Quei weekend
che iniziano male: tante aspettative, e poi la telefonata a poche ore dalla
partenza "non ci sono le condizioni, si rimanda". Rimedio il sabato
con un "giretto" in bici da corsa, prendendo un freddo bestia. Arriva
così la domenica plaisir, su roccia, si spera al calduccio. Invece fa freddo, e
la testa per altre preoccupazioni non c'è.
Ho lasciato
tutto nelle mani di Stefania e Francesca (oddio, quasi come qui): visto il sabato che
mi doveva aspettare, era giusto gli accordi fossero questi. Destinazione Arco,
Cado Inverno. Breve storia triste: metto il primo rinvio, e poi mi calo. Eh
niente, partenza nel bosco, fredda, duretta pure, non mi fido, la testa non va.
Bastoni sui denti e sul morale.
Slittiamo
verso Sabina, che
io e Stefania abbiamo già salito in momenti diversi, ma Francesca no, ed è a
due passi. Cambio della cordata, parte la Ste: arrampicata meno sportiva, ma
più plaisir, e con un sole che inizia a scaldare. Va beh, il morale non proprio
altissimo, ma si sale.
Sul secondo
tiro la capocordata ha qualche tentennamento: con 10-15cm in più non avrebbe
problemi ad arrivare alla manetta e passerebbe senza colpo ferire. Il suo
titubare mi risconforta, poi passa, sale agile fino alla seconda sosta. Si
torna a ridere e scherzare (in realtà non si è mai smesso del tutto).
Tocca a Francesca ora, così in sosta posso starmene più tranquillo senza il Boeing B-52 Stratofortress a bombardarmi di domande sul perchè la malga si chiama malga o cose simili. Pace, serenità, silenzio, e le cazziate di Stefania. Via originale ovviamente, niente varianti di VI.
Dal freddo
cengione ombreggiato, si riparte ma tenendo al sinistra dove la roccia sembra
ben più sana: e così la nostra piccola amica scompare presto alla nostra vista
per poi riapparire lassù e dopo poco l'invitante e confortante "molla
tutto!". E ancora non ha cacciato il nuovo friend in qualche fessura..
Ultimi due
tiri, e tocca a me. Vediamo il bastone della partenza di Caldo Inverno se si è
messo un po' a posto o se invece mi farà penare e dubitare della mia carriera
arrampicatoria. Una bela placconata varia, da leggere, ma nemmeno tanto visto
che qua e la dei cordini ci sono già (speriamo ancora buoni, perchè alcuni non
sono assolutamente integrabili). Un bel traversone su roccia colorata ma
debole, e l'anello di sosta è servito.
Bon, siamo
al passo chiave, la partenza con lo strapiombo: ora si vede se un po' di testa
è tornata sul collo o se è ancora tra le nuvole. Cerca di qua, prova di la,
daimo la manetta giusta è questa, c'è solo da fare un passo un po'
boulderoso..eccomi fuori: gioie. Meno gioie e più caga la distanza della
prossima protezione, un po' lunghetta (ma non critico, cacchi miei se non metto
giù altro). Ultimi metri verticali ma ben ammanigliati, divertenti, e l'arrivo
sulla cengia rossa.
All'ombra,
di nuovo, ziocca che freddo. Tra ieri e oggi mica tanto bello: osservo il tiro
aggiuntivo sulla sinistra, non ci penso nemmeno a provarci, freddo come deve
essere tutto in ombra. Arrivano le mie compagne, tampinate da un'altra cordata.
Messe le
scarpe, si corre verso destra (faccia a monte) su un'esposta cengia, ancora
legati per l'occasione, io trascinato come un sacco di patate da chi sta avanti
ed evidentemente è già comodo, comoda, comode. Discesa alpinistica, ripida, ben
attrezzata dove serve ma..che placche scivolose!
E ora che
tutto sembra essersi risollevato, il messaggio che mi aspettavo ma al quale non
sarei comunque stato preparato. Triste conclusione di un weekend non troppo
allegro.
Tocca a Francesca ora, così in sosta posso starmene più tranquillo senza il Boeing B-52 Stratofortress a bombardarmi di domande sul perchè la malga si chiama malga o cose simili. Pace, serenità, silenzio, e le cazziate di Stefania. Via originale ovviamente, niente varianti di VI.
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