Ci sono
giornate che vanno ti riempiono anche senza tecnicismi o cose sofisticate: la nostra
intenzione era comunque di percorre un itinerario alpinistico, ma desistiti per
un paio di buoni motivi, ne è venuta fuori comunque una gran bella giornata da
gambe, polmoni e cuore (non solo per la fatica).
Stefania al
suo primo (primo?!) approccio con le ciaspole avrà una piena giornata d'odio:
prima utili, poi vele, poi trappole, poi giavellotti. Ma pure una bella
giornata appagante con ambienti maestosi, dolci e amari, e foto spettacolari.
Saliamo per il solito sentiero che ci porta verso il Passone, ammirando la dama
bianca che tutto ha avvolto.
Un'alba
lontana vista in mezzo ai nudi faggi ci fa capire che siamo in ritardo, ma
meglio così forse. Infatti quando il bosco inizia a farci percepire che
finisce, inizia il vento, il solito vento appenninico che frusta. Sosta per
mangiare qualcosa, giacchetta e si riparte. Il Passone meglio lasciarlo stare e
puntare ai crinali a destra, meno pericolosi.
Vento, vento,
vento, e il sole coperto dalle nuvole. Ma che freddo.. Ma che bello. Bianco a
più non posso, che contrasta con un azzurro brillante del cielo: due colori che
si donano a vicenda, che si combinano in un senso di pace e serenità senza
paragoni.
Finalmente
il sole emerge dalle nuvole, ma quando ormai siamo in balia del vento. ben
presto tocca toglier e le ciaspole che iniziano a essere troppo scivolose su
queste pendenze e con questa neve ghiacciata. Daje de punta! E via a goccia
d'acqua a scalciare come un toro. Con le ciaspole che, tenute in mano per non
togliersi lo zaino, fanno effetto vela e..ci sbilanciano spesso.
Sbuco sulla schiena del gigante, con gli ultimi metri che fanno sentire a pieno la potenza
del vento che soffia da sud! "Ste occhio agli ultimi metri, arpionati
bene". Non un canale tecnico o simili, ma in ogni caso sbuchiamo su
qualcosa che ci cambia completamente la visuale di quello che avevamo finora. E
il crinale, compreso Prado e Cipolla, sono dentro le nuvole.
Scarsa
visibilità e vento impetuoso: no good per affrontare una cresta. Cerchiamo un
posto al riparo, e una delle soddisfazioni maggiori è qui che mi aspetta: la
Ste non riesce a parlare per il congelamento facciale. Ho trovato il sistema
per! una conchetta ci ripara a sufficienza per poter banchettare e godere del
luogo, del posto, delle luci, delle nuvole che accarezzano le montagne.
Fine della
pausa, ora mettiamo i ramponi che la cresta precedente non era gustosissima
senza. Le nuvole decidono di accompagnarci nella nostra marcia verso la vetta
del Cusna: ma mica le volevamo.. Fortuna il posto lo conosco e so dove andare.
Spettacolari
i giochi del vento con la neve. Vento che sposta, lavora, irrefrenabile. Muri
di neve di due metri, e pochi metri a valle l'erba in vista. Onde bianche che danno
una dinamicità a qualcosa che spesso siamo abituati a pensare statico. Beh si
deve vedere, non si può scrivere ne leggere.
Sempre da
soli, si arriva agli impianti, spenti. Proseguiamo verso il Sasso del Morto
sotto cori da stadio che servono per ringalluzzire lo spirito. Buchi nella
neve, trappole per le caviglie, e ancora scarsa visibilità che non ci fa
percepire quanto manchi (beh io lo so, lei no). Tutta la cresta, ed eccoci al
passo sotto la vetta principale.
Ovvio che si
va per le roccette, almeno un po' di brio oggi! Cerco pure di complicarmi la
vita, famelico di arrampicare su roccia e usare tutti gli arti che ho. Una
breve paretina finale mi rilascia le ultime endorfine, e quando mi giro dietro
"Ste ma che fai, segui le mie michiate?!".
Ed eccoci in
cima, dove il vento non ci lascia, ma almeno le nuvole si sono un po' diradate
per lasciarci ammirare un po' di panorama. In compagni, perchè ormai non siamo più
soli, la giornata inizia ad affollarsi. Fame e sete, ma troppo vento qui, si
scende a cercare un posto riparato, ma si scende tanto!
Si trova il
meno peggio, e infatti la pausa non è molto lunga ne gustosa. Il tempo di
mangiare qualcosa e mettere gli occhiali da sole. Poi già verso la Peschiera Zamboni, dove
torniamo a essere un po' più soli, e dove ammiriamo la conca nordest del Cusna.
Che voglia di fare ancora. E guarda qua, un bel masso comodo dove sostare al
sole.. tardi, si va!
E al di la
del fosso, inizia la tragedia: la neve torna bella fresca e si affonda parecchio.
Ma finchè siamo in discesa marcata, si può continuare. Solo che passiamo sopra
dei ruscelli, e non è bello: due tre tonfi verso il basso mi fan paura di
passare dal trekking alle immersioni. No no, meglio rimetterle..
Le ciaspole.
Vanno rimesse, si affonda troppo, ma in discesa se non sono ben strette, sono a
rischio di uscita continuo. E infatti la ragazza se ne accorge e comincia a
maledire gli attrezzi infernali, ma utili d'inverno. Eh lo so, scomodi a volte,
ma impara ad usarli. E il vento spazza ancora, anche qui.
Tanta
pazienza ad aspettare la Ste, ma così posso inebriarmi maggiormente
dell'ambiente calmo e pacato innevato.
Giù per il
sentiero, perchè prendere le piste? Rimaniamo lontano dalla bolgia finchè si
può.. Un continuo litigare con le ciapsole per lei, e io che mi cero la neve
fresca per divertirmi di più. Solo che il bivio che porta a Febbio non arriva..
Inizio a temere che finiamo alla Peschiera Zamboni.. No eh.. Eccolo! e possiamo pure
togliere le bagaglie ai piedi, e sentire odore di "svacco".
Parcheggio,
auto al sole, tepore. Ci si cambia, si sistema, giro l'auto in modo che sia
rivolta al soel per quando vorremo dormirci dentro prima di ripartire, e via
sulla panchina al sole a mangiare panini e bere birra! Finito lo spuntino..il
sole tramonta dietro il gigante, spegnendo le nostre speranza di una dormita
paonazza al sole. Tocca andare al parcheggio di Villa Minozzo!
Qui altre
foto.
Qui report.
Nessun commento:
Posta un commento