Visualizzazione post con etichetta alta via dolomiti numero 2. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta alta via dolomiti numero 2. Mostra tutti i post

venerdì 19 agosto 2016

Vagabondando alla ricerca di una meta spirituale: Alta Via 2 delle Dolomiti

Una serie di eventi e circostanze inaspettati (e, a dirla tutta, alquanto spiacevoli) mi depositano a pochi giorni dalle ferie senza mete e senza compagni. Dal cassetto-"cappello" della "To Do List" tiro così fuori il "coniglio" dell'Alta Via 2 delle Dolomiti: quella più lunga, ma anche quella che inizia da e finisce a una stazione dei treni.
Da solo col mio zainone (13kg?), equipaggiato del necessario per dormire all'addiaccio (siccome rifugi non ne ho prenotati, ma almeno un tetto sulla testa me l'han sempre dato), cibo, bere e vestiti: già perchè partenza e arrivo li conosco, ma nel durante non sò dove mi fermerò. Circa 180km e 12000m D+ e D-, in 7gg, i temporali pomeridiani, gli inconvenienti, gli scarponi che a un terzo iniziano a cedere, la stanchezza, le vesciche, le irritazioni, le scottature, il naso "debole": ogni giorno ho camminato il più possibile per arrivare il più in lontano possibile. E alla fine in 54h spalmate in 6gg ce l'ho fatta: da solo, senza l'ausilio di mezzi meccanici, tutto "only by fair means" dal centro di Bressanone al centro di Feltre.
Una quantità sterminata di vallate risalite e scese, di passi e forcelle che mi regalavano nuovi paesaggi ogni volta che ne raggiungevo una. Le montagne, le Dolomiti, attraversate, esplorate in rigoroso, rispettoso e meditativo silenzio. Dentro di loro e dentro di me, "inside me, inside you", con il fermo obiettivo di fare fatica, e tanta, per non pensare: mettere un piede davanti all'altro, non scivolare sulle rocce o giù dai ripidi e scoscesi versanti erbosi, questo deve essere il mio unico pensiero.
Tabula rasa del resto.
Ma si sà che la mente difficilmente non pensa: seppur senza nessuna aspettativa su un risultato "spirituale" di questo mio viaggiare in posti stupendi, nel contempo vagabondavo nel mio animo alla ricerca di una meta non ben precisata. Quel che viene viene: e qualcosa è venuto. Ho capito? Ho risolto? Beh, di certo ho maturato.
Plose, Odle, Puez, Cir, Sella, Marmolada, Pale di San Martino, Dolomiti Feltrine, a farmi compagnia durante il giorno. Le chiacchiere con altri trekker e un po' di musica a farmi compagnia la sera in rifugio. Il corpo e la mente a permettermi questo viaggione.

Questo è un riassunto "morale" della MIA Alta Via, a questo link (e seguendo i suoi figli) trovate approfondimenti più tecnici o semplicemente..più ricchi.
(Post in concorso al "Blog Contest 2016 di altitudini.it", a questo link)

Inside me, inside you (dolomites): Alta Via 2 delle Dolomiti

Chi?
Io, da solo. Alcuni, anche durante l'alta via m'han chiesto perchè da solo, e la risposta era "perchè se a fare una cosa del genere in queste modalità mi porto qualcuno, poi lo perdo come amico!", ma in realtà era comunque una cosa che dovevo fare da solo.

Cosa?
Alta Via Numero 2 delle Dolomiti. Questa guida parla di 180km (210 da città a città) e di 11500m di D+, mentre questa del buon Paolo (ottima, contiene già le immagini delle mappe, così si può fare a meno delle cartine) parla di 170km e 10500m di D+. La più lunga ovviamente, ma anche la migliore per la logistica (stazione dei treni alla partenza e all'arrivo).

Dove?
Dentro le Dolomiti. Dentro me stesso.

Quando?
Beh, le vacanze estive quest'anno hanno preso una piega inaspettata.. Parto appena riesco per farla nel minor tempo possibile, mi impongo che massimo 7gg (ce ne metterò 6..).

