domenica 17 febbraio 2019

Giocarsi bene le proprie carte: Z Couloir al Monte Giovo

Nella vita bisogna giocarsi bene le proprie carte. Sembra che a Stefania sia tornata la voglia di questo tipo di attività, ma devo programmare bene qualcosa che non la schifi in partenza. Ci sarebbe sempre quella parete già salita venerdì con ancora qualche interessante linea, che date le condizioni sarebbe da sfruttare..
Beh basta ricordarmi che l'anno scorso anche lei era interessata a questa parete è che il nome "I tre porcellini" buffo così potrebbe essere presagio di una salita plaisir. E quindi ecco che siamo di nuovo al Lago Santo, e nonostante sia la terza mattina di fila in cui mi sveglio a certi orari riesco a fare tutto il viaggio sveglio.
Ci camminiamo dal parcheggio che è ancora buio, contro ogni mia più rosea previsione. Anche oggi calziamo subito i ramponi per risalire la strada ghiacciata, anche oggi usciamo a fianco del Rifugio Vittoria e anche oggi costeggiamo il lago e poi risaliamo il pendio che poi porta la Borra dei Porci. Si vede che Stefania è un po' arrugginita su questo tipo di progressione e pendenze, speriamo bene..
Una nuova alba sulla Borra dei Porci, con lo spettro cromatico che a mo' di ventaglio pian piano si apre all'orizzonte verso est, partendo col buio del crinale leggermente imbiancato, passando poi agli arancioni caldi della luce solare sfumando sempre più verso il blu del cielo ancora addormentato.
Ed ecco pure la nostra parete, mostra Stefania quelle che sarebbero le mie intenzioni, non certo rispetto alla via diretta alla Croce in quanto non essendo proteggibile vorrei evitarlo a lei, ma invece quella linea che passa vicino alle Rocce a destra della via diretta dovrebbe consentire un certo grado di sicurezza proteggendo sì punto Peccato che mi sia confuso con i nomi delle vie due punti la linea che puntavo era esattamente quella, ma non è I tre porcellini come avevo promesso a stefania, ma lo zeta couloir. I tre porcellini sta a sinistra della diretta alla croce. E Vabbè pace lo scoprirò stasera sul divano
Non ripeto lo stesso lo stesso errore della Via della Vela o della Roccia Rossa e ci leghiamo subito. La Ste risale il pendio verso le basi rocciose, lei che era dubbiosa su quel tratto che le pareva un po' troppo marrone e poco bianco ma che io ho convinto con il classico "Ma dai andiamo sotto a vedere com'è e poi dopo decidiamo".
Le fessure in questa roccia sono mezze marce, quindi l'unica possibilità è mettere giù un fittone. Ma va bene tanto ne abbiamo quattro! Parto per il primo tiro con la neve che anche su questo tratto di parete, come già successo per la est piena, si sta tingendo di rosa arancione. Questo non mi piace perché le temperature previste e la potenza del sole sono piuttosto preoccupati per procedere in sicurezza qui. Ma ci dovrebbero essere le vie di fuga alla nostra sinistra per poter scendere

Piccozza e ramponi si piantano da Dio in questa esigua ma ottima neve. Addirittura si trova pure del ghiaccio: le uniche protezioni che metto nella prima parte sono proprio due viti, anche se a dir la verità una BD blu resta fuori a metà, e l'altra è una BD gialla. Insomma diciamo che non ci volerei.

Qualche passo di misto, ma poca roba, e il pendio da tipico Appenninismo (neve pressa, ghiaccio, roccia, erba, terra) lascia il posto a un pendio nevoso più regolare che porta fin sotto le prime rocce. Al limite della corda riesco ad arrivare a uno spuntone sbilenco (da trazione di traverso) da sfruttare come sosta, insieme a un buon caro vecchio fittone. Mo' aspetta che mi faccio anche i gradini per mettere il piede e non stare coi polpacci tesi.
Comunico a Stefania che può partire, e ben presto sento riecheggiare delle imprecazioni. Anche io non pensavo che sarebbe stato così impegnativo il primo tiro, figurati lei alla quale avevo detto che andavamo a "fare una passeggiata"! Ma in realtà il senso delle mie parole era figurato, intendevo che andavamo a divertirci e non sa soffrire.. Vabbè non ne becco una manco ora.
Tra un'imprecazione l'altra vola una madonna, varie soste di riposo a cercare dove piantare picche e ramponi, coi piedi che birichini scappano. Cerco di rincuorarla dicendole che le mancano pochi metri e poi c'è neve più comoda, ma serve a poco. E intanto il sole scalda, scalda, scalda. La scena più bella quando arriva in prossimità della terza protezione che ho messo, e si sdraia sulla neve esausta.

