Le
abbondanti e generali nevicate hanno strozzato i sogni di ieri, portandomi a
correre come un bambino felice in mezzo a 40cm di neve fresca ai Sassi di Roccamalatina. E a
farmi mordere da un cane.. ma oggi si spererebbe riuscire a fare qualcosa, ma
cosa?! Neve, pericolo valanghe, affollamento, che fare? Andiamo a ovest!
Zona che ci
resta un po' lontana ma che vorrei esplorare abbondantemente. Oddio qualche
uscita c'è stata: la mia prima arrampicata post corso con Riccardo (grandinata epica in
parete, a tremare di freddo a luglio), traversata alta e bassa in autunno, un paio (qui e qui) di salite per la
via normale invernale da Balisio, però quanta roba ci sarebbe ancora da
scoprire..
Levataccia, fortunatamente
troviamo un bar a Esino-Lario dove rifocillarci e..perder tempo. Ci incamminiamo
quando ormai le frontali non servono più. Frescotto! Bene, così non c'è da
salire col patema delle temperature in aumento che peggiorano le condizioni e
rendono più pericolosa l'ascensione. Da subito su neve, verso il parcheggio
estivo e poi sul sentiero.
La brigata è
allegra: ieri Stefania alla mia proposta di "Andiamo in Grigne" sfogliando
la guida m'aveva indicato il canalone ovest. proposta fatta a Federico e
Tommaso che accettano. Beh, uomo avvisato mezzo salvato, uomo studiato salvato
per l'altra metà. Ma perchè ci credo al fatto che hanno studiato questi tre?!
Il paesaggio
è brullo e selvaggio: poco bianco, e questo è un bene, visto che siamo fuggiti
dai nostri parchi giochi di casa per pericolo slavine. Si scorre in traverso
ascendente sul costone di un vallone al ritorno ci obbligherà ad ampio giro:
tanti km a piedi per farne pochi in linea d aria. Ma se lo sò, lo sapranno
anche loro che han studiato..
Altre
persone con circa la nostra stessa meta mi fanno capire che come orario non
siamo lunghi, abbiamo valutato bene. Dalla Bocca di Prada si passa in un'altra valle:
sognando la Cresta Piancaformia, noto i miei compagni sbigottiti sul "ma
quante valli c'è da attraversare per l'attacco?" "ma non avete
studiato?". E ancora ce ne è da camminare!
Traversone
sul fianco del cicicone Grignone, l'inconfondibile Porta Prada, e poi pure
pezzi in discesa che lasciano un po' spaesato l'animo "ma non dovremmo
salire?". Tanti angoli, tante svolte, dai la dietr4o ci sarà il rifugio,
"oh ecco la parete!" "ma non credo, non assomiglia alle foto, ce
ne è ancora da fare.." "Ziocca, ma i tuoi non sono avvicinamenti,
sono allontanamenti!", e anche oggi prendo la mia dose di offese.
Peccato però
Stefania non sia in formissima: quando mia madre mi diceva "ingordo, mangi
con gli occhi!", santa donna! Stamane, al bar qualcuno ha mangiato con gli
occhi.. "Daimo, tieni duro, mangia qualcosa se non ti senti energie,
bevi!" ma lei nulla, testona. Va beh, vediamo, torniamo poi indietro se
non se la sente.
Gira e
briga, ecco laggiù il Rifugio Bietti. Iper testona, complice anche una ripresa, fa pure la brillante "ma andiamo
su di la, sembra bello!", no no, non mi avventuro quando non mi sento a
casa.. Arriviamo al rifugio e prendiamo il pistone che ancora per poco scorre
in traverso. Poi a un tratto, in mezzo ai mughi, boom, si sale!
Il paretone
ovest del Grignone è sopra di noi, con tutti quegli affioramenti rocciosi che
non rendono facile la vita a chi cerca la via. E infatti.. Estasiati da questa
vista (o almeno io) saliamo fiduciosi, anche se già mi pare che quelli lassù è
strano siano passati quaggiù così a destra.. Mah, sarà.
E inizia a
nevicare: debole, ma siccome nel pomeriggio han previsto peggioramento, e non
siamo proprio nelle tempistiche che speravo, inizio a preoccuparmi. Il posto è
magnifico, le linee che lassù invogliano sono tante, ma tornare a casa è sempre
la conquista migliore.
Ancora verso
destra, mmm, mi puzza sta cosa. E infatti, girato l'angolo, scorgo un caminetto
stretto in cui sta salendo una cordata davanti a noi, seguita da un'altra e
un'altra ancora che si sta legando. Eh ma mica un AD quello! E non li vedo
proprio disinvolti quelli dentro. E nevica bene adesso, anche se il cielo non è
plumbeo. "Va beh ragass, ho qualche dubbio", e dopo poche
discussioni, torniamo sui nostri passi.
Con ormai la
speranza persa, dopo poche decine di metri dei passi che invece che scendere
(tornare sui nostri passi) tagliano verso destra (nel senso di marcia di
adesso), proviamo a prenderli, vediamo come va. E va bene, in parecchi devono
aver fatto come noi, altri invece saliti per la parte bassa della Magic Line,
quella della quale siamo arrivati all'attacco prima.
Molto
labirintico lo zoccolo della parete, speriamo non ci riservi sorprese! Seguo
delle tracce, e un altro vicolo cieco, dieci passi indietro, e si sale. Beh,
nonostante la classicità dell'itinerario scelto, per noi è bella avventura! Ma
Stefania ha riavuto un down, accidenti.