Perchè?
Domandone! Le alte vie sono una delle tante cartelle della "To Do List", ma diciamo che pensavo tenermele per altri periodi..purtroppo invece questo è cascato a fagiolo. Tempo libero, nessuno con cui condividerlo, meteo che pare stabile, ma sopratutto voglia di fare della fatica, tanta, per tanti giorni, per non pensare, per capire, per risolvere. Poi se si riesce a farlo in posti belli e che mi piacciono..

Le 5W del giornalismo forse riassumono l'avventura all'atto del suo concepimento, ma non certo nel durante. E non basterebbero mille parole, nemmeno diecimila, per descrivere TUTTO, e non vorrei nemmeno farlo se no che tediata darei? E inoltre, a tanti giorni dalla fine del viaggio, molti ricordi sono meno freschi e non riaffiorano sforzandoli.
Foto, racconti, anedotti, sensazioni, emozioni, sono proporzionali ai km percorsi, ai metri saliti, a quelli scesi, alle vallate, cime, passi, rifugi attraversati, alle persone conosciute. Ma qui devo fare un riassunto, anche perchè sono viaggi che ognuno deve vivere a modo suo e con motivazioni sue (magari non le mie!)

Link al giorno 0, Bressanone: racconto e foto.
Link al giorno 1, Bressanone - Rifugio Genova: racconto e foto.
Link al giorno 2, Rifugio Genova - Rifugio Boe: racconto e foto.
Link al giorno 3, Rifugio Boe - Passo Valles: racconto e foto.
Link al giorno 4, Passo Valles - Rifugio Treviso: racconto e foto.
Link al giorno 5, Rifugio Treviso - Rifugio Boz: racconto e foto.
Link al giorno 6, Rifugio Boz - Feltre: racconto e foto.

Qui report complessivo.
Qui la guida del Buon Paolo Cervigni, ottima, contiene già le immagini delle mappe, così si può fare a meno delle cartine.
Qui traccia in gpx, qui in kml, qui in kml con colori diversi per ogni tappa (quelle in kml vengono visualizzate anche direttamente nella pagina che si apre senza doverle per forza scaricare).

Epilogo:
Di cose faticose ne ho fatte nella vita. Ma questa le batte tutte.

6gg consecutivi di duro trekking (ma non solo, ferratine e sentieri davvero esposti), quasi 12mila m di D+ e altrettanti di D-, 170km secondo il mio GPS (ma secondo le guide sono di più..), una media di 9h ore di cammino al giorno per un toitale di 54 (va beh, pausette comprese..), direi circa 10l al giorno di bevande ingerite e sudate (giusto per dare un numero sulla fatica). Tutto a piedi, tutto only by fair means.
Tutto da solo.
Dolomiti attraversate, scoprite, sviscerate, esplorate, sudate, pestate, camminate, mangiate, bevute, vissute (!), in un sacco di angoli diversi.
Fatica fisica, ma anche mentale e psicologica.
Esser talmente stanco la sera da far fatica a prendere sonno, proprio io!
Vesciche, irritazioni, scottature, scarponi a brandelli, un maledetto zaino da più di 10kg (12? 13? non voglio sapere, so solo che quando lo posavo, dopo voalvo).
Pensare solo a mettere un piede davanti all'altro, non cadere di sotto, arrivare al rifugio sperando di trovarci posto (e invece una dormita in un garage mi è toccata) prima del consueto temporale pomeridiano (e a volte che corse per evitarlo!).
Mente sgombra dai problemi e preoccupazioni.

Alta Via numero 2, da Bressanone a Feltre: Plose, Odle, Puez, Cir, Sella, San Pellegrino, Pale di San Martino, Dolomiti Feltrine, ecc..

