Suona la
sveglia. Il sacco a pelo mantiene al calduccio: anche se la posizione sul
sedile dell'auto è scomoda, questo tepore e il sonno poco invoglia a svegliarsi
e uscire per mettersi in cammino. L'impetuosità del vento produce suoni che fan
presto a convincermi a posticipare la sveglia, e dormire un altro quarto d'ora.
La voglia doveva esser tanta, ma i pensieri ammazzano l'euforia. E così la
sveglia viene posticipata di nuovo, di nuovo, di nuovo..
Thermos di
the, crostatine, tutto pronto, mi avvio. Timoroso del pericolo valanghe, per
oggi ho previsto una bella cavalcata di creste: sopra la mia testa non ho
nulla, nulla mi può cadere addosso. Però la prima parte di risalita nel bosco
mi preoccupa: non la percorre quasi nessuno, i segni sono pochi, la traccia
coperta di neve, e quel tratto impervio da salire a rampate. Anche per questo
ho aspettato la tenue luce dell'inizio alba.
E invece è
tutto tracciato, segue le orme che mi evitano di calzare le ciaspole. Uno
smottamento si è portato via qualche metro di sentiero, si aggira in alto. Il
silenzio è tanto, e nel silenzio, quando non sei proprio sereno, i pensieri si
fanno più assordanti. Il vento se ne è andato, per una volta che avrei voluto
il suo rumore.
Esce il sole,
illumina e accende il bosco nudo ma fitto. Un pezzo di crinale si mostra, e
noto meno cornici di quello che temevo. Ecco il ruscello, mi sembrava strano
averlo passato senza accorgermene, e dopo quell'impervio che ricordavo c'è tutto,
e con la neve è pure peggio. ma passato questo sarà tutto più facile.
Chi ha
tracciato la parte di sentiero che ho salito finora, è sceso poi per quello
della Cavallina: ergo, ora devo tracciare tutto, quindi meglio mettere le
ciaspole, che anche loro affondano! La pace del bosco candido e innevato è
contagiosa, e per un po' mi rilasso: anche perchè ho già deciso che è meglio
rivedere tutto il giro che volevo fare e accorciarlo.
Il bosco
finisce presto e lascia lo spazio aprirsi verso il cielo e la vista allungarsi
fino al crinalone e tra poco alle Apuane. Salgo su pendi ampi, la cresta sfuma
qui, ma la neve sembra abbastanza stabile: e comunque scelgo la mia traccia per
minimizzare i rischi. Tracciare tutto è una bella sudata, col vento impetuoso
dei giorni scorsi credevo che le creste fossero state depredate della neve
caduta, e invece sono belle colme!
Intravedo il
Monte Ravino, e anche oltre ma intanto la mia meta è quella. Il pendio lascia
spazio a un largo crestone, che punta all'alto, al blu del cielo: solo due
colori, bianco e blu, colori della serenità, una delle cose che più spesso
cerchiamo e ci manca. A sinistra, in lontananza, delle valanghe pronte a
partire. Una sul pendio sotto di me. Meno male ho scelto creste.
Si affila
poco ma si alza bene, ed infine eccomi sulla cima del Monte Ravino. Almeno
credo, la piccola croce è sommersa. Il cielo è sempre meno blu, a indicarmi di
confermare la mia idea di finire il giro prima. Ma intanto devo chiuderlo, e mi
pare che proseguendo la cresta scenda ripida e si affili. L'ho già percorsa,
anche se una sola volta d'inverno, ma con tutta questa neve mai.
Qualche
sguardo alle spalle, altri avanti, ad ammirare l'estetica di questo percorso:
le creste sono sempre belle, sono sempre vicine al cielo, a spazi aperti. Il
percorso è obbligato, ma sono quegli obblighi "belli". Ora però
meglio togliere le ciaspole, questo tratto mi fa temere che se scivolo con
questi arnesi non mi ripiglio mai più. Tolgo e affondo fino al ginocchio. Tutto
questo tratto di discesa diventa più faticoso di ogni salita di oggi. Ammiro
qualche cornice, e altre valanghe, pericoli da cui star lontano ma che si
osservano volentieri.
In
matematica la sella è un punto indefinito. In montagna è un punto in cui hai 4
percorsi possibili, 2 salite e 2 discese, e in cui ti perdi a guardare come un
bambino davanti a uno scaffale di giocattoli: 2 giocattoli salgono, 2
giocattoli scendono. Con uno ho già giocato, ora vado con l'altro. Prima però
inciampo come un pirla, a confermarmi che oggi qualche problema c'è.
