e rosso. Torno a ripetermi che questa cresta devo assolutamente riuscire a percorrerla d'inverno, ormai sono un paio d'anni che lo sogno: una bella cavalcata a lume di luna piena come quella di oggi, ma con neve.
Vado a testa bassa e corpo inclinato per combattere le folate, lascio il sentiero che scende per continuare in cresta, e dopo l'Alpe di Valestrina corro giù lontano dal vento, trovando al Passone un po' di ghiaccio e il laghetto a lato del sentiero che ha solo mezza superficie increspata dal vento: il resto è fermata da qualche cm di ghiaccio.
Via sulla schiena del gigante, e ora il vento me lo sento tutto squassarmi, cammino grazie ai bastoncini, il mio sguardo cade a piombo molto laterale rispetto al piede esterno, anche il mio baricentro non è in mezzo ai piedi ma al loro esterno. Tira eh! Faccio pure fatica a respirare. Inizio a rivalutare il progetto iniziale.
Dopo poco meno di tre ore dalla partenza, sono in cima al Cusna, ottimo timing, ma quello che vorrei fare di giro è ben più lungo. Ma l'altra volta quanto ci ho messo? Non mi ricordo. Vorrei mangiare, ma è troppo ventoso quassù. Arriva altra gente, io corro giù sul sentiero che scende a Presa Alta, sperando sul versante sud il vento sia minore e possa fare una pausa.
Devo scendere abbastanza per esserne al riparo, pensare di tornare sul crinale per prendere dell'altro proprio non mi alletta come idea. Mangio e bevo, poi traverso verso ovest sulle rocce che mi dovrebbero portare giù a Presa Alta, dopo un bel tratto nel bosco dove sorprendo due cervi e un cinghiale: o non mi hanno sentito, o il vento portava via il mio odore, o ormai il mio odore è per loro di casa.
Arrivato all'incrocio sulla forestale guardo l'ora, penso al vento che soffia sul crinale: no non mi va, non risalgo per andare sullo 00, salire sul Prado e farmi fino al Passo delle Forbici sullo 00, ore e ore esposto alla furia del vento che si sta pure rafforzando. Segue il 629 risalendo la forestale e ammirando la pace e la lenta “morte temporanea” del bosco.

Giunto quasi al Battisti, pestando altri metri di foglie, trovo altro ghiaccio, ma almeno la fontana è salva! Altra lauta pausa cibo, col vento che qui va e viene complice le barriere naturali intorno all'edificio. Ma quando viene, si sente. Un'occhiata la locale invernale, e via giù per il classico e noioso 605, dando un'occhiata da vicino al cervo finto che avevo visto con marco l'altra volta.
Una sosta al laghetto prima del Rifugio Segheria mi fa venire una voglia di fare un bagno.. Che acqua chiara! E adesso che non sento più il vento, non ho più freddo. Però fame sì. Nell'Abetina Reale trovo una bella sorpresa, sopra un tronco una scatola con dentro dei libri, una piccola biblioteca, e intorno altri tronchi a far da sedia. Altre cose simili disseminate qua e la cercano di valorizzare il nostro territorio.
Mi abbevero alla fontana prima del bivio per il Rifugio San Leonardo, poi scendo cercando di pensare a quanti miliardi di foglie sono accasciate in questi boschi, quante sono vecchie di almeno un altro autunno. La calma, l'inarrestabile vita e morte degli alberi, è impressionante.
Il parcheggio più lungo del mondo mi accoglie, poi vedo il cartello della nuova ferrata e mi maledico: ma perché non me lo sono ricordato? Potevo partire prima e farla! Ora sono stanco ed è ora che vada che stasera c'ho una cena, ma tornerò.. Comunque i miei 35km anche oggi sono in saccoccia.

Qui altre foto.
Qui report.

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