Viaggione dentro le dolomiti e dentro me stesso, inseguendo..un triangolo!

giovedì 18 agosto 2016

Alta Via 2 delle Dolomiti: giorno 6, Rifugio Boz - Feltre

E la frenesia scorre. Sentire l'obiettivo vicino, sapere che posso farcela, che ormai ce l'ho fatta, che porco c***o testa e fisico ci sono! ma stiamo calmi, finchè non arrivo in stazione tutto può essere, in fondo mancano più di 30km ancora. Andiamo per gradi e non dire gatto finchè non ce l'hai nel piatto (proverbio vicentino, dai sù scherzo). Dietro ogni curva, c'è un altra curva, atto secondo! mamma mia le Dolomiti Feltrine!
La paura di non prendere in tempo il treno (e lo vorrei prendere perchè adesso m'è salita la voglia di stare in mezzo alla gente e agli amici) mi fa optare per partire a buio: per fortuna il rifugio mi lascia sul tavolo la colazione, che faccio fuori con avidità. Mi preparo, vesto, qualche precauzione, riempio l'acqua, frontale, e alle 5e30 si parte, al cospetto di una luna splendida.
Molto meno splendido è il sentiero vaccoso fangoso da percorre e buio, cercando di capire quale zolla galleggia e quale affonda. Arrivare a Passo Finestra sembra un percorso di guerra, ma ci arrivo vincitore che il sole deve ancora sorgere. Ma le sue luci già tingono il cielo di quella luce che ha odore di rinascita.
E con l'alba che progredisce nelle sue varie fasi, comincia il lungo sentiero esposto verso la mia prossima meta, di nuovo andirivieni, ampie curve a seguire i lineamenti della montagna: tanti km da camminare a fronte di pochi in linea d'aria. Ma la bici l'ho voluta io, e direi che la sto sfruttando bene.
Gran foto per grandi giochi di luce, montagne aspre e selvagge che anche sui sentirei si fanno dare del voi. Respect. Inizio a guardare un po' con nostalgia il triangolino con dentro il 2: un'esperienza che mi è servita come speravo. A Feltre mi compro la maglietta (ma non ce l'hanno!).
Per superare le asperità di queste montagne, anche le scale scavate nella roccia. Vari strappetti di salita che mi lasciano pensare "ma oggi non dovevo scendere?". Tratti in mezzo a rocce, sentieri verso il cielo, pareti che mi sovrastano minacciose, ma se avessi le scarpette vi minaccerei io (eh, eccome).
Altra curva, e dietro altra strada: guardo in lontananza, ma non capisco bene fino dove devo andare, dove sarà il rifugio dal quale parte la discesa e da lì fine dei giochi. Le nebbie che prima stavano a valle, iniziano a salire verso di me, ma si tengono sempre a debita distanza.
Pratoni intervallati da roccia, tappeti d'erba con sotto pochi mm della roccia scivolosa che mi tre in inganno: o forse sono gli scarponi che davvero non ce la fanno più..reggete ancora qualche ora bimbi! Rivedo le Pale di San Martino, le saluto prima di ripiombare dentro le Dolomiti Feltrine: ghiaioni e prati in alternanza.
Branchi di camosci ovunque. Raggiungo l'apice della solitudine quando con convinzione mi metto a fischiare con una marmotta, insomma a cercare di parlarci. Ma nulla da fare. Urge tornare dagli amici. Urge anche arrivare a valle, visto che di nuovo a momenti m'ammazzo scivolando su dell'erba ripida, chissà come ho fatto a fermarmi, ma non porti domande quando le cose vanno per il meglio.
Vallone ella Malga Pietena. Minchia, quindi devo farne ancora un altro prima di raggiungere l'ultimo passo e poi essere al rifugio. Dietro ogni curva.. Intanto il paesaggio si fa tipicamente feltrino, le nebbie salgono da valle e sembrano una lingua che entra nella valle soprastante. Ma il tutto mi resta distante, puro spettacolo.
