sabato 23 marzo 2019

Poker chiuso in bellezza: Terzo Canale del Corno alle Scale (AG1 2019)

Dopo la ricognizione di ieri (è stato un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo), il Qubo arancione torna al Rifugio Cavone, dopo una bella colazione al Bar il Pergolino. Oggi non più da solo, ma col Corso AG1 2019 del CAI di Carpi, motivo anche per il quale la frontale oggi non serve, ahimé.
Essendoci già stato ieri, oggi sono abbastanza tranquillo che la giornata dovrebbe filare liscio come l'olio visto le condizioni che ci sono. C'è solo da vedere se il terzo canale è ben salibile o meno: è l'unico che non ho percorso ieri. Ma questo lo scoprirò presto visto che ci vado io
È impressionante vedere come in 24 ore lo spessore della neve sia calato drasticamente. Già sul sentiero di salita verso la Valle del Silenzio mi accorgo bene di ciò, ma sarà sui prendi al sole all'uscita dei canali l'impatto sarà maggiore.


Ben presto siamo fuori dal bosco, altro che avvicinamento al Passo di Lama Lite di sabato scorso! E da qui possiamo sparpagliarci ognuno sul proprio itinerario. FedericoP con AnnaT e Luciano insieme a Ivan con Emanuela e Marco vanno verso il quarto canale prendendo la traccia molto bassa. FabioSca con Soana vanno su quello che secondo me doveva essere il secondo canale, ma che per il caos di nomenclatura che c'è in questa zona tra 1 2 3 4 5 e 0, numerazione modenese numerazione bolognese, finiscono su quello che per me è il primo. In cordata con me AndreaG e FabioSe e a seguire Tommaso con AnnaM e FrancescoB. Possiamo andare a solleticare le rughe della nord del Corno alle Scale: come piccole formichine che cercano di arrampicarsi e raggiungere la cima.
Coi miei salgo fino a delle rocce dov'è possibile approntare una sosta. La neve la ritrovo esattamente come ieri: accumuli sfondosi alternati a tratti durissimi pelati dal vento.
Lascio la sosta dicendogli fin da subito che finita la corda passeremo alla conserva lunga in modo da guadagnare tempo e poter salire agilmente la prima metà del canale. Prima metà un po' faticosa visto che è quasi tutta da tracciare: le vecchie peste sono un lontano ricordo spazzato via dal vento.
La giornata è di nuovo spettacolare con un bel cielo limpido e un vento che ancora non dà molto fastidio. Temperature accettabili e solo un po' di freddo alle mani quanto vanno a contatto con la neve.
Finita la corda intimo i miei di partire, ma si vede che ci sentiamo poco e quel chiodo da togliere non deve essere così comodo: cerco la posizione idonea per non ghisarmi i polpacci in attesa che loro partono, e con già in vista un saltino di ghiaccio e misto non banalissimo: quel saltino è meglio che quando lo affronteranno i miei secondo, io mi ritrovi su una bella sosta, altro che conserva!
E infatti superato esso riesco a scorgere lassù un bel roccione cosparso di crepe e fenditure per piazzarci un po' di roba. Riesco pure a recuperare i miei lasciando scorrere le corde in giù per decine di metri, così non c'è neanche bisogno di rifilarla, meglio così.
L'uscita sembra già lì ad aspettarci, e invece mancano più di 100 m. Saluto AndreaG e FabioSe con la mezza promessa di fare una sosta prima che la corda finisca, e così recuperarli con un tiro classico. Peccato che salendo non riesco a trovare zone giuste per piazzare due protezioni vicine (fare sosta proprio in mezzo al canale con due fittoni non mi sembra molto igienico): devo quindi intimargli di salire in conserva ancora una decina di metri per poter raggiungere un altro gruppo di roccia.
FabioSe da terzo di cordata ha l'onere di dover recuperare il materiale, è vero, ma nel mentre AndreaG è talmente veloce che arriva in sosta quasi prima che FabioSe sia partito. FabioSe d'altronde dimentica un friend con rinvio nelle rocce sotto la sosta. In sosta: "Ragazzi vorrei ripartire per il terzo tiro, ma mi manca il friend viola, chi ce l'ha?" "Io no" "Io nemmeno" " Eppure io sono sicuro di averlo usato, probabilmente proprio sulla roccia che sta lì sotto. Tommasoooo, c'è un friend lì su quella roccia?" "Sì sì, c'è pure il rinvio!". Ma..