L'alpe di
Valestrina non è nemmeno un 2000, ma questa visione che ho lo rende un gigante
delle Alpi. un crestone che si alza verso il cielo, il versante sud bello
liscio e bianco e con una certa pendenza, il versante nord intervallato da tratti
di roccia. Io bello tranquillo salgo la mia parte facile, ma sogno quelle
pendenze: dai neve, trasformati!
Altre
valanghe sui versanti sotto di me, che bello esser salito per creste! Anche se
la costante vista sui fratelloni Sassofratto, Prado e Cipolla mi fa sognare i
loro canali e canalini.. Dai neve, trasformati! Altra cima, altra croce
sommersa, ma qui non ho dubbi di essere sul vertice.
Altra
discesa un pelino difficile, ritolgo le ciaspole, e per fortuna nonostante la
brevità del tratto le metto sullo zaino e non le tengo in mano come avevo
pensato un primo momento. La neve è buona, posso tallonare, sempre stando
vicino alla cresta (ma non troppo, con una cornice non voglio finire sulla
nordovest!). Mi giro faccia a monte, la questione si fa ripida e più marmorea.
Merda. Scivolo. Son già lì che penso a quante decine di metri percorrerò prima
di fermarmi, ma dopo un metro le punte dei piedi hanno scavato quella cacchina
di gradino che basta a farmi stare fermo. Vacca che caga. Ora ci do dentro di
violenza di punta!
Non resta
che trotterellare tranquillamente verso il Passone adesso, con l'occhio che
cade su un'altra valanga pronta a partire sulla nordest del Passo di
Valestrina, e una sotto la nordovest dell'Alpe di Valestrina. L'occhio cade
pure su una traccia che arriva dla sentiero di Pian Vallese e continua verso il
Passone. Folle chi è salito da li: conca famosa per le valanghe, con quel
paretone che arriva quasi a 2000m esposto a nordest!
Avanzo, e
vedo che la traccia non è di ieri, sono
due che salgono oggi. Madonna quanto sono passati sotto a quel canale al sole..
Taci, lasciali perdere, ormai sono fuori. Ma per dove scenderanno? Speriamo che
nessuno vedendo che la traccia c'è pensi "ma allora salgo anche io, è
sicura".
La zone
semipianeggiante a nordest e nordovest del passone è solcata da calanchi poco
ripidi, ma in cui la neve e il vento giocano a formare un paesaggio che sembra
glaciale: sotto quei ghirigori sembra si nascondano dei crepacci.
Saluto i
flauti del Passone, saluto la schiena del gigante che oggi non solleticherò,
saluto il Cipollone di cui raggiungerò la base della cresta nord e poi basta.
La vista da qui non mi stanca mai. Parto per la Passonegrat, tutta in cresta,
col cavolo che scendo anche solo di 2m con questi accumuli e questa consistenza
di neve.
Salgo pure
alla bandiera sopra al Rifugio Battisi, tutta la cresta che c'è. Vedo i due del
Passone dirigersi verso il Passo di Lama Lite, e puntano al Lago Bargetana:
passare sotto i pendii nordovest del Cipolla.. No vabbeh, se li raggiungo
qualcosa glielo dico. Li raggiungo: due parole di avviso sul pericolo che hanno
corso e su quello che rischiano di correre se vanno in la, oltre a quello che
correranno a scendere all'auto. Una chiacchierata di confronto e senza
polemica, che finisce con un loro dietrofront. Preferisco fare la figura del
cagacazzo e salvare qualcuno piuttosto che starmene zitto e fargli rischiare la
pelle.
Scendo per
la variante del sentiero che porta al Rifugio Segheria, in modo da stare sopra
la conca del Cipolla, dove scendono le valanghe. E tutto il versante sopra è
frantumato di crepe, dossi di vecchie valanghe coperti da altre pronte a
partire. Sembra una seraccata! Mi fermo a guardare, sembra che da un momento
all'altro qualcosa debba partire. Tutto fermo. Va beh, vado, che ho cose più
importanti da fare.
Il cielo si
è sporcato di velature, nubi sparse, altro segno che è meglio andare.
Scendendo, colto dal senso di colpa di aver fatto poca fatica e essermi
allenato poco, vedo di tracciare tutto nuovo quando posso. Sembro matto, uno di
quelli che mettono il cilicio: ma no, solo sano allenamento in previsione di..
di.. non so di cosa, ma servirà di sicuro, e spero presto!
Qui altre
foto.
Qui report.
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