Vallone della malga delle vette Piccole, ultimi sforzi e ci siamo, daje! Incrocio le prime persone, e io avanti, ultima salita signori, Passo delle Vette Piccole ed ecco il rifugio! Rifugio dal Piaz, ci arrivo poco prima delle 10 e una fetta di torta e un caffe non me li toglie nessuno! Dai dai che ci siamo Andre!
Ok, tempo di ripartire, ho solo più di 1600m di dislivello da scendere.. Le nebbie offrono un'ottima vista, col sentiero taglio il più possibile la forestale, due chiacchiere con un signore che scende anche lui e che mi offre un passaggio da Passo croce d'Aune a Feltre, ma "no grazie, voglio farla TUTTA pulita", only by fair means! Signore che dopo un po' mi saluta con un "scusa ora vado che prendo freddo" e inizia a correre.
Un selfie col triangolino che sto per lasciare, un compagno di pochi giorni che mi ha donato un significato di vita. O meglio, me l'ha fatto maturare. Spesso è tutto merito di noi stessi. O anche colpa, dipende.
Noiosa forestale che non si può correre data la scarsa pendenza, poi nel bosco aumenta e posso lasciarmi prendere dallo sblisgo. Ormai non capisco più niente, voglio solo arrivare alla fine, poter esultare, dire "ce l'ho fatta" ma anche "ho finito". In 1h scendo i 900 e passa m e alle 11 sono a Passo Croce d'Aune. Dai che ce la faccio a prendere il treno e non rimanere una notte in più fuori!
In fondo adesso ho solo 14km di asfalto che mi separano da Feltre. 14km. Mi sparo. Ma non posso nemmeno prendere il percorso alternativo che consiglia Paolo Cervigni, perchè rischio di non passare per la Pedavena, e io voglio passarci: è la carota del viaggio, quella simbolica in realtà, l'obiettivo è un altro.
Corricchiare non si riesce, troppo poco ripido, i piedi cotti, a metà faccio pausa in una piazzola, continuo. Ohmmm, mente resisti. E dopo una curva, l'oasi, il paese; dopo altre svariate curve, il cartello d'ingresso al paese di Pedavena. In centro chiedo al prima passante indicazioni per la birreria "segui la strada, mancano 500m", d'un Dio grazie. Eccola.
Alle 12e45 abbandono il mio zaino e tutto puzzoso entro al bancone, sento già che per mangiare c'è da spettare un casino quindi capisco subito che dovrò accontentarmi di un panino: sol che mi dai la birra. Mi accoglie una prosperosa ragazza che per dare un po' più di risalto alla mercanzia si è fatta un pearcing sullo sterno: bella topa, ma tiratela meno che non ce l'hai solo tu.
Mentre aspetto il panino, la mia birra media finisce, quando arriva il panino "mi fai il pieno di nuovo?". Esco fuori, al tavolo, panino e birra, e occhi umidi, non di sudore.
La meritata pausa finisce, forza e coraggio, ripartire. Le due medie sono state rapidamente assorbite dal mio corpo, e le sento che mi fanno traballare. Ma l'attività fisica annulla l'effetto in pochi minuti: beh alcune decine. E ripigliatomi, entrato a Feltre, gli occhi diventano lucidi: sto lasciando l'Alta Via numero 2 delle Dolomiti, sento che sto lasciando anche un pezzo di me e della mia vita. Un pezzo piuttosto bello e importante.
Vago per Feltre, seguendo i cartelli, incontro il signore del " scusa ora vado che prendo freddo " che mi fa i complimenti. Gli chiedo indicazioni su dove sia l'ufficio turistico che voglio la mia spilletta: ci sono di fianco. Non sono nemmeno le 14, ho pure 1h30 di pausa prima che apra, e il treno delle 16e20 lo prendo di sicuro. 
Cerco la piazza, mando foto a chi da casa mi seguiva. Sono fiero di me, oltre che per l'impresa fisica, anche per quella mentale.

