"Ma
perchè non andiamo all'Alpe di Succiso?" non c'avevo pensato, ma Giorgio
ha avuto una bella idea. Ok, più avvicinamento rispetto ad altri itinerari, ma
di certo meno bolgia umana, condizioni più sicure data l'esposizione e la minor
quantità di roccia, e un parco giochi dalle difficoltà ampie. Peccato sia un
po' a casa di Dio, ma pace.
La
combricola di oggi è variegata, l'alzataccia notevole: 2e30 per me, ma ben
prima per altri/e.. La guida sportiva del pilota ci fa arrivare ben presto a
Succiso Nuovo, pronti per una colazione al sacco senza patire freddo. Speriamo
ce ne sia abbastanza per avere un terreno di gioco idoneo: ice ice baby. Alle
5e40 siamo in marcia per un avvicinamento piuttosto noioso, ma che il buio
rende meno.."visibile" anche su questo aspetto.
Solo noi in
zona, e c'era da aspettarselo. Al Rifugio Rio Pascolo ci cambiamo d'abito e ripartiamo
allegramente verso la valle del parco giochi. Parecchio allegramente.
"Guardate l'Appennino che si tinge di rosa!" e via di perculate..
Perle ai porci..
I ramponi
mordono con ingordigia la neve ghiacciata: non credevo che le condizioni
fossero ancora così buone nonostante il rialzo termico, ma d'altronde il
weekend scorso (qui e qui) avevo visto e assaggiato un ghiaccio che..mamma mia prima di scioglierlo
ce ne vuole!
I miei amici
salgono nel vallone, io scavalco sopra a seguir eil sentiero (tutto innevato,
ma so che è qui) per avere una visuale migliore da un'angolazione leggermente
più spostata. E piano piano la parete nord schiude i suoi segreti ai miei occhi,
lasciandomi il tempo di sognare quale linea salire.
Le linee
papabili da provare a salire oggi sono il Canale della Vela o il Canale della
Placca, scorriamo sotto la parete Nord dell'Alpe di Succiso e iniziamo la
consultazione per capire dove possano girare questi itinerari. Scorgiamo una
possibile via di salita, e in base alla guida potrebbe essere il Canale della
Vela, ma non siamo sicuri.
La vela sarà
quella? O quella più in basso? Ma nella foto della guida c'è talmente tanta
neve che chissà.. Però questo nome lo avevo in testa da ieri sera.. la linea che
scorgo e condivido coi miei compagni sembra logica: strettoia iniziale e uscita
su canalino di neve in piena parete: bella, andiamo la!
Dritto di
fronte a noi, un pendio iniziale di quelli bastardi con queste condizioni:
entrano quasi solo le punte, e se non si vuole progredire in frontale tocca
scavigliare bene a modo. Le picche d'altronde non possono trazionare per la
scarsa pendenza. Insomma, i polpacci iniziano già a godere, e la corsa verso la
fascia rocciosa basale serve per raggiungere un punto di riposo.
Avrei
l'acquolina in bocca per il ghiaccio a sinistra..ma oggi non è il caso, si va
verso destra, ma comunque a infilarsi nella strettoia di neve e ghiaccio tra le
rocce. Avrei proposto, pattuito, imposto che le cordate siano io con Roberta e
Tommaso e Giorgio con Mattia e Stefania ("No, io con quei due cavalli da
corsa non ci sto!"), e mi avvio per valutare le condizioni e la salita di
quel tratto ("Dai che magari manco ci leghiamo").
Daje de
picca daje de punta quanto è bona la neve raggiunta! Son partito troppo
spanizzo ("Avevo già rivisto il solito film!") ma comunque sereno di cavarmela. Io. Su questo
tratto il ghiaccio è spaccoso, e quella che sembra neve è in realtà quasi
ghiaccio: insomma, mica banale, e dalle buone pendenze, e col misto Appenninico
di terra, erba, roccia, ghiaccio, neve. Superato il tratto "Ragazzi faccio
sosta e vi lancio la corda".