Al ritorno in macchina mi confesserà pure che durante il primo tiro pensava "adesso arrivo in sosta e spero che sia bella salda e ci caliamo in doppia" poi però quando ha visto su che cos'era non ha potuto che cambiare idea. A parte che essendo con una mezza corda sola non saremo di certo riusciti a fare una calata fino alla base. Io invece che tra una risata e l'altra le confesso che "mi mancava fare questo genere di cose con te!" e invece lei che di tutta risposta e nella sua crudezza mi risponde "E a me no, guarda un po'!".
Continuiamo con una progressione a tiri visto che non so bene cosa mi aspetta: una ventina di metri in traverso e dopo sie risale su facile pendio nevoso. Un affioramento roccioso permette di piazzare un friends, una radice secca di un mugo di piazzare un cordino e poi il vecchio buon caro solito fittone appenninico. E intanto altre persone passeggiano sotto la borra dei porci dirigendosi verso i più blasonati Canali sinistro e Canale Centrale.
Recupero la ragazza e visto l'orario e visto il tipo di terreno che sembra aspettarci, ovvero sempre neve e dalle pendenze nemmeno esagerate, le propongo di procedere in conserva se sul tiro appena concluso era tranquilla. Lei accetta purché io protegga, e ci sta. Le chiedo di passarmi tutto il materiale che ha compreso i cordini e moschettoni che non le servono: le chiedo gentilmente "e adesso ti cosa mi dai" e lei nella sua genuina sincerità mi risponde "due schiaffi!".
Una via dal un grande dislivello ma dal ben più importante sviluppo visto che anche adesso c'è da fare un bel traversone per andare a cercare il canale stompo di neve che porti all'uscita. Passo dopo passo mi sposto tutto a sinistra cercando di stare vicino alle rocce per vedere se ci sia la possibilità di mettere giù qualcosa. Giunto sotto il primo canale che sembri portare su, lo trovo però un po' scarno, e comunque anche da basso avevo visto che sopra era scoperto a differenza di due giorni fa. Meglio proseguire al prossimo che non voglio rischiare quei due schiaffi tanto promessi da Stefania.
Continuo il traverso ascendente su neve che ancora regge anche se ci sta mollando. Che caldo! Arrivato sotto al canale lo vedo bello liscio salire verso l'alto. Tra l'altro sembrano pure esserci delle vecchie tracce anche se sono dubbioso che siano piuttosto sassi volati giù.
Anche qui buone possibilità di proteggersi con le rocce a destra e a sinistra, buona cosa! Qualche pausa a polpacci tesi aspettando che la mia compagna di cordata tolga la protezione a cui è giunta, e poi si può ripartire. La neve all'uscita si impenna un po', è una volta fuori da essa piazzo giù un bel fittone che non si sa mai. Ma cosa vedono i miei occhi?!
Già son contento di essere fuori e non più sulla via col caldo che stava venendo e la sudata che ci stavo cacciando (madonna che siete!). Poi quando vedo quell'iceberg a trenta metri da me, che altro non deve essere un pezzo di cornice rotolato giù del diametro di un metro e mezzo e altezza un po' superiore, ci giro intorno con la corda per poi bloccarla agli estremi dell'iceberg con due barcaioli. Sosta su iceberg appenninico!
Riccardo il suo amico sono in questo momento sulla cresta sopra il canale sinistro, ci salutiamo e ci fotografiamo a vicenda, con lui che mi deride con un "Occhio che mi sembra che si muova qullo spuntone!".
Ed ecco che sbuca fuori dal budello anche Stefania! Che vorrebbe sdraiarsi e lasciarsi morire lì all'uscita ma io cerco di spronarla per raggiungermi: evidentemente non ci tiene così tanto starmi vicino.. Beviamo come due cammelli dopo tre giorni passati nel deserto, con lei che mi dice "ma a me non me ne frega un c**** di venire in cima per dove si scende?" e mi ci vuole un po' per convincerla che quei pochi metri che ci separeranno dalla cima val la pena di percorrerli.
Ci sleghiamo e il pendio successivo ha quella consistenza di neve e quelle pendenze che non sai se stare a gattoni o in piedi. Paretina finale che si impenna per raggiungere la cresta e poi pochi passi per raggiungere la croce. Foto di vetta e tanta voglia di birra al Rifugio Vittoria!
Discesa con calma per la cresta nord, con io che sogno ancora salite a piccozza e ramponi e lei che sogna la pizza giù alla macchina e Tazzioli. Qualche tratto delicato e qualche paretina ghiacciata da scendere faccia a monte, l'incontro con mandrie di ciaspolatori che non si sa bene da dove siano usciti, e finalmente possiamo goderci una bella bibita rinfrescante al Rifugio Vittoria! No in realtà ancora no, stanno pulendo i pavimenti e ci tocca aspettare che asciughino: che palle..
Altra bella giornata, un gran bel weekend lungo (qui e qui) in cui le carte credo averle giocate bene..

Qui altre foto.
Qui la guida.
Qui report.

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