C'è da
violentarsi a volte, ma ne vale la pena. Tanta strada per andare a salire una
via che ho già percorso (ma tanti anni fa, non ricordo nulla tranne i rumori
molesti di uno dei nostri), in assoluta pessima forma arrampicatoria e un po'
anche fisica. Però, mira o mare quant'è bello.. E che voglia di tepore!
partiamo benissimo con Giorgio che prende l'auto ma lasciando il portafoglio
con soldi e documenti a casa.
La Liguria
si presenta nel modo col quale l'ho sempre identificata: piccola, caotica,
concentrata. Ed eccoci a far colazione in un bar piccolo, su una strada
piccola, con tutto concentrato. E in seguito a un parcheggio piccolo, caotico,
concentrato. Il sentiero, scosceso, trasandato, a picco sul mare. Tutto
perfettamente ligure.
Ci
incamminiamo sulla dorsale, e in breve io e Giorgio scendiamo lasciando
proseguire Ivan e Dario che vanno a fare un'altra via. Scendiamo, meglio dire
che in certi tratti cerchiamo di evitare di ruzzolare giù: anche se lo
ricordavo pure più impervio, il "sentiero" di discesa non è per nulla
un T. In breve però la vista del mare appaga la fatica, sperando che poi
arrivare al sole ci possa mitigare il freddo.
Traverso
verso l'attacco ed ecco che una cordata ci precede (ma tanto sarà talmente
veloce da non essere mai di impedimento). La scomodissima sosta a picco sul
mare con l'alberello alle spalle e questo particolare calcare salinizzato. Oggi
si caga la romella, lo sò: tr al'esser brocco, esser fuori allenamento, e avere
pure un ginocchio che non permette sforzi..Giorgio portami su tu!
Da
tradizione parte il mio amico, e già i primi metri danno il loro filo da
torcere: almeno la palla di fuoco ci infuoca quel tanto che basta per
fanculizzare la pianura padana e la sua uggiosità, Arco e il suo freddo. Lo
sento chiedere a chi è davanti dove si trovi la sosta. Scoprirò che, porco cane,
la domanda era ben posta siccome ci si arriva verso la fine un pepato traverso.
Arzillo e
tranquillo posso andare io: alemno il 5a riuscirò ancora a farlo, no? E invece
no. Ma sì che ci riesco! Tiro divertente che ti fa godere il posto e il clima:
inizia pure a esserci caldo, rimpiango i pantaloni corti e glorifico la
maglietta a maniche corte.
Riparte Giorgio,
un inizio su bella roccia lavorata ma poi lassù lo aspetta quel muretto che già
lui si ricorda e sul quale ho visto la ragazza prima andare molto ma molto
cauta: da seconda. Eh ma anche io da secondo me la sudo e non poco: quel
maledetto passaggio per riportarsi sulla destra abbandonando lo spigolo che
tanto era caro..
E scopro così che anche il quarto tiro è della stessa difficoltà del primo, terzo e
quinto (o almeno così dice la relazione), io che speravo fosse un altro 5a (o
mi illudevo di ricordare così?). E infatti mi cibo di resting e A0 per poter
progredire: non fosse che un passo non è azzerabile, e con la tipica eleganza di
un elefante su un pavimento di cristalli guadagno quel terrazino tanto
agognato. Poi mi perdo e resto troppo a destra, ma almeno alla sosta vera ci
arrivo.
Il temibile
ultimo tiro che mi ha raccontato Stefania. L'unico sul quale tra l'altro sento
pure il mio amico sincerarsi di "Oh occhio qui, che potrei volare":
invece bravo il ragazzo che sale senza quasi colpo ferire. Mo tocca a me però..
Sul passaggio chiave tribolo e titubo, salgo e scendo, penso e guardo. Il capocordata
al nostro fianco mi chiede pure se vada tutto bene, e io gli rispondo "sì
sì tranquillo, sono solo un brocco!".
Fine via,
foto di rito, Mars, due battute, ed estraiamo la focaccia ligure che per magia
ha reso il sacchetto di carta bianco un sacchetto che pare di plastica e di
certo è trasparente: viva l'olio! Giornatone di quelli in qui ti godi di più il
paesaggio e il tepore che la via..ma va bene così!
Qui altre
foto.
Qui relazione.
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