giovedì 16 agosto 2018

Vacanza Vagabonda 6/9: via Dimai+Harrer a Punta Grohmann

La testardaggine. Quella profonda, quella dura. La determinazione. Quelle che rischiano di sfociare in stupidità a volte. Ma non oggi. La fuga di ieri dalla sud della Punta Grohmann è stata forse troppo rimandata, ma alla fine siamo fuggiti. Con l'idea però magari di riprovarci oggi..e infatti eccoci. 

Almeno abbiamo concordato che sia ben più opportuno di attaccare la Dimai e spostarci sulla Harrer dopo: ci sono due soste vicine, e ho letto di report che hanno fatto lo stesso. Le difficoltà delle due parti basse sono simili, ma almeno ci togliamo un po' di parete (e quindi di tempo), ci togliamo la parte data con roccia discreta, e ci togliamo la parte nella quale ci prendiamo tutti i sassi mossi da chi percorre la Dimai. Scelta azzeccatissima. 

Partiamo ancora più presto di ieri, e scorgiamo comunque gente davanti: speriamo vada altrove, anche ieri ne abbiamo viste di cordate scorrere verso il Dente e la Innerkofler. Godiamoci questo momento adesso: l'alba è sempre un momento magico, e data l'ora riusciamo ad apprezzare un sacco di montagne tingersi di rosso.. 

Raggiungiamo e superiamo i tre che avevamo visto, puntano anche loro alla Dimai. Si attacca lo zoccolo spigoloso, inizialmente al sole (tepore) poi all'ombra (frio). Saliamo svelti per passargli davanti, che altre pietre non le vogliamo. Ci fermiamo per una sosta a "scaricare del peso", e una volta ripartiti ci superano due ragazzi. Amen. 

Cerchiamo la strada, un po' si arrampica già, ma c'è troppo detrito e ghiaia ancora. Su una collinetta ghiaiosa si cerca la via che non faccia tornare indietro di mezzo passo a ogni passo che si avanza: toh che stelo d'erba dritto! In realtà è il fittone della relazione di Bernardi. Ci imbraghiamo, e intanto ci ripassa la cordata di tre. Che palle. 

I due ragazzi salgono i primi 3-4 tiri in slego. Noi saliamo il primo non trovando una sosta di partenza idonea, ma alla sosta con chiodo cementato arriviamo dopo il gruppo di tre austriaci: una guida e due clienti, e la guida ci invita ad aspettare e non incrociare le corde. Che palle. Arrivano tre italiani, che palle. Ma quanta gente sulla Dimai?!

Giorgio parte alla ricerca della via, ma gli fanno strada i tre austriaci. Si vede che ha smania, non mette giù quasi nulla. Tocca a me: ho notato che la guida è salita troppo rispetto ai due che ci stavano davanti, e ci mette del tempo. I tre italiani incalzano. Fanculo, io parto, e stando più basso seguo forse la linea corretta, arrivando a una sorta nicchiona gialla con due clessidre. 

Riparte Giorgio svelto: si vede che abbiamo fretta, nessuna foto in questi tiri. Ma il suo punto di riferimento è enorme, il canale, perciò arriva veloce a fare sosta e ci ricompattiamo tutti di nuovo. Ci aspetta l'ultimo tiro prima di deviare sulla Harrer. La guida è avanti, i clienti qui, ma vado avanti lo stesso senza incrociare le corde. Qualche metro verticale e poi si scorre su, me ne sto bene a sinistra delle sue corde per non avere problemi. 

E siamo sulla cengia dove 10m più a sinistra si può prendere la Harrer: io avrei qualche esitazione (la Dimai pare molto più percorsa, forse è più facile da trovare ed è ben attrezzata) ma Giorgio assolutamente no (tra l'altro troppa gente su questa via). Andiamo dai, al massimo scenderemo e torneremo sulla Dimai (ma a chi la vuoi raccontare?!). 

Il trasferimento lo fa il mio amico, ma poi mi pare corretto farlo ripartire visto che ha solo camminato 10m. In questo modo, non avendo studiato la via, mi toccheranno i tiri più facili, corti e brutti della via. Che cavolo, imparerò a studiare un giorno! Intanto mi accontenterei uscisse il sole a scaldarci.. 

Parte Giorgio con un bel diedrone che una volta finito chiama un traverso a sinistra su una placca esposta. E aspetto. Aspetto. Il mio amico cerca la via, la sosta, ma nulla. La corda è quasi finita e sento che gli si è bloccata, ma almeno una sosta l'ha trovata. E io come salgo ora? "Giorgio recupera, libera, cavolo!". 

Nulla da fare, non ce la fa. Devo salire. Dieci metri di bambola, machard sulla corda che sale, e parto. Ogni due passi tiro su il machard e aumento la bambola: una progressione comoda, sicura, da manuale. Che pallissime! Sol che non mi tocchi fare anche la placca esposta così! Ed esposta è esposta, ma almeno le corde sono state sistemate. 

Giorgio non è alla sosta corretta però. Il mio più grosso timore, perdermi in parete aperta: calma e gesso, sopra di noi c'è un bel diedro, magari è quello del tiro chiave. In lontananza si vedono cordini, ma mi sa che sono fuori via, magari altra gente che si è persa, o altre vie. Punto lì. Un chiodo, cazzo uno solo, la relaizone ne chiama due di sosta, ecco l'altro! Sìììì. 

Possiamo ripartire. E tocca a Giorgio gustarsi il bel diedro fessurato del tiro chiave. 30m e trova una clessidra, ma una, mentre lo schizzo ne chiama due di sosta e a 45m. E allora lui continua a salire, salire, fino a uscire dal diedro e sostare sulla cengia che sarebbe stata a metà del mio tiro.. 