Mi butto in un bar a rifocillarmi e cambiarmi: bombolone, smoothie, centrifuga, caffe. Ricomincio a chattare col mondo, dopo 6gg di assenza da social e messaggi (o quasi, qualche "sto bene" a casa dovevo mandarlo).
Scarponi.
Piedi.
Il resto delle fatiche fisiche non lo fotografo. Apre l'ufficio, firmo, ricevo spilletta: vorrei la maglietta ma non ce l'hanno. Dai a posto, verso la stazione. Di nuovo in treno, di nuovo su uno dei mezzi di trasporto più tristi e malinconici che esiste: ma rispetto all'andata, siamo una coppia meno affiatata.

31.25km, 8h, 1011m D+, 2469m D- (dislivelli ricavati dalla guida di Paolo Cervigni).

Qui altre foto.

Qui la guida del Buon Paolo Cervigni, ottima, contiene già le immagini delle mappe, così si può fare a meno delle cartine.

Link alla pagina generale.

mercoledì 17 agosto 2016

Alta Via 2 delle Dolomiti: giorno 5, Rifugio Treviso - Rifugio Boz

Dietro ogni curva, c'è un altra curva! Sintesi perfetta dell'ultimo estenuante tratto. Oggi poi che sono previsti temporali fin dal primo pomeriggio, questo estenuante "non arrivo più" è psicologicamente straziante! Probabilmente anche la fatica accumulata si fa sentire..
Oggi la colazione c'è, ringraziando il gestore del Rifugio Treviso, e alle 6 riesco comunque a essere operativo e in partenza: fuori il sole ancora non si vede e la valle delle Lede è piuttosto cupa. Su e giù per il bosco bagnato, la vista dei primi raggi di sole che colorano Sass Maor e Cima di Lastei, e poi il vallone sopra il quale giace Forcella d'Oltro.
Bella salita, che mi mangio in breve tempo, poco dopo le 7 sono già sulle sue pendici: una nuova porta, come tanti passi attraversati in questa traversata dolomitica, una porta che mi chiudo alle spalle su pezzi di vita vissuta, e un'altra porta che invece si apre su pezzi di vita da vivere. Pale di San martino bye bye, Dolomiti Feltrine arrivo!
Ma prima occorre arrivare a Passo Cereda. Altra ripida discesa, con la vista che spazia già sulla prossima salita (che non capisco bene dove passerà, ma da qualche parte passerà), e che poi diventa un nuovo traversone in quota, di sali e scendi in mezzo a ripidi prati, infida erba bagnata e pezzi franati sostituiti da ghiaia e terra poco aggrappata.
Curva e curva, ma non si scende, lunga la vita. Residui di grandine, un prato dove i Menhir crescono come funghi, e un gregge di pecore maledette che per scappare da me sale su terreno franoso scaricandomi sul sentiero pietre e sassi! E una di loro, una di quelle nere, che mi segue: ora, ok che è una pecora, ma sono su un pendio che se scivolo volo a valle, e questa che diavolo vuole a 1m da me?!
Con altra discesa ripida e passaggi pittoreschi in piccole rughe della montagna, rientro nel bosco, fresco ma con l'afa che avanza. Sull'asfalto mi ritrovo su un altra foresta, una ex foresta, che adesso è tramuta in cataste di tronchi di legno ai lati della strada.
Alle 9 sono a Passo Cereda, fatico a trovare qualcosa di aperto, finalmente lo trovo e due fette di torta e altro non me le toglie nessuno. Povero il mio scarpone, non mollare! Provo a metterci del nastro adesivo, ma nulla può..
Ok..e adesso? Devo cercare l'801, ma se posso evitare l'asfalto è meglio. Dei cartelli mi confortano, la successiva strada forestale meno: non si prende mai quota, anzi si perde! Ancora fatica mentale e stress, roba che non fa bene visto che il fisico si regge solo perchè la testa glielo impone: se ci molla lei, è la fine.
Finalmente trovo il cartello giusto che mi fa iniziare una salita inizialmente nel bosco, ma che ben presto ne esce e mi fa esclamare "ma dove cavolo si passa desso?", contorte le Dolomiti Feltrine. E di nuovo il naso a sanguinare, copiosamente, se incontro qualcuno prende paura. Ma tanto, di gente ne incontro quasi mai!
