domenica 23 dicembre 2018

Uno zaino pieno di speranza: Gemello (?) all'Alpe di Succiso

L'idea è una sola è abbastanza chiara: spicozzare in Appennino. Più che un'idea è una speranza, una speranza molto remota, ma che arde dentro. E non soltanto a me, ho sentito che anche Luca e Federico vogliono tentare di fare qualcosa nella zona dell'Alpe di succiso. Partiti con l'idea di trovarsi la, non ci troveremo mai.
La buona vecchia e cara levataccia, ore di macchina al buio per raggiungere un luogo remoto in Appennino nella speranza che ne valga la pena. Mi incammino col sole ancora lontano dal sorgere, ma quello che vedo rende già la disperazione di quest'anno. Non c'è una mazza di neve
Ormai sono qua, andiamo a vedere, magari ci fosse anche soltanto qualche lingua di neve che arriva fino in cima o qualche pendio inclinato a 45 gradi per far friggere i polpacci, chi lo sa. Il problema è che non c'è nemmeno freddo, salgo e sudo in maniche corte.
Arrivo al rifugio Rio pascolo senza aver praticamente pestato neve. Ormai è giorno, ormai le speranze se ne stanno andando. Dalla prima occhiata dal piazzale del rifugio la situazione è peggio di quello che temevo. Sento Luca al telefono e gli riferisco il tutto: loro parmensi che amano dormire non sono ancora arrivati al parcheggio.

Senza fretta e con tanta calma zen proseguo la salita verso la conca di Casarola e Alpe di Succiso, individuo una lingua di neve che potrebbe essere interessante, poche decine di metri estetici. Provo ad andarci a mettere il naso, spererei piantarci i ramponi ma la neve è sfondosa e non trasformata. Torno sui miei passi e continuo a risalire nel vallone.

Tento di cambiare completamente esposizione, esco dal sentiero e mi infilo dentro un fosso, ma quando sono quasi dentro scopro che quello che vedevo da molto più in basso era un'illusione: a parte il non essere pendente per nulla presenta pure un sacco di zone scoperte.
Riprendo la salita. La bastionata rocciosa sulla quale inizia Anni Settanta e l'altra più imponente a sinistra sono completamente vuote, e anche in alto il discorso non cambia. Tergiverso aspettando i parmensi, per vedere se provare a infilarci su qualcosa insieme. 
Non attendo di congelare in questa conca nord (ok che non c'è freddo, ma a star fermo viene..) e mi decido a salire ancora un po' per poi traversare a destra e tentare un paio di lingue che vedevo salire verso l'alto: anche se lassù già si capisce che ci sarà da scalfire erba e terra invece che neve e ghiaccio.
Luca Federico  passeranno dal Passo della Scalucchia, risaliranno qualcosa sulla nord-est del Casarola per poi infilarsi a destra della linea salita da me sulla nord dell'Alpe di Succiso. Quando io sarò alla macchina loro saranno in cima: anche stavolta non ci si riesce a trovare
Inizio attraversare per abbandonare il sentiero e recarmi nella zona dove dovrebbero correre quelli che vengono chiamati i gemelli. La neve pare essere trasformata qui ed essere abbastanza dura da poter far godere un po' i ramponi, che calzo prontamente. Tiro fuori anche le piccozze.
Inizio a salire e la neve è ancora buona, l'inclinazione necessita solo di un appoggio da parte della piccozza, ma è meglio che camminare sull'argine in pianura. Indeciso se andare a destra o a sinistra di quello sperone roccioso che sta davanti a me, opto per la sinistra che sembra più breve come continuità nevosa ma almeno più estetica
Detto fatto, l'appenninismo si fa subito sentire. Dopo una decina di metri in cui il pendio si è fatto più ripido, la neve e finisce e obbliga a utilizzare gli arnesi metallici in erba terra ghiaia arbustelli roccia. Come direbbe qualche amico Toscano in questi frangenti "per il buco del c*** Non passa neanche uno spillo".
Passata la pendenza impegnativa su terreno per nulla nevoso, la neve riprende a chiazze su pendente più modeste che quindi risultano percorribili senza troppi patemi. Sbuco sulla cresta tra Casarola e Alpe di Succiso. Un'occhiata giù ma non vedo nessuno, un'occhiata verso sud e vedo il mare di nuvole che copre la Toscana e cerca di sconfinare sul Passo del Cerreto: quegli spettacoli che ripagano la giornata
Me la prendo comoda mangiando qualcosa sotto un caldo sole: troppo caldo sole. Vado un po' verso il passo, poi torno sui miei passi e mi decido a salire sul lato verso la vetta dell'Alpe di Succiso che visto l'orario inizia a capire che non ci sarà modo di trovare Luca Federico  prima che scatti l'ora tale in cui devo tornare a casa.
All'Alpe di Succiso sono particolarmente legato per ragioni inconscio, da lei nasce il fiume che correva dietro casa mia. Una gironzolata sulla sua cima e a vedere la Madonna protetta nella gabbia di Faraday di ferro e dopo mi decido a riscendere.
Non senza però passare anche per il Monte Casarola, che tanto è a pochi minuti di deviazione. Qualche foto anche lì e poi via giù, a cercare un sentiero nascosto da qualche banco nevoso piuttosto ripido da fare in discesa. Il solito Appennino dispettoso.
Scendo continuando a guardare sconfortato i versanti montuosi mezzi nudi: la speranza che avevo è durata poche decine di metri, i cambiamenti climatici iniziano a essere veramente vistosi. Non che questo dovrebbe essere periodo per percorrere canali, ma non dovrebbe esserlo non perché non sono in condizioni, ma perché ci sono dei metri di neve.

Breve sosta rifugio Rio pascolo e poi noiosa discesa fino alla macchina. Il meteo è il clima sono decisamente confortevoli seppur sbagliati. Sarà davvero uno shock scendere verso valle e trovare in pianura una nebbia fitta, umida, fredda: su a Cucciso c'erano 15 gradi, giù in pianura ce ne sono due con quel umidità che ti si attanaglia alle ossa.

Qui altre foto.
Qui la guida.

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