Sol che
ormai siamo in mezzo alla parete, abbiamo pure salito qualche tratto dalla
discreta pendenza: scendere potrebbe essere più lunga che continuare a salire,
sopratutto psicologicamente. E pure più difficile. "mangia qualcosa,
bevi", testona. "ma quanto è lungo questo giro?!" "ma non
avete studiato?".
Salire puntando
verso destra, il canalone deve esser la dentro, dove d'altronde vanno tutte le
tracce che stiamo seguendo. Sante tracce, santi gradini, se no con questa neve
c'era da sudarsela tutta: mica come la neve al viagra dell'Appennino dei
weekend scorsi!
Il primo
tratto di misto mi sconforta. Facile eh, ma non per chi sta male: me ne sto
dietro a dare supporto e se serve, spinte.. Ma non servono! Che roccia!
Un'occhiata giù, e la parete appare piuttosto vertigionosa: un paretone questo,
vario, solcato da diverse irregolarità che lo rendono parecchio variabile. Ma
ora vediamo di cavarcela e uscire.
Qualche
altro passo, e diventa ben visibile l'uscita: con dei bei cornicioni sulla
testa la salita diventa scenografica, purchè i cornicioni stiano lassù. Entrati
dentro il (quasi) rettilineo finale, tutto diventa più estetico: in mezzo a torrioni
di roccia e con in alto il canale che si apre per sbucare sulla cresta. Sotto
di noi una distesa di neve che sfida la gravità. Un altro tratto di misto,
tanto per gradire.
Comincia a
esserci traffico: una cordata che è partita sulla Magic Line ci segue, altri
arrivano a spron battuto e ci superano ben presto. Noi d'altronde mica abbiamo
fretta, e sopratutto meglio salire con calma senza forzare eventuali malesseri.
Un altro
piccolo tratto di misto, e l'uscita si avvicina. E come sempre, questo è al
tempo stesso un sollievo e uno sconforto: sollievo perchè le fatiche stanno per
finire, l'esposizione ai pericoli per cessare; sconforto perchè le fatiche
stanno per finire, la parte bella per cessare. Vabbeh, domani è un altro
giorno, domani un altro canale (domani, circa).
Ed eccoci
fuori: ha smesso di nevicare già da quando eravamo a metà parete, ma di gran
sole mica l'ombra. Peccato non poter vedere tutto il panorama sulle Alpi, da
ovest a nord a est: toccherà tornarci! Intanto Stefania si è svaccata sul
pendio a tirare mille sospiri di sollievo, "Ora però bevi e mangi o ti
imbocco stile anatra da fois gras!"
Rifugio Brioschi affollato:
un'apparecchiata di picche e ramponi da far invidia al miglior negozio di
articoli sportivi. Noi però intanto ci rifocilliamo che c'abbiam una fame..
Un'occhiata ala croce di vetta ci permette di dare un'occhiata alla via di
discesa, poi si va sulle panchine a mangiare, bere, cazzeggiare. Finchè non
viene un freddo porco, andiamo giù che ancora un pochetto ce ne è.
Una
relazione dice che in 1h30 saremo all'auto: follia, nemmeno correndo. Ma i miei
compagni un po' provati devo confortarli in qualche modo. "Oh Pelle,
fanculo a te e le tue salite!", sempre bello vedere che la gente studia
gli itinerari che li propongo.
La via della
Ganda consente una continua vista della Cresta di Piancaformia, che spero
riuscire a fare presto. Inoltre attraversa questo vallone ricco di cune,
conche, buconi: un misto di tranquillità e terrore, la candida dama bianca che
smussa asperità ma nasconde pericoli.
E scendendo,
con una Stefania che ormai si è ripresa, in grande spolvero tiriamo avanti una
decina di minuti abbondanti di battibecco sul "devi mangiare"
"ma che vuoi" "te meno" "prossima volta ti
costringo" "non ci sarà una prossima volta!". Federico e Tommaso
esterrefatti, non san che fare: Sandra e Raimondo ci fanno un baffo.
Quando si
trova un bel pendio di neve fresca che taglia verso il traccione più basso, non
ho dubbio: mi ci lancio. Gran bel posto, pace, serenità, un bianco che inebria
ma non ubriaca (manca il sole, quello sì che darebbe alla testa!), peccato solo
che lo stiamo per lasciare..
Finalmente
arriviamo al Rifugio Bogani, e finalmente la Ste esordisce con un "Ho fame". Aspetto un
attimo prima di segnalare ai miei compagni dove dobbiamo andare e che giro
dobbiamo fare: me ne ero già accorto dal mattino che sarebbe stata lunghetta la
discesa, ma mica potevo dirlo. Che poi, lo sapranno, avranno studiato! La
discesa è sempre lunga, perchè non è divertente.
Lasciamo la
Ste avanti, costringendola a farci strada al suo passo, se no ne
approfitterebbe per sgusciare nelle retrovie e non scendere più. Una bella
discesa fa presagire che ci vorrà della risalita per tornare alla Bocca di
Prada, e così è. E così si entra in trans, con le gambe che vanno avanti, la
bocca muta, la testa vuota.
Tento
qualche accenno di micro discorso, ma la ragazza davanti non reagisce. O se
reagisce, non abbastanza da sentirla. Va beh, non svegliare can che dorme. Però
dai, che giornatina! La vista dell'auto è confortante, presagio di due cose:
mangerò i panini, si avvinca la birra da bere!
Qui altre
foto.
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