domenica 23 settembre 2018

Interpretando la dolomia: via Solleder a Cima Immink


C'erano una volta due arrampicatori, che in realtà non arrampicavano da più di un mese (l'ultima), e che a dirla tutta sono pure piuttosto scarsi, ma che sognavano un'altra bella salita dolomitica prima di (forse) chiudere la stagione. Tra il ventaglio di idee e proposte (di Giorgio, perchè le mie le boccia sempre) spunta anche la Solleder a Cima Immink, che avevo già tentato con Riccardo l'anno scorso (tentato..arrivati la sera e dormito in auto, la notte piovve per ore. Salimmo comunque verso il Rifugio Pradidali e giungemmo all'attacco, ma non ci provammo nemmeno). 

Ok, andata, proviamo il gitone alle capricciose Pale di San Martino, che invece oggi saranno magnanime! Però salendo in funivia al Rifugio Rosetta, che tanto la mattina fa freschino (nelle ore centrali ci sarà da sudare invece), evitiamo di partire alle 2 di notte e arriviamo più in forma all'attacco. Quando poi alla cassa si scopre che solo questo weekend c'è lo sconto del 40% abbiamo la conferma della scelta giusta. Ovviamente biglietto solo salita.. 

Presa la prima funivia, sbarchiamo tra i primi sulla luna. L'altopiano delle Pale è davvero un posto meraviglioso e fuori dal tempo. Trovarlo così libero, sgombro, senza gente, senza ressa (a differenza di qualche anno fa) rende questo spettacolo naturale ancor più spettacolare e naturale. Ma bando alle ciance, non perdiamo tempo e pedaliamo verso il Rifugio Rosetta e poi in direzione del Passo di Ball. 

Le discese che non scendono.. I tornanti del 702 sono un dito in c***, perdonate il francesismo: pendenza media del 1% per km da percorrere. Non si arriva mai.. Me lo ricordavo bene questo tratto, accidenti a lui, ma almeno oggi possiamo effettuare quei brevi tagli senza pestare o incrociare nessuno. E quelli che ci aspetteranno stasera a scendere verso San Martino di Castrozza.. 

Abbiamo quindi aggirato l'angolo e lasciato l'altopiano, ora siamo in vista del Passo di Ball, di Cima Pradidali, dei Campanili della Val di Roda, e piano piano, dietro la Cima Roda sbuca la Cima Immink e il Gran Pilastro della Pala di San Martino. Siluri di roccia che si ergono verso il cielo. Uno è un sogno, l'altro è la meta di oggi. 

Senza correre, ma senza indugio, in un'ora siamo alla base della parete ma ancora sul sentiero. Cambio abito, attrezzatura addosso e poi si risale a cercare il canale da risalire, poi paretina da arrampicare (facile ma friabile) e alla ricerca delle "numerose clessidre su comoda terrazza"..io ne trovo solo una con cordone e maglia rapida e su una cengetta inclinata. Io sono ben sicuro sia il posto giusto, Giorgio un po' meno ma poi lo convinco. Tanto poi parte lui.. 

Ed eccolo su L1. Si cammina qualche metro per poi infilarsi dentro al camino, che in realtà si scala il più possibile standone fuori. Bella sveglia questo tiro, verticale ma non difficile, finchè non c'è da uscire e passare nell'altro camino, con quel passo che ci fa sondare il nostro stato di forma. Passo io e..un mio nut resta li, provando a tirarlo fuori l'ho incastrato ancora di più, e allora amen. 

Dalla sosta incagnata dentro al camino-canale devo ora uscire completamente e traversare per uscire da questo orrido buio nella speranza di trovare un sole e un calduccio che sono ancora ben lontani.. Da secondo sono salito coi guanti, ma adesso meglio di no.. Mi mancava arrampicare, nonostante la reverenziale paura ne avevo voglia. 

Dalla reale sosta incrociata con la sosta descritta, inizio a intuire che alla relazione non va dato troppo affidamento. Riparte il mio amico sullo spigolo stanco ("spigolo coricato") per poi tornare in parete e lassù..tentennare alla ricerca della sosta. Andiamo male, manco a 1/4 della via e siamo a cercarla. Gira e briga alla fine trova due clessidre, ma che fatica! Oggi ci sarà da fare della ricerca.. 

