sabato 10 dicembre 2016

The sound of happyness: Cima Mengol, Canalone Ovest

Noi si dice “mi ride anche il culo”. Non trovo parole migliori per rendere la gioia con cui finalmente rimetto i ramponi ai piedi. E per una destinazione che fa parte (anche se in modo leggermente defilato) di un gruppo montuoso che i miei amici di montagna denigrano: le Orobie. E oggi manco son stato io a scegliere la meta!

Anche la compagnia è piuttosto insolita: io, Cristian, Mattia e Roberta. Sveglia di buon ora, si buca la nebbia che opprime la pianura, e intorno alle 6e30 arriviamo sotto al Rifugio Cimone della Bagozza: la penuria di neve tiene aperta una strada di cui altrimenti avremmo dovuto percorrere km a piedi. Una gran folla ci accoglie, mentre lentissimamente ci prepariamo.
In cammino, con l’aria frizzante e il morale alle stelle, sia per noi “veterani” che per le due “reclute”. Il profilo del Cimon della Bagozza è inconfondibile e stagliato verso un cielo limpido ma già troppo chiaro: l’alba arriverà troppo presto! Ma seguendo il sentiero il profilo si allontana invece che avvicinarsi.. Tentenno, saremo sulla strada giusta? La cartina 1:50000 non aiuta.. Ma fiducioso..ecco il bivio!
Si passa dalla forestale, ai prati, a un laghetto, alla sassaia che vuole famelica le nostre caviglie. La nostra meta ancora non si vede, mentre un gruppo di alpinisti ci supera avendo preso una scorciatoia. La Bagozza è evidente, la prima cima orobica che tentai anni fa con Marco ma che ci respinse per la poca neve (poi rimediammo il giorno dopo col canalone del Redorta).
Una volta sul ghiaione a grana grossa, dove le prime strisce di neve ci ricordano che presto inizia il divertimento, osserviamo almeno 15 persone verso la Mengol Surprise: troppo ottimisti l’avevamo messa come prima scelta, ma questa folla ci rende maggiormente corretto optare per il più facile canalone ovest, che invece saliremo da soli. Poco oltre, si calzano i ramponi.
Quick quick, la neve è ottimamente dura, solo le punte degli artigli si conficcano nella neve: fortuna le pendenze sono modeste, o i polpacci griderebbero.. di una gioia latticosa. Questo suono, par quasi metallico, ma non così duro. Nemmeno morbido come la neve dolce che si assesta sotto i tuoi piedi quando la pesti. È un suono diverso, the sound of happyness. Mi mancavi.
Il canalone è bello largo, si zigzaga oppure lo si prende di petto. Pareti rocciose alla nostra sinistra, alla destra ancora per un po il nasone della Bagozza. Poi pian piano ci si restringe, lontani dal mondo, dentro la montagna, che ci accoglie silenziosa e senza ostacolarci.
Mattia e Roberta alla loro prima volta non paiono per nulla intimoriti, anzi. Mattia esuberante come un bimbo al parco giochi, Roberta sale e contempla. Mi fermo ogni tanto al riparo di un masso o in una nicchia laterale (ok rischio basso, ma non si sa mai) ad osservare la ciurma che sale. Il panorama “chiuso”. L’ambiente. La libertà.
Noi sempre all’ombra, le cime intorno o lontane belle al sole. Il cielo blu. Ottimo meteo. Il canale si restringe, le rocce si avvicinano: la montagna non ci sta intrappolando, vuole solo abbracciarci più stretta. Basta che non ci stritoli. Nuove linee di salita più ardue per raggiungere la cresta, ma meglio lasciare stare oggi e cercare il facile.
Sbuco fuori dal canale, il sole mi colpisce, mi scalda, mi rinvigorisce e mi fa rinascere: partorito dalla montagna. E la macchina fotografica non va più, porco cane! I miei amici seguono dietro, io iniziavo a d aver voglia e smania di vedere cosa c’era fuori e ho preso un po’ di largo. Panorama ampio, ma non ancora a 360° visto che non siamo in cima.
Trotterello allegro sulla cresta, mi sposto su un promontorio (sotto vedo bene esserci la roccia, non è una cornice!) per vedere meglio gli altri e fare qualche foto col telefonino. Arrivano anche loro, siamo ancora soli anche se da basso si vede arrivare altra gente: la montagna è tutta per noi.
Tutti fuori, tutti felici, tutti affamati! Una sosta ristoratrice che anticipa il picnic di vetta, due chiacchiere e quattro risate.
Si riparte su neve molliccia e rada, un traverso e poi erba e roccette verso l’alto, alla ricerca del percorso migliore e meno scivoloso. Si sentono delle voci: altri già in cima, dove infatti troveremo un buon numero di persone salite dalla Mengol Surprise.

Ed eccoci anche noi! Giornata da favola, meteo strepitoso, condizioni ottime. La cordialità delle persone che troviamo in cima è disarmante: si chiacchiera con tutti, si scherza e si ride, ci si fa foto a vicenda. Un ragazzo mi elenca le cime che si vedono da qua finchè non esordisco con un “e quello là è il Cusna!”. Un altro che dopo un po’ che si parla “ma tu qualche anno fa non eri con un tuo amico sul Re Castello? Ci siamo già visti la”, è vero!
Una bella mangiata, una ragazza che arriva in reggiseno sportivo e semina lo scompiglio nei nostri deboli cuori (non in quello di Roberta) e poi meglio scendere prima che ci sia la calca nel canalone. Lasciamo questo pezzo di libertà e iniziamo una discesa (stavolta armati di picca che meglio non rischiare lo scivolone) che sa di..a quando la prossima?
Arrivati all’imbocco (uscita) del canalone, pronti a rituffarcisi dentro, noto tre alpinisti sulla cresta “verso” il CImon della Bagozza, che avevo addocchiato appena mi è comparsa davanti agli occhi un’oretta fa. Ma rimandiamo alla prossima volta. Scendiamo sempre all’ombra, con gente che sale, gente che scende, e Mattia che mi fa prendere un colpo quando mi giro e lo vedo culo a terra che cerca di arrestare lo scivolamento!
Le caviglie chiedono pietà, e la trovano appena finisce la neve: via i ramponi e fine delle pendenze cui adattare la propria andatura. Due chiacchiere con un altro alpinista, e poi con Montagnatore con cui scambiamo un po’ di informazioni e pareri vari. Ora posso fare i complimenti ai compagni di avventura di oggi.
Cerchiamo di prendere la scorciatoia ed evitare di passare di fianco al laghetto di stamani, ma non credo guadagniamo molto. Almeno possiamo ammirare dei bellissimi cristalli di neve e ghiaccio, l’esaltazione della natura geometrica, della regolarità microscopica che diventa macroscopica. Piccole grandi magie.
Superaccaldati sulla forestale, e poi alla macchina. Ci si cambia, e poi dritti coi piedi sotto al tavolo al Rifugio Cimone della Bagozza. Ci si sazia, e si progetta già la prossima. Insaziabili.

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida.

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