Segue una faticosa risalita fino al Passo del Comedon. Passo che non arriva mai (dietro ogni curva..). Per prati, poi per ghiaie, sopra uno spuntone dopo alcuni tratti metallici, le Pale di san Martino che mi salutano, ragni dolomitici verso il cielo, in "pochi" infiniti metri si concentra un sacco di roba!
Una placca liscia che se piovesse sarebbe da uccidersi, traversi esposti, cavo metallico, ombra sole, rocce piscianti e ghiaia. Un ometto lassu mi lascia ben sperare, ma una volta raggiunto..dietro questa curva, altra salita! ma porca vacca! E dai stringi i denti, che i temporali oggi arrivano presto..
Alle 12 sono a questo irraggiungibile e faticoso Passo del Comedon, dal quale le Dolomiti Feltrine svelano il loro cuore: rocce che affiorano da ripidi prati, versanti ripidi e ben presto..nebbie da valle.
"Ma di strada ce ne è ancora tanta sai!" "Sì lo sò" (nord su ovest est, 883). Ricomincia a traversare sul versante assolato ("traversare" non deve trarre in inganno, non si tratta certo di camminate in piano), inizialmente su bianca pietra che mi fa desiderare gli occhiali da sole (li ho con me, ma mi tira il c**o fermarmi), e dopo una discesa ghiaiosa, un po' di prato.
Bivacco Feltre, quello che poteva essere un riparo e la sosta per la notte se i temporali m'avessero preso entro qui. Ma il meteo regge ancora.. Faccio il pieno d'acqua, nelle borracce e nel corpo. Due chiacchiere con una coppia (e daje con 'ste coppie lui e lei) che rivedrò al rifugio stasera. E dopo aver ammirato in quale pace giace questo bivacco, riparto.
Porca miseria, quasi subito mi tocca passare a fianco di invitanti scrosci d'acqua chiara e pulita, piscinette di cui immagino la fragranza e freschezza, perfetto contrasto con la mia "mascolinità" e surriscaldamento. Ma ahime, anche a queste devo dire di no perchè il meteo e le previsioni non mi consentono soste aggiuntive.
Un passaggio in mezzo al bagno turco dei mughi è preludio di un tratto esposto in traverso su rocce un po' insidiose, sulle quali il naso ricomincia a esser fontanella di liquido rosso: ebbasta! Ricapitolo la serie di problemi fisici che mi attraversa: il naso che sanguina, il collo abbrustolito, l'irritazione all'interno coscia, le vesciche, il male ai piedi. Avanti!
Il Col dei Becchi finalmente arriva, con una salita che pensavo peggio, anche se..vabbeh lasciamo stare. Ma la strada è ancora lunga, un andirivieni continuo dentro e fuori, dietro ogni curva indovina che c'è? Il sentiero lo si vede tutto, fin lassù, sali scendi, pratoni scoscesi dove alla fine a momenti m'ammazzo: già perchè qui se non metti i piedi su questa striscia larga una spanna, ti sposti un pelino sull'erba e sotto..il vuoto!
Il Pas de Mura è un miraggio, ma un miraggio che poi tocco. E ancora il rifugio non lo vedo ma sò che è li sotto, deve essere lì sotto. Un'occhiata alle mie spalle, e poi giù di corsa finchè non trovo il sentiero maciullato dalle vacche e dal fango, tocca rallentare, poi eccolo, il Rifugio Boz. Mi fermo qua, inutile proseguire, anzi, da folli proseguire. Tanto ormai, quello che ormai agognavo da un paio di giorni, lo vedo vicino: finire in 6gg, nemmeno in 7.
Alle 14e30 mi svacco sulla panchina, la rifugista chiacchiera con una coppia (daje) che sta salendo l'Alta Via anche loro (da Passo San Pellegrino). Dopo un po' mi intrometto perchè vorrei la mia guadagnata birra e panino, farmi una doccia e riposarmi (ma non riesco a riposare, incredibile. Farò pure fatica a prendere sonno, e questa cosa mi spaventa).