Continuo a
salire su buone pendenze e con condizioni che necessitano un discreto impegno
di forza per lanciare le piccozze, sferrare calci coi ramponi, e poi faticare
da matti per l'estrazione degli attrezzi. Che spettacolo.. Sol che raggiungo
quel poco di roccia che affiora per far sosta, se finisce davvero come il film già visto weekend scorso!
God bless
the padellone: fortuna mi sono preso con me il friend blu del 3.. Lui, suo
fratello minore, e un bel fittone per assicurarmi e recuperare i miei due
compagni di cord..ma Tommaso che fai qui? Ormai è quasi in sosta.. E Mattia
laggiù che sale fuori dal tratto chiave. va beh, faccio scendere la corda per
Roberta.
E ci si lega
Mattia perchè Roberta e Stefania sono già legate con Giorgio che sta seguendo
Mattia. Qualche allegro e simpatico sbraito verso il basso, e Giorgio che mi
dice la frase riferita dalle due innocue fanciulle "Ma sì, ma tanto va sempre così. Te
lasciali fare, che poi le cose vanno come diciamo noi". Sale di 10m, e poi
la sua voce si trasforma in quella di un formidabile e talentuoso Eunuco
"Datemi corda che mi segate i maroni!"
Giorgio sale
a fare sosta oltre, io mi appresto a ripartire per puntare quella riga di neve
che si vedeva bene da basso e che ci ha ispirato la salita. Neve..ghiaccio
travestito: sembra tutta bella bianca, ma appena mezzo cm sotto è dura come..è
dura. Ma che figata.
Raggiungo la
base rocciosa con all'attivo una vite e un fittone di protezione: un po'
pochino per far partire i miei in conserva, che già mi avvisano
"5m!". Sol che qui non ci va una mazza su "roccia": sgaggio
il ghiaccio dalle fessure, ma son troppo svase, in quella il chiodo non entra, il
fittone trova roccia a metà infissione, che palle! Evvabeh, "Ragazzi
smontate che salgo più su!", magari la qualcosa riesco.
E invece
questa scarsa e poca roccia è solo scenografica. ma quanto è scenografica..
Chissà cosa stiamo salendo.. Il bello di questo tipo di attività è che a
seconda delle condizioni tutto può cambiare, possono apparire salite fantasma o
scomparire salite classiche: è il top della fantasia e dell'avventura (in
formato mignon, lo ammetto).
Qualcosa
metto giù, ma nulla che mi soddisfi a tal punto da dire faccio sosta. Intanto
tutti e sei siamo a portata di voce, schiamazzi, perculate: tanta tantissima
allegria. Sopratutto quando i secondi di cordata arrivano in sosta a riposare i
polpacci.. Sosta, ecco un bello spuntone che fa la caso mio!
Spuntone,
parolone: anche Giorgio quando passerà tra poco mi dirà "ma è uno spuntone
o un sasso appoggiato?", meglio non saperlo, sembra reggere. E comunque il
fittone che ho messo giù potrebbe reggere un tir! Non esageriamo, e non
cadiamo.
Arrivano i
miei, ormai con questo lungo tratto di conserva mi sa che è rimasto poco da
salire. Riparto arzillo e contento, mamma mia se mi sto divertendo, altro che
alpinismo inflazionato sotto il quale prendere il numerino e poi mettersi in
fila per poter salire: siamo solo noi, in tutta la valle (forse, per ora).
Ultimo tiro,
sempre scenografico, sempre su neve ghiacciata con le braccia che faticano di
più a estrarre che a infiggere: con che potenza stiamo lanciando queste picche,
per la paura che non ci reggano bene i piedi! Ben presto il pendio spiana, il
sole mi prende, un grido di gioia verso il basso e quasi la corsa verso la
cresta (divento quasi Eunuco io).
Sostone da
manuale, ma scomodissimo a terra: e allora mi sdraio a terra pure io mentre
recupero i miei, che ben presto arrivano tutti festanti soddisfatti della
salita e del sole che ci scalda le membra (non che ci sia freddo, anzi, ma
sempre piacere).
Arriva pure Giorgio, che nel tratto finale lascia fluire
verso l'esterno tutta la sua bimbesca felicità: contento come un bimbo affamato
davanti alla tetta! Per la nostra cordata inizia lo svacco (dopo delle buone
strette di mano), ma non prima di aver ripreso e diviso tutta la promiscuità di
materiale, implicita nel legarsi in cordata, ma che non deve protrarsi per i
giorni a venire.