Già il mio tiro sarebbe stato triste, pensa ora.. Ma giunto in sosta (un po' di sole!) continuiamo ad alternarci, che abbiamo già perso troppo tempo con la bambola, machard e corde bloccate per Dio. Vai Giorgio che dovrebbe essere più facile ora! Ma temo sempre di essere fuori via: sembra giusta ma anche no, e lo spuntone di sosta sarà questo scomodo?!

Vado io, mi proteggo a friends poi inizio a pensare che ne ho troppo pochi se poi devo fare una sosta improvvisata sfruttando loro perchè non trovo la clessidra.. E smetto di proteggermi. La clessidra infine la trovo, ma mii se è piccina! Un'altra, ma di nuovo piccina. Rinforzo va la.. 

Dai Giorgio, portami fuori, che poi è fatta! Sale il ragazzo, ormai siamo soli in parete, anche quelli della Dimai saranno fuori da un pezzo e già sulla via di discesa. Solitudine che schiaccia.. Raggiungo il mio amico, in sosta su un'interpretazione tutta sua de "lo spuntone", mi guardo intorno e..mah. 

Altro periplo. L'ometto di uscita della Dimai è netto. Lo schizzo sembra chiamare una docile passeggiata su sfasciumi o ghiaia con un paio di passaggi in roccia. Ma il naso all'insù mi mostra un tratto iniziale così, poi solo pareti nere o gialle e labirinti. E nessun ometto. Boh, traverso verso destra, magari il passaggio è la dietro. E così vago per nulla, a rischiare con le scarpette sul ghiaione, e per niente. Non si va in la, non c'è un passaggio ben visibile. 

C'era da salire dove eravamo. Inizialmente su ghiaia, ma poi si arrampica. Mi ricongiungo a Giorgio non senza fatica (era meglio slegarsi e mettere le scarpe normali): cambio scarpe e ci mettiamo a conserva corta. Qualche metro di arrampicata ed ecco il camino nascosto (avessi guardato altre relazioni, si capiva subito che non c'era da gironzolare..). Giorgio sosta, e io parto ad arrampicare: sì, arrampicare, altro che un paio di passi. 
Nuova sosta, tutta a friends e manco tanto affidabile a sensazione.. Dai Gio, vai avanti e portami in cima! AM ancora da arrampicare c'è, per poco però.. Lo raggiungo su un altopiano tutto particolare: tanti sassi e pietre, come fossero stati creati da una frana, ma il cielo non può franare.. Come si sono disgregati e rimasti qua?!

Almeno siamo in cima, con un cielo non limpido ma nemmeno bruttissimo. Sono le 15e30, non ci fossimo persi due volte porca miseria! Panorama spettacolare, veloce sosta a bere e mangiare e sistemare il materiale. Un sacco di foto e un messaggio a casa. 

Però meglio muoversi adesso, ed aspettare per le pacche sulle spalle: la discesa non deve esser semplice. Invece lo sarà più di quello che temevo! Ma trovare in cima un paio di bivacchi di pietra non è di buon auspicio. Figurarsi i pezzi di telo termico in discesa e alla forcella con le Cinque Dita. 

La relazione di Bernardi è fatta bene. Passo avanti a condurre la discesa. Dopo la prima doppia, si risale un po' e trovo metri di corda avvolti attorno a un masso-spuntone che permettono di evitare la seguente disarrampicata, calarsi in doppia e finire ai due chiodi cementati vicini (vicini insomma). Poco sotto una catena non raggiungibile con una sola mezza. 

Scendo di nuovo, le doppie vanno in verticale perciò mi calo con la gravità. Ma invece del cementato trovo uno spuntone con cordini e maglia rapida: devo comunque fermarmi qui. Guardo alla mia destra faccia a monte, e in quel troiaio si vedono altre calate artigianali, che suonano come "improvvisate", non ufficiali (e in una conca brutta..). 

Ma il cementato e di la, un po' sotto di noi, e dalla parte opposta di come è orientata questa doppia! Vado di la, approdo più facilmente del previsto sulla guglia. Da qui seguono altre facili e ben trovabili doppie fino alla cengia e forcella svalicata la quale c'è il tratto di I. Comunque il classico camino pensare che sia solo un IV..mah! 

Che labirinto questa montagna. Che ambiente cazzuto il Sassolungo. Guglie e guliette labirintiche, che nascondono passaggi o ti portano in vicoli ciechi: chi ha aperto le vie normali di queste montagne è stato davvero bravo. 

Un altro paio di doppie facilitano la discesa ed evitano disarrampicate, siamo quasi tranquilli non fosse il ricordo della sorpresa del canalone a scendere dalla Cima di Valbona: speriamo non ci sia neve nel nostro! E per fortuna non c'è, ma gli avanzi di telo termico ci rimettono sugli attenti. Scendere da questa normale col maltempo deve essere un incubo. 

Il canale non è un sentiero ma si va abbastanza bene. Pensare di fare tutto questo in salita e percorre la normale alla Grohmann in salita ci viene male: non credo torneremo su questa cima.. Mettiamo piede sul sentiero che verso sinistra faccia a valle si ricongiunge a quello del Demetz e bona, ora possiamo stringerci la mano! 

Stendiamo i nervi e riprendiamo a ridere e scherzare. Ma oggi non fantastichiamo molto sulle prossime salite, sulle prossime vie: non è stato uno scherzo, il Sassolungo ti lascia sempre con le orecchie basse. Lui poi ora va in ferie, poi ha impegni. Io allenamenti. Va beh, qualche sogno nel cassetto lo tiriamo fuori, ma bisbigliandolo..

Qui altre foto.
Qui report.
Qui nostra relazione sulla base del Bernardi.

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