A cena mi ritrovo al tavolo con la coppia trovata al Bivacco Feltre e quella trovata al rifugio, quattro persone simpatiche con cui le chiacchiere spaziano dalla montagna (soccia, scoprirò solo al rientro in treno con che bestia dell'arrampicata mi sono ritrovato al tavolo!) ai pastafariani, e alle solite domande rivolte e me "ma sei da solo?" "ma perchè lo fai?" ecc ecc, con qualche complimento che non prendo troppo in considerazione visto che le mie motivazioni non le auguro a nessuno. Però sì, sono fiero della mia resistenza fisica e mentale.
Ora a letto che domani è un altro giorno, l'ultimo: la Pedavena si avvicina, l'accettazione si avvicina, il rientro si avvicina. Che sarebbe anche più facile prendere sonno se la testa non macinasse, il fisico non trepidasse, e questi maleducati maledetti usassero la frontale invece che la luce dello stanzone e non facessero casino! Provo ad ascoltare un po' di musica come tutte le sere, ma stasera non funziona.

21.05km, 8h40min, 1516m D+, 1429mD- (dislivelli ricavati dalla guida di Paolo Cervigni).

Qui altre foto.

Qui la guida del Buon Paolo Cervigni, ottima, contiene già le immagini delle mappe, così si può fare a meno delle cartine.

Link alla pagina generale.

martedì 16 agosto 2016

Alta Via 2 delle Dolomiti: giorno 4, Passo Valles - Rifugio Treviso

La colazione oggi è ovvio che salti.. Già è tanto non aver dormito all'addiaccio! Quindi posso benissimo sfruttare l'occasione per partire presto, anche perchè non è che abbia dormito molto ne comodo stanotte. Alle 6 metto il naso fuori e ricomincio a seguire il triangolino magico.
Il 751 sale sul versante giusto della montagna per potersi godere lo spettacolo dell'alba, spettacolo che non mi stanco mai di rivedere. Ben presto raggiungo una coppia (uno spagnolo e una francese) che stanno facendo un pezzo di Alta Via 2: due chiacchiere veloci e poi ci salutiamo, hanno ben presente che io vado più svelto. Tutte le persone che incontro, non le rivedo più, ma tant'è.
Le pareti rocciose iniziano a mostrare le loro invitanti rughe invernali, io devo sgusciare dietro esse per molta più strada di quello che credo. Mi infilo dietro, sembra quasi di nascosto, come se volessi cogliere di sorpresa queste montagne che mi hanno sempre rigettato in qualche modo, ma non oggi (anche se ci proveranno!).
Si scende, si sale, cavo d'acciaio, e finalmente vedo il Rifugio Mulaz, preceduto dalla visione dalle argute cime che lo sovrastano. Alle 8e30 posso finalmente prendere la mia meritata colazione, ma ben presto ripartire.
Forcella Margherita, distesa ghiaiata tenuta insieme da tronchi di legno, un piccolo vertical. Poi all'ombra verso quello che è il punto più alto dell'Alta Via 2, il Passo delle Farangole, ma prima un insidioso nevaio ghiacciato e..il nasoche sanguina! Naso che continuerà a sanguinare anche nei prossimi giorni, forse anche per le insolazioni..
Il Passo delle Farangole l'avevo già affrontato in veste primaverile con la neve, ed era ben meglio! Lo raggiungo e di nuovo altri panorami davanti ai miei occhi, la Val Grande, un nuovo paesaggio lunare.
Parte poi il traversone (mica in piano eh) che sta sopra il Pian delle Comelle, un sentiero dove non puoi mettere il piede in fallo, esposto, e in certi tratti pure franato e quindi ancora più delicato! Mi rendo conto sempre più che questo percorso non è proprio da tutti.. Passo sotto la Val Strut, e poi ancora avanti.
Un gruppo di ragazze/signore in solitaria, qualche passaggio attrezzato, e finalmente mi "deposito" su prati meno scoscesi, in vista della discesa e poi risalita sull'altopiano lunare delle Pale di San Martino dove giace la mia prossima meta. Ma prima una pausa, che meglio che recupero.. E c'ho fame.
Testa bassa, gambe forti, e poi si inizia a danzare e saltellare sulle rocce per guadagnare quota: abbandono una valle silenziosa e solitaria e arrivo alla bolgia sociale dove la funivia deposita miriadi di persone. Rifugio Rosetta raggiungo alle 11e45, coca cola e panino di ristoro prima di ripartire.