Ecco le due
fanciulle in dirittura d'arrivo, Roberta poverina con dei problemi a un dito,
Stefania che a fronte dei nostri "Daje che è fatta" ci risponde con
un "Perdindirindina che fatica di cacca!". Beh, non proprio usando
questi termini, ma mica voglio farmi bannare il blog..
Si spiaggia
pure la cordata di Giorgio, ma in modo molto più plateale ed esilarante; e
nemmeno tutta la cordata a dire la verità, ma non diciamo la verità. Va bene
dai, ora però basta cincischiare, c'è da raggiungere la cima "Se volete
lasciate pure zaino o corda qui, tanto ci ripassiamo. Però se lo fate non è che
siete arrivati davvero in cima eh..", e tutti sei prendono tutto con se.
Fantastica
la visuale dall'Alpe di Succiso: si vedono le Alpi Marittime, il Monviso, la
Est del Monte Rosa, forse il Bernina, Adamello, Carega, e più facilmente le
Apuane. Cima dove torno sempre volentieri, io che sono un figlio del Secchia,
sono quasi figlio suo..
Com'è che si
dice? L'appetito vien mangiando? Mado' che appetito che ho.. Corricchio sulla
cresta nord per andare su quel pulpito a trottare, sperando di rientrare per
qualche pendenza. Ma intanto per farmi fare una bella foto. Un'occhiata alla
secca parete ovest (meno male non ci siamo andati) e al canalone Nord Ovest.
Torniamo dai
miei amici a fare la foto di vetta, tentando pure una foto artistica con tutte
le piccozze piantate davanti a noi. I miei amici sono allibiti che la mia già
notoria stupidità possa spingersi in composizioni artistiche strampalate. Ma mi
lasciano fare, che cari..
Basta con le
ciance, si torna sui nostri passi, ripercorriamo la cresta est, ci spogliamo:
che caldo assurdo.. Non avrei creduto di trovare queste condizioni con questo
caldo! Un solitario sale la parte finale di Anni Settanta, e porcocane che appetito!
Arriviamo
alla sella, Mattia già scende, le due signorine si avviano, io, Giorgio e
Tommaso ci si guarda in faccia "Io se ci state ci salirei al
Casarola!", e allora via che si va, così possiamo avere una vista migliore
sulla parete nord dell'Alpe di Succiso.
In cima
troviamo pure un simpatico signore (ragazzo non posso dire, con la barba grigia
che ha) col quale scambiamo parecchie chiacchiere "Ah io alla vostra età
se ero in voi, con queste condizioni, ne facevo un altro di canale!", e
allora uccidimi!
Scendiamo
per la cresta nord del Casarola, per poter ammirare ancora di più questa parete
magnifica e sognare altre salite, altre linee, chiedendoci ancora cosa abbiamo
salito oggi "secondo me la vela è quella" "a me sembra
quella" "io ne vedo tre, pensa te!"
Discesa per
canalone fin dentro il vallone principale, verso il Rio Pascolo dove troviamo
gli altri nostri amici. E ora la terribile discesa su pietraia, lunga, lunga,
sempre lunga la discesa. Quando sali sai che vai a divertirti, la digerisci
meglio; magari la fai pure a buio, così non la vedi. Ma quando scendi, sai che
vai a casa, sai che è finita, la vedi tutta.
Vedi bene
anche l'arrivo all'auto, il lambrusco, la torta avanzata dalla colazione, il
gnocco, la fontana fredda dove immergere i piedi. E l'auto che si accende e ti
porta verso il ristoro, meritato, alla Foresteria: tocca, perchè a qualcuno (a) si è stato menzionato
un tiramisù ieri, leva potentissima per farle dire "va bene qualsiasi
cosa, basta che mi date il tiramisu!".
Gran
giornata di Appeninismo, con nuovi Appeninisti?
Qui altre
foto.
Qui report.
Qui la
guida.
Come sempre belle foto e report dettagliato . Complimenti
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