Vado io, ben attento a prendere il canale giusto e chiedendomi "ma cosa avrà l'altro canale di tanto invitante rispetto a quello giusto? Birra? Panino? Bionda?". Prendo quello giusto e salgo svelto sul facile fino a sentire "Andrea metà!" ma alla forcellina mi mancano 2m, non 20 come da relazione. Mi fermo e valuto. No no, la sosta deve esser qui, non può esser lassù e il proseguo sarà di la. Attrezzo tutto e noto un ometto in basso a sinistra. E una cartaccia di una barretta. 

Giorgio tituba "dovevi fare 50m" "Stai tranquillo, va bene, ora secondo me devi andare la e trovi la sosta in quell'anfiteatro sotto quella fessura". Parte, prima a camminare, poi sul facile, poi salendo forse troppo gli tocca traversare invece che obliquare, e lì i passi sono più delicati e la corda tira. Entra nel canale, sale nell'anfiteatro, e boom, ecco  i chiodi di sosta. Due però, non tre. 

Le ultime due volte il tiro chiave è toccato al mio amico, oggi tocca a me. Io che non tocco roccia ne resina da più di un mese in cui mi sono dedicato a tutt'altro, alla Tot Dret. Bel banco di prova oggi. Prova ben riuscita. Supero la fessura iniziale con slancio, qualche metro facile e poi parte il diedro (o qualcosa che ci assomiglia): salgo fluido, senza troppi tentennamenti, ma solo dopo molti metri trovo un chiodo. 

Ripenso al messaggio di Davide che l'ha salita l'anno scorso, e proseguo leggermente a destra, fino a superare uno strapiombo dove devo prendere coraggio prima di ghisarmi le braccia. Un latro chiodo e Giorgio che da giù mi dice "ma non sei troppo a destra?" Sì, lo credo anche io, ma in base alla relazione.. Ho pure fatto più metri del dovuto ma terrazzini non ne ho visti. Ce ne è uno a sinistra, traversata ostica per raggiungerlo ed ecco un chiodo. Uno, non due. Integro. 

Alterniamo la salita, e da qui diventa salita di esplorazione e ricerca. Sale il mio amico, dopo la fessura trova un chiodo molto a sinistra: ci consultiamo, leggo tre relazioni discordi tra loro e me ne esco con un "Gio, vedi tu, vai dove ti sembra meglio, magari salendo un po' verso destra". Lo raggiungo e "Andre, torna a sinistra, qui mi sa che siamo fuori via". 

Che palle, e ci sono pure delle nebbie che salgono.. Le Pale sanno cambiare meteo improvvisamente, e non voglio ritrovarmi nei casini oggi. Nemmeno domani. Ritrovarsi senza visibilità quando non sai dove andare, e quando Iacopelli scrive "Discesa: auguri con la nebbia" non sarebbe igienico. Taglio a sinistra, e la corda già tira, entro in un canale e salgo verso l'alto senza metter giù nulla: velocità e corda che tira. Finisco in cresta, e una relazione diceva "non andare in cresta". 

Mettiamoci il cuore in pace, ora sarà tutto da cercare. Anche le relazioni dicono un po' così, oltre che essere discordi tra loro dicono pure che vale tutto. Lassù si vede un fessurone, io almeno punterei a quello come punto di riferimento. Giorgio lo punta, lo raggiunge, ci sosta. Si guarda intorno e mi recupera. 

A destra anche no, riprendo a salire a sinistra della fessura profonda. Beh, il mio concetto di III è diverso: la parete è bella dritta anche se ben ammanigliata. La cosa fantastica è che mediamente la roccia è davvero ottima, tantochè a volte ci si scorda di tastarla prima di tirarla. Mi infilo in un facile canale e finisco su un facile pendio dove la più grossa difficoltà e fare una sosta. meno male uno spuntone isolato c'è. 

Nuvole state lontane.. Dopo aver preso freddo e arrampicato coi guanti, dal tiro chiave stiamo sudando in maniche corte, ma se si finisce dentro una nuvola sono guai anche per le temperature. Giorgio rapido vai a cercare la via. Partiamo pure in conserva, ma dura poco perchè la corda si blocca. Faccio su metà corda in mano per raggiungere lo sblocco e farmi recuperare decentemente. 