Ripartire, ma il cielo è già preoccupante, e le Pale son sempre le Pale per i temporali. Ma almeno al Pradidali voglio arrivarci. Ancora una volta temo sbagliare sentiero, controllo meglio, e meno male stavolta. niente scorciatoia che resta in quota, io voglio fare la classica, quindi mi fustigo nei mille tornanti del 702 che scendono impassibili. Mi che strazio, e le colonne di persone da superare e incrociare!
Il traverso verso il bivio col 715, dal quale invece il 702 prosegue con altri mille tornanti verso valle. Prendo così la via del Passo di Ball: Ball, quello della cengia del Pelmo, salita anni fa e che ricordo bene, chissà se anche qui ha avuto lo stesso intuito pazzo nel trovare una via di accesso a questo paradiso arrampicatorio: quante vette svettanti intorno a me!
Il tratto attrezzato è tranquillo, o almeno più degli altri, giugno al Passo di Ball e fino al Rifugio Pradidali scendo in compagnia di un ragazzo del posto facendo due chiacchiere sull'affollamento di vie di arrampicata che vorrei però scalare, e sentieri che devo prendere per continuare. Qualche dritta me la da prima di arrivare al Rifugio Pradidali alle 13:30.
Beh, continuo no? Sono dubbioso, il Rifugio Treviso non è proprio dietro l'angolo, ma è presto, e se voglio stare dentro i tempi complessivi che mi sono dato..devo pedalare. poi il meteo dei prossimi giorni è pure più incerto. Mal che vada dormirò al Bivacco Minazio se faccio tardi.
Salitone in valle desolata verso il Passo delle lede quindi. Parte blanda e poi si impenna man mano, mentre le pareti di roccia sono sempre più imponenti e invoglianti, e la voglia di arrampicare mi torna alla testa. Salita che ricorderò come quella psicologicamente più dura: il meteo che peggiora, il cavo d'acciaio che attira fulmini, pezzi da arrampicare, un passo che non arriva mai e il tempo che stringe. La faccio di corsa. 1h scarsa che dura una vita.
Eccomi al Passo delle Lede, ma non c'è tempo per riposare, si sentono tuoni lontani e si vedono nubi vicine. Giù a rotta di collo nel Vallon delle Lede, altro paradiso arrampicatorio ma dalla logistica alquanto difficile! Corro, mi fermo solo per fotografare i pezzi di aereo schiantato anni e anni fa, due gocce ogni tanto sono un bell'incentivo a pedalare.
Al Bivacco Minazio arrivo in tempo prima che la pioggia si intensifichi. Due chiacchiere con due ragazzi che hanno deciso di passarci la notte, mentre io valuto se fare altrettanto: però un bel pasto caldo lo vorrei.. Dopo mezzora, dopo che la pioggia sembra essersi placata ma il cielo minaccia ancora, decido di tentare e ripartire. Tappa dura oggi.
E la discesa dal Bivacco Minazio mi resterà impressa come la più tecnica di tutte: ripida, bagnata, scoscesa, esposta, una placca da disarrampicare, poi afosa, le ha tutte! 1h di discesa infinitamente lunga! La vista del cartello che mi indica il rifugio, la fine della discesa, lo bacerei.
Con le gambe più rilassate passo dall'altra parte della valle, passo sopra un ruscello dove vorrei immergermi: mi manca il mare e fare il bagno! Osservo la Pala del Rifugio uscire dal bosco, altri ricordi.. I tornanti per risalire che non finiscono più, e finalmente alle 16e45 arrivo al Rifugio Treviso. D'un Dio oggi!

Trovo posto, e stasera altra doccia che non mi schifa, calda stavolta! Se non la faccio la doccia, faccio davvero schifo, perciò.. Lo yoga in stanza funziona male, provo a far asciugare i vestiti fuori ma il meteo non è ideale (dopo cena li metterò dal camino, ma dopo cena, non adesso se no faccio scappare le persone!). Birra vieni a me. Ma prima tentiamo il bostik per tenere attaccata la suola dello scarpone destro.
A cena il rifugista mi piazza al tavolo con una ragazza francese che parla benissimo italiano e che ha una guida dell'alta via in inglese: ha lasciato il suo ragazzo al Rosetta per il male alle ginocchia, si ritroveranno al Rifugio Boz per finire insieme il percorso e poi farsi due giorni a Venezia, piccioncini! Almeno la cena passa con piacevoli chiacchiere e la solita blanda spiegazione del "perchè così di fretta?". E anche lei, capisce.

25.94km, 10h30min, 1820m D+, 24447m D- (dislivelli ricavati dalla guida di Paolo Cervigni).

Qui altre foto.

Qui la guida del Buon Paolo Cervigni, ottima, contiene già le immagini delle mappe, così si può fare a meno delle cartine.

Link alla pagina generale.