domenica 28 maggio 2017

Run for Fun, Run to Live: Marcia dei Tori 2017

Non sono un trailer, non sono uno skyrunner. Non mi alleno in modo specifico e/o controllato, non mangio contando le calorie, le proteine, i carboidrati. Magari non mangio schifezze, cerco di evitare farine bianche, zucchero, sono vegetariano, però mi date del tiramisù non mi tiro indietro.  Faccio pochi trail all'anno, e quasi sempre solo perchè quel giorno non riesco ad andare in montagna (non sono nemmeno un alpinista o un climber a dirla tutta).

Tranne questo. La Marcia dei Tori è il trail di casa, organizzato magistralmente dai volontari della mia sezione del CAI (CAI di Carpi. Gente che a titolo gratuito spende il proprio tempo e energie per far star bene, la unica ricompensa l'appagamento interiore, oppure anche queste poche righe, spero. Gente che con sole o pioggia prepara il percorso giorni prima, lo ripulisce dopo la gara, lo monitora, si riunisce da mesi prima per pianificare tutto. Gente che si fa il mazzo.
Alla Marcia dei Tori non rinuncio nemmeno per la montagna, dal 2010 salgo a Capanno Tassoni per correre (e camminare) sui sentieri del mio Appennino. Da quella volta che scoprii la gioia che ti da questo tipo di attività, e la maestria delle zie del CAI nel preparare dolci per il ristoro dell'arrivo. Solo un anno ho saltato: le condizioni meteo erano talmente avverse che già da giorni prima si era optato per il giro "corto" a valle.
Quest'anno invece c'è pure la novità del percorso lungo, e senza pensarci due volte, senza rifletterci, mi ci iscrivo subito. Solo al venerdì prima della gara inizierò a riflettere sul "ma, ce la farò?". Quest'anno poi, all'ultimo minuto si aggiunge Stefania a gareggiare. All'ultimissimo pure Anna. Alla mattina troviamo pure Alessia, Andrea, Linda, Marco, ragazzi che stanno frequentando il corso A1.
Una scappatina in bagno a fare pipì mi fa perdere la partenza ufficiale, non riesco ad augurare il meglio agli amici che fanno la corta. Corta, sono poi 13km! La frenesia, le preoccupazioni, le angosce. Allo start tutto si spegne, le gambe iniziano a muoversi in modo felice, la mente si pialla, e si pensa solo a..godersela.
Discese veloci, discese tecniche, single track, salite sbuffate camminando. Un caldo opprimente, ma meglio che le bufere che a volte fa in Appennino. Il ristoro, un bicchiere d'acqua, una manciata d'uvetta, uno spicchio d'arancio, e via verso il percorso classico, quello che ti permette di toccare il cielo una volta fuori dal bosco.

Incredibile correre questo tratto senza la calca della partenza, da solo, puntando qualcuno la davanti ma senza mai raggiungerlo. Ma questo genere di sport è una competizione verso se stessi, non verso gli altri: beh certo, facile parlare così quando già so che non ho nessuna chance per il podio!

La salita che ricordo, il preludio al momento più bello. Fugace appare il crinale tra i rami dei faggi, un solo battito di ciglia ed è già tornato a nascondersi dietro al fogliame. I salti sui single track tra le rocce, e sbam, eccoti la salita allo Spigolino dritta davanti a te. Meglio guardare giù, su ci riguarderò all'arrivo in cima.

La cima arriva senza nemmeno che fossi preparato a ciò: la mente già vagava per i fatti suoi nel vuoto. Oppure non faceva nulla, chissà. Discese in campo aperto a frenare una gravità che resta nemica anche quando i più direbbero che aiuta. Un altro bicchiere d'acqua e spicchio d'arancio al ristoro, e via, per l'ultimo terzo. Peccato, siamo già verso la fine..

Sali scendi con qualche strappetto, si tocca il cielo con un dito, e infine il deciso taglio a destra a kamikaze prima tra pratoni e poi nel bosco, ad abbracciare tronchi d'albero sulle discese ripide per non perdere l'equilibrio. Qualche "permesso" e "grazie" a chi mi lascia passare, e di nuovo sulla forestale, dai tutto quello che hai!

Il tifo, quello genuino di chi non sa manco chi sei. Ma ti vede sofferente (mah, anche se il fisico soffre, la mia espressione è comandata dal cervello, che è felice), ti vede fare qualcosa che per loro è incredibile, per altri sarebbe robetta da principianti: ma te corri per te, non per gli altri. Ti incita, ti supporta. Poi il tifo degli amici è ancor più prezioso.
Arrivi al traguardo, lo varchi, contento, ce l'hai fatta. E subito a pensare alle tue amiche e amici che fine hanno fatto. Anna l'ho vista sul percorso, ma gli altri? Ma sta a vedere che..mo vacca boia sono già arrivati! Grandissimi, prendere pure soddisfazione dalla loro performance e sentirsi dire "ah ah, non mi hai superata!". Solo che ragazzi, ora sò chi mettere a battere traccia alle prossime uscite del corso A1..
Ed eccoci. Tutto finito. Finita una sofferenza che le endorfine tengono a bada, che ti fanno dimenticare e dire "la prossima quando?". Il banchetto del ristoro dell'arrivo e la birra fresca però ti fanno apprezzare il momento di calma, di termine del cuore a mille. Pausa, meritata, giocosa, a chiacchiere amabili.
Con un bagno nel Panaro, e il prolungo del recupero alimentare e bevereccio, finisce un'altra giornata da incorniciare, resa possibile innanzi tutto dalla Natura, ma che senza l'organizzazione, l'entusiasmo, la carica dei volontari del CAI diCarpi, sarebbe lì, pronta a farsi ammirare, ma difficile da trovare, scoprire e vivere.

Non sono un trailer, non sono uno skyrunner, non sono un alpinista, non sono un climber. Sono solo uno che cerca di divertirsi, di vivere. E alla Marcia dei Tori mi divertono. A correre toccando il cielo, vivo.

Qui, qui e qui altre foto da modenacorre.it.

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