Lui si toglie le scarpe, io ancora aspetto. Avanzo e dopo poco finisco in cresta, vedo la cima, sconforto: è lontanissima, e se c'è da proseguire a tiri non finiamo mai più. Tratto di disarrampicata difficoltoso, risalgo a una forcella e un ometto mi mette di buon umore. Forse ora diventa davvero facile.. 

Sosta, riparte Giorgio, ma di nuovo in breve la corda rompe le palle. Bambola a tracolla e parto anche io, dopo poco però diventa piuttosto evidente che la via è finita davvero e ci si può slegare. Meglio, correre che è tardi e la discesa non voglio farla a visibilità nulla! 

Seguendo gli ometti e poi la traccia finiamo sul pianoro sommitale. Pianoro, anche no, pendio sommitale. Un pianoro è quello di Punta Grohmann, non questo. La traccia porta allo sbocco dei canali della normale, mentre la cima è più su a sinistra. Siamo qui..saliamoci, ma senza zaino e in modo frizzante! 

Panorami spaziali, e la vista del Bivacco Guide di San Martino in Cima alla Pala di San Martino rischierebbero di trattenerci quassù a lungo ad ammirare tutto ciò. Ma è tardi, bisogna scendere.. Qualche foto e via giù! Me che bello quassù.. ma quanto sarà bello al tramonto dopo.. 

Come nei migliori sketch ci ritroviamo davanti a tre canali, con un ometto alla sella tra il centrale e destro e una semi tracci sulla forcella tra centrale e sinistro. Secondo me è il centrale, e infatti ecco un ometto laggiù. Niente ancoraggi di doppia, tocca disarrampicare: meglio stare vicini vicini, in modo che eventuali cose mosse non prendano velocità. Che caga però.. 

Scesi così dei metri, ecco finalmente un ancoraggio di doppia. Non bellissimo eh, ma meglio di nulla. Dopo questa ci si sposta in quello che dall'alto era il canale a sinistra faccia a valle, e da questo con quattro doppie si arriva alla base della parete. Tutte doppie da controllare, non belle e che rinforziamo temporaneamente per testarne la tenuta sul primo che si cala: io. L'ultima però gli mettiamo un cordone nuovo che fa cagare quello presente. 

E di nuovo, per fortuna, per pietà, le nuvole ci lasciano in pace: avvolgono i campanili della Val di Roda ma non noi, concedendoci di districarci a cercare una debole traccia sull'anfiteatro tra il complesso della Immink e il complesso della Pradidali. Una bella freccia rossa ci porta sullo zoccolo di quest'ultima, e prima di buio siamo sul sentiero del Passo di Ball. Alè! 

Ma la sosta riposo lunga facciamola più avanti, prima togliamoci di torno la ferrata per tornare all'attacco, e finchè ci siamo e con le ultime luci, andiamo fino all'incrocio col sentiero di discesa (715-702). E qui svacco, panino (uno a me, uno a Gio), zaino, tutto il cibo che trovo. Frontale in testa che ormai sono le 19:30, serve. 

Già sul tratto attrezzato e fino qui, le Pale di San Martino ci hanno regalato una bellissima ora d'oro. La dolomia tinta di una luce potente dall'ultimo sole, le nuvole sulla valle che salgono a giocare coi campanili più bassi, l'oscurità che avanza. Giochi di luce indescrivibili, e che anche le foto non rendono per niente. Momenti che vanno vissuti. 

Prima di scendere chiamo a casa per tranquillizzare la già tranquilla. Due risate, mi tranquilizzo anche io e poi giù per la discesa che..non è discesa! Ma perchè centomila tornanti sul quasi pari?! Fossimo in Val d'Aosta o in Val Masino, qui altro che curve, un sentiero dritto per dritto ci facevano! 

Disquisiamo sul lavoro per ammazzare il tempo, sulla via, che definiamo da interpretare, quindi da donna. Già, perché e donne sono brave a interpretare. No non brave, diciamo solo che o fanno sempre! Arriviamo all'auto alle 21, dopo 1h30 di estenuante discesa. Estenuante discesa per la mente. Scendere è sempre una rottura di palle megagalattica, quando poi sei stanco e hai fame e non vedi e non sai la fine finche è non ci sbatti il grugno.. 

Gran giornatone, forse l'ultimo? Beh, con questo impegno globale, credo di sì. Per quest'anno.

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