A posto, Speriamo che non serva. Di nuovo errata valutazione delle distanze, avrei pressione che tiro riesco a uscire dalla via, e invece ce ne vorranno quasi due pieni. Almeno man mano che si sale la neve migliora nettamente, e polpacci iniziano a sentire la gironzola ta di ieri. Raggiungo un gruppo di rocce Dove metto giù una protezione per poi sentirmi urlare che le cose sono quasi finite due punti ma come volevo arrivare fuori!
E niente, mi tocca stare qua in un posto neanche bellissimo ma almeno protetto da eventuali scariche. Peccato solo che la sosta non possa essere come si suol dire "a prova di bomba", ma d'altronde questo è terreno alpinistico e avventuroso dove occorre trovare un compromesso tra sicurezza, velocità, efficienza e teoria. Recupero i miei e nel mentre vedo che Tommaso scende: un friend si è incastrato e rimarrà per sempre su questa parete. A proposito di protezioni, FabioSe litiga coi fittoni quando questi sono da estrarre.
L'uscita è davanti a noi, bella dritta ma molto meno di quello che sembrava visto dall'alto. La vera vista per valutarla, sarebbe quella di fianco.. Ieri avevo visto uno Spit all'uscita per fare sosta, ma mi pareva troppo a sinistra e quindi obbligava a un tratto duro per raggiungerlo. E invece alla fine il ventaglio di uscite pare essere abbastanza equivalente: tanto vale salire per cercare di andare a raggiungerlo e almeno fare una sosta fatta bene.
Il vento che prima si incanalava e dava un po' di fastidio, si è notevolmente calmato. Posso quindi godermi questa bella uscita per nulla banale, che va a insinuarsi in un tratto di diedro tra roccia e neve ghiacciata a tratti un po' esile. A tratti l'erba sotto affiora, ma può essere violentemente spicozzata come da buon appenninista. Qualche metro verso sinistra ed ecco lo spit. Nonostante il vento torni a farsi sentire, al sole è tutta un'altra cosa e adesso il budello visto dall'alto ha un che di rassicurante:  per forza, ormai sono sono fuori!
Non vedo nessun'altra cordata intorno, se non fosse per FabioSca che laggiù sta recuperando Soana. AndreaG sale per primo e lo vedo godersi il tratto duro del canale. Quando tocca FabioSe è talmente divertito che le picozze le lancia insieme a mò di pistolero pazzo.
Viste le difficoltà avute da Tommaso dietro di noi, decidiamo di aspettarlo prima di andare verso il punto di ritrovo all'uscita del quarto canale. Ci raggiunge anche FabioSca con Soana. Rispetto a ieri quasi tutta la poca neve che c'era ha lasciato ampio spazio all'erba e le mirtillaie. È impressionante come a distanza di 24 ore si sia sciolta così tanta roba. Adesso per arrivare alla croce di vetta o per scendere al Passo della Porticciola è inutile tenere ramponi
Tommaso recupera in fretta il distacco, solo che arrivato a pochi metri dall'uscita si sente urlare che la corda è finita. Prova a cercare di far sosta, ma trovando poco di raccomandabile e per sveltire il tutto gli si propone di lanciargli una corda alla quale assicurarsi per poi essere recuperato dall'alto mentre i suoi due procedono eventualmente in conserva. Un po' la stessa scena vista da me la settimana scorsa sul Monte Cipolla. Restituisco il favore!
Possiamo così ricompattare queste tre cordate per poi dirigerci incontro alle altre due e passare alla fase didattica della giornata. Calate in doppia dentro il quarto canale, qualche chicca su questa manovra, la risalita assicurati dall'alto con un ottimo tre quarti di barcaiolo di Emanuela e si fa presto a passare qualche ora quassù.
Districandosi tra erba, sassi, terra e mirtillaie, raggiungiamo il Passo della Porticciola per rimettere i ramponi: su questo pendio in discesa è meglio non rischiare inutilmente. La foto di insieme dello squadrone con alle spalle la parete nord del Corno alle Scale è una buona sintesi gioiosa della giornata, Ma la gioia della giornata non può che terminare con birra e torta ai mirtilli del Rifugio Cavone, arriviamo!

Qui altre foto.
Qui report.
Qui la guida.

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