domenica 5 ottobre 2014

Una tranquilla domenica mattina in Appennino Reggiano

Dopo l’arrampicata di ieri, non c’è niente di meglio che un rilassante trekking in Appennino Reggiano, a caccia di colori autunnali. Ed è anche una buona occasione per ritrovare il ferrarese: oh Marco, ma quant’è che non ti fai vedere?! E colgo pure l’occasione per provare l’ultimo acquisto: Deuter Guide 45+ usato, che oggi riempirò con un po’ di roba del mio amico.
Partiamo presto, il tempo è tirano e vorrei fare un bel giretto, ma il sonno costringe a una prudente sosta per pisolare 15 minuti: che poi tanto vale partire quando ormai ci si vede, portarsi la frontale per 15minuti mi pare uno spreco. Alle 7 siamo in cammino dal parcheggio degli impianti di Febbio.
Purtroppo la stagione non è al punto che credevo (tipo questo), i colori dei boschi non sono ancora accesi, vivi, al tramonto, ma ci accontentiamo: d’altronde la giornata è tesa a massimizzare il numero di risate!
Usciamo dal bosco e troviamo un gregge di pecore, qualche asino lassù, e soprattutto quaggiù cinque cani di cui la metà ci ringhia contro, ma i pastori se li chiamano a se, oltre a elemosinare una sigaretta, che ovviamente non abbiamo. Contenti di essere al sole, ben presto torniamo all’ombra, e sbucando sul crinale siamo pure al vento. Un classico dell’Appennino.
Dal Passone l’orizzonte si apre sulla vastità e sulla natura dell’Appennino Reggiano, una perla secondo me il bacino che gira intorno al Passo di Lama Lite: non si vedono costruzioni umane (si intravede il Rifugio Battisti al massimo), tanti alberi, verdi o rossi o gialli, silenzio (oppure in qualche notturna il bramito dei cervi..). Le solite foto d’obbligo, ne avrò centinaia del Prado lato nord.
Mangiucchiamo qualcosa e filiamo verso la prima meta di oggi, la cresta nord del Cipolla, per salire poi al Prado, e al Passo di Lama Lite osserviamo un cervo! Fantastico, così vicino..ma è di legno. O meglio, è un tronco che da lontano sembra un cervo appollaiato.
Approfitto dell’erta salita del Cipolla per allenare il fiato, mentre cammino dico a Marco di stare muto per non sprecarne, mentre io lo spendo per raccontargli del Campanile Dulfer e delle ultime avventure. Così superiamo allegramente la sommità del Cipolla, e dopo il temuto camino di sfasciumi di II grado, siamo sulla cresta del Prado, dalla quale sogno i canali ghiacciati invernali.
In cima al Prado troviamo qualche persona che vaga come noi in mezzo al vento appenninico, un'altra mangiucchiata e poi giù verso il Lago Bargetana e di nuovo verso il Passone per saltare sulla schiena del Cusna. Mi sarebbe piaciuto allungare il dislivello per renderlo più interessante, scendere fino alla Presa Alta e risalire, ma non posso bruciare il mio amico..
Sulla cresta del Cusna il vento si sente bene, ma non siamo certo in condizioni estreme per questa fetta di colline emiliane, e senza (quasi) colpo ferire proseguiamo il nostro cammino, mentre incito Marco facendogli pesare la tabella degli orari che non stiamo rispettando: “movet!”.
Al passo sotto il tratto “tecnico” dell’ultima salita verso la vetta, una mandria di cavalli occupa lo spazio: meglio passarci alla larga va la, lasciamo che si grattino il collo sui cartelli. Parto filato per farmela alla svelta, Marco poi arriverà, mica si perde. Alle 12 siamo su entrambi.
Il tempo di mangiare e bere, ammirare un po’ il panorama, un’arrampicata fuori programma, e poi giù verso quel sentiero che nel minor tempo possibile dovrebbe riportarci all’auto. Intanto mi accorgo che il gps non è partito, perciò non sapremo mai la distanza chilometrica di oggi, sigh..
I colori dell’autunno sono un po’ più intensi in questa parte del percorso, solo che il sentiero sconnesso e irto in discesa ci fa concentrare più su quello che sta sotto i nostri piedi piuttosto che su ciò che ci sta intorno.
E Marco è talmente disattento che canna il sentiero, non accorgendosi che scende a sinistra nel greto di uno sporadico torrente: lui segue la traccia che va dritto, poco male, scenderemo poi per le piste, che tra l’altro sembra che quest’anno riaprano, così ci do un’occhiata.
Più lunga la discesa che la salita, uffa, e dopo aver osservato dei funghi argentati, dato indicazioni a due improvvisate escursioniste, alle 13e30 siamo all’auto. Che fame e che sete, ma la sosta la facciamo più giù va la!

Qui altre foto.
Qui report.

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