sabato 9 marzo 2019

A spasso con la guida: via Archai

Che sarebbe stata dura lo sapevo fin dalla partenza, anzi fin da quando la giornata ha preso l'orientamento di andare su roccia. Che sarebbe stata così dura fisicamente, invece no. Ma nemmeno che psicologicamente sarebbe andata così fluida.
Purtroppo ormai di arrampicabile e che non già arrampicato ad Arco sta rimanendo veramente poco e Giorgio, la pseudo guida alpina che oggi mi porta a spasso, punta sempre in alto: il VI diventa d'obbligo. Rigettata la proposta di due vie che reputo temibili dalla notte dei tempi (altri tentativi o proposte o racconti di ripetitori), faccio l'errore di dirgli "Ma sì, Archai sembra l'unica abbordabile".
Dopo aver parcheggiato allo stadio ci dirigiamo verso le Coste dell'Anglone. Ne abbiamo un po' da camminare siccome abbiamo parcheggiato comodi per la discesa: speriamo che la discesa venga veramente da lì! Il ricordo della Piccola Piramide e della sua rocambolesca ritirata è ancora vivo nelle nostre menti. Ridendo e scherzando eccoci alla base della parete: deglutisco.
In controtendenza rispetto alle nostre abitudini parto io per il primo tiro essendo il più facile della via. Magari da primo riesco a farlo, forse anche il terzo e forse un altro più su: per tutto il resto lascio la palla a Giorgio perché io già so che non ce la potrei fare. Almeno che mi resti lo pseudo divertimento ti arrampicare con la corda dall'alto. Osare sì, ma in sicurezza.
Parto io quindi, e ok che sul primo tiro c'è solo un passaggio duretto, ma mi rincuoro nel vedere che me lo bevo abbastanza bene. Siamo partiti presto, ma inizia già il timore di avere cordate dietro che spingono e pressano. Invece tutto oggi saremo da soli sulla via, e anche questo mi pone certe domande a posteriori..
A Giorgio il tiro placcoso, su quella pancia di balena con giusto quelle poche asperità dove le scarpette possono fare attrito, e quelle ditine dove le mani possono dare un tocco in più di equilibrio, ma nulla più.
Ultima alternata per un po', vediamo se i due tratti da azzerare sono davvero fattibili. Intanto un bel traverso liscio ma per fortuna poco inclinato, e poi un passo e due azzeri belli fisici per issarsi in alto. Mi dirigo alla sosta, e mentre recupero il mio amico guardo perplesso il successivo tiro.
Tre lame. Metri e metri di tecnica e fisico che non ci molla mai. Tra l'altro molto da proteggere: oddio, quelle fessure sembrano fatte apposta per i friends, ma bisogna riuscire a mettercele! Son già ghisato.
L4 per Giorgio, L5 per Giorgio: il grado atteso non lascia dubbi. Bel traverso in esposizione, per poi dover salire per un altra fessura, e se anche la guida si ferma a riflettere sul senso della vita, allora vuol dire che è dura. Placca lassù, e qualche altro momento di riflessione è dovuto: la vita è un tema importante!
E che dire di L6? Uno zig zag dove lo zag è sul niente, piedi che cercano invani qualche asperità trovando solo vetro liscio. Un passo in azzero dove il ragazzo deve inventarsi un vai e vieni per poter passare, e anche girare l'angolo dello spigolo è una bella fatica. E io, da secondo, patisco pure di più.
Dai, L7 posso provare io da primo! Abbassa la cresta.. Parto, psicologica svolta dell'angolo, camminatina e poi muretto. Provo tranquillo, se ce l'ho fatta sul primo tiro, ce la dovrei fare anche qui. Troppo ottimista: un metro e mezzo sopra lo spit non trovo più nulla, sento che.."Giorgiooooo bloccaaaaaaa" e volo giù. Un volettino piccino, ma il mio primo in carriera. Provo pure a ripartire, ma nulla, Una staffa, ma l'alluce picchia contro la roccia. Fanculo, faccio sosta, recupero Gio, e che lo risolva lui l'ultimo problema di Arco.
E ora il tiro più bello, quello in cui sembra quasi di essere in montagna. Quello su cui sento Giorgio sbuffare un po' (di nuovo), ma anche quello dove inizierà a riecheggiare nella valle del Sarca "parancaaaaa", e dammelo questo aiutino che sono cotto brasato!
Sostone sotto il tettone, svoltone dell'angolone, traversone e fessurone. Un tiro tutto one insomma. Questa via non ci molla più, varia e tecnica, ma anche fisica. E sopratutto, con un bel po' di traversi perversi!
E sarà ben finita adesso! E invece no, anche l'ultimo tiro presente alcuni passaggi ostici. Articolati, con quella fessurina lassù dove Giorgio fa il suo ultimo resting e io la mia ultima parancata.. Però dai, almeno dopo il voletto non gli ho detto "caliamoci!" (anche perchè con tutti questi traversi non credo sia possibile).
Eccoci fuori dalla via, su un comodo pianoro dove posso lanciare via le scarpe che mi fanno male ai piedi, mangiare un panino mentre ottimizziamo i tempi sistemando il materiale e dividendo con il mio amico il Mars. Meglio però non cincischiare troppo perché il sole se n'è andato da mo', e qua è un attimo che viene fresco.
Ora ci vorrebbe la colonna sonora di Stanlio e Ollio. Ci avviamo per la discesa prendendo la traccia che va verso destra faccia monte, poi però per un'incomprensione per cose dette a voce troppo bassa o per la mia sordità: cominciamo a seguire una traccia sbagliata per poi tornare indietro e prendere la forestale per poi tornare indietro e prendere una traccia sbagliata per poi tornare indietro e sentirmi dire da Giò "ma prendiamo la traccia con gli ometti!". E io che gli dico "ma perché non me l'hai detto prima che c'erano gli ometti?" "Ma te l'ho detto!" "Ma non ti ho sentito!" "Ma mi hai risposto!" "Ma che c****!".
Discesa rapida verso la macchina, nella speranza di arrivare a un orario decente per poter essere a casa per cena dalle nostre belle. Un po' di corsetta con lo zaino e l'imbrago tintinnante ed eccoci alla macchina, dove la prima notizia che leggo sul cellulare è la sospensione delle ricerche di Tom e Nardi. E così mi spengo inesorabilmente.

Qui altre foto.
Qui la guida.
Qui e qui relazione.
Qui e qui report con relazione di